Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Rey_    05/08/2013    8 recensioni
«Di cosa hai paura, Eileen?» le sussurrò tra i capelli, aprendo gli occhi e sentendola irrigidirsi tra le sue braccia.

«Ho paura delle persone» soffiò infine, il respiro caldo sul collo di Niall che lo fece tremare.
Solo in quel momento Niall si rese conto di quanto realmente fossero vicini, di come sarebbe bastato chinare il viso per perdersi in quel paio di occhi verdi che lo confondevano, di come avrebbe potuto posare un dito sotto al suo mento per alzarle il viso quel tanto per poterla baciare. Ma ovviamente non fece niente di tutto questo, non aveva abbastanza coraggio per sfidare la sorte in quel modo così sfacciato.
Così si limitò a ripetere «Delle persone?» con tono interrogativo, facendole intendere di doversi spiegare meglio.
«Si»
Niall si sforzò di deglutire, le carezzò delicatamente la guancia ,sfiorando la sua pelle accaldata e morbida, e la fissò dritto negli occhi.
Azzurro contro verde.
Stomaco chiuso e mente vuota.
«Anche io ti faccio paura?».
Quella domanda la spiazzò. Niall la vide deglutire con difficoltà e mordersi il labbro inferiore, indecisa.
«No, tu no» disse infine, abbassando lo sguardo e sorridendo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A








5. Pool, abs and smiles.

 



 
«Allora, qui c’è la colazione per Niall, sta ancora dormendo, quindi cerca di tenere buono Dylan almeno per un’altra ora» si raccomandò Denise, farneticando e muovendosi velocemente per la cucina. Eileen era arrivata da si e no due minuti e a quanto sembrava Denise la stava aspettando sulla porta perché era già in ritardo per il lavoro. Nonostante questo ci teneva a darle le solite ultime raccomandazioni, probabilmente per non fare brutta figura con il suo nuovo ospite.
Con un po’ di disappunto Eileen cominciò a chiedersi se adesso che era arrivato si sarebbe dovuta occupare anche di lui oltre che del ragazzino. Non che fosse schifata all’idea di passare del tempo con lui, a Eileen piaceva conoscere gente nuova, ma sentiva come se lui fosse un intruso arrivato a rovinare i suoi piani per il futuro.
Anzi, era sorpresa del fatto che Denise ancora non le avesse annunciato che non avevano più bisogno di una baby sitter, ora che c’è lo zio a prendersi cura di Dylan. Tanto sapeva che prima o poi sarebbe successo e lei si sarebbe ritrovata senza niente da fare per racimolare quei pochi soldi che le servivano per andarsene da quel posto.
Le bastava poco, solo lo stretto indispensabile per partire e stare bene qualche tempo, poi avrebbe trovato un lavoro ovunque sarebbe andata e sarebbe vissuta bene solo con le sue forze, come d’altronde aveva fatto fino a quel momento.
«Ah, poi dì a Niall che se vuole farsi un bagno in piscina o, che so, chiamare qualche amico, può fare come vuole, okay?» chiese ancora, con un piede già fuori di casa. Eileen si bloccò e annuì meccanicamente, mentre Denise sospirava, già esausta di prima mattina, e le lanciava un sorriso.
«Tornerò per pranzo, cucinerò qualcosa e poi tornerò al lavoro» le disse infine, per poi lanciare un bacio a Dylan, che la salutava con la manina, mentre l’altra era stretta in quella di Eileen.
«Vado, cercate di sopravvivere senza di me» esclamò ridacchiando e facendo loro un occhiolino, prima di chiudersi la porta alle spalle e lasciar calare il silenzio in casa.
Eileen e Dylan si guardarono per qualche secondo, poi lui le fece un gran sorriso, le lasciò la mano e a passo traballante si avviò verso le scale.
Eileen roteò gli occhi al cielo: ovviamente, il bambino non aveva nessuna intenzione di renderle le cose facili.
Già si sentiva in imbarazzo al pensiero che un ragazzo, per di più super star in fuga dall’orda di fan e paparazzi, stesse dormendo al piano di sopra e che presto si sarebbe svegliato, costringendola a ritrovarsi faccia a faccia con il suo problema; ci si doveva mettere anche Dylan che a quanto sembrava non aveva nessuna intenzione di ascoltare le raccomandazioni che Denise aveva appena fatto loro e che anche lui aveva sentito.
«Ehi, dove vai? Vieni qui» scattò Eileen, afferrando Dylan con per un braccio e facendolo girare sul posto. Lo guardò dritto in quegli occhi azzurri trasparenti e scosse la testa.
«Hai sentito la mamma, zio sta ancora dormendo». Dylan si imbronciò e sbatté i piedi per terra.
«Ma io voglio giocare con lui!»
«Lo so, aspetta un pochino che si sveglia, poi potrai giocarci tutto il giorno» tentò di calmarlo, sorridendogli dolcemente. Dylan però la guardò male e tentò di sfuggirle.
«Io voglio giocare!» quasi urlò ed Eileen si trovò a sospirare esasperata. Di certo quella giornata non stava iniziando nel migliore dei modi.
«Dylan, ascoltami» richiamò la sua attenzione, accucciandosi davanti a lui e guardandolo seriamente, come se davvero potesse fare un discorso che sarebbe stato recepito e ascoltato, quasi dimenticandosi che aveva a che fare con un bambino di tre anni e non con un normale adulto.
Il piccolo la guardò, sporgendo il labbro inferiore e smettendo per un attimo di dimenarsi.
«Lo zio in questo momento sta dormendo, è stanco, ci ha messo tanto per arrivare qui. Se tu vai a svegliarlo, lui si arrabbierà e non giocherà più con te» mormorò, carezzandogli la guancia, «Aspetta che si svegli da solo, solo un altro po’, nel frattempo puoi giocare con me» gli propose, mettendo su uno dei suoi più entusiasti sorrisi.