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Autore: Kano_chan    09/02/2008    4 recensioni
Keira vuole formare una band tutta sua, perchè la sua passione è la musica però dovrà prima trovare i membri adatti! se la dovrà vedere con una moderna società e con tante incomprensioni e problemi sia in famiglia che in amore... ma i suoi amici saranno sempre lì ad aiutarla! e poi c'è sempre la chitarra... leggete! come altro personaggio principale c'è Riku! (finalmente!) ^^
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Axel, Kairi, Riku, Sora
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: S.O.S. (Good Charlotte – The Chronicles of life and death)

Il fischietto del professore risuonò nello stadio, dandomi l’opportunità finalmente di crollare a terra. Avrei preferito buttarmi su un grande prato soffice invece che lì sul circuito di atletica, sollevando da terra una nuvola di polvere rossiccia.

Guardai in alto, il sole faceva capolino dalle nubi che si erano formate nella mattinata, quella stupida città era sempre così, la mattina ti alzi con un magnifico cielo azzurro terso, e con il sole che illumina le vette più alte delle montagne e poi puf! Tutto dun tratto compaiono come dal nulla ste benedette nuvole che vanno a coprire tutto!

La mia è una piccola città di nome Kiryu, conterà sì e no 40000 abitanti. Si trova in collina, ma mezzora di macchina basta per farti arrivare oltre i 1000 metri di altitudine. È graziosa come località, si sta bene, non può certo offrire i divertimenti o le attrazioni di una grande metropoli è vero, ma ha il suo fascino.

Amo la vita tranquilla, non sono la tipica ragazza che il sabato sera non aspetta altro che uscire per andare in discoteca, a me basta la tv e un buon film che già mi sento del tutto appagata.

Yoko mi si avvicina – sei già stanca?!- mi dice

"guarda che è inutile che tenti di regolare il respiro, si vede lontano un miglio che sei distrutta pure tu!" – già… odio fare atletica e tu lo sai- le rispondo al contrario di quello che stavo pensando.

Yoko è una delle mie amiche, se così è…

È difficile trovare delle persone che si possono considerare veramente tali.

Magari sembrate gemelle siamesi per un po’, andate in giro assieme, vi invitate a turno a mangiare la domenica, in sostanza fate tutto insieme fino a quando la vedi che si sta stancando e le telefonate di ore si riducono a mezze ore, le uscite si fanno sempre più rade, finché non scopri che si è trovata il ragazzo e che lui ti ha sostituita, poi quando si mollano lei torna e tu (io) che sei stupida, troppo buona da far impallidire a volte la fata madrina di cenerentola la accogli a braccia aperte.

Comunque tornando a lei, è una bella ragazza, non è altissima ma ha tutti gli attributi al posto giusto, capelli lunghi fino alla vita lisci, occhi scuri e un sorriso smagliante. Addosso le sta bene tutto, perfino la tuta da ginnastica verde acido che la scuola ti rifila.

È l’unica forma di divisa che è sopravvissuta, da quando con voto popolare i ragazzi le hanno abolite, scatenando una guerra a chi è più trendy.

Mi aiuta ad alzarmi e chinandosi fa esultare quei cani in calore dei miei compagni.

Con non chalance si gira e mostra il dito medio a tutto il gruppo.

- ma come ti dà fastidio? Credevo che ci godessi a tutte quelle attenzioni…- dissi sarcasticamente.

- Alle lunghe diventa stancante credimi Keira…-

E io non posso far altro che crederle perché non lo so.

Noto che l’unico che non ha fatto una piega è il solito ragazzo, non sono mai riuscita a scambiarci quattro chiacchiere, sta sempre in disparte con il suo lettore mp3 nelle orecchie.

Yoko vedendomi fissare un punto oltre la sua testa si gira ed emette un lungo sospiro.

- io quello proprio non lo capisco. E pensare che una volta gli morivo pure dietro!- disse

- davvero? E perché io non lo sapevo?- chiesi

- perché è successo prima che fossimo in classe insieme.- rispose guardando verso l’alto nell’atto di ricordare.

- Non lo metto in dubbio è veramente bello e poi è pure bravo a scuola…- notai io.

Lo fissavo seduto sulle tribune con lo sguardo perso chissà dove, i capelli argentei lunghi fino alle spalle, un corpo neppure a dirlo statuario e due profondissimi occhi verde acqua.

