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Autore: AlexisWyatt    12/02/2008    5 recensioni
Può l'attrazione trasformarsi in amore? può essere possibile che due persone siano attratte l'una dall'altra solo per un pomeriggio passato insieme nello stesso scompartimento del Espresso di Hogwarts? [...]L’oro si confuse con l’oro. I loro occhi si mischiarono in un turbinio di emozioni, che nessuno dei due avrebbe mai ammesso di aver vissuto in quel momento. L’uno era attratto dall’altra. Ma entrambi si convinsero che i loro fossero sentimenti sbagliati, da nascondere. E poi, pensò Fred, Ron l’amava. [...]
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Hermione Granger
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Prologo…

Taking over me

That night and the twins

Non capiva perché se la prendeva tanto, infondo, da uno dei gemelli Weasley se lo doveva aspettare quel comportamento. Non doveva restarci male. Non aveva senso!

Si fermò lungo uno dei tanti corridoi del terzo piano. Attorno a lei era totalmente buio, i suoi occhi ormai si erano abituati all’oscurità, anche grazie ad un piccolo incantesimo per rendere le sagome delle cose visibili anche senza utilizzare l’usuale lumos. Quello era uno delle miriadi di incantesimi che conosceva sin da primo anno. Infatti appena le era giunta la lettera di invito a frequentare Hogwarts, Hermione aveva appreso che Diagon Alley si trovava a Londra, ed era corsa a visitarlo.

Era rientrata a casa con dieci libri che riusciva con fatica a sostenere. La madre era rimasta a bocca aperta davanti a quella scena, non aveva mai pensato che la figlia fosse così interessata al mondo magico, che lei, Jane Granger aveva rinnegato tanti anni prima.

Si era fermata. Rapita completamente dai ricordi. Iniziò Hogwarts cinque anni prima, incontro il famoso Harry Potter, e quell’impiastro di Ronald ( detto Ron) Weasley. Aveva incontrato anche Draco, Tiger, Goyle.

Tante persone, tante personalità diverse. Tante maschere, tanto dolore. Tutto provocato dalla medesima persona, Lord Voldemort. Un uomo tanto terribile, che i maghi e le streghe di tutta la Gran Bretagna, preferivano non nominare il suo nome. Colui-che-non-deve-essere-nominato così lo chiamavano, quando per qualche motivo, il discorso tornava su di lui.

Chissà come sarebbe finita quella battaglia, avrebbe vinto Harry o Voldemort?

Non lo sapeva, non poteva saperlo, perché lei non era in grado di vedere il futuro. No non lo era.

Le tornò in mente il sogno che aveva fatto su Fred, ricordò le sue mani intrise nel sangue. Era impossibile. Lei non era mai stata tagliata per la divinazione.

Cercò di cancellare il ricordo di quel bacio mancato, quel movimento che aveva cercato di portare a termine, ma che la vita gli aveva negato. Fred…

Non era una premonizione. Loro non sarebbero mai stati una coppia. Mai. Lui era troppo distante, e lei stessa non voleva farsi trascinare via da quel sentimento, non poteva. L’amore l’avrebbe resa debole, l’avrebbe resa più dolce. Nel bel mezzo di quella guerra non poteva lasciarsi andare. Avrebbe cancellato quel sentimento, come aveva fatto con quello che provava per suo padre, anni prima.

Riprese a camminare, in giro non v’era nessuno. Qualche quadro ogni tanto si girava verso di lei, domandandosi che ci facesse una ragazza in giro a quella tarda ora.

Non aveva portato con sé il mantello dell’invisibilità, se qualcuno fosse passato, l’avrebbe notata senz’altro. Ma quello era l’ultimo dei suoi problemi.

La paura che quel sogno fosse una premonizione si faceva sempre più strada dentro di lei, abbattendo tutte le sue convinzioni.

Si appoggiò al muro non riuscendo più a sostenersi da sola. Il respiro le si era fatto pesante. Perché gli stava dando tanta importanza a quel sogno. Non lo capiva. Perché?

Scivolò fino a ritrovarsi seduta sul freddo marmo dei pavimenti di Hogwarts. Richiamò le ginocchia a sé ed appoggiò la testa ad esse.

stupida, perché ci resti male?

