EPILOGO
-Ehi, calmati! Non così veloce!-
esclamò Ville, protestando contro il fratello che guidava con troppa foga la
sedia a rotelle sulla quale era seduto –Finirai per ammazzarmi…- commentò
infine, quando Jesse rallentò e si fermò davanti alla panchina dove stavano
tutti gli altri, ridendo come un pazzo.
-Ah, non mi divertivo così da
quando ti eri rotto la gamba, Ville!- sghignazzò appoggiandosi con le braccia
alle maniglie della carrozzina –Dovresti farti male più
spesso.-
-Ecco, e poi dicono che tra
fratelli ci si deve volere bene…- disse il darkman. Migé e gli altri H.I.M si
misero a ridere davanti a quei battibecchi famigliari, ma tutti si rendevano
conto di quanto fossero fortunati a poter ancora ridere di certe cose con Ville.
Le ferite si erano cicatrizzate quasi completamente, anche se i capelli del
cantante erano ancora abbastanza corti e lasciavano intravedere i segni che
aveva in testa.
Poco più in là, Eljas e Olivia
facevano da baby sitter alla figlia di Burton, nello stesso posto dove, solo
pochi mesi prima, Ville aveva presentato il bambino all’amico. Tuttavia la
situazione, ora, era completamente diversa: Eljas e Ville avevano stretto un
ottimo rapporto e ormai si comportavano esattamente come un padre e un figlio
qualunque. Era passato quasi un anno da quando il cantante si era trovato fuori
dalla porta un ragazzino che gli rivelava di essere padre da ben undici anni,
ormai la cosa si era assodata.
Ville lanciò uno sguardo ai bambini
che giocavano allegri mentre si accendeva una sigaretta (a certe abitudini non
aveva ancora rinunciato, nonostante la convalescenza di parecchi
mesi).
-Seppo ha deciso che ormai è tempo
di riprendere il lavoro, ti sei riposato abbastanza.- gli comunicò Migé,
fregandogli una sigaretta dal pacchetto e accendendola a sua volta. Lo guardò
accigliato.
-Ricordatemi di cambiare manager
quando torniamo al lavoro.- disse, scatenando l’ilarità generale: capitava
spesso che Ville e Seppo avessero da ridire sulla quantità industriale di lavoro
che veniva loro richiesta, ma in fondo entrambi sapevano che la loro era
un’accoppiata vincente e che senza Seppo gli H.I.M non avrebbero raggiunto tanti
successi in tutti quegli anni. –No, gli devo molto per quello che ha fatto in
questi mesi, non posso rifiutarmi.-
-Eppure alla fine hai ceduto.-
obiettò Gas lanciandogli il giornale di quel giorno –E’ da giorni che non si
parla d’altro che di Eljas sui giornali! Non fanno tutto questo casino da quando
Tarja è stata buttata fuori dai Nightwish!-
Ville lanciò uno sguardo al
fratello che gli sorrise mite battendogli una mano sulla spalla –Ne ho parlato a
lungo con Eljas, prima di lasciar trapelare qualcosa.- rispose –Io non avrei
voluto, per rispettare le volontà di Alexandra, più che altro, ma Eljas ha
insistito perché io lo rendessi pubblico. Almeno adesso lo tormenteranno per un
po’ e poi lo lasceranno in pace. E’ stato un piacere per me rendere pubblico che
sono padre, volevo che tutti lo sapessero.-
-Ecco, un motivo in più per
attirare l’attenzione su di te! Non cambierai mai!- lo canzonò Burton suscitando
l’assenso generale della truppa himmica.
-Perché non glielo dici?- lo
sospinse Jesse.
Gli altri si guardarono l’un
l’altro senza capire –Dirci cosa?- domandò Linde.
Ville sbuffò fuori una nuvola di
fumo prima di rispondere, guardando ancora in direzione di Eljas che si
divertiva con le due bambine –Ho legalizzato il mio nome: adesso Valo è il mio
cognome ufficiale e da ieri anche Eljas si chiama così. D’ora in poi sarà Eljas
Valo e non più Eljas Rakohammas, o meglio, abbiamo entrambi il doppio cognome.-
comunicò con una punta di orgoglio che gli luccicava negli occhi, tornati di un
verde brillante e allegro.
Linde e Burton lo guardarono come
se fosse sceso da Marte. Il chitarrista scrollò appena i rasta per risvegliarsi
dal colpo –Wow… Non credevo che l’avresti fatto così presto, dopo tutti i tira e
molla che ci sono stati nei mesi scorsi. Ti davo meno fiducia, scusami.-
disse.
-Concordo.- asserì il
tastierista.
Jesse e Ville si scambiarono
un’altra partita di sguardi –Non torneremo più a quel periodo, ne sono sicuro.
Eljas è cambiato radicalmente nei miei confronti e io sono cambiato molto,
abbastanza per prendermi cura di lui come un padre serio, non credo mi
rinnegherà un’altra volta. E poi ci tenevo ad averlo riconosciuto
pienamente.-
-E quindi ora, Ville Hermanni Valo, sei ufficialmente papà. Come ci si
sente dopo anni di cazzate rimaste impunite?- gli domandò con solennità Migé,
facendo scoppiare tutti a ridere.
Il darkman alzò gli occhi brillanti
da terra e si accese un’altra sigaretta –Ti dirò… è come se mi avessero messo
nel corpo di un’altra persona. Credo tu sappia cosa intendo.- Migé annuì
arrossendo un po’ al ricordo del giorno in cui lui stesso aveva provato quella
sensazione –Ma non vorrei tornare indietro per nulla al
mondo.-
Eljas sollevò lo sguardo dalla più
piccola delle bambine, puntandolo contro la compagnia di adulti che parlava
allegramente. Incrociò quello di suo padre. Fu uno sguardo complice, di quelli
che solo un padre e un figlio possono scambiarsi, di quelli che sottintendono
moltissime cose senza dirne nessuna, che fanno sentire una carezza sulla pelle
senza bisogno di contatto fisico.
Era come se tra loro non ci fosse
mai stato quel muro di ghiaccio che aveva caratterizzato per mesi la loro
convivenza, adesso tra loro c’era solo trasparenza. Ma era realmente ghiaccio
quello che era scomparso? O era piuttosto del ghiaccio secco? Quella specie di
nebbia bianca e fumosa causata dall’anidride carbonica allo stato solido che
sublima a contatto con l’aria, la stessa che Ville e gli altri H.I.M avevano
spesso usato per i loro concerti. Già… una nebbia, piuttosto che ghiaccio,
qualcosa che li divideva, ma non perché loro fossero diversi e inconciliabili,
semplicemente perché la nebbia impediva loro di trovarsi. Entrambi erano andati
avanti a tentativi, come si fa in mezzo a un banco di nebbia che offusca la
vista, sbagliando spesso, qualche volta cadendo e qualche altra volta imboccando
la strada giusta. Alla fine la nebbia si era dissolta e loro si erano trovati
l’uno davanti all’altro, due immagini chiare come non mai.
E Ville riconosceva se stesso in
quello che vedeva, come Eljas si sentiva parte di colui che
guardava.
LA FINE