Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: RobiSmolderhalder    04/08/2013    9 recensioni
Edward Cullen. Un uomo che per molti motivi potrà sembrare acido, freddo e crudele. Per altri dolce e indifeso. Il suo lavoro è quello che ha sempre sognato: pediatra, un lavoro per cui ha 'rovinato' la sua vita.
Dal testo:
Sono quella persona che se la conosci davvero la eviti, sono quella persona che potrebbe essere considerata spregevole, sono quella persona che vive, respira agisce per interesse.
Tutti umani.
Roby.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Embrace Me With Your Mind.

 

 

She Is My Person.

 

 

 

 

 

Deluso. Sconfitto. Solo. Amareggiato. Inutile. Senza arte né parte. Invisibile. Spregevole. Odioso. Sono una nullità, ho tutti i buoni propositi per premere questo grilletto e farla finita, per sempre, una volta per tutte. Smetterla di lottare per un amore impossibile, smettere di far soffrire quella persona che per me farebbe di tutto quando io in cambio non posso dargli nulla. Mi accascio al suolo, gettando la pistola lontano da me da buon codardo quale sono. Adesso sono arrivato in un punto morto, congelato, rimarrò così per sempre, non posso eseguire ciò che Tanya mi ha chiesto, non posso vivere senza Bella, eppure ho scelto la via più giusta, quella che qualunque altra persona avrebbe scelto, continuerò a vivere così, in questo modo che mi ha sempre fatto schifo, dove non sono mai felice, dove la mia vita non è affatto ciò che la parola vuol definire. Mi alzo, ormai sconfitto, cercando di non pensare a niente, tentando invano, perché quando chiudo le palpebre vedo lei, quando respiro sento il suo profumo ormai dentro di me. Non posso vivere così, sono certo che troverò il coraggio di mettere fine alla mia vita, in modo da non soffrire più. Perché per quanto io voglia provarci non posso dimenticarla, lei è la mia anima, indissolubilmente, inevitabilmente, assolutamente la mia anima è lei. Inizio a camminare senza una meta precisa, fin quando l’alba fa capolino sopra la città. Non ho voglia di tornare a casa, non ho voglia di fare assolutamente nulla, avrei solo voglia di distendermi al suolo a guardare il cielo,  passare la mia vita tra pioggia, sole, nuvole e stelle, avrei voglia di vivere per niente, di non vivere, di non esistere. Lei è la mia anima, e senza la nostra anima non possiamo vivere.

 

 

