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Autore: Doineann Liath    01/08/2013    0 recensioni
Era metà Giugno, ma faceva freddo. Ero l'unica vestita con un abbigliamento quasi autunnale, con il solito chiodo nero, che stava sopra una maglia bianca con un corvo morto: In Flames. I jeans strappati dal colore che oscillava tra il blu scuro e il grigio. Gli stivali neri sporchi di fango. Il berretto di lana nero che portavo sempre in inverno, con il ciuffo ribelle che mi riparava l'occhio sinistro, pieno di dolore. Solitudine. Cosa stava succedendo? Pioveva leggermente.
Genere: Dark, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Poi, notai due figure. Erano due donne, ad occhio mi parvero sorelle gemelle. Si potevano distinguere solo per la maglietta che portavano: una viola, l'altra rosa. Erano ben in carne, avevano i capelli neri e gli occhi del medesimo colore, come due pozzi. Se ne stavano sedute su delle sedia con le mani incrociate, a parlare del più e del meno. Una di loro, stava fumando, come se non ci fosse già abbastanza fumo. Sentivo le loro voci da lontano, erano qualcosa di molto profondo per due donne. Finalmente mi notarono anche loro, sbarrarono gli occhi. La donna con la maglietta viola si portò una mano sul petto e quasi urlò 'Santo cielo! Cosa ci fa questa bela burdela tutta sola? ... Ridotta in quel modo? E con dell'alcol in mano?!' mi prese per un braccio e mi tirò dentro casa, senza darmi il tempo nemmeno di ribellarmi. Aveva una forza sovrumana. 'Sei magrissima..' «Di, se mi metti in confronto con te per forza che sono anoressica» pensai tra me e me senza cambiare la mia espressione vuota, non riuscivo a cambiare faccia. Ero quasi traumatizzata per non so cosa. Come ci ero finita qui? Cosa era successo prima? L'altra donna, la tipa con la maglia rosa, mi squadrò dalla testa ai piedi. 'Oh cielo.. Ma dove sei stata per ridurti in questo modo?' mi chiese preoccupata. '...' non le risposi, guardavo per terra, la punta dei miei stivali. Mi spostò il ciuffo dal viso, fece uno sbalzo indietro: mi mancava un'occhio. Tutto quello che vi era la mia palpebra chiusa e una cicatrice che l'attraversava verticalmente, partendo da sopra il sopracciglio per poi finire all'inizio della guancia. Vi era pure una piccola macchia di sangue ormai secco. Sorrisi, sempre con quell'espressione morta, con l'occhio vuoto e impassibile. Mi riportai il ciuffo al suo posto. 'Diavolo tesoro..' sussurrò la donna dalla maglia viola. Non avevo voglia di chieder loro come si chiamavano, decisi di chiamarle Violetta e Rose. .. Violetta. Quel nome mi risuonava in testa senza darmi pace. Rose mi tolse il chiodo di dosso, lo appoggiò su una sedia e mi invitò a sedere a tavola. Mi sedetti e le due sorelle mi guardarono le braccia. 'Sei stata violentata?'. Violentata? Perché? Solo in quel momento mi guardai le braccia, senza cambiare l'espressione del mio volto. '.. Si.' risposi '.. Da un branco di lupi' era la scusa migliore che mi venne in mente, sperai mi credessero. In effetti, ero ridotta parecchio male. Le mie braccia erano rivestite da grosse cicatrici e tagli profondi che si rincorrevano lungo tutta la pelle, non provavo molto dolore. Magari ci ero abituata. Mi offrirono da mangiare.

'Come ti chiami?' mi chiese Violetta sedendosi sulla sedia davanti alla mia. Intanto Rose era andata a prepararmi del cibo. Riflettei un attimo prima di rispondere '.. Slania' non ne ero del tutto sicura, ma quel nome mi garbava assai. La donna mi sorrise carinamente, sullo sfondo di intravedeva Rose con un vassoio in mano, con un piatto, un bicchiere e un pezzo di pane, delle posate. Vi era una zuppa calda, il bicchiere era pieno di acqua. Era tutto pronto, come appena cotto. Era come se sapessero del mio arrivo. '.. Grazie. Siete veramente gentili. Non dovevate' le ringraziai prendendo il cucchiaio in mano e iniziando a mangiare quella zuppa di farro. Era buonissima, e aveva un sapore familiare. Lontano, ma comunque familiare. Mi fissavano con il sorriso mentre mi sfamavo. Presi il bicchiere in mano, bevvi il liquido. Aveva un sapore orribile. Feci un smorfia di disgusto cercando di non farlo notare alle padrone ci casa, ma sembrava non importasse. Anzi, se la stavano ridendo mentre cominciai a sentire il nulla. Le guardai con l'espressione quasi arrabbiata, un misto di rabbia e paura mi oltrepassò il corpo. Cercai di alzarmi di scatto e correre verso la porta, ma appena in piedi caddi a terra, le mie gambe non si muovevano. Respiravo a fatica, cosa diavolo c'era in quel bicchiere?! Non riuscivo nemmeno a parlare, tutto intorno a me stava prendendo il colore della pece e io non potevo fare nulla per scappare. Mi presi la testa forte tra le mani, mi stava andando quasi a fuoco. Tentai invano di urlare, la voce venne bloccata da un conato di vomito che mi costrinse e sputare il mio stesso sangue. E poi vidi il nulla. Avevo appena iniziato a piangere, lacrime da un occhio, sangue dall'altro.
  
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