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Autore: _Marika_    31/07/2013    2 recensioni
Bicchieri rossi, lampadari distrutti, giocatori di football, champagne scadente, danze esotiche, vestitini leopardati, baci, risate, lacrime.
Nuovi incontri.
Cos'altro potrebbe accadere questo venerdì sera?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Emma's story

 

 

 

 

Un sordo bussare alla porta ci mise tutti sull'attenti.

Donna si alzò e si avviò all'ingresso. Io e Jeremy ci scambiammo un'occhiata complice e sporgemmo la testa dal divano, curiosi come scimmie.

E a ragione!

Dall'espressione sgomenta di Donna non fu difficile capire chi fosse appena arrivato al numero 12 di Russel Avenue, Cleveland, Ohio.

Quando infatti Justin Richmond entrò in salotto io e Jeremy mimammo la più perfetta nonchalance. Jeremy si guardava le unghie, ed era assolutamente convincente perfino con un boa di piume nero che gli sfiorava il collo.

Ciao Justin!” esordii io con una vocetta stridula; Jeremy invece fece un sobrio e aristocratico cenno di capo.

Ciao Emma. Ciao Jeremy”.

Justin non nascose il suo disagio nel vederci tutti lì. Donna gli si affiancò.

Come mai già di ritorno?” gli chiese lei, titubante. “Non lavori fino a tardi il weekend?”.

Justin la guardò e sorrise imbarazzato. L'intensità che c'era in quello scambio di sguardi mi costrinse a guardare il soffitto.

Ero troppo distratto stasera. Al terzo bicchiere in frantumi il boss mi ha cacciato”.

Ma non ti licenzieranno, vero?” chiese Donna con un'apprensione insolita per lei.

Macché. Non possono licenziare il barman/chitarrista/cabarettista/cameriere più figo dello staff per tre bicchieri” replicò Justin in tono scherzoso, cercando di rasserenare l'atmosfera.

Donna recuperò il suo atteggiamento di sufficienza, che però suonò finto in modo fin troppo palese. “Ah, ecco. Non sognarti di farti licenziare per poi insediarti qui come una colonia di cimici, yokel”.

Justin sorrise indulgente. “Tranquilla”.

Mi sentii improvvisamente di troppo.

Jeremy fece un sonoro e falsissimo sbadiglio. “Che taaardi che si è fatto!” chiosò. “Ormai sono le... oh, le dieci e mezza. Meglio che vada a casa, mi serve una bella dormita. Grazie per il pane di riso, Donna. E, Emma, mi... accompagneresti?”.

Colsi l'antifona e mi alzai subito.

In meno di un minuto io e Jeremy eravamo fuori, e la porta sbattuta risuonò nel vialetto silenzioso. Ci sedemmo sul patio.

Per un po', nessuno parlò.

Era una di quelle sere d'estate che hanno un profumo tutto particolare, quel profumo che non ero mai riuscita a definire. Un profumo dolce, come di fiori, ma allo stesso tempo di acqua, di frutta e di caldo.

Il giardino era bluastro, alluminato dalla luna piena. Le rare stelle brillavano fioche, soffocate dall'inquinamento luminoso.

Mi rannicchiai sullo scalino, esausta della vita. Jeremy non sembrava affatto intenzionato ad andarsene come aveva annunciato; ne se stava lì seduto, immobile come un gatto.

Dall'interno della casa provenivano dei rumori flebili, dei sussurri. Donna e Justin stavano parlando fitto fitto di qualcosa che non volevano rendere noto al mondo.

Jeremy non fece nulla per origliare. Sapeva stare al suo posto, quando era il momento.

Donna e Justin” commentò infine. “Chi l'avrebbe detto”.

Io l'avrei detto” controbattei io con il mento sulle ginocchia. “C'è sempre stata sinergia tra di loro”.

Jeremy non rispose, così continuai: “Spero possa funzionare, tra di loro. Donna si merita qualcosa di più di quello che pensa”.

Sì, Donna si è sempre buttata via con omuncoli di basso livello con la scusa di essere 'una donna libera di vivere la propria vita'. Chissà che capisca che esiste altro oltre al sesso”.

