Perché era
una troia!
Draco Malfoy
Alessio Ganelli aveva
avuto qualche problema con quel piccolo foglio di pergamena che lo aveva
decisamente debilitato.
Stefania era altamente
erotico e non riusciva a comprendere come potesse esistere al mondo un uomo
capace di resisterle.
Draco Malfoy
soprattutto.
Alessio aveva i suoi
informatori, e sapeva che quel ragazzo dal viso angelico era stato una specie di
calamità sessuale.
Riusciva a scatenare
tempeste ormonali con la sola forza dello sguardo, ed era risaputo che la sua
passione erano le donne.
Com’era possibile che
fosse talmente fedele alla sua ragazza in Gran Bretagna quando aveva una gnocca come Stefania a portata di
mano?
Era alquanto sconvolto,
tanto che decise che l’unica cosa da fare era darci dentro con una delle ottime
bottiglie di vino che troneggiavano sul suo tavolino in cristallo al centro
esatto del suo lussuoso salone.
***
Erano le 4 del mattino e
Theo fu svegliato da un fastidioso ronzare che lo accompagnava da quando aveva
messo piede nella dimora italiana del suo amico psicotico.
La televisione stava
diventando una sorta di minaccia, sia per il sonno di Theo che per la sanità
mentale di Draco. Soprattutto per quella.
Draco Malfoy aveva ben
deciso di diventare un tuttuno con il suo adorato divano e i suoi
plaid.
Si alzava solo per
andare a espletare le sue funzioni fisiologiche, per il resto non si muoveva di
un millimetro.
Dormiva, fumava,
mangiava, beveva, leggeva… insomma… era anche da troppi giorni che non si
cambiava quei jeans e quella felpa e faceva un bagno rilassante e cercare di non
puzzare.
La barba cresceva
inesorabile, ma anche l’avergli messo uno specchio in mano aveva fatto desistere
il vanitoso Draco di un tempo dall’andare a rinchiudersi in bagno e starci fin
quando non sarebbe tornato quello di una volta.
Lo splendente anello di
congiunzione tra i Black ed i Malfoy.
Quando Theo mise piede
nel magico regno di Draco, la visione non lo sconvolse più di
tanto.
La solita posa, le
solite birre con le solite sigarette e la solita scatola nera che trasmetteva
qualcosa… e a giudicare dal sottofondo, molto rumorosa.
“Draco?”
“Uh?”
“Non ti andrebbe una
sana dormita? Magari nel tuo letto?”, sperava in una risposta positiva,
ovviamente.
Draco sospirò, forse
allettato dalla proposta dell'amico, ma con un cenno negativo del capo
rifiutò.
A Theodore Nott sembrava
d’impazzire.
“Cosa stai guardando?”,
domandò afferrando una delle birre e accomodandosi sul bracciolo dello
sterminato divano.
“Un film… in pratica
devono riuscire a sopravvivere a quei mostri sotterranei…”
“Figo”, disse portandosi
la bottiglia alla bocca.
“Già”
La filosofia di Theo era
semplice: sapeva che Draco aveva bisogno dei suoi tempi, e sapeva anche che per
riprendersi aveva bisogno di un miracolo… era per quello che cercava di stargli
accanto anche alle 4 del mattino guardando un film di mostri
sotterranei.
Non era niente male,
dopotutto.
***
Quattro ore dopo anche
Theo aveva perso le sue sembianze umane.
“E questo
cos’è?”
“A dire il vero non l’ho
mai capito…”
“Ti va qualcosa per
colazione?”, chiese Theo, poiché sapeva che Draco non avrebbe potuto
sopravvivere se continuava a nutrirsi di birra e nachos.
Il ragazzo stranamente
gli sorrise, e fu sorprendente quando Theo si sentì chiamare con voce sommessa…
come se si vergognasse di ciò che stava per dire.
“Dimmi”
Trasse un lungo
respiro.
“Grazie,
Theo”
Sorrise.
“E di
cosa?”
“Per essere stato con me
a delirare per questi giorni, grazie semplicemente per esserci stato e per non
avermi fatto morire…non so davvero come sdebitarmi.”
Le labbra di Theo si
deformarono in un ghigno; “A dire il vero un modo ci
sarebbe…”
“E qual è?”, chiese
quasi contento.
“Vatti a fare un
bagno…puzzi di vecchio!”
***
A Londra la situazione
era tesa.
Hermione lo era più
della situazione.
Più cercava di trovare
un nesso logico che la portasse a dire che quello che aveva sbagliato era Draco,
più il nesso logico diventava illogico… ma forse lo diventava per il semplice
fatto che quella situazione di logico non aveva un bel
niente.
Aveva trovato la sua
procace segretaria nell’appartamento ed era quasi subito giunta ad una
conclusione sbagliata.
Il gufo non era stato
preso in considerazione.
Si era costruita un film
nella testa, e quando s’era sfogata… avrebbe dovuto saltargli al collo e
baciarlo… non avrebbe dovuto fare altro.
E invece aveva fatto
tutto tranne quello che le avrebbe salvato la sanità
mentale.
Le sembrava
d’impazzire.
“Hermione, ti va di fare
colazione?”, domandò Harry facendo capolino nella stanza da dov’era rinchiusa
dal pomeriggio del giorno precedente.
Scosse la
testa.
“Ma qualcosa dovrai pur
mangiarla! Non ti sentirai meglio se muori, sai?”
Harry, aveva l’assoluta
convinzione che con quella frase avrebbe centrato in pieno l’orgoglio smisurato
che albergava nella sua migliore amica, ma il sorriso che lei gli regalò fece
crollare miserevolmente le sue stupide convinzioni.
“Vado a Firenze”, disse
semplicemente alzandosi dal letto e prendendo una maglietta e un paio di jeans
dell'’armadio in noce.
“A Firenze?”, ripetè
sbigottito.
“Sì, Harry! Il telefono
squilla sempre due volte…”
“Cosa?”
“Dovresti leggere di
più, Harry!”
Hermione si ravvivò con
le mani i capelli e afferrò la borsa.
“Vai così? Morirai di
freddo, sai?”
Hermione gli sorrise. Si
stava preoccupando per il freddo toscano.
“Quella è la stanza di
Draco! Non troverai lì i tuoi maglioni!”
“Lo so, voglio una sua
felpa!”
Harry sorrise e dopo
averla stritolata per bene, la vide smaterializzarsi tra le sue braccia pronta a
riprendersi ciò che era suo e che sapeva lo sarebbe stato per
sempre.
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Ok, scusate il ritardo
con il quale sto postando.
Mi dispiace davvero
tanto, ma purtroppo tra esami e ispirazione quasi redente il terreno…non so
riuscita a combinare molto con questa fan fiction!
Quindi… perdonatemi
davvero tanto, ma vado di fretta!
Riuscirete mai a
perdonarmi?
Kisses