Yoko mi fece un coppino.

- toglitelo dalla testa! è meglio lasciarlo perdere quello lì! Gira voce che spacci…- mi disse in tono di rimprovero.

- Perché? chi l’ha visto?-

- Nessuno ma uno a cui non interessa niente e che non si è mai visto in compagnia di una ragazza o è gay oppure è un drogato… forza dobbiamo fare il salto con l’asta sbrigati!-

Si allontanò.

Non credevo che fosse vero ciò che mi aveva detto, ognuno è diverso, se lui preferiva stare da solo buon per lui, se così si sentiva felice.

Senza accorgermene lui mi stava fissando da un po’, probabilmente chiedendosi perché diavolo lo stavo guardando da secoli, quando me ne resi conto, l’unica cosa che fui capace di fare fu sorridergli e girarmi raggiungendo yoko prima che diventassi rossa come un pomodoro.

Già che ci siamo e per educazione mi presento:

il mio nome è Keira del Monte, ho 17 anni e frequento un istituto tecnico commerciale, anche se a questo punto non so cosa ci faccio… vivo con i miei genitori e mio fratello che attualmente studia a Tokyo, per adesso vi basti sapere questo imparerete a conoscermi strada facendo, sempre che mi vogliate seguire!

Negli spogliatoi io mi diressi verso i bagni per cambiarmi, non stavo con le altre perché mi vergognavo.

Non è che ho un brutto fisico, sono alta ho delle belle gambe dritte, il sedere tutto sommato accettabile, ma quello che mi frega è la pianura che mi ritrovo al posto di quella bella catena montuosa che ha invece la mia amica, una cosa che per i ragazzi di oggi sembra indispensabile….

e non ho i capelli lisci che avrei sempre voluto, ma dei "bei" ricci castani scuri quasi neri che molto spesso liscio con l’aiuto della piastra. Direte "questa è matta a vergognarsi" eppure è così, non mi sento bella, mi trovo troppo magra e non penso di avere il fascino che serve ad un adolescente dei giorni nostri.

Odio quasi tutto di me, tranne gli occhi. Quelli mi sono sempre piaciuti, anche perché a differenza della metà dei giapponesi che li hanno marroni, io ce li ho azzurri, grandissimi occhi azzurri.

Mi rimisi in sesto, sentivo le altre ragazze scherzare e ridere sulle figuracce che hanno fatto, scambiandosi le ultime novità sui rispettivi fidanzati.

Mi piazzai davanti allo specchio sopra il lavandino, mi guardai tentando di mettere a posto la frangia, poi presi l’elastico e mi feci una bella coda alta fermandola all’insù con una pinza a forma di farfalla, me l’aveva regalata mio fratello, c’ero parecchio affezionata.

Ripassai un po’ la matita nera intorno agli occhi, mi sistemai la maglietta con la stampa di un paio d’ali sulla schiena (comprata a 5 yen al mercatino) e rimisi le tasche dei jeans a posto, infilandoci il telefonino e l’mp3.

Presi la cartella da terra, nella parte superiore svetta la scritta "there are many worlds but their share the same sky - one sky one destiny" frase rubata dalla poesia di un videogioco (^_-) e uscii.

Il cielo….

È così bello, la sera mi piaceva piazzarmi sul davanzale della mia camera ad osservare le stelle, cercavo sempre di individuare le costellazioni (con scarso successo), l’unica ero riuscita ad individuare era il carro piccolo o grande che fosse.

Entrai nello spogliatoio vero e proprio, naturalmente Yoko era ancora in mutande, adora parlare e così finisce per metterci una vita…

- io comincio a uscire ti aspetto qui fuori- lei mi fa un cenno alzando il pollice, spero che abbia veramente capito.

Uscii, quel giorno c’era vento, le nuvole se ne stavano andando lasciando di nuovo il posto al sole.

Alzai una mano verso l’alto facendomi schermo, lascio che i raggi passino tra le dita, è come se tenessi in mano la luce.

Tirai fuori il lettore accendendolo, tanto ci sarebbe stato mooolto da aspettare.

Scelsi la canzone, alzai il volume e mi misi gli auricolari.

Appoggiai la cartella a terra facendo qualche passo fino ad un grosso albero.

