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Autore: Nisvlaia86    05/08/2013    1 recensioni
questo è un romanzo che ho finito di recente, ci ho messo circa un anno per scriverlo e a breve spero di pubblicarlo.Parla del mondo dei cavalli e dell'equitazione ma in particolare parla di una ragazza di 17 anni che dovrà affrontare molte scelte,e soprattutto,dovrà crescere psicologicamente per poter capire quale sia davvero la sua strada. Buona lettura ^_^
Questa storia e' interrotta.Non ho perso l'ispirazione ne la motivazione,anzi, il romanzo e' terminato da due anni e ora sta partecipando a un corso avanzato di scrittura creativa.Lo devo praticamente riscrivere per poi,forse,un giorno poterlo vendere. Ringrazio i lettori che hanno deciso di cavalcare insieme a Diana,e spero che,quando e come verra' pubblicato,lo acquisterete per vedere come va a finire la sua avventura :)
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sam non ha aspettato 24 ore. Nel giro neanche di un giorno è piombato nella mia camera e mi ha fatto vedere tutta la serie di esami che avrei dovuto fare. Ancora un po’ e non mi diceva che aveva già ricontattato l’ortopedico. Mi ha fatto vedere tutte le carte e il suo entusiasmo mi ha travolta. Non l’ho mai visto così,neanche quando ho cominciato a fare le gare di qualificazione. - E poi si tratterebbe di una sola settimana di fermo,poi riprenderai con la riabilitazione- mi guarda come un padre guarda orgoglioso il proprio figlioletto prodigio:- sono così contento che hai cambiato idea,Diana- esclama. Io gli sorrido. - È giusto così Sammy,l’equitazione è la mia vita,anche senza Vianus- lui annuisce e sistema le carte. - Domani comincerai con gli esami. Se va tutto bene tra due giorni ti porterò alla clinica del professore e dopo qualche giorno tornerai qua. Andrà tutto bene e tra un mesetto o due tornerai a montare- Sam sprizza gioia da tutti i pori,e la sua felicità è contagiosa. - Sì fratellone, andrà tutto bene. Senti perché non andiamo a farci un giro? È una bella giornata e sono stufa di stare sempre qua dentro- Sam mi sorride radioso. - Finalmente sei tornata a essere tu,sorellina. Qualche giorno fa non avresti mai fatto una proposta simile!- io sorrido e lascio che mi aiuti a mettermi su una sedia a rotelle per poi uscire all’aria aperta. Si sente che siamo in estate: pur essendo a 800m fa caldo e l’odore intenso dell’estate pervade tutto il mio corpo. Camminiamo un po’ godendoci la brezza della montagna. Sam si siede su una panchina e io mi metto in modo da guardarlo in faccia. Rimaniamo ancora un po’ in silenzio,poi Sam parte a raffica. - Ho lasciato Will e Veronika da Dean, appena potrai montare li farò tornare. Sai,ho dovuto vendere qualche cavallo dato che dovevo pagare le spese delle tue cure e soprattutto la seconda operazione- lo guardo sbalordita. Lui scuote le spalle in tono di scusa:- è un’operazione sperimentale, l’assicurazione non passava i fondi- - Chi hai venduto?- solo i miei cavalli possono coprire una spesa medica come questa che dovrò affrontare. Infatti Sam distoglie un attimo lo sguardo, poi con un’aria di scusa dice:- Ho dovuto vendere qualche cavallo della scuola in buone condizioni,per fortuna la tua fama e la fama della scuderia ha portato ad avere parecchi clienti interessati. Ma comunque non bastava, così, ho .. dovuto vendere…Huit- lo guardo spalancando gli occhi. Lui pare farsi piccolo. - Lo ricompreremo, non ti preoccupare,quando starai meglio- distolgo lo sguardo rivolta ai monti lontani. Huit et Demi. Uno dei miei cavalli migliori. L’ho comprato 2 anni fa, lo davano per spacciato. È un selle francaise di 15 anni, un ottimo saltatore,un perfetto cavallo da completo, rovinato da tre anni di ippodromo. Ci ho messo parecchio a cercare di capirlo e a farlo diventare un buon saltatore. Son dovuta partire dalle categorie più