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Autore: oceanodiperle    02/08/2013    6 recensioni
E’ bellissimo, è così perfetto e adoro la sua bocca, che ti viene voglia di fiondartici di sopra e farla tua. [...] mostro ad Harry come si deve comportare, come far divertire i bambini e il riccio impara in fretta, gli dico ciò che deve fare e lui lo fa alla perfezione, lo osservo felice, vederlo insieme agli altri bambini fa di lui un bambino, un bambino che spetta a me crescere, un bambino che deve diventare mio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Come degli uccelli rinchiusi in una gabbia.

Ho cenato e sono stanchissimo, oggi è stata una giornata molto pesante. Devo mandare un messaggio ad Harry, lui ha detto di mandargli un messaggio per salvarsi il mio numero, io invece voglio parlarci e devo trovare una scusa per farlo, così gli scrivo:Ehi Harry, sono Louis. :)” e premo invio.
Passano cinque minuti, non risponde. Forse l’ho disturbato, forse gli scoccia rispondermi. Che figura di merda.
Dopo altri cinque minuti sento il mio cellulare vibrare, deve essere lui.
Ciao, scusa stavo ancora cenando, comunque grazie. :)mi ha risposto. E adesso che gli scrivo? Non ho nessuna scusa…mi tremano le mani, maledetta ansia. Il mio cuore batte, così forte che sembra voglia uscire dal mio petto. Il solo pensiero che si è disturbato a prendere il telefono e digitare quelle parole solo per me mi fa impazzire. Sono uno stupido, se dovessi raccontarlo a qualcuno mi prenderebbe per un malato mentale. Certo che sono malato, sono malato di lui. Ho paura di essere invadente, o fastidioso così digito semplicemente Buona notte :)”. Sto per premere invio, ma mi fermo. No, preferisco non rispondere proprio, meglio evitare danni. Cancello il messaggio e inserisco il blocco al telefono.
Sono a lezione. Guardo il professore che spiega, ma non capisco un cazzo. Motivo? Harry. Non riesco a smettere di pensare a lui, è come se fosse la mia sigaretta. Però è una sigaretta che mi fa stare bene, da cui aspiro emozioni, sentimenti, ricordi, brividi.
Ho nostalgia di lui, devo vederlo, ne sento il bisogno.
Gli occhi verde smeraldo;
la bocca a forma di cuore;
i brividi ieri pomeriggio.
E’ questo ciò di cui ho bisogno. La sua voce, i suoi gesti. Mi sento vuoto, quasi inutile.
- “Tomlinson? Tomlinson si sente bene?” Il professore interrompe la sua spiegazione per richiamarmi.
- “Eeeh…si certo.”
- “Mi sta fissando dall’inizio della lezione.” Quello che voleva dire è che lo sto guardando dall’inizio della lezione con una faccia di cazzo, sono un coglione.
- “Si, questo argomento mi interessa particolarmente.” Peccato che non so nemmeno di che argomento si tratta.
- “Mi fa piacere.” Mi sorride.
Lui riprende a spiegare, mentre il mio compagno di banco mi da una gomitata.
- “Ehi, che ti succede?” dice sussurrandomi.
- “Niente, perché?”
- “Louis, ti conosco.”
Si è vero, mi conosce molto bene, non posso nascondergli niente. Si chiama Stan, ci siamo conosciuti all’università, è divertente, gentile e vivace. Lui c’è sempre stato per me, mi aiuta sempre quando ne ho bisogno, spesso mi tira fuori dai guai, quando sbaglio mi perdona sempre, è l’amico che tutti vorrebbero avere e io mi sento fortunato ad avere lui.
- “Beh, ieri sono stato in ospedale…”
- “E..?”
- “Hanno assunto un altro ragazzo per far divertire i bambini insieme a me…”
- “E questo ti piace vero?”
- “…esatto.”
“Che avete da parlare voi due? Tomlinson, a lei non interessava l’argomento? Un po’ di rispetto!” ci richiama il professore. Appunto, non sai che ho da parlare, non sai quanto è importante per me. E’ una cosa successa così in fretta, non ne ho avuto il tempo di parlarne con qualcuno, non mi è stato chiesto da nessuno come sto, certo pensare a lui mi fa stare bene, ma sapere che ora è  lontano da me è doloroso. Ora qualcuno mi sta chiedendo come sto, avevo bisogno che mi venisse posta questa domanda, posso parlare e far uscire fuori tutto ciò che ho dentro,come degli uccelli rinchiusi in una gabbia che vogliono uscire e volando continuare ad esplorare il mondo, quindi adesso non puoi venire a rompermi i coglioni. Voi professori volete il
rispetto, sempre rispetto, solo rispetto. “Bisogna portare rispetto agli insegnanti. “Questa è mancanza di rispetto.” “Ci deve essere rispetto.” Solo questo sapete dire, sono le frasi che ripetete ogni fottuto giorno e io ne sono stanco, voi volete rispetto, ma voi rispetto ne portate? No, in questo momento non ne state portando a me. Se un alunno sbaglia, voi lo richiamate. Può darsi che ha sbagliato perché ha voluto farlo, ma c’è chi sbaglia perché c’è qualcuno o qualcosa che lo spinge a sbagliare, non sapete sotto quello sbaglio cosa può nascondere uno studente. Vi importa solo di avere silenzio e continuare la lezione, ma che vi costa chiedere: “Succede qualcosa?”. No, pensate solo a voi stessi e questa è una grande mancanza di rispetto.
- “Ci scusi.” Rispondo. Avrei voluto mandarlo a cagare, ma avrei distrutto i miei sogni con le mie stesse mani. Diventare pediatra è una cosa a cui tengo molto, voglio passare il resto della mia vita accanto ai bambini dato che io non posso averne, o almeno biologicamente, non posso permettere che uno stronzo mi porti via questo sogno.