È lì da un secolo, nei giardinetti al di fuori dello stadio.

Da piccola lì di fianco c’era uno scivolo altissimo che poi hanno tolto perché dicevano che era pericoloso, dalla cima potevi toccare i rami di quell’albero che invadevano la cabina.

Ora invece c’è solo uno di quegli stupidissimi scivoli di plastica, che quando d’estate hai i pantaloncini corti torni a casa brasata, e i rami non li puoi più toccare.

Mi giro e vedo shiro e nobuo che tentano di rovesciarmi la roba dalla cartella.

- ehi! Non ci provate!-

mi metto a correre verso di loro, nel frattempo mi cade il lettore sull’erba.

Quelli corrono via, per fortuna mi è caduto solo il diario, è molto più spesso del normale visto che lo uso soprattutto come archivio, ci infilo di tutto.

La parte davanti è occupata da una scritta " i sogni sono come le stelle basta alzare gli occhi e sono sempre là, quando ti sveglierai e non vedrai più il sole o sarai morto o sarai tu il sole" (Jim Morrison), lo prendo e lo riinfilo nella cartella.

Sento una presenza dietro di me, mi volto e lo vedo, con il mio mp3 in mano.

Alzatami lo guardo, ma lui no, sta osservando il display del lettore, poi alza lo sguardo si avvicina e me lo porge. Per la prima volta vidi i suoi occhi da vicino, erano talmente belli che non avrei mai smesso di guardarli.

- in the end?- mi chiede

subito io non capisco, poi mi ricordo della canzone che stavo ascoltando

"I've put my trust in you

Pushed as far as I can go

For all this

There’s only one thing you should know

I tried so hard… ".

Lo prendo.

- sì, ma tu?-

non mi lascia finire la frase che si allontana, Yoko non aveva tutti i torti è proprio strano.

Finalmente lei esce, mi saluta con la mano e insieme ci avviamo verso scuola.

- che tu ci creda o no mi ha parlato!- le dico, fissando compiaciuta la faccia che mi sta facendo.

- No scherzi?! Ti avevo detto che era meglio non attaccarci bottone! Ma cosa ti ha detto?! Ti ha chiesto se volevi del fumo?! Delle pasticche?!-

Io rido – ma che vai dicendo?! Mi ha semplicemente chiesto se la canzone che stavo ascoltando era in the end…- le rispondo

Yoko subito non mi dice nulla poi come se una lampadina si fosse accesa esclama – ho capito! Era un messaggio in codice!-

Mi devo fermare per elaborare le sue parole – e cioè scusa?- non riesco a farlo.

Lei mi precede poi si volta verso di me – dimmi dopo che ha fatto-

Ancora non capendo le dico un po’ stranita – non mi ha più detto nulla e se ne è andato-

- ecco! Tu non hai capito che sotto quella domanda in realtà ti stava chiedendo se volevi comprare della droga! E visto che ha pensato che tu non eri interessata ha lasciato perdere…-

probabilmente i miei occhi erano diventati grandi come palline da tennis per lo stupore.

- tu sei matta!- sentenzio alla fine – e toh guarda devo svoltare!-

casa mia era poco più in là, Yoko invece doveva prendere il pullman perché abitava più lontano.

La saluto mentre lei delira ancora a proposito di codici e droghe varie.

Percorro il viale che porta fino a casa, sorpasso i giardinetti e sull’altro lato della strada il grande supermercato. Con la coda dell’occhio vedo una figura famigliare, guardo verso una vetrina e nel riflesso lo vedo.

Che mi stia seguendo?

Cammino ancora un po’ e lui continua a seguirmi, sono quasi all’incrocio che svolta verso casa mia, il cuore mi batte forte, se le voci che diceva Yoko sono vere? Se lui pensa che io abbia scoperto che spaccia e che lo voglia denunciare? Mi vorrà uccidere? Immersa in tutti questi pensieri, non mi accorgo neppure che lui ha girato.

Tiro un sospiro di sollievo e quasi mi viene da ridere per la mia stupidità, tutta colpa di Yoko però.

Apro il portone di casa, salgo le scale dell’ingresso e chiamo l’ascensore. Intanto che guardo i numeri dei piani comparire sul display, ripenso allo sguardo di quel ragazzo, era così pensieroso e… triste.

