3 – Donne sull’orlo di una crisi di
nervi
-
Madamigella
Tsunade, non è che per caso
ha visto Tonton?
Sulla scrivania dell’ufficio dell’hokage stavano,
perfettamente allineati, uno accanto all’altro, lucidi come se fossero stati
appena sfornati dalla fabbrica, tre telefoni: uno rosso, uno blu e uno giallo. Erano
l’unica cosa che avesse un aspetto ordinato e pulito,
in quella stanza. Altrove, regnava il caos. Il pavimento era cosparso di
cartacce e documenti di importanza vitale per il
futuro del villaggio, mescolati senza criterio ed abbandonati allo stesso
misero destino. Non c’era mobilio, fatto salvo per la scrivania, coperta
anch’essa di fogli; c’erano però, accatastate in un angolo, diverse tavole di
legno larghe e piatte, tutte spezzate a metà. Delle
dieci finestre, solo sei avevano vetri ancora intatti; dalle altre il forte
vento che soffiava già dalla mattina entrava nella stanza e contribuiva a
scompigliare ancor di più le preziose carte dell’hokage.
In generale, lo studio era ridotto come se Gamabunta ci avesse passato la notte a ballare la breakdance. I lettori più attenti, però, comprenderanno
facilmente che le cose non potevano essere andate
così: com’è noto, infatti, Gamabunta non sa ballare la breakdance.
-
Madamigella
Tsunade…
Shizune stava per ripetere
la sua domanda, quando uno dei telefoni, quello rosso, squillò. Tsunade le fece cenno di attendere e sollevò la cornetta,
per rispondere con fare affabile e voce quasi squillante:
-
Buongiorno,
qui è il Quinto Hokage di Konoha! Cosa desidera? Cosa… ah…
Il suo sguardo si rabbuiò; la voce si fece un po’ meno
squillante.
-
Sì,
è lei. Bene, dobbiamo parlarne un pochino, dell’ultima
fornitura che mi ha mandato. Che significa, un
difetto di produzione? Diecimila kunai senza punta sarebbero un difetto di
produzione? Capirei dieci kunai; cento kunai; ma diecimila…
Squillò il telefono blu.
-
…sì,
attenda in linea un momento, pronto, chi parla? Ah, sei tu, Akira,
benissimo, benissimo! Com’è andata alle corse? Ti dispiace? Non volevi? Ci
rifaremo? Un momento, tu avevi parlato di dritta sicura! Che
è ‘sta storia? Io ti do i miei soldi… no, ora tu mi ascolti… io ti do i miei
soldi perché me li punti su qualche cavallo decente, e tu… lo sai che dovrei
fare?
Squillò il telefono giallo.
-
…aspetta
che devo rispondere, poi ne riparliamo, io e te. Chi rompe? Ah, sei Monica, e
chi se ne fotte. Cosa? No, non lo voglio Sky. Non
mi interessa. Non guardo
L’atmosfera si scaldava sempre di più. Con discrezione, Shizune arretrò di qualche passo. Piano, per maggior
prudenza.
Tsunade teneva contemporaneamente tre
cornette, si sbracciava, ogni tanto prendeva appunti su qualche foglio pescato
a caso, e accompagnava con gestacci vari tutti gli improperi che lanciava
sempre più sonoramente ai suoi tre interlocutori.
Shizune non era certa di capire bene come
facesse a fare tutto ciò con due sole mani.
-
No,
Sky non mi interessa nemmeno
a dieci euro! Che cosa, non parlavo con lei! Dieci
euro per quei kunai di merda se li sogna! Oddio, sta
già cominciando la corsa? Informami, Akira,
fammi la telecronaca! Che c’entra lei, adesso? SI’, L’HO CAPITO CHE SU SKY TROVO
Lo spaventoso urlo della Quinta Hokage fece esplodere tre
delle sei finestre ancora intatte; seguì uno schianto fragoroso
quando Tsunade sbatté giù tutte e tre le
cornette. Alla fine, i telefoni erano distrutti, la scrivania spezzata a metà. Le
carte che c’erano sopra volarono ovunque.