«Edward. Ti prego.» Mi supplica Alice, vuole sapere perché ho abbandonato tutto, perché ho deciso di continuare a vivere in questo modo malato, assolutamente sbagliato.
«Basta Alice. L’ho ha detto anche Papà, se non fosse arrivata Bella nulla sarebbe cambiato. Ho scelto di far finta che lei non abbia mai fatto parte della mia vita…»
«Ma non ci riesci!» Esclama inorridita, interrompendomi. «Non ci riesci cavolo! Quando imparerai Edward! Ci sono voluti nove anni per capire il bene della famiglia, cresci Edward! Per una buona volta non fare ciò che pensi sia giusto, ma fai quello che effettivamente lo è.» Sbuffa arrabbiata e guardandomi con sguardo truce.
«Non posso Alice. Dio lo vorrei davvero, ma non posso! NON POSSO! Cosa credi che io non ci sto male? Come posso dimenticarla? Non ce la farò mai. Non posso.» Mormoro fuori di me, rischiando di strapparmi i capelli per la rabbia. Ho deciso di venire qui da mia sorella perché pensavo che lei potesse capirmi, invece no lei ha visto ciò che io non volevo che lei vedesse, lei è mia sorella, ha capito che non è quello che voglio, che non è assolutamente la cosa più giusta, ma non ha capito il motivo.
«Edward. Ti prego, ragiona, devi cercare di uscire da questo incubo. Provaci, io farò tutto il possibile, te lo giuro, starò al tuo fianco sempre.» Sussurra piangendo, facendomi male con le sue parole, con le sue soluzioni impossibili. Non ci sono alternative. Ho una non-vita e sono costretto a viverla, fine della storia.
«Vado a lavoro Alice. Ci vediamo.» Mormoro dirigendomi verso la porta, ma lei mi rincorre bloccandomi per il polso.
«Dimmi il perché Edward.»
«Non posso.»
«Ti prego.» Afferro la maniglia ed esco fuori, dirigendomi a lavoro, cercando in qualche modo di svagare la mia mente piena e allo stesso tempo svuotata, anch’essa sola. La giornata passa mite, normale, come è sempre successo, solo che io sono diverso adesso. Sono solo, contro me stesso, contro tutto il mondo. Jacob Black è stato tutto il giorno incollato al suo cellulare, deludendomi e confermando la mia prima impressione su di lui, ma faccio finta di nulla, non mi importa di me stesso, figuriamoci degli altri. Avete presente quando immaginate il mondo spoglio? Tutto vuoto, senza persone, bianco, mite, assolutamente imperfetto. Ecco come mi sento, un mondo vuoto, un universo senza stelle o pianeti, una casa spoglia. E non è solo dolore psichico, c’è pure il cuore che fa male, quel cuore ormai inesistente, quel cuore strappato via dal mio petto. Sono vuoto, devastato, sono il nulla. La porta del mio studio si apre e la testa di Ben fa capolino all’interno del mio studio. Dietro di lui riesco a vedere solamente una chioma che riconoscerei fra mille.
«Edward. Posso?» Annuisco pensando che la persona dietro di lui è quella che penso che sia. Infatti non appena Ben oltrepassa la soglia, il corpo di Bella avanza dietro di lui, è spaventata, delusa, ferita, ma è qui, ancora una volta è qui.
«Stamattina è arrivata Isabella chiedendomi se poteva riprendere ciò che aveva sospeso. Mi chiedevo se tu sei d’accordo…» Lo interrompo con un gesto veloce e annuisco.
«Si, certo.» Sussurro rincuorato. Ben annuisce e tutti e tre rimaniamo a guardarci negli occhi silenziosamente.
«Ben, puoi andare. Isabella, siediti pure, dovremmo parlare del programma che abbiamo eseguito quando non c’eri. » Lei alle mie parole sgrana gli occhi e scuote la testa in modo impercettibile, senza che Ben se ne accorge. Quest’ultimo annuisce e chiudendo la porta ci lascia soli.
«Edward…» Comincia bloccandosi subito quando mi prendo la testa tra le mani e comincio a scuoterla.
«Sei qui.» Sussurro alzandomi dalla sedia, intento ad abbracciarla forte, ma i suoi gesti, il suo indietreggiare spaventata mi blocca all’istante, facendomi sentire un verme, fuori posto, un estraneo.
«Sono qui. Ma sono per la mia carriera Edward.»
«Non ci credo. Ci sono miliardi di Ospedali. Ma tu sei qui. Sei venuta da me.» Mi avvicino lentamente a lei, che, spaventata indietreggia, facendomi ammutolire, la guardo per capire cosa c’è di diverso in lei, in noi.
«Edward. Ti prego.»
«Cosa?»
«Lavoriamo insieme, basta. Non ci sarà nulla da dividere se non il lavoro.» Sussurra con voce tremante, facendomi intendere che non ci crede un minimo nemmeno lei.