basse perché era bruciato in testa,ho avuto un sacco di delusioni da lui ma alla fine si è rivelato il campione che prometteva di essere. Forse sarebbe stato un buon sostituto di Vianus. E invece Sam l’ha venduto. Non posso biasimarlo ne accusarlo però: doveva farlo e fra tutti ha puntato sul migliore. Ha fatto bene, l’ha fatto per me. Torno a guardarlo. - Hai fatto bene fratellone-gli sorrido:- di tutti quelli che abbiamo lui era quello che ci avrebbe portato più guadagno. Spero solo sia andato a stare bene e che un giorno lo veda di nuovo in gare internazionali- Sam mi sorride. - Mi sono preoccupato di farlo andare in un posto dove sarebbe stato amato e coccolato come avresti fatto tu. Forse non arriverà ai livelli che era prima perché non è più giovanissimo,ma son sicuro che starà bene- sorrido sollevata. Sam riprende a parlare di tutti i progetti che ha in piano per me e la scuderia. È un fiume in piena,quasi non riesco a rispondergli. Sembra un ragazzino alle soglie del successo che è pieno di bei sogni e tanti buoni propositi. Io lo ascolto e annuisco e scruto le montagne ricoperte di neve. Presto tornerò in quel mondo, e non mi stupisco a sentire che ne ho una grandissima voglia. Vianus lo vorrebbe. Mentre ci penso mi sembra quasi di vederlo galoppare libero. Vedo il suo possente corpo bianco con piccole zone grigie sul muso che disegna una scia sul verde. La sua criniera e la sua coda al vento, i riflessi biondi che risplendono alla luce del sole. Mi viene un momento di nostalgia e tristezza. Sam se ne accorge. - Tutto bene sorellina?- annuisco cercando di mandare indietro le lacrime. - Sì, solo, un po’ di nostalgia- mio fratello annuisce senza dire nulla. Si alza e dice: - È ora di rientrare,devo tornare a casa- annuisco e mi lascio trasportare nella mia camera. Questo è il momento per chiedere a mio fratello quello che ho da chiedergli dall’ultima volta che ho parlato con Carolyn: - Sammy- esclamo. - Dimmi- risponde lui. Mi mordo il labbro cercando di racimolare le idee. - Carolyn tempo fa mi chiese se io sapessi il vero motivo per cui tu hai voluto mettermi in sella a 4 anni. Io le ho detto che non lo sapevo,o che supponevo di saperlo. Io credevo che fosse per far vedere a mamma e papà che eri in grado di cavartela da solo anche senza di loro. Ma Carolyn mi ha detto che non è solo per questo- Sam si ferma. - Come fai a sapere di mamma e papà?- mi rendo conto solo adesso che lui non mi ha mai parlato di loro ne io gli ho mai parlato del sogno che ho fatto quando ero in coma. - Io … beh mentre ero in coma ho fatto un sogno,che non era proprio un sogno ma … un ricordo, molto molto sbiadito. Non son riuscita a vederli bene in faccia ma son sicura che erano i nostri genitori quando ci hanno abbandonati,e da allora ho capito perché io non li avessi mai conosciuti- Sam si porta davanti a me e mi guarda con espressione molto grave. - In tutti questi anni non ho mai saputo come affrontare l’argomento. Tu non hai mai fatto domande a riguardo e io non ho mai voluto dirti niente,neanche una palla,del perché tu fossi l’unica fra i tuoi amici a non avere una madre che ti preparava da mangiare al tuo ritorno da scuola o un padre che ti aiutava a fare i compiti. Quindi ho lasciato che accettassi il fatto che esistessimo solo noi due,e basta. In ogni caso io e te abbiamo avuto dei genitori,certo, se no non potremmo esistere. - Quando tu sei nata io avevo 15 anni. Ero un giovanotto senza voglia di studiare ma con una spiccata passione per i cavalli,proprio come nostro nonno, Gerald Crofford- impallidisco. Gerald Crofford? QUEL Gerald Crofford? Il più grande allevatore di cavalli degli ultimi 40 anni? Quello morto circa vent’anni fa in un rogo? Sam annuisce come a leggermi nella mente. - Esattamente Diana: Gerald Crofford, l’allevatore di cavalli da salto. L’allevatore che ha portato alla luce