Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Nebula216    02/08/2013    1 recensioni
"Riattaccò, iniziando a preparare qualcosa da mangiare e godendosi i vari documentari sul paranormale; mentre stava osservando dei testi antichi, notò con la coda dell’occhio un corvo che, tranquillo, si stava pulendo le piume sul davanzale della sua finestra.
Tempo di dedicargli totalmente lo sguardo che il volatile si alzò in volo lesto, dileguandosi con pochi battiti d’ali fra le nubi dell’autunno ormai alle porte. "
Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hidan, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 7: Spiegazioni

 

-LA SMETTI DI RIDERE!?-
Era da cinque minuti che provava a fermarla, eppure quella mora non aveva la minima intenzione di smetterla: a momenti si sarebbe sdraiata sul cassettone da quanto rideva, oppure sarebbe stata colpita da un attacco epilettico… cosa che allettava alquanto il ventiduenne.

Tuttavia, sebbene volesse vederla stramazzare al suolo, quella moretta gli doveva un bel po’ di spiegazioni, e certamente non l’avrebbe lasciata andar via senza avergli dato quelle risposte che pretendeva.

Prese fiato, reprimendo l’impazienza che stava montando sempre di più stile panna.

-Senti moretta…-

-Ti ho detto che mi chiamo Lara.-

Sbuffò seccato.

-Senti… Lara… mi spieghi meglio cosa diavolo succede? Prima di tutto, cosa sei? Perché sei qui? Come diavolo fai a…-

-E calmo! Una domanda alla volta!-

Lo interruppe la ragazza, scendendo dal cassettone cupo e sistemandosi la maglia che le si era stropicciata tutta dietro: non le piaceva fare le cose in fretta, non le era mai piaciuto spiegare alla rinfusa concetti fondamentali.

Non sapeva da dove proveniva questa sua caratteristica, sapeva soltanto che doveva spiegare ogni singolo dettaglio a quel ventiduenne… a costo di passarci ore su ore.

Hidan, d’altro canto, mal sopportava la presenza di quella becchina: era peggio di una fastidiosissima zecca succhia sangue!

Come poteva sopportarla ancora, per un tempo non precisato, se già sentiva l’esigenza di strangolarla?!

Sospirando, decise di scendere al piano inferiore per poter far colazione: prima passava la giornata e meglio era per i suoi poveri neuroni.

Seduto su una delle sedie della sala da pranzo, tentava di masticare un cornetto in maniera decente… ovvero senza assomigliare ad un mastino che divora un estraneo; tutti i suoi tentativi, però, risultavano vani.

Difatti, la ragazza si divertiva a fissarlo, comodamente seduta sul tavolo, con un’aria fin troppo astuta: stanco di giocare, lasciò il cucchiaino, ricambiando le sue occhiate con astio.

-Bene Lara, spiegami perché cazzo sei qui.-

La mora sbuffò.

-Non sei affatto gentile Hidan, di solito si chiede per favore… non te l’hanno insegnato?-

Controbatté la tipa, tirandogli il giornale arrotolato sul capo.

-Ahio! Per favore mi spieghi che cazzo vuoi da me!?-

Lara si tirò i capelli indietro, sospirando quasi sconsolata.

-Per ora dovrò accontentarmi di questo. Bene… tu sei un credente Hidan?-

L’argenteo, borbottante, evitò di guardarla in faccia: quella moretta stava superando il limite, se le avesse rivolto anche un minimo sguardo sentiva che gli sarebbero scappate parole poco carine. Sospirò, cercando di controllarsi come meglio poteva, per poi alzare la testa e fissarla.

-Se fossi credente?-

La ragazza sorrise tranquilla.

-Mi sarà più facile spiegarti il tutto.-

Bevve un sorso di spremuta, salvo poi ghignare in maniera malefica.

-Beh, mi dispiace moretta. Io non credo se non in un dio… e scommetto che non ti sta simpatico.

Voi piccioni umani siete soltanto degli… stuzzichini per lui.-

Sperava di spaventarla, di intimorirla un poco in questo modo, eppure il suo volto non aveva espressione, se non un sopracciglio inarcato, quasi a presa di culo.

Lei riprese il discorso.

-E’ evidente che hai il paraocchi. Comunque… non starò a farti la manfrina di Inferno, Purgatorio e Paradiso: è noiosa e ci ha già pensato un fiorentino del Medioevo ad immaginarsela.-

Hidan sbuffò: non gli interessava una lezione gratuita di letteratura italiana, voleva delle fottute spiegazioni.

Fulminò Lara, la quale, incurante del suo sguardo omicida, prese un grappolo d’uva e si sedette, mangiando qualche chicco verde.

-Bene, posso dirti che, adesso, ho casa nell’alto dei cieli.-

-… Stai scherzando.-

Rispose, stizzito, il ragazzo: ne aveva sentite tante da gente che si fumava troppa roba o beveva troppe bevande, ma questa le batteva tutte.

Casa nell’alto dei cieli?

Inferno, Purgatorio e Paradiso?!

Tutte puttanate.