«Non ci credi nemmeno tu, Bella. Due persone che si amano non possono ignorarsi.» Sussurro, mentre lei mi ignora e afferra il suo camice. Passo le giornate a guardarla, da quel giorno. Ma nulla è riuscito a cambiare, migliorare a crescere. I suoi movimenti, la sua voce, sono quel motivo per cui ancora ho resistito, non sono impazzito. Mi ignora, sta cercando di annullare il suo amore per me, rendendosi conto della realtà che aleggia in noi dal primo giorno in cui abbiamo capito di amare l’altro, il nostro è un amore impossibile, a causa mia, ma è una verità che non riesco pienamente ad accettare, perché accettandola perderei la mia anima, una volta e per sempre, lei. Ho cercato di trovare delle alternative, delle possibilità, ma sono inesistenti, è come se la vita, arrivato a questo punto ha voluto punirmi per aver acconsentito a rovinarla con le mie mani anni fa. Caccio indietro le lacrime per l’ennesima volta, rendendomi conto che persona schifosa io sia. Porto il pugno chiuso sotto al mento e comincio a tremare, per la rabbia, per il dolore, per la consapevolezza di un amore perduto e la certezza di essere davvero un uomo distrutto. Sono già passate due settimane, ma nulla è successo, nulla è cambiato, se non il senso di colpa che rischia di sfondare il mio cuore e uscire prepotentemente dalla mia schiena. Con un tremore che non mi è mai appartenuto accarezzo il velluto dei miei pantaloni all’altezza della tasca sinistra, incrocio con gli occhi Bella e mi avvicino a lei. Entra nel mio studio ed io la seguo.
«Ascoltami solo un secondo.» Sussurro al suo orecchio facendola rabbrividire. Lei scuote la testa e si allontana.
«Non abbiamo nulla da dirci.»
«Ti prego Bella! Ascoltami!» Esclamo alzando involontariamente la voce di qualche ottava. Lei rimane in silenzio e mi guarda, tutto ad un tratto non trovo più le parole da dire, mentre guardo le sue lacrime che copiose rigano il suo viso, mentre leggo il suo sguardo pieno di malinconia lacerandomi il cuore, vorrei dire tante cose che non appena provo ad estraniare dalla mia mente scivolano al vento silenziose. Rimango in silenzio, come un codardo, come qualcuno che non riesce ad affrontare nulla, se non le cose futili.
«Non abbiamo nulla da dire ormai Edward.» Sussurra piangendo, spezzandomi il cuore, tagliuzzandolo in modo che non possa mai più tornare come una volta. Afferro la scatolina dalla tasca con mano tremante e gliela porgo. Lei non si avvicina, non la guarda, ignora me e tutto il resto.
«Il giorno che la comprai volevo dartela per chiederti di venire a vivere con me. Questo non è stato possibile, mi permettimi di darti quest’ultimo mio dono, ti prego. Anche se poi mi dimenticherai, anche se è del tutto inutile. Ho bisogno di saperlo con te, in modo che non appena saremo lontani, non appena tu andrai via da me definitivamente, hai qualcosa con te per pensarmi, per ricordarti di quell’amore impossibile, ma indissolubile, forte e vero. Sono un fallito Bella, credevo che con te sarei cambiato, ma le decisioni mi hanno portato a questo e non posso cambiarlo. Accettalo, come segno del mio amore per te che morirà con me.» Lei si avvicina tremante e lo afferra, facendomi sospirare rumorosamente. Lo apre e sorride impercettibilmente. Lo tira fuori, ammirando il bracciale d’oro bianco contornato da piccolissimi diamanti, un ciondolo grande a forma di stella con una frase incisa: A cosa servono le stelle? Per rendere magici i nostri momenti da umani innamorati.
Una lacrima scivola dal mio viso, a sincrono con la sua, e mai ci siamo appartenuti come in questo momento, appoggia delicatamente ma allo stesso tempo frettolosamente la scatolina con il bracciale all’interno sulla scrivania e si getta sulle mie braccia. Riprendo a respirare per davvero non appena le mie narici assaporano il suo odore. Le sua labbra in automatico si incollano con le mie interpretando un bacio pieno di nostalgia e amore. Le nostre lingue si intrecciano dando vita ad una danza piena di passione e tristezza allo stesso tempo, rivelandoci quanto nostri siamo, quanto ci apparteniamo, facendoci rendere conto che è questa la realtà.
«Perdonami, ti prego.» Sussurro.
«Ti amo.» Promette.
L’anima dell’una appartiene all’altro, non dandoci scelta, perché è questa la nostra destinazione, io tra le sue braccia  e non importa come e quando, è così. Le sue mani si sciolgono da quei ceppi invisibili e si affrettano a toccare i miei capelli, facendomi gemere sulla sua bocca, desiderandola come mai avevo fatto prima d’ora, ma non voglio affrettare le cose, non voglio fare l’ingordo per poi avere le braccia vuote dalla sua assenza, accarezzo il momento, sento quest’atmosfera colorata del nostro amore, la tocco, la ascolto, mi sento completo, un uomo appagato, ma il mio cuore smette di battere non appena realizzo che sono solo momenti, che questo non potrà esserci sempre.
«Dimmi che durerà per sempre.» Mormora sulle mia labbra affannata. Io rimango in silenzio godendo le sue labbra sulle mie, non sapendole dare una risposta concreta, degna di ciò che merita.
«Dimmelo Edward.» Mormora facendomi sentire sulle sue labbra il sapore salato delle sue lacrime.
«Non posso.»
«Ti prego.»
«Tanya mi darà il divorzio, ma solo se sarò io ad uccidere mio padre.»