Feci tanto d'occhi a quella dichiarazione tanto convinta. Non avevo mai sentito parlare di Donna in quel modo, e tanto meno di aspettavo una cosa del genere da Jeremy, uno dei suoi migliori amici.

Non fare quella faccia, Emma” proseguì subito Jeremy con astio. “Io voglio bene a Donna e la rispetto molto, ma è oggettivo che non capisca una cippa di che cosa ci sia di bello nella vita oltre al sesso e all'alcol”.

Quella versione così profonda di Jeremy mi lasciò cogitabonda. Guardammo entrambi verso la strada illuminata dai lampioni, senza dire una parola.

Tu...” cominciai dopo un po', “tu sei mai stato innamorato, Jeremy?”.

Oh sì” mi sentii rispondere. Nessun dubbio, nessuna incertezza. Non chiesi altro, temendo di risultare invadente.

Ma Jeremy non si fece problemi.

Mi sono innamorato due volte, una più bella e dolorosa dell'altra” spiegò. “La prima volta a sedici anni, di un amico di mio fratello maggiore. La seconda a ventidue, di una bellissima ragazza venuta qui in Erasmus dalla Turchia”.

Non mi sfuggì il fatto che le sue cotte avessero due sessi diversi, ma non commentai. L'Amore prescindeva quei dettagli.

E... com'è finita?”.

Male, ovvio. Altrimenti non sarei in questo buco di culo di città a sfondarmi di canne ogni sera”.

L'improvvisa volgarità di linguaggio mi impedì di interromperlo. Aspettai che Jeremy fosse pronto a ricominciare a raccontare. Sempre che ne avesse ancora voglia.

Ci sentiamo ancora ogni tanto” disse. La sua voce era piena di rammarico. “Ha un fidanzato”.

Non dissi niente. Non avevo le parole per confortarlo.

Poi Jeremy si schiarì la voce, si stropicciò la fronte e appoggiò le mani sul patio in modo da stare più comodo. “E tu, Emma? Sei mai stata innamorata?” chiese a bruciapelo, con la sua solita aria canzonatoria.

Sì” risposi. “Ero innamorata veramente di Roberto”.

Non avevo paura di parlarne, ormai. Jeremy era al corrente di tutte le cose tremende che avevo fatto a Matt e a Brian ed ero certa che ormai mi giudicasse come una persona orrenda.

Ma ero stufa di preoccuparmi di piacere a tutti. Tanto valeva sfogarsi e essere sincera fino in fondo.

Lui era perfetto per me. Non avevo mai nemmeno pensato al fatto che la nostra storia potesse finire. Forse è finita proprio per questo, in effetti”.

Jeremy mi guardò con una domanda sulle labbra.

E' andato con un'altra” spiegai. “E sono cose che non si possono perdonare. Non a vent'anni”.

Forse mai” sospirò Jeremy.

Restammo in silenzio per un po'. Nel buio, rumori di risate lontane e di un motorino che sfreccia.

Sono venuta qui per scappare, sai” confessai appena i rumori si spensero in lontananza. “Ma ora penso di aver avuto abbastanza tempo per riflettere”.

E a che conclusione sei giunta?”.

Ho capito che il tradimento di Roberto è stato solo il tassello che ha fatto crollare tutto. Lui era la mia base. Quando è crollata, ho scoperto che sopra non c'era nulla. L'errore ero io, non lui. Lui ha compiuto un gesto cattivo e insensibile, ma grazie a quel gesto ho capito che stavo perdendo di vista la mia vita. Quello che studio non mi interessa più. Non è il mio sogno, non è qualcosa per cui lottare. Io voglio vivere, amare, essere felice. E divertirmi, divertirmi, divertirmi. Trento è una bella città, ma è morta dentro. Credo di non essermi mai divertita veramente prima di venire qui. In una qualsiasi serata con Donna, io mi guardavo allo specchio e mi vedevo bella, provocante, entusiasta. Un'adolescente che si gode le meraviglie della vita per la prima volta. Ma ho anche capito che anche quella delle feste e delle minigonne troppo corte era una fase. Capisci? Ho attraversato l'adolescenza in poche settimane, ma era una fase necessaria, senza la quale non avrei mai potuto crescere e maturare. Adesso ho ancora della strada da fare, ma penso di essere sulla via giusta”.