Fissò nuovamente l’intrusa, vedendo che non si curava affatto della sua perplessità.

-Ok…-

Esordì l’albino, salvo poi continuare subito.

-Uscite tutti quanti! Andiamo amici, basta con queste candid camera! Non abbiamo più due anni!-

Sì alzò, cominciando a setacciare ogni singolo angolo del piano inferiore, senza minimamente badare allo sguardo sconcertato della mora: ma perché diavolo non le credeva?

Eppure le sembrava di avergli detto il tutto con semplicità e calma, perché faceva così?

-Ehm… Hidan…-

Il ragazzo si voltò verso di lei: gli occhi erano spaventati e il sopracciglio sinistro, in quel momento, era troppo occupato a tremare a causa di un tic nervoso.

Lei continuò.

-Non ci sono i tuoi amici e non è una… come l’hai definita?-

-UNA CANDID! Perché questa È una candid… vero!?-

Lara sospirò: o le era capitato un cretino oppure non le credeva e doveva spiegargli tutto con più calma e dettagli.

Si avvicinò a Hidan, dandogli dei buffetti dolci sulla testa, quasi come se fosse stato un bambino a cui era scappato il palloncino.

-Dovrò spiegarti con più calma, il tuo cervellino sembra disposto a pensare a una cosa sola…-

Il ragazzo la guardò torvo, decidendo di tornare, per quanto possibile, a mangiare quello che gli restava.

Odiava esser paragonato ad un idiota, era una delle cose che lo mandavano letteralmente fuori dai gangheri: cosa ne sapeva quella ragazzina di lui?! Non sapeva niente di niente, come tutti gli altri del resto.

Sapevano solo giudicare quello che faceva e cosa diceva.

Finì il cappuccino, mentre Lara sedeva vicino a lui: era strana la sua presenza, a tratti faceva venire dei brividi mai avuti, altre volte invece… si rivelava confortevole, quasi accogliente.

-Saprai sicuramente cosa dice la Bibbia a proposito delle anime, vero?-

-Mh, su per giù. Diciamo che, da fedele Jashinista quale sono, non leggo il best-seller che hai citato.-

La vide accennare un sorriso, per poi riprendere il discorso.

-Bene, è già qualcosa. Comunque, in seguito alla mia morte è successa una cosa strana alla mia anima.-

Hidan appoggiò la tazza, guardandola dritto negli occhi.

-Che cosa?-

La mora si appoggiò comodamente allo schienale della sedia, fissando la brocca contenente il succo d’arancia rossa.

-Io… mi sono persa per la strada.

Insomma, non sapevo se nella mia vita ero stata… veramente buona e pura, così nel guardarmi intorno… ho perso la via.-

Al ragazzo scappò una risatina.

-Scusami se rido, ma è una cosa veramente buffa.-

La sua allegria fu subito messa a tacere da uno sguardo della sua ospite: non era arrabbiato, ma nemmeno calmo…

Sembrava confuso e spaurito, come quello di un fringuello in una gabbia troppo stretta.

-Non per me Hidan. Insomma… se non dovessi trovare la mia strada?-

-Non è un problema mio moretta.-

Replicò lui senza pensarci due volte, mentre sistemava meglio i vari cocci usati per la colazione.

Prima che potesse aggiustare il tovagliolo, la ragazza si alzò, facendolo sobbalzare dallo spavento: quella era imprevedibile, faceva bene a temerla!

Lara, in quel momento, provò a ricollegare tutto quello che le era successo: non ricordava niente della sua vita precedente al decesso, soltanto il suo nome le era rimasto impresso nella memoria. Ricordava soltanto l’Aldilà, tutte le anime che aveva incontrato per la strada… e lui, quell’uomo sorridente che l’aveva ritrovata e convinta ad accettare un patto.

Si inumidì le labbra.

-Hidan, ascoltami… in qualche modo io e te siamo legati. A quanto mi ha detto l’uomo che mi ha ritrovata…-

-Legati? E ora che razza di minchiata stai sparando?-

La mora si spazientì.

-HIDAN PER LA MISERIA ASC…-

 

“I've become so numb I can't feel you there

I've become so tired so much more aware

I'm becoming this all I want to do

Is be more like me and be less like you”

 

Il Blackberry dell’argenteo prese a squillare, interrompendo la chiacchierata dei due.

Stanco di parlare con la mora, Hidan afferrò il telefono, rispondendo con gratitudine al contatto.

-Pronto?-

-Hidan, sono Pain.-

La ragazza lo fissò, salvo poi iniziare a camminare avanti e indietro lungo il tavolo per darsi una calmata: era incredibile come il ragazzo le facesse perdere la pazienza o, per dirla meglio, come fosse ottuso.

Perché non voleva ascoltarla?

Perché non voleva sentire quello che le era stato detto?

-Cosa vuoi Pain?-

Proseguì l’argenteo senza curarsi di Lara, deciso più che mai a voler rimandare quel discorso.

L’amico lo fece riprendere dal suo stato catatonico.