Finalmente la lezione è finita, aspettavo impazientemente questo momento per parlare con Stan, ora siamo su una panchina vicino la nostra aula:
- “Come si chiama?”
- “Harry.”
- “Cos’è che ti ha colpito di lui?”
- “Tutto. Proprio tutto. Ma la sua bocca è incantevole, perfetta. Quella è la cosa che amo di più. I suoi occhi, sono di un verde intenso, che appena li guardi ti portano in un altro mondo, la loro luminosità ti rapisce. Infine adoro i suoi gesti, ogni movimento che compie, fa tutto alla perfezione.
- “Louis, ti brillano gli occhi…” mi dice sorridendomi, io anche sorrido ma compro quella brillantezza con le mie mani imbarazzato. Non che parlare di queste cose con Stan mi imbarazzi, anzi quando ne parlo con lui sono tranquillo e rilassato, ma questa volta è diverso, non mi è mai capitato di innamorarmi così di una persona, quasi non mi riconosco.
- “E quindi…che avete fatto?” continua Stan e io tolgo le mani dagli occhi per rispondergli.
- “L’ho aiutato a capire come dobbiamo far divertire i bambini, ad orientarsi un po’, poi lui mi ha invitato a bere qualcosa, ovviamente ho accettato.
- “E di che avete parlato?”
- “Dei bambini dell’ospedale, mi ha detto che gli piace come gli insegno a comportarsi con i bambini, quando me l’ha detto ero felicissimo, davvero.
- “Almeno sai che gli piace qualcosa di te.”
- “E’ vero non ci avevo fatto caso. Grazie Stan.”
- “Ora devo andare, ci sentiamo amico.” Mi da una pacca sulla spalla e se ne va.

Sono le quindici e sto studiano, ovvero sto recuperando l’argomento trattato oggi.
Entra mia madre in camera:
-“Louis c’è Stan.” Stan? Perché è venuto? Non mi ha avvisato che oggi sarebbe venuto, deve essere successo qualcosa.
- “Fallo entrare.”

Mia madre gli porta una sedia dalla cucina e si siede accanto a me.
-“E’ successo qualcosa?”
-“No.”
-“ Perché sei venuto?”
- “Ti da fastidio? L’argomento che è stato spiegato oggi è importante, vorrei aiutarti a recuperarlo.”
Ecco, questo è un vero amico, lui è la mia salvezza. Ma non potrei amarlo, lui è il mio migliore amico. C’è solo una grande amicizia e poi lui è etero. Ma anche se non lo fosse stato non mi sarei innamorato di lui, lo vedo come un amico e basta.
- “No, nessun fastidio. Ti ringrazio.” Gli sorrido.
 Stan è un ragazzo che le cose le fa con il cuore, soprattutto se si tratta di un amico, ci mette tutto l’impegno che può, infatti, sta cercando di spiegarmi l’argomento, ma ha capito che ho la testa da un’altra parte, che sto pensando ad Harry; allora me lo spiega e rispiega, imboccandomelo con un cucchiaino e riesco a capirne solo qualcosa si erano fatte le venti, a un certo punto esclama:
- “Basta.”
- “Che ti prende?”
- “Louis, sei distratto. E’ inutile che continuo a spiegarti questa cosa come un coglione, sembra che parlo da solo.” Poggio i gomiti sulla scrivania e affondo il viso nelle mani.
- “Scusa. Hai ragione, mi dispiace.”
- “Quando lo rivedrai?”
- “Domani.”
- “Ti rendi conto che sei rincoglionito a causa sua?”
- “Mmmh…si.”
Ridacchia. “Io vado, mi aspettano per la cena. Ci vediamo domani a lezione.”
Lo abbraccio e lo ringrazio per ciò che ha fatto oggi per me.

Questa sera non ho mangiato molto, ho lo stomaco chiuso. Mi metto il pigiama e mi infilo nel letto. Osservo per minuti il vecchio messaggio di Harry e lo poggio sul petto, dove si trova il cuore. Chiudo gli occhi.


Salve .. :)  La cosa che a me piace molto di questo capitolo è il titolo, ovvero “Come degli uccelli rinchiusi in una gabbia.” Ho fatto riferimento ai loro tatuaggi complementari, ovvero gli uccelli tatuati sul braccio di Louis e la gabbia di Harry. :)
Grazie per la lettura:*


  
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