Ripresi fiato. “Capisci cosa intendo? Sto dicendo cazzate?”.

Jeremy mi guardava e capiva. Lo sapevo che capiva.

Qual è la tua prossima fase?”.

La mia prossima fase è risolvere i disastri che ho provocato in questi giorni. E la fase dopo è fare la persona adulta e tornare a casa”.

Sembra difficile. E doloroso”.

Lo sarà. Ma adesso so che posso farcela”.

Silenzio.

Sai, all'inizio non mi piacevi”.

Cosa?!” esclamai ridendo. “Impossibile” scherzai.

Non mi piacevi” ripeté Jeremy, ma aveva un bel sorriso sulle labbra. “Avevi quell'aria di ragazzetta di campagna, tutta timida e impaurita.. tutto quello a cui riuscivo a pensare era: a questa ragazza serve uno scossone come si deve!”.

Risi, lieta. “Era vero. Mi serviva proprio un bello scossone”.

Jeremy guardò lontano, nel buio. “E poi ti sei lasciata andare. Sei diventata divertente, spigliata, quasi affascinante”.

Quasi?”.

Jeremy sollevò il naso per aria, altezzoso. “Guarda che io ho stardart alti, mica come te e quell'altra!” esclamò facendo un cenno alla casa dietro di noi.

Sbuffai, fingendomi offesa.

E poi hai cominciato a fare cazzate” continuò lui imperterrito.

Del tipo?”

Tipo ubriacarti. E fingere di essere la fidanzata di Justin”.

Ah, quella è stata la cosa più stupida che ho fatto da quando sono qui”.

La più stupida?”.

Ci pensai. “No” ammisi con un certo imbarazzo, “forse non è la più stupida”.

Jeremy fu buono e non rise.

Mi strofinai la fronte e sospirai. “Ho fatto un sacco di cazzate da quando sono qui”.

Sì, ma a quanto pare dovevi. La fase, no?” mi ricordò Jeremy.

Sì...” dissi, non più tanto convinta, “ma ho coinvolto un sacco di persone”.

Tipo Brian” accennò lui.

Tipo Matt” replicai mogia io.

Matt. Quello sì che è un tipo strano”.

Lo conosci?” chiesi, memore del consiglio di Justin: chiedere a Jeremy, la stazione radio-gossip di Cleveland, informazioni su Sweetheart.

Poco. Frequenta gruppi di sostegno, questo sì: me l'ha detto Stephanie Morris, che frequenta qualche corso di medicina con lui”.

Gruppi per cosa?”.

Alcolisti anonimi. E' dipendente dall'alcol”.

Oddio”.

Sì. Però quando è sobrio è un tipo ok, mi ha detto Stephanie. Aveva una cotta per lui al primo anno, ma le è passata. Troppo problematico come soggetto”.

Sembra bipolare” aggiunsi io, “a volte è dolce e... normale, altre volte ha degli attacchi di rabbia e di gelosia spaventosi”.

Non mi sorprende”.

Provavo vergogna per quello che avevo fatto a Matt, ma non riuscivo a trovare una soluzione a quella situazione. Lui era innamorato di me, e io pensavo solo che fosse un tizio da evitare. Con tali premesse, com'era possibile anche solo pensare di poter costruire una relazione?

E Brian. Brian era perfetto... nella mia testa.

Non sapevo molto di lui, in effetti, a parte che era orfano di padre e che aveva una sorella adolescente disturbata. Ah, e che lavorava in pizzeria e come allenatore di hockey. E che era californiano. E che la sua fossetta mi faceva impazzire.

Comunque fosse, avevo buttato all'aria qualunque possibile relazione con lui quando gli avevo detto che sarei partita per l'Italia.

Cosa che ero tutt'ora intenzionata a fare.