Le porte davanti a me si aprono, salgo e spingo il pulsante del primo piano, come al solito dentro la cabina c’è il profumo dell’uomo che abita al secondo piano, un profumo dolciastro che invade anche tutto il pianerottolo.

Prendo le chiavi giuste dalla tasca della cartella e apro la porta, dopo 5 ore di pensieri del tipo "non vedo l’ora di poter andare a casa" ora sono cambiati "non vedo l’ora di uscire di qui!".

Tanto per cambiare i miei stanno litigando, non li sopporto più, è diventata un’abitudine, come se darsi addosso fosse un hobby.

In più per le cose più stupide, ad ogni urlo i miei nervi si contraggono sempre di più con la certezza che un giorno daranno forfè.

Passo dal salotto, arrivo al corridoio e li saluto prima di scappare via, nulla da fare. Ad un tratto smettono improvvisamente di urlarsi contro e rivolgono tutta l’attenzione a me in modo mieloso come per fare a gara a chi riesce a conquistarmi.

Tanto alla fine sono sempre le stesse domande…

Com’è è andata a scuola oggi? Mi chiederà mia mamma.

- come è andata a scuola oggi keira?-

- tutto ok come al solito…-

vi prego lasciatemi andare! La cartella peserà 8 chili!!

Ti hanno dato i voti di qualche verifica? Mi chiederà mio papà difatti

- hai portato qualche voto a casa?-

- no nessuno…- in realtà ho preso 4 di matematica, l’unica materia in cui proprio non riesco ad andare bene.

- Dai allora vatti a cambiare che butto il riso…-

Signore ti ringrazio! Senza farmelo ripetere due volte, mi fiondo in fondo al corridoio e arrivata in camera mia chiudo la porta, mollo la cartella dove capita e mi butto sulla mia beneamata poltrona. Non è enorme come stanza però io ci sto divinamente, una volta la condividevo con mio fratello che ha 5 anni in più di me, poi finalmente ha iniziato l’università a Tokyo e mi ha lasciato il posto, ma a volte mi manca proprio, era l’unica persona normale di questa famiglia e non lo biasimo neppure un po’ se appena finita la scuola si è trasferito nella capitale.

Guardo verso l’anta del mio armadio e mi accorgo che qualcosa non va, il poster dei green day è sparito! Il mio (uno tra i tanti visto che ho la camera un po’ tutta tappezzata) favoloso poster con Billie Joe che si fa accendere una sigaretta nonostante la cintura di dinamite che ha addosso non c’è più!

Mi alzo di scatto e corro in cucina, mio padre con indifferenza legge il giornale e mia madre borbotta ancora sotto voce carica di rabbia.

- dov’è finito il mio poster?!- chiedo titubante

- quale? Visto che ce ne sono almeno 20…-

- lo sai benissimo era sulla prima anta del mio armadio!!!-

- a quello… l’ho messo via, non mi sembrava proprio adatto, ti ho lasciato tenere quello enorme con quei tizi tutti trasandati e con delle facce orribili…-

- sono i Linkin Park mamma, se fanno punk per forza si vestono così e poi non hanno delle facce orribili, il cantante è molto carino!- la interrompo, ma lei senza dare segni di aver sentito continua – e quello che si fa esplodere poi è stato il massimo… -

- non ti deve interessare come sono!- rispondo

- tutte le volte che entro in quella camera mi vengono i brividi!-

- e tu non entrarci…-

visto che la conversazione era inutile, torno in camera mia, apro il cassetto del mio comodino ritiro fuori il poster e con almeno 2 metri di scotch lo incollo all’anta, mi metto le mani sui fianchi e lo guardo soddisfatta, già controllano il 90% della mia vita ma camera mia è appunto MIA e la agghindo come voglio IO!

Già che ci sono rimetto in sesto quelli che stanno minacciando di staccarsi, li passo ad uno ad uno, quello degli Evanescense, quello dei Sex Pistols, i 30 Seconds to Mars, i Good Charlotte, anche se devo dire che mi hanno perso un po’ di stile nell’ultimo album … e l’unico di un attore Jonny Deep, non fraintendetemi non l’ho messo lì solo perché è bello da far paura, ma perché lo stimo molto come attore e come persona ha un non so ché di diverso tra quelli della sua professione.