grandissimi campioni come Elisa delle Melodie, Jumping Jack,Cocteau e tantissimi altri. Nostro nonno,Diana,era un genio. Aveva più intuito lui di cavalli che chiunque altro. Appena gli nasceva un puledro aveva già mille richieste. Aveva un genio spiccato per la genetica e i suoi incroci risultavano sempre vincenti, per non parlare poi di come allevava e allenava i suoi cavalli. Non c’era mese o anno che non avesse il boom di richieste e incassi- - Non c’è bisogno che mi racconti chi fosse- esclamo sbalordita:- lo so benissimo. Ho letto molto di lui e dei suoi cavalli,sbaglio o anche Noram delle Melodie,il campione olimpico dell’82 viene dal suo allevamento?- Sam annuisce. - Esattamente. Era il padre di nostro padre. Gerald aveva provato a far entrare anche suo figlio nel mondo dell’equitazione,ma senza successo. Essendo il suo unico discendente dopo la morte di sua moglie, Susan Grimmer, il suo lavoro non aveva eredi. Se non fosse che vent’anni dopo nostro nonno ebbe una figlia da una relazione clandestina con una sua allieva. La bambina si chiamava Diana Sunshine- spalanco gli occhi. DIANA SUNSHINE? La prima donna a vincere i Mondiali di equitazione e che arrivò terza alle Olimpiadi. Morta in un incidente 15 anni fa. - Mi stai dicendo che Diana Sunshine … era nostra cugina?- Sam annuisce con poca convinzione. - Esattamente. Nostro nonno ripose in lei tutti i suoi sogni e le sue aspettative. E infatti solo così potè vedere il suo sogno andare avanti. Quando poi nacqui io e fu quasi subito evidente che avevo una gran voglia di ricalcare i passi di mio nonno,i nostri genitori non furono molto d’accordo. Anche perché volevano che io diventassi o avvocato come papà o ricercatore come la mamma, ma io passavo molto più tempo in scuderia ad allenarmi che a casa a studiare. E questo li fece montare su tutte le furie. Quando poi,per cause sconosciute, la scuderia bruciò e nostro nonno morì per salvare tutti i cavalli, i miei genitori mi proibirono categoricamente di avere a che fare coi cavalli. Senza riuscirci,ovviamente. Visto che Diana stimolò la mia passione e insieme cercammo di rimettere in piedi la scuderia di nostro nonno. Io non avevo molto talento nelle competizioni,ma i cavalli li preparavo molto bene. Mentre invece Diana continuava la sua gloriosa carriera. - Quando poi rimase in cinta dovette fermarsi, ma continuò ad aiutarmi nel normale andamento della scuderia. Nonostante la morte del nonno, gli affari andavano a gonfie vele,e io mi rendevo conto che quella era la mia strada. I nostri genitori non erano contenti ma ero minorenne e non potevano neanche tagliarmi i fondi. E poi a scuola andavo bene, ma avevo ben capito che quella non era la mia strada. Diana partorì e io l’aiutai ad allevare una bellissima bambina:Dorothy. Due anni dopo,purtroppo Diana ebbe l’incidente e morì. La bambina rimase a me. Avevo 17 anni. Mamma e papà volevano che io la lasciassi ma io mi rifiutai categoricamente: come il nonno,volevo che il sogno andasse avanti. E avevo un’altra erede pronta fra le mie braccia. Fu allora che mamma e papà decisero che era troppo: ormai ero quasi maggiorenne ed ero perfettamente in grado di vivere da solo. E visto che ne avevo tanta voglia,avrei allevato la piccola da solo. Così partirono per l’Italia e non li rividi mai più. E così continuai il mio sogno. Con un frugoletto tra le braccia. Un frugoletto che appena vedeva un cavallo pur non sapendo camminare gli correva incontro .. – Sam mi guarda. Io mi sento confusa. Ma in tutto questo,io dove sono? Si parla di una certa Dorothy ma di me? E poi …. La realtà mi si para davanti. Spalanco gli occhi allibita. Sam mi guarda e annuisce. - Io e te non siamo fratelli diretti,Diana. Siamo cugini. Ho voluto ridarti il nome di tua madre. Tu sei la figlia di Diana Sunshine-
  
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