 

 

 

«Ti prego. Farò qualsiasi altra cosa. Ma non farmi questo.» Sussurro seriamente guardando per la prima volta negli occhi mia moglie, freddi e ostinati contro di me.
«Oh oh, Edward Cullen! Non avrei mai immaginato vederti così distrutto, così volubile tra le mie mani.» Dice scoppiando a ridere malignamente. Si avvicina a me  con fare provocatorio, toccandomi la mente con la sua malignità e cattiveria, facendomi non solo temere un giudizio, ma qualsiasi altra cosa lei possa dire o fare. Proprio come il padre.
«Devi soffrire Edward, mi hai rovinata.» Dice con lo sguardo cupo. «Vuoi il divorzio? Mi sta bene, ma devi fare ciò che io voglio.»
«Siete stati voi a rovinarmi! Perché devi complicare tutto? Cristo! Dammi il divorzio, lo vuoi anche tu, è la cosa migliore per entrambi.» Sussurro, facendole abbassare per un attimo l’ascia di guerra, lo vedo dai suoi occhi, dalla smorfia che il suo viso ha appena assunto. Mi avvicino a lei, che mentre parlavo indietreggiava e sfioro la mia bocca con l’indice.
«Ragiona Tanya. Fallo per tuo fratello.»
«Cosa sai di mio fratello Edward?» Urla inorridita.
«Lo conosco meglio di quanto tu possa credere.»
«Tu menti! Mio fratello è partito anni fa.» Sussurro affievolendo il tono della voce.
«Posso fartelo incontrare se non mi credi.» Sussurro non pienamente sicuro delle mie parole.
«Portami da lui.» Dice. Acconsento, sicuro che lei non potrebbe mai fare del male al fratello, Jasper stesso lo ha detto, si amavano come me e Alice, come un semplice fratello e una semplice sorella. Per la prima volta, mi sento in sintonia con i suoi pensieri, non sa cosa le aspetta, non vuole accettare che gli manca, che forse potrebbe mettere la parola fine a tutto questo casino senza un senso logico. Metto in moto, passando prima da casa di Bella, rendendola partecipe, infischiandomene se all’interno dell’auto c’è mia moglie, non pensando di star dando la possibilità a Tanya di confrontarsi con Bella, la donna che è riuscita a salvarmi. Convincere Bella, credo che sia stata l’impresa più ardua che io abbia mai affrontato, ma ce l’ho fatta, contro ogni presupposto ci sono riuscito. Adesso stiamo affrontando tutti e tre, in silenzio, il traffico di Londra in assoluta tranquillità, come se stare tutti e tre sullo stesso abitacolo fosse una cosa alquanto naturale. Guardo Bella, sul sedile del passeggero, sotto pressione di Tanya che le ha ceduto il posto. È nervosa, ma abbastanza ragionevole, mi sorride e sospiro rincuorato. Arriviamo a casa di mia sorella ma non appena il mio dito tocca per la terza volta il campanello l’urlo disumano di mia sorella mi fa raggelare il sangue nelle vene. Poi silenzio, terrificante. Bella spaventata più di me, mi passa una forcina per capelli, cerco di forzare la serratura, tentativo vano. Jasper arriva sorpreso, non notando la sorella seduta sul sottoscala.
«Ciao.» Sussurra confuso.
«Apri la porta muoviti!» Esclamo piano, sperando che mia sorella fosse solo chiusa semplicemente in casa. Lui sgrana gli occhi, non appena la figura di Tanya si fa visibile ai suoi occhi. Lei scoppia a piangere e lui la guarda con disprezzo, per poi rivolgermi uno sguardo truce.
«Apri la porta Jasper!» Dice Bella iniziano a muovere nervosamente le mani. Jasper afferra la chiave e la porta si apre con molta facilità.
Un altro urlo di Alice mi fa arrestare di colpo, ma non posso starmene qui inerme, c’è qualcosa che non va.

«Eccovi qua!» Esclama con un sorriso falso Denali, mi avvicino alla sala e quello che vedo mi fa salire un conato di vomito che non riesco a trattenere.

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: RobiSmolderhalder