Sento il timer della cucina che suona annunciando che il riso è cotto, mi svesto velocemente, mi infilo la tuta da ginnastica e vado in cucina.

- io vado…- mio papà si alza prende la valigetta e le chiavi della macchina, lavora in un ufficio contabile di una grande azienda. Mia mamma non lo saluta e io gli faccio un cenno, esce sbattendo la porta, mi chiedo perché non si siano ancora separati, sarebbe una liberazione per tutti… ma si vede che per il mio "bene" non lo fanno….

- dove sono le bacchette?- chiedo

- a scusa mi dimentico sempre che a te piace così…. –

me le porge insieme ad una ciotola di riso.

Siamo di origini italiane, infatti mio fratello è nato in Italia, poi subito dopo essere nata io ci siamo trasferiti.

Ci torniamo almeno una volta all’anno per trovare i nonni, una cosa che ha affascinato molto i miei compagni è che io sapessi l’italiano.

Tutto questo per dire che mangiamo sempre italiano ma che io voglio usare le bacchette, anche perché alla mensa della scuola sono abituata così.

Mangio guardando il telegiornale, poi mi alzo metto i piatti nella lavastoviglie e vado in camera.

Decido.

Studio fino alle cinque poi posso finalmente usarla!!!

Mi metto d’impegno, anche perché il giorno dopo ho la verifica di arte e l’interrogazione di storia, per cui devo imparare tutto a memoria.

L’orologio ha un attrattiva particolare, lo guardo ogni 5 minuti aspettando l’ora x.

Alle quattro mia mamma mi chiama per fare merenda, le urlo che non ho fame, chissene frega della merenda io voglio fare solo una cosa!

Finalmente le cinque!

Chiudo di botto i libri, mi siedo a gambe incrociate sul letto, prendo i fogli sul mio comodino e la impugno…..

La mia chitarra elettrica, è la cosa più preziosa che ho!

Un regalo per i miei 10 anni da parte di Daniele (mio fratello), lui mi insegnò le basi e poi io mi sono esercitata da allora tutti i giorni, quindi diciamo da 2555 giorni o meglio 7 anni.

Il manico è di legno scuro, la cassa è nera ai bordi e bianca al centro, io con il pennarello indelebile l’ho personalizzata disegnando attorno al foro centrale un cuore con una corona in cima, modestamente sono una brava artista.

Per terra ho lasciato la cinghia per reggerla quando suono in piedi, un piccolo regalo che mi sono fatta, con i soldi della paghetta di un mese con sommo orrore di mia mamma visto che è borchiata.

La attacco alla cassa e prendo tra l’indice e il pollice il plettro, era insieme alle all star che ho comprato anni fa su cui è riportato il disegno della stella simbolo del marchio. Ho davanti a me gli spartiti ma non è che mi servano a molto, conosco quasi tutte le canzoni e se mi annoio a suonare sempre le stesse internet è un’utilissima risorsa per trovarne di nuove. Ho bisogno di rilassarmi per cui decido di suonare Good Riddance.

Sta diventando tardi e io continuo a suonare, sono quasi le sette ora in cui mio padre rientra, sento di là i piatti che vengono sbatacchiati mentre tolti dalla lavastoviglie ma il rumore cessa e come prevedibile mia madre entra in camera mi guarda storto e dice

- sei ancora lì a suonare? Non è che ti passa per la mente di aiutarmi?!- non mi muovo sapendo già che appena tentassi di mettere giù un piede mi risponderebbe stizzita che non ha più bisogno.

Il campanello mi riserba di risponderle in qualsiasi modo, scompare dalla porta e va ad aprire.

- ci hai messo un bel po’ oggi per tornare a casa-

grazie al cielo adesso scaricherà i suoi nervi su qualcun altro…

- c’era traffico… mi vado a svestire.-

mio papà passa per il corridoio butta un occhio nella mia stanza e mi fa un cenno con la mano, per tornare poi a sbottonarsi i polsini, per tutta risposta io gli faccio la scala dal do al si.

Dopo cena accendo il computer e vado sulla mail. C’è un nuovo messaggio di mio fratello.