Tsunade suonò un campanello, gettandosi
sulla sedia con un sospiro; degli speciali addetti entrarono, raccolsero i
resti dei telefoni in appositi sacchi neri, poi
accatastarono il piano spezzato della scrivania assieme alle altre tavole già
ammucchiate nell’angolo. Subito giunsero altri due inservienti che
trasportarono al centro dell’ufficio una nuova scrivania, con tanto di telefoni
ordinatamente disposti sopra. Dopo pochi secondi, lo studio era come prima, e Tsunade, sorridente e serena, attendeva di udire la
richiesta di Shizune.
La cui attenzione però era stata catturata da qualcos’altro.
-
Cosa sono quelli? – chiese la donna, additando i tre
variopinti apparecchi che stavano sulla scrivania.
Li osservava da lontano, con prudente sospetto.
-
Telefoni.
– rispose Tsunade meravigliata. Era sempre stata
convinta che Shizune fosse
un po’ scema, ma fino a questo punto…
-
Capisco.
E cosa sarebbero questi…
Shizune esitò un po’, cercando di ricordare
la parola.
-
…tefelfoni?
-
Te-le-fo-ni. – sillabò con pazienza Tsunade –
Apparecchi per comunicare a distanza con le altre persone. Pronto? Ci sei?
-
Non
li avevo mai visti. Siamo sicuri che abbiamo davvero delle cose del genere?
L’hokage sospirò.
-
Shizune, abbiamo telecamere a circuito chiuso. Abbiamo teleschermi.
Abbiamo radiotrasmittenti. Abbiamo persino un computer che sorteggia i
concorrenti per le sfide della prova di selezione dei Chunin. Mi spieghi perché diavolo non dovremmo
avere dei telefoni?
Sembrava sensato.
L’assistente di Tsunade, però, restava perplessa.
-
Ha
indubbiamente ragione; ma allora, se esistono apparecchi del genere, perché
continuiamo a usare falchi ammaestrati per inviare i
dispacci e…
-
Discussione
chiusa, Shizune.
-
Però i messaggeri…
-
Discussione
chiusa.
-
Ma…
-
HO
DETTO DISCUSSIONE CHIUSA!!
I vetri intatti si ridussero a due.
- Ora, Shizune – Tsunade parlò con la
massima calma, come se non fosse successo nulla – mi dici cosa volevi da me?
- Certo. – balbettò
l’altra.
Si ravviò un po’ i capelli scompigliati e fece la sua
domanda, con la cautela di un artificiere che cerca di
disinnescare una bomba.
Atomica.
-
Stavo
cercando Tonton. Lei, per caso, l’ha visto?
-
Tonton? - fece l’altra,
pensierosa - Non ricordo… Ieri c’era, ma poi…
E la stanza fu travolta da un nuovo
cataclisma: ma stavolta Tsunade non c’entrava. La
porta si spalancò con tanta violenza da far tremare le
pareti, e dall’uscio, avvolto da una zaffata di profumo dolciastro, entrò
a grandi passi un uomo alto e magro, vestito elegantemente. Aveva lineamenti affilati e un paio di baffetti
impomatati; tra le labbra stringeva una sigaretta sottile.
-
Tsunadé, ma chèrie! – esclamò gioiosamente,
spalancando le braccia.
-
René, che bella sorpresa! – lo salutò l’hokage, dopodichè si voltò per fare le
presentazioni:
-
Shizune, questo è René Palaçon, l’architetto di fama mondiale. René,
ti presento Shizune.
-
Enchanté. – fece quello, accennando un
inchino.
-
A-ha. – rispose Shizune, con un sorrisino pallido
e gli occhi sgranati.
Poi, dopo qualche secondo (quanto le servì per riprendersi):
-
Architetto?
– chiese.