-Ricordi? Devi farti vedere ogni tanto in ufficio.-

-Sì sì Pain, stavo giusto per andarci.-

Bugia.

Se ne era totalmente dimenticato.

Se non fosse stato per l’amico, non avrebbe messo piede in quell’edificio nemmeno a pagarlo oro.

 

“Potrebbe essere una distrazione.”

 

Pensò mentre salutava l’amico ed andava a prepararsi… il tutto sotto lo sguardo furibondo della mora.

 

****

 

In verità, quell’ufficio non era ancora suo.

Lui serviva semplicemente per rappresentare suo padre, divorziato da sua madre e ormai accasato in Francia con un’ex ballerina del Moulin Rouge: la Tomba, così osava chiamare l’ufficio Hidan, sarebbe diventata sua quando avrebbe conseguito la laurea in legge.

Fu accolto calorosamente dalle segretarie, alcune finite a letto con lui diverse volte, e dall’uomo che stava dirigendo, in maniera provvisoria, lo studio.

-Buongiorno Hidan.-

Lui annuì appena.

-Buongiorno Madara.-

Era incredibile come gli Uchiha gli girassero sempre intorno, pensò il ventiduenne al limite del sarcasmo. Dal canto suo, il parente di Itachi accennò un sorriso.

-Nottata difficile?-

-Niente di preoccupante Madara.-

Come avrebbe potuto dirgli che un cadavere era tornato in vita?

Per quanto Madara lo ascoltasse e gli desse consigli, gli ultimi eventi erano al di fuori della sanità mentale… e Hidan non voleva essere rinchiuso in un manicomio.

Guardò le varie cartelle che gli passava il suo tutore, con una discreta noia: perché diavolo aveva scelto la facoltà di legge? Era una noia totale!

Sospirò, ben conoscendo la tanto amara e spinosa risposta.

Il moro lo richiamò alla realtà.

-Gli esami Hidan?-

Lui sbuffò, elencandogli gli ultimi risultati presi: certo, erano discreti, ma non lo appagavano.

 

“È una pagliacciata…”

 

Aspettò che una segretaria parlasse con Madara per dileguarsi sul tetto di quel palazzo, come aveva sempre fatto da bambino.

Da lassù poteva vedere gran parte della città, poteva stare in pace ed ascoltare i vari rumori e suoni che lo circondavano. Al solo pensiero, fece gli ultimi scalini a corsa, salvo poi aprire quasi con una spinta la porta ed essere accolto da un vento leggero.

Con gli occhi chiusi, inspirò a pieni polmoni, per poi afferrare una sigaretta ed accendersela.

-Guarda che non fa bene.-

Ancora lei.

Strinse con forza il filtro della Marlboro, lasciando uscire dalla bocca una nuvoletta di fumo e guardandola dritta negli occhi: se ne stava comodamente seduta sul cornicione, per niente timorosa del vuoto che regnava sotto.

-Cosa vuoi? Non mi hai rotto abbastanza le palle?-

Lara sbuffò.

-Lasciami finire almeno.-

Hidan alzò la mano destra.

-No, sono stanco dei tuoi discorsi! Tu devi essere una qualche parente di quella ragazza che ho ucciso per errore, dev’essere per forza così!

Non… non si può tornare in vita!

Tu non puoi essere lei!-

La mora si alzò, restano in piedi sul terrazzo.

-Hidan… io sono…-

-STAI ZITTA HO DET…-

Quando si voltò verso di lei, per poco non trasalì: si era pericolosamente avvicinata al bordo e, visti i suoi tacchi, avrebbe sicuramente perso l’equilibrio da un momento all’altro.

Deglutendo, il ragazzo si avvicinò: non voleva altri morti sulla coscienza, gli era bastata quella cameriera del Miracle.

-E…ehi… scendi dai, ti… ti ascolto. È pericoloso, scendi.-

Lara gli sorrise, un sorriso dolce nonostante quel rossetto nero che le contornava le labbra.

-Andrà bene Hidan… vedrai.-

Fece un passo indietro, cadendo immediatamente nel vuoto.

Il ventiduenne sbiancò, correndo in meno di due secondi verso quel cornicione: perché la Morte gli stava attaccata come una fastidiosa e dolorosa zecca!?

Si affacciò, sperando in chissà che cosa.

Ci fu una ventata più forte delle precedenti, così impetuosa che lo fece ribaltare a terra, in mezzo a qualche piuma nera e alle risate allegre di Lara: quando riaprì gli occhi, per poco non svenne: sulla schiena di lei erano comparse un grande paio di ali, nere come la pece e con riflessi iridescenti.

-T…tu sei…-

-Sì Hidan… sono un angelo.-


Angolo autrice: Ecco qui, dopo tanto tempo, il capitolo 7.
Scusate del ritardo, ma l'ispirazione era andata (come suo solito) a farsi una vacanzina.
Svelato l'arcano, adesso che accadrà?
Al prossimo capitolo!
Bacioni!
Nebula216 <3

P.s: La suoneria di Hidan è la bellissima "Numb" dei Linkin Park **

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Nebula216