Una lacrima le scese dagli occhi dorati, nel buio di quella notte brillò più di un diamante. Hermione se la asciugò con la manica del mantello.

Fred l’osservava nascosto dietro una colonna. Non riusciva a capire esattamente perché si era fermata in quel modo. Ma aveva distintamente visto quella lacrima scesa dal volto della ragazza.

Appena l’aveva scorta, il primo impulso era stato di correre e chiederle chi l’aveva fatta stare male e perché. Ma poi si era ricordato di Ron.

Fred non poteva avvicinare Hermione più del dovuto. Grazie a Dio, aveva avuto la brillante di idea di creare una pozione polisucco per assumere le sembianze di Ronald. Forse in quel modo Hermione si sarebbe avvicinata a suo fratello minore, e lui sarebbe stato felice.

Senza esitazione, inghiottì la pozione. Un forte dolore lo sorprese, facendolo inginocchiare. Non devo fare rumore, continuava a ripetersi mentalmente. Non poteva farsi scoprire da Hermione mentre si trasformava in suo fratello. La trasformazione si completò all’incirca due minuti dopo, Il dolore era stato atroce, ed aveva fatto violenza su se stesso per non rimettere. Odiava il gusto della pozione polisucco, odiava il dolore che provava ogni volta che la usava. Ma non poteva negare, che a volte, era necessaria.

Si toccò il viso con le mani, i suoi zigomi si erano addolciti. Si toccò il naso, aveva assunto una forma differente dall’originale. Si spettinò i capelli, erano più corti.

Era la copia perfetta di Ron.

Sorrise a sé stesso, e poi quel ranocchio si azzardava a dire che lui, Fred, non gli voleva bene? Gliene aveva sempre voluto. Ovviamente non come voleva bene a George, il gemello era insostituibile, ma Ron, era il minore. Proprio per questo l’aveva sempre protetto da lontano, non gli aveva mai staccato gli occhi di dosso. L’aveva sempre seguito, grazie alla Mappa del Malandrino, e da quando l’aveva data ad Harry, l’aveva sempre pedinato, a volte solo, a volte con il gemello.

Si schiarì la voce. Era ora di entrare in scena. L’avrebbe riconosciuto? Impossibile. Con quell’aspetto tutti l’avrebbero scambiato per il vero Ronald Weasley.

Uscì dal suo nascondiglio e le andò incontro, con un andatura sicura e rilassata. Quando le fu a meno di due passi di distanza, si abbassò e le accarezzò la testa.

Hermione alzò il volto arrossato verso lui. Era Ron. Spalancò gli occhi, cosa ci faceva Ron, lì?

Lo guardò negli occhi, aveva gli occhi ipnotici. Un oro diverso dall’usuale. Un’ombra differente, di sicurezza, forse. Sicurezza che non apparteneva a Ron.

Eppure l’aspetto era il suo, il taglio di capelli, la geometria del suo naso. Tutto era uguale, ma c’era anche qualcosa di diverso in lui, di nuovo, misterioso.

- Cosa è successo, Herm?- Herm? L’aveva chiamata Herm! Forse si era sbagliata, probabilmente la sua era stata un’impressione data dalla stanchezza e dagli occhi lucidi. Gli sorrise, era bello avere amici come lui. Che dimostravano davvero di interessarsi ai suoi stati d’animo. Prima di lui ed Harry non aveva mai avuto amici, probabilmente perché non se li era mai cercati. Non aveva avuto bisogno di nessuno, per dividere le sue emozioni, eccetto la madre.

- Nulla.- rispose con voce roca. Se la schiarì leggermente e gli sorrise. Lui ricambiò sorridendole a sua volta. Fred, poi, estrasse un fazzoletto bianco, dalla tasca interna della sua divisa. Con delicatezza lo passò intorno agli occhi della ragazza, per togliere i residui delle lacrime di diamante che aveva versato poco prima.

Hermione stette in silenzio a bearsi del tocco di colui che pensava essere Ron. Eppure, guardandolo nuovamente, continuava a credere che ci fosse qualcosa di totalmente differente in lui. Qualcosa che lei non riusciva a capire. L’immagine di Fred nella sua mente, poco a poco si eclissava, sostituita da quella di Ron.

- Va meglio?- le chiese Fred, sotto mentite spoglie di Ron. Hermione annuì. Fred l’aiutò a levarsi in piedi.