-
Sì,
Shizune, architetto. Gli ho commissionato qualche
lavoretto da poco. Innanzitutto la realizzazione del
mio volto in pietra da aggiungersi alla montagna degli Hokage…
-
I
disegni sono quasi finiti. – confermò sorridente Palaçon.
-
…poi,
col tempo, la ristrutturazione dell’intero villaggio di Konoha. Edifici e
pianta stradale, tutto.
-
Ristrutturazione?
– esclamò Shizune – E perché mai? Konoha non ha
niente che non va! E’ perfetta! E’ già un bellissimo villaggio, e non vedo per quale
motivo…
Guardò fuori da una delle finestre
rotte. Tra i tetti malfatti di lamiera e argilla zompettava un grosso ratto. L’animale proseguì la
sua corsa infilandosi tra cavi elettrici che penzolavano stracciati da pali di
legno marcio, correndo su una tubatura arrugginita, quindi saltando tra le
macerie di una soffitta sfondata; ma per fortuna la sua esistenza, che tanto nuoceva al decoro e all’igiene del villaggio, terminò poco
dopo. Quando due tegole, precipitate da un solaio
vicino, lo schiacciarono.
-
Ok, forse ha bisogno di qualche ritocco. – ammise Shizune – Ma non vedo perché
preoccuparsene proprio ora. Ci sono cose più importanti, con tutti i nemici che
abbiamo.
-
Shizune, Shizune… - sospirò
Tsunade – Tu proprio non capisci. Ora ti
spiego. Ecco, guarda a terra, accanto alla scrivania, dovrebbe
esserci una lettera: raccoglila e leggila.
Shizune obbedì diligentemente e cominciò:
-
“Brutta
stronza, dammi subito i diecimila ryo che ti ho vinto
alla roulette, altrimenti…”
Tsunade lanciò un kunai (uno di quelli che
la punta ce l’avevano) che si infilzò nel foglietto,
strappandolo di mano a Shizune, per poi finire a
conficcarsi contro una parete. Dopodichè si limitò a sibilare:
-
L’altra
lettera, Shizune. Quella con l’intestazione
dell’Istituto di Statistica.
-
Sissignora.
La donna si chinò, trovò il foglio e lo lesse
sbrigativamente. Erano i risultati di un sondaggio commissionato dal villaggio
di Konoha, su un campione di individui scelto in modo
del tutto casuale.
-
Ti
riassumerò il contenuto. – bofonchiò Tsunade – Alla
domanda “Chi è la principessa Tsunade?”, il 15% del
campione risponde che non sa.
-
Beh,
se vediamo il bicchiere mezzo pieno – osservò Shizune,
cautamente ottimista – vuol dire che l’85%, invece, la
conosce.
-
Il
20% del campione risponde “
-
E’
un nomignolo un po’ impertinente ma simpatico, in fondo. – suggerì
l’assistente.
-
E il restante 65% dice semplicemente “Quella con due tette così”, in
diverse e anche più colorite varianti!
Stavolta Shizune non riuscì a
trovare niente da obiettare.
-
Capisci,
Shizune? Nessuno che dica “Oh, Tsunade, il Quinto Hokage, la donna che ha cambiato la
storia del Villaggio della Foglia!”. Nessuno! Mi conoscono solo perché
gioco d’azzardo…
-
…e perde… - aggiunse Shizune, prima
di dover schivare un altro kunai, che stavolta puntava al cuore.
-
…e per le misure del mio petto! Questo è
intollerabile, non credi? Perciò devo
distinguermi, devo fare qualcosa per il villaggio, qualcosa di cui la gente si
ricorderà, qualcosa che mi renda famosa come più di una semplice babbea tettona! Devo consolidare la mia gloria, innanzitutto
con il volto scolpito, e poi ricostruendo per intero il villaggio.
-
Mais oui! – confermò entusiasta l’architetto,
che aveva assistito impassibile all’intera discussione – Certamente, grazie ai
miei progetti lei entrerà nella Storia, che dico,
nella Leggenda! Mi creda, io me ne intendo.