Ma cos'era a guidarmi? Il coraggio di ripiombare nel caos della mia vita, o la codardia di scappare da una situazione che non riuscivo più a gestire?

Jeremy?” chiamai piano.

Mmm?”.

Presi un profondo respiro. “Pensi che io sia una vigliacca?”.

Jeremy rifletté a lungo.

No” rispose infine. “No, non penso che tu sia una vigliacca, Emma. Confusa, incasinata, un po' stronza forse, ma vigliacca no”.

Boccheggiai. “Pensi che io sia una stronza?”.

Bè, forse non lo sei, ma a volte ti comporti come tale”.

Non replicai, incassando il colpo. Jeremy mi reputava una stronza. Ma come potevo biasimarlo?

Jeremy si preoccupò del mio silenzio. “Non tormentarti troppo, honey” riprese subito. “Nessuno è solo buono o solo cattivo. Stai attraversando un periodo -o una fase, come preferisci- nella quale, sì... sei un po' stronza, ecco”.

Rimanemmo in silenzio a lungo, ascoltando la notte immobile.

Hai conosciuto persone cattive, e forse questo è un modo per riprenderti la tua vendetta” ipotizzò ancora.

Non risposi. Quella versione non mi convinceva.

Poi Jeremy ridacchiò, fece un sorriso sornione e si girò verso di me. “O forse sei tu la cattiva di questa storia, dopo tutto”.

Cosa? Io sono dolcissima, ti sbagli” scherzai.

Lui fece un gesto stizzito con la mano “Non sto dicendo stronzate. Quello che voglio dire è che questa è la tua storia, Emma. Sei tu che decidi come va a finire”.

La storia di Emma” annunciai solennemente.

Sì. La storia di una ragazza che...”

Feci una smorfia. “Che attira disgrazie?”

...che vuole solo essere felice” concluse Jeremy guardandomi storto.

Non risposi, riflettendo su quelle parole.

E non è detto che debba essere per forza una storia d'amore. Non deve esserci per forza un uomo nel tuo lieto fine” continuò lui, esaltato.

Lo guardai, smarrita. Sentivo che quello che stava dicendo aveva un senso, un senso profondo, e che io dovevo afferrarlo.

Questa è la tua storia Emma. Adesso sta a te decidere come arrivare al lieto fine”.

Lo guardai senza parole.

Ha ragione, pensai febbrilmente, ha ragione!

Sono venuta qui per essere indipendente, forte, sola. E adesso che ci sono riuscita, mi preoccupo di sistemare la vita di tutti gli altri? No way.

La mia storia” ripetei, guardando il cielo. La luna saliva piano, rotolando come una palla da biliardo.

Dalla casa adesso si udiva solo il leggero russare di Justin. Sembrava che lui e Donna alla fine si fossero addormentati sul divano. Dopotutto avevano avuto una giornata intensa.

Jeremy si alzò facendo schioccare le ginocchia. “I due amanti hanno finito di confessarsi. Su, entra. Noi ci vediamo domani”.

Mi alzai anch'io.

Sospirai.

Grazie, Jeremy. Di tutto”.

Jeremy sorrise. Il suo orecchino dentro brillò alla luce del lampione. “Figurati”.

Gli sorrisi anch'io, mordendomi il labbro. “Buonanotte”.

Buonanotte”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo so.

E' una vita che non aggiorno.

LO SO.

Mi dispiace tantissimo, vorrei essere riuscita a pubblicare prima. PERDONATEMI!

Ma questa storia avrà una fine, vedrete. Non giuro perché sappiamo cosa Matt pensa dei giuramenti.

Emma in questo capitolo capisce una cosa molto importante di sé: è sempre stata lei l'errore nella sua vita. Il tradimento di Roberto ha solo innescato una serie di eventi che l'hanno portata a capire che la sua vita era un fallimento su tutta la linea. Quindi ha trovato la forza e la voglia di cambiare, di vivere per se stessa e nessun altro.

Adesso vedremo cosa combinerà con i suoi giovanotti!!

 

Quindi, care lettrici, seguite e non temete. E lasciate tanti commenti, così mi rendete felice!

 

 

 

   
 
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