Hermione sarebbe volentieri tornata nel dormitorio femminile, per godersi quell’ora scarsa di sonno che poteva concedersi, prima di iniziare un nuovo giorno di lezioni.

Fred sembrò intuire i voleri della giovane Grifondoro, infatti, l’accompagnò in Sala comune.

Il tragitto si era svolto nel più totale silenzio, uno a fianco dell’altra. Con ostinazione, non si erano rivolti il minimo sguardo, per tutto il viaggio. Entrambi persi nei propri e segreti pensieri.

Arrivati dinnanzi al quadro della Signora Grassa, si fermarono. La donna corpulenta li guardò, squadrandoli dall’alto in basso.

- Cosa ci fate in giro a questa tarda ora, Fanciulli miei? – la sua voce risultò ovattata, come sempre, fermata ed addolcita dalla tela dell’antico quadro. Fred ed Hermione si guardarono, per cercare conferma di ciò che avrebbero detto da lì a poco. Fu Hermione, battendo Fred sul tempo, a pronunciare la parola d’ordine, per entrare nella tana dei Leoni.

- Godric si faceva Salazar – quell’originale parola d’ordine era stata concepita dalla mente perversa dei Gemelli Weasley. Chi altri avrebbe potuto pensare a qualcosa di più singolare? Nessuno. Soli i gemelli avevano tanta inventiva. Quando si parlava di scherzi o di sarcasmo, un esempio per tutti i Grifondoro erano Fred e George. Per quanto riguardava il sarcasmo però, probabilmente avrebbero avuto una dura competizione con Draco Malfoy. Era lui infatti il re indiscusso di quell’arte. L’arte in grado di smontare una persona. E, come tutti ad Hogwarts sapevano, ai gemelli il secondo posto non piaceva.

- Entrate.- ribatté la signora Grassa, aprendo loro la strada per l’entrata. A volte Hermione si soffermava a pensare a quanto fosse speciale Hogwarts. Dopo aver vissuto per undici anni come Babbana, aveva avuto bisogno di abituarsi a tutto ciò che rappresentava Hogwarts. Rappresentava un mondo completamente diverso, in cui ci si poteva perdere, se non se ne conoscevano i segreti. Un mondo dominato dalla Magia.

- Ci vediamo dopo a colazione allora.- la salutò Fred. Era stato bravo ad imitare quell’impiastro di suo fratello, anche se temeva che alcune sottigliezze del suo carattere, le aveva lasciate trasparire, involontariamente. Ma infondo che importava? Quello avrebbe agevolato ancora di più Ron.

- Si, ci vediamo a colazione.- assentì Hermione, voltandosi dall’altra parte ed iniziando a salire le scale verso il proprio dormitorio.

Fred sorrise. Fece per salire le scale, ma un dolore lancinante gli prese la testa e lo stomaco.

L’effetto della pozione Polisucco stava esaurendosi. Dannazione, si disse.

Ogni singolo muscolo del suo corpo si stava contraendo.

Lei non era ancora sparita, nascosta dalla rampa delle scale. Non poteva rivelare la sua vera natura in quel momento, doveva riuscire a nascondersi come meglio poteva. Con estrema fatica, salì i primi gradini della scala, cercò di arrivare il prima possibile nel punto in cui era convinto che lei non l’avrebbe notato. Doveva sbrigarsi, se non voleva ri-trasformarsi in se stesso di fronte a lei.

Girò la testa dolorante nella direzione in cui poco prima l’aveva vista. Non c’era nessuno.

Abbozzò un sorriso nel dolore. Si accasciò a terra, tenendosi lo stomaco, per paura che esplodesse da un momento all’altro. I suoi occhi si erano appannati, il dolore provato era troppo intenso.

Emise un lamento roco. Si era trasformato. Lacrime gli stavano attraversando il volto, dopo essere prepotentemente uscite dai suoi occhi. Odiava la Pozione Polisucco.

***

- Signor Frederick Weasley, dov’è il suo saggio?- eccola, lo sapeva che sarebbe successo. Odiava Ron. Lui e la sua lettera insulsa. La McGranitt, detta Vecchia Arpia di Grifondoro, stava aspettando con la bacchetta in mano la risposta di Fred.