Con fascino e charme
ipnotici, Palaçon si lanciò in un’appassionata
perorazione del grande potere persuasivo
dell’architettura. Tsunade e Shizune
ascoltavano rapite, incantate dalla sua parlantina.
-
Sarà
qualcosa di grandioso, di spettacolare, di immenso!
Già lo vedo, già ce l’ho in mente – parfait,
semplicemente: perfetto! A una donna come lei, mademoiselle Tsunadé, io
so esattamente cosa serve. So cosa lei desidera; so
cosa lei cerca.
-
Sì…
- mormorò la ninja leggendaria, ammaliata.
-
Lo
so, perché lo capisco al volo. E lei, mademoiselle Shizuné? Lei, che cosa desidera?
Si avvicinò all’assistente, che lo fissava con occhi
spalancati e tratteneva il respiro.
-
Lei…
che cosa cerca? – chiese con un ultimo alito di voce, quasi
un sospiro, sensuale e irresistibile.
-
Tonton. – soffiò Shizune.
-
Parbleu!
René Palaçon
si ritrasse un po’ scandalizzato, poi, squadrando con
sospetto la donna, disse:
-
Mademoiselle, se lei ha inteso insultarmi nella
mia lingua madre, sappia due cose: primo, che le sue contumelie non mi tangono,
e secondo, che il suo francese è davvero orripilante.
-
No,
dicevo… - balbettò l’altra, incapace di articolare frasi
sensate – Tonton… maiale.
-
PRIMA
MI DA’ DEL TONTO E POI DEL MAIALE?!? – saltò su
inviperito l’architetto.
Tsunade intervenne a calmarlo, prima che
finisse male. Spiegò che si trattava solo di un deplorevole equivoco, la
ragazza era inesperta, un po’ tarda ma in fondo
simpatica, poi accompagnò frettolosamente l’architetto alla porta e lo congedò,
rassicurandolo sul fatto che avrebbero parlato nuovamente dei progetti, ma
adesso doveva scusarla, c’era davvero tanto da fare.
Quando finalmente Palaçon
se ne fu andato, Tsunade si gettò sulla propria sedia
con aria distrutta. Restò un momento pensierosa, poi,
all’improvviso, saltò su:
-
Shizune! Ora ricordo dove ho visto Tonton,
ieri!
-
Oh,
meno male, madamigella Tsunade! Mi dica!
-
Dunque… ricordi che ieri sera non sapevamo cosa preparare per
cena?
-
Sì,
madamigella Tsunade.
-
E
che tu hai detto che avresti avuto tanto voglia di un
piatto di pasta all’amatriciana?
-
Sì,
madamigella Tsunade.
-
E
che io ti ho detto che non si poteva, perché avevamo
finito la pancetta?
-
Sì,
madamigella Tsunade.
-
E
che poi invece ho detto che avevo risolto il problema?
-
Sì,
mada…
Shizune si fermò a metà frase. Lentamente,
si portò le mani prima al ventre, poi alla bocca. Ebbe un conato di vomito. Le
salirono le lacrime agli occhi.
-
TONTON!
– strillò, piangendo a fiotti.
E così finì
il maialino che tutti amavano (tranne me, che lo trovavo odioso) XD. Per la mia
“politica”, devo subito sottolineare che Renè Palaçon è un altro
personaggio inventato da me, pura fantasia, e vorrei ben vedere un architetto
con un nome simile… Allo scorso capitolo le recensioni sono state numerose e
piene di risate! Grazie a tutti, spero proprio di continuare a divertire voi, e
qualcun altro che magari si aggiungerà strada facendo, per tutta la durata
della fic! Prima di passare alle risposte ai singoli
commenti, però, vi dico un piccolo “backstage” della
storia. I primi due capitoli li ho scritti più di un
anno fa (ho controllato ora la data: gennaio 2007!), lasciandoli poi
abbandonati “nel cassetto” per tutto questo tempo. Quindi, da questo capitolo
in poi, leggerete una parte della fic realizzata a grande distanza di tempo. Le idee di base sono sempre le
stesse, ma forse potreste notare qualche differenza di
stile. Ok, e adesso…
X xari-chan
(e per chiunque altro si sia fatto la sua stessa domanda): ma
NATURALMENTE i tre fratelli della Sabbia ci saranno! Noi non ci vogliamo far
mancare niente, no? XD Bisogna solo pazientare un po’, ancora
un paio di capitoli… avranno un ruolo anche abbastanza importante. Non
solo: prenderà parte alla storia anche un altro personaggio, non appartenente a
Konoha, che di certo è tra i più amati dal pubblico… non dico
nient’altro. Scommetto che avete già capito!