Da:Dany86@libero.it

Ricevuto il 20 aprile 2007 alle ore 20:12

" Ciao sorellina come te la passi? Scommetto che fino a dieci minuti fa ti sei esercitata con la chitarra! Il tuo talento è sprecato dovresti trovarti una band! Ma da quello che mi racconti i tuoi compagni non sono molto adatti… mamma e papà? Quando li sento dicono che è tutto ok ma non ci credo più di tanto ho ragione? Almeno tu cerca di tenere i nervi saldi visto che stanno dando di matto tutti in questi ultimi tempi! Beh se ci sono sviluppi avvisami! Un grande abbraccio il tuo fratellone!"

scorro con gli occhi più volte il messaggio, non ho ancora letto la frase che vorrei tanto scrivesse "quando è che mi vieni a trovare e stai un po’ con me?", neppure a dirlo che sarei già in partenza per trasferirmi.. forse è per questo che non mi dice nulla…

non ho voglia di rispondergli così spengo tutto e accendo la tv, ovviamente non c’è nulla…

squilla il telefono e mia mamma grida – Keira c’è Yoko al telefono-

prendo la linea dalla mia camera.

- pronto Yoko.-

- ciao tata come va?- le sento rispondere

- tutto bene tu?-

- anche io tutto a posto dimmi cosa c’è?-

- scusa se ti disturbo dopo cena ma so che ti avrei rotta di più se ti avessi chiamata mentre di esercitavi.. –

- non ti preoccupare comunque hai fatto bene- la interrompo

- beh in sostanza volevo sapere se domani c’è da portare il volume A o il B di letteratura.-

- il B se non sbaglio…-

- grazie mille! Ah ancora una cosa ma che faceva quello ti seguiva oggi?-

dal tono malizioso con cui lo diceva doveva trattarsi di lui.

- no deve abitare qui vicino, oppure il suo pullman ha la fermata qui..-

la sento sospirare – meno male! Pensavo ti pedinasse… allora buona notte ci vediamo domani.-

-ok notte anche a te. – metto giù la cornetta.

Spengo la tv tanto per tenerla lì accesa senza uno scopo non serve a nulla, apro la finestra e guardo in su, odio la città per il semplice fatto che tutte le luci impediscono di vedere il cielo.

Alle mie orecchie giunge un suono sommesso e ritmico provenire da molto lontano.

Vado verso la porta della mia camera e la chiudo così da attutire i rumori, torno al davanzale. E sì non ci sono dubbi… questo è un basso… qualcuno suona il basso! Possibile che non l’abbia sentito prima di oggi?

Nello stesso momento mi viene un’idea,mi accoccolo ai piedi del letto proprio sotto la finestra prendo la chitarra, chiudo gli occhi e ascolto le note che si perdono nell’aria, con il cupo rumore di sottofondo delle macchine in strada. una volta preso il ritmo comincio a suonare qualche nota di accompagnamento che mi sembra calzare con quella musica, magari mi sente. Continuo e dopo un po’ il basso si ferma, faccio di nuovo la scala dal do al si, lui mi risponde allo stesso modo. Mi viene da ridere sembra che ci facciamo dei segnali come i pelle rossa. Continuai così per tre sere di fila, poi mia mamma scocciata per paura che dessi fastidio ai vicini mi fece smettere, nonostante il mio protestare, ma tra farmi mettere sottochiave la chitarra e interrompere lì quella specie di gioco decisi di piantarla.

È uno strazio però sentire che lui mi cerca e non poter rispondere… ma almeno per oggi devo stare solo ad ascoltare…

Chissà quel ragazzo cosa sta facendo… chissà perché è sempre così taciturno… chissà perché…. Riku.

Commenti: cavolo non saprei neppure cosa dirvi…. Ma quello che mi preme sapere è se vi interessa! Lo so che dal primo capitolo non si può giudicare però credo basti a farti dire "che schifo non la leggo" o "potrebbe essere carina aspetto i prossimi capitoli!" ecco io voglio proprio sapere questo!

Ogni capitolo ho avuto l’idea geniale di dargli il titolo ispirandomi ad una canzone oggi ho scelto SOS perché Keira in effetti ha bisogno di una mano per tirarsi fuori dalla monotona vita che sta facendo e anche perché se no questa fic sarebbe una noia mortale!

Aspetto le vostre recensioni, mi raccomando non deludetemi!!!

Kissy By Kano ^^!

  
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