Il ragazzo quel giorno era più pallido del solito, probabilmente perché non si era ancora ripreso dalla pozione polisucco. Per Fred infatti quel genere di pozioni erano controindicate. Glielo aveva detto il suo dottore personale Gregory Chaise. Gregory oltre che il suo dottore, era anche uno dei suoi migliori amici, aveva solo due anni più lui, e già era un medico molto famoso a San Mungo. Tutto grazie alla sua intelligenza.

- Io..- fece Fred con il cuore che batteva a mille, che si sarebbe inventato stavolta? Perché capitavano tutte a lui?

George si prese la testa tra le mani e sospirò, sapeva che sarebbe andata a finire in quel modo, proprio per quel motivo, aveva fatto una copia del suo compito, con qualche modifica. Se non pensava lui a Fred chi l’avrebbe fatto?

- Professoressa, - intervenne George. Fred lo guardò come fosse un Angelo sceso in terra per salvarlo dalla sua triste sorte. La donna guardò il gemello di Fred con altezzosità ed impazienza.

George vide lo sguardo di intensa speranza diffondersi negli occhi del fratello. Come poteva deludere un sguardo come quello?

- Ho io entrambi i compiti. – gli occhi di Fred scintillavano di gratitudine verso quella buon anima che era il suo adorato George.

Gli occhi della McGranitt non erano altrettanto gioiosi come quelli di Fred, al contrario, sembravano delusi. Ancora una volta i gemelli più popolari della scuola avevano scampato una punizione. Erano decisamente molto fortunati. Mi correggo. Fred era fortunato ad avere George al suo fianco.

Il resto della lezione procedette in modo abituale. E come d’abitudine, quelle due ore insieme alla McGranitt, a Fred e George sembrarono più lunghe dell’eternità. Era incredibile, che un essere umano fosse in grado di risultare tanto palloso. Eppure la McGranitt avrebbe potuto vincere il premio Nobel dei babbani, in quel campo.

Pochi minuti prima della fine della lezione, Angelina Johnson tirò il cappuccio del mantello di Fred, obbligandolo a voltarsi.

Il ragazzo eseguì quel movimento con malavoglia e con un espressione terribilmente annoiata marcata sul suo viso. Angelina non sembrò accorgersi di quel particolare, ed iniziò il discorso che si era imparata a memoria da ripetere una volta che l’avrebbe visto.

- Ciao Fred.- gli sorrise dolcemente. A Fred quel sorriso non fece né caldo né freddo, ne rimase del tutto indifferente.

- Angelina.- si limitò a risponderle con voce profonda.

- Io volevo sapere se questo sabato sei libero.- Il suo volto divenne porpora – e se vuoi uscire con me.-

L’espressione di Fred continuava ad essere indifferente. La proposta della Johnson non gli aveva provocato nessun tipo di sensazione, il vuoto più totale. Angelina aveva abbassato gli occhi, non riuscendo ad incontrare quelli ocra di lui.

Fred alzò un sopracciglio. Rivolse uno sguardo d’intesa con George, che rise sotto i baffi. Angelina non aveva scampo, le parole che Fred avrebbe pronunciato da lì a poco l’avrebbero distrutta.

Con dei gesti con le mani, George cercò di attirare l’attenzione di Lee, seduto due banchi dietro a loro.

Il ragazzo alzò gli occhi color ebano, e subito, un sorriso s’impossessò delle sue labbra. Aveva notato Fred girato a parlare con Angelina. Ghignò leggermente.

- Angelina, - la voce di Fred era incolore – sono occupato.- la liquidò con quelle semplici parole. Le voltò le spalle, lasciandola stordita a pensare a cosa esattamente significasse quel suo atteggiamento.

Lee non riuscì a trattenere una risata, alla vista degli occhi shockati della Johnson. George da suo canto non riusciva a non sorridere. Angelina era sempre stata una smorfiosa, convinta di piacere a tutta la scuola, e proprio per questo, dava per scontato che non esistessero ragazzi diversi da quelli che le facevano la corte.

Fred l’aveva smontata in meno di dieci secondi. Angelina aveva abbassato il volto sul tavolo di legno.

Probabilmente tremava, perché Alicia Spinnet si abbassò su di lei, chiedendole con voce preoccupata se stesse bene.