X Gaa-Chan (aka MartaSaru): come vedi, avevi
indovinato a metà. Elvira non scomparirà certo dalla storia, ma ho preferito non dilungarmi troppo sulla sua visita a Konoha
per passare a situazioni comiche diverse. Ho pensato che vederla annotare
difetti su difetti nel suo taccuino dopo un po’
avrebbe finito per annoiare; quantomeno, avrebbe annoiato me.
X Urdi:
Grazie dei complimenti, e ti terrò presente se avrò problemi legali con il
MOIGE! M’è giusto giusto
arrivata una querela… XD Sono felice che la gag sulla fiction del Terzo Hokage
ti sia piaciuta, è stata una delle prime che ho ideato in assoluto e una delle
mie preferite. Quanto alla scelta di Massimo Ghini:
all’epoca andava in onda “Raccontami”, e allora mi è venuto in mente lui. Che in effetti, con un po’ di trucco, ci andrebbe alla
perfezione! Una lode per aver notato la citazione di “Ajeje
Brazo”. Qualcuno ha colto invece quella nel titolo
della fanfiction? Come ho già
spiegato a Gaa-Chan non vedrai più Elvira Galimberti in giro per Konoha. Questo non ti farà desistere
dal seguire la mia fic, VEROOOO *sorrisone
smagliante*?
X Martyx: ah,
secondo te con Sakura sono stato crudele? E con Tonton? E aspetta di vedere cosa succederà dopo… *risata
sardonica tipo scienziato pazzo che ha appena ideato il piano perfetto per
distruggere l’universo*
X Fantafresh:
certamente vero quello che dici a proposito delle
“crociate anti-manga”, e chiaramente proprio questo genere di fenomeni sono il
mio bersaglio principale in questa fic che io non
avrei osato definire “satira” (ma grazie per averlo fatto tu: lo considero un
vero complimento). La cosa bella è che però, se, come succede nella storia,
Konoha fosse un luogo reale, la dottoressa Galimberti in fondo avrebbe DAVVERO ragione a criticarla! Tutto
sommato, voglio prendere in giro tutte e due le cose: chi prende troppo sul
serio i cartoni e li accusa di portare il male nel mondo, ma anche i cartoni stessi,
che a volte ci presentano come normali e condivisibili, o anche divertenti, situazioni che nella
realtà troveremmo disumane.
X ayachan: grazie grazie grazie
dei complimenti! Ma ti suggerisco una strategia: non
infastidire le tue amiche con le mie battute mentre stanno guardando un film.
Piuttosto, registrale su un lettore MP3 e poi piazzaglielo sotto il cuscino
mentre dormono. Le parole resteranno impresse nella loro memoria per effetto
subliminale e loro non potranno fare a meno di connettersi ad EFP per aspettare,
implorare il seguito della mia storia… *risata sardonica tipo scienziato pazzo
che ha appena messo in atto la prima parte del suo piano perfetto per
distruggere l’universo: riunire la setta dei ‘Seguaci di Gan’.*
Ringraziamenti anche a Eden 89, lady vampire, Himawari (spero di
non aver dimenticato nessuno) e arrivederci alla prossima volta, con un
capitolo… molto particolare!