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Autore: Saphira96    02/08/2013    5 recensioni
Quando si è bambini non si hanno pensieri, nascono i primi sogni e se si ha la forza e la determinazione di realizzarli, quel bambino sarà un uomo felice. Da bambini si corre, si ride, non si pensa al domani ma si vive il momento.
Questa raccolta ricorda momenti dell’infanzia degli studenti dell’Elite Way School, che ho immaginato prendendo ispirazione dalla personalità che Cris ha sottolineato nei vari episodi dei personaggi di entrambe le stagioni. Buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tomàs & Felicitas

 
Quella mattina d’autunno il vento soffiava forte, strappando le foglie secche dagli alberi e facendole adagiare lentamente nel cortile della scuola elementare Santa Maria de los Angeles, in Argentina.
Il piccolo Tomàs guardava l’avventura delle povere foglie dalla finestra e pensava che forse quel giorno non avrebbe potuto giocare con i suoi compagni. Forse si sarebbero limitati a consumare la loro merenda seduti nei tavoli di legno del retro.
< Tomàs hai finito di guardare il cielo? > il bambino si voltò spaventato: non si aspettava di essere richiamato. Si voltò e staccò a malincuore gli occhi dalle foglie, prese la matita e prese il diario aprendo una pagina che aveva come  titolo ‘foglie cadute’; scrisse la data di quel giorno e accanto registrò il numero diciotto, sotto ad una lunga colonna.
< Tomàs insomma, devi ancora stare distratto? > il bambino chiuse subito il diario e sorrise furbamente alla maestra, la quale distolse lo sguardo severo e continuò a spiegare.

DRIN.

Finalmente la campanella suonò, e Tomàs si abbassò per prendere la sua merenda dallo zaino.
< Tomàs vieni a giocare? Paco ha nuove figurine da cambiare! > urlò un bambino recandosi alla porta.
Tomàs aveva sette anni, teneva i capelli a caschetto di colore nero e due occhi azzurri. Aveva una carnagione olivastra, come se passasse tutto il giorno al sole anche quando c’era vento.
< Tomàs Escurra, portami il diario > ordinò la maestra.
< Ma maestra non ho disturbato questa volta … > tentò di giustificarsi il bambino.
La maestra lo guardò torvo.
< Facendomi interrompere due volte la spiegazione, non ti sembra disturbare? > domandò la donna.
< Ma non le ho chiesto io di interrompere. Questa volta non stavo facendo nulla di male! > disse Tomàs con un tono che non ammetteva repliche.
La maestra parve sorridere, e se andò avvertendo il bambino che non si sarebbe dovuta presentare un’altra situazione di quel genere.
Anche Tomàs compiaciuto stava per raggiungere il compagno, quando un singhiozzo lo fece fermare davanti la porta. Cercò di fare silenzio e risentì nuovamente il singhiozzo, qualcuno stava piangendo. Si voltò e guardandosi in giro si accorse che qualcuno era nascosto dietro i giubbotti, si avvicinò e scostò i giubbotti. Una bambina piuttosto grassottella e dagli occhi azzurri piangeva.
Tomàs la guardò, certo che se i suoi compagni sarebbero rientrati e li avrebbero trovati da soli avrebbero iniziato a prenderli in giro fino alla fine dell’anno scolastico. Ma la bambina era lì, nascosta e in lacrime. Si accovacciò a terra e riattaccò il giubbotto nell’attaccapanni ad altezza di bambino, lei lo guardò meravigliata. Aveva le braccia conserte in un modo buffo, Tomàs sorrise.

< Felicitas, perché piangi? > domandò con aria innocente il bambino. Felicitas lo ignorò.
< Feli, il mio nome è Feli > rispose la bambina con fare esasperato, e riprese a piangere; questa volta più forte di prima.

Tomàs si allarmò, cosa aveva combinato? In quel modo rischiarava di richiamare l’attenzione dei compagni in classe.
Feli piangeva, tenendo la testa bassa. E fu allora che Tomàs si disse che non gli importava nulla dei compagni, il suo unico obbiettivo era far sorridere la sua compagna che non aveva molte amiche … anzi, non ne aveva nessuna.

< Ne vuoi un po’? > domandò, allungando il panino con la cioccolata verso la bambina.
< No, vuoi farmi ingrassare di più per poi prendermi in giro insieme agli altri? > domandò con tono pieno di rabbia. Tomàs si impaurì e pensò che nessuna bambina doveva essere arrabbiata in quel modo, quel tipo di rabbia doveva essere lasciata agli adulti.
< No, volevo soltanto essere gentile > rispose. Per il bambino era strano, finché si trattava di fronteggiare la maestra trovava il coraggio ma con una bambina della sua età non lo aveva.
< Allora, ne vuoi? > ripeté timoroso.
Feli alzò la testa e lo guardò negli occhi, spezzò metà del panino che le era stato offerto e lo addentò. Tomàs fece lo stesso con la sua metà.
< Perché sei qui? Se ci trovano insieme si inventeranno che siamo fidanzati > disse la bambina impaurita all’idea di essere presa in giro il doppio.
< Che ci trovino e che parlino, siamo troppo piccoli per essere fidanzati! > rispose il bambino, che dimostrava essere più grande della sua età.
Feli addentò un altro pezzo di panino.
< E chi ti ha detto queste cose? > domandò la bambina.
< Mia madre > rispose Tomàs facendo spallucce e mordendo il suo panino.
< Mia mamma, invece, mi ripete sempre che non devo mangiare tanto perché sono grassa e così da grande nessun ragazzo mi vorrà > erano chiacchiere innocenti, chiacchiere tra bambini.
Tomàs la guardò e si chiese come potesse esistere una madre così cattiva.
< Invece la mia dice che siamo troppo piccoli per stare attenti a cosa mangiamo > rispose Tomàs.
Feli lo guardò e per la prima volta Tomàs la vide sorridere, aveva compiuto la sua missione.
< Perché tua madre ti ripete sempre che sei bambino? > domandò Felicitas mettendo in bocca l’ultimo boccone di pane.
Tomàs la imitò e la invitò ad uscire dal nascondiglio, poi la prese per mano e la guidò in cortile. Fuori c’era vento, ma loro avrebbero giocato lo stesso, le fece il solletico e prese a rincorrerla e i compagni li imitarono, lasciando le loro merende sui tavoli.

Nessuno fece caso alla loro entrata insieme, e alle mani unite, perché loro erano bambini ed era del tutto normale.
 
< Sei ancora una bambina! > sussurrò la madre di Felicitas alla figlia oramai sedicenne.
< Se sono veramente una bambina, perché non mi lasci libera da tutti questi schemi e apparenze sociali? Sono cose da adulti, mamma, e io sono solo una bambina > urlò di rimando la ragazza, facendosi sentire da tutto il bar dell’Elite Way School. Tomàs sorrise stupito e si disse che si, Feli aveva capito quello che lui aveva cercato di dirgli da bambino. Ci aveva messo un po’, ma … meglio tardi che mai.

 
Angolo Saphira96 ~ Ho scelto questa storia come inizio della raccolta proprio perché è centrata sull’essere bambini. Inoltre ho deciso di unire due personaggi nella stessa perché in molti episodi Feli ricorda che lei e Tomàs hanno frequentato la scuola elementare insieme, quindi in un certo senso qualcosa li lega; un filo invisibile di fratellanza e rispetto. Inoltre, Tomàs non perde occasione di ripetere a Feli che a scuola piangeva sempre, perciò ho legato questo comportamento al fatto che la ragazza non si è mai sentita accettata – dalla madre per prima -. A tal proposito il dialogo finale tra Felicitas e sua madre è inventato da me.
Spero vi sia piaciuta la storia e soprattutto l’idea di questa raccolta. A presto.
 
Autrice ~ Saphira96
  
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