Fred e George si scambiarono un cinque con le mani, rispettivamente destra e sinistra. Lee da lontano non la smetteva, ancora, di ridacchiare.

- Dov’eri ieri sera? – domandò George al fratello – D’un tratto sei scomparso. – La McGranitt continuava a spiegare teorie elaborate da molti filosofi magici, su come i maghi potessero trasformarsi in Animagus, del tutto ignora che non tutti la stessero ascoltando.

Fred sussultò. Era stato con Hermione. Ovviamente non avrebbe mai ammesso a George di aver fatto quel che aveva fatto, aveva una reputazione da difendere!

- Ho fatto un giro.- rispose dopo un attimo che si concesse per riflettere. – Non avevo sonno.-

- Davvero?- la voce di George risuonava sarcastica. Fred inghiottì un groppo che gli si era fermato in gola. Suo fratello a volte lo spaventava per la sua arguzia.

- Sì.- il suo tono era poco convinto, non sfuggì a George.

- E questo tuo inusuale pallore? - gli toccò il viso con il palmo della mano. Fred provò irritazione verso il fratello. Odiava quel suo conoscerlo fino in fondo.

- Deve essere una conseguenza, - fece una pausa perché la McGranitt fulminò entrambi con gli occhi marroni – del fatto che non ho dormito. –

George lo guardò, chiedendosi se il gemello lo considerasse un beota. L’ultima volta che l’aveva visto talmente pallido, era stato quando, per scampare ad una punizione di Piton, aveva ingurgitato una pozione polisucco per assumere le sembianze di Blaise Zabini. In seguito a quella volta, aveva scoperto di essere allergico a quella sostanza. Eppure, si disse George, Fred non è così stupido da farsi del male da solo. Scartò pertanto l’ipotesi che il suo pallose fosse causato dalla Polisucco.

Gli passò una mano tra i capelli bronzei e lisci. La fermò sulla sua guancia destra. Lo guardò intensamente, per provare a scorgere nei suoi occhi le tracce di una qualche menzogna. Non vide nulla. Fred era un attore molto bravo, era questo il suo problema.

George sospirò ed allontanò la mano dal viso ricoperto di lentiggini di Fred. Se avesse voluto confidarsi con qualcuno, lui sarebbe stato sempre al suo fianco, pronto ad ascoltarlo.

- George Weasley.- lo chiamò la McGranitt con rabbia. – Mi citi almeno tre Animagus.- disse lapidaria. George venne sorpreso dal panico. Non aveva ascoltato una sola parola uscita dalla bocca della strega.

- Dunque…- si passò una mano tra i capelli e si grattò la cute.- James Potter, Sirius Black e lei! Minerva McGranitt! –.

Gli occhi della Professoressa mandavano scintille. Si mise a sbraitare contro George e lo mandò fuori dalla classe.

Il ragazzo, rassegnato si alzò, e fu accompagnato nell’uscire dalle risa dei suoi compagni ( soprattutto da quelle dei Serpeverde)

Una volta fuori inspirò profondamente, sperando che quell’anno finisse in fretta. Non ne poteva davvero più di quella scuola. Non che non gli piacesse, no, non era quello il problema. Era soprattutto il fatto che era stanco di studiare.

Passarono al massimo due minuti. Sentì la McGranitt urlare di nuovo. “Frederick Weasley, FUORI!” e come poteva non essere lui? Tutti sapevano, che dove andava George, andava anche Fred, ed il contrario. Nessuno in quella classe aveva avuto il dubbio che dopo poco che uno dei due fosse uscito, l’altro non l’avrebbe seguito.

Fred chiuse la porta dietro di sé. Sorrise radioso a George che ricambiò con espressione avvilita.

- potevi almeno restare dentro ad ascoltare, - gli aveva suggerito ( in ritardo ormai). Fred l’aveva guardato sbalordito.

- Pensi che fossi stato in grado di concentrarmi senza te accanto? –

- Sembra proprio di no.-

***

Ok, ammetto che questo capitolo è super-mega corto! :( ma sul serio, è un miracolo se l'ho postato..! sono stata incasinata da morire, quindi non sarà nemmeno il massimo! T_T

Doremi-chan : grazie, tesoro, almeno tu mi commenti sempre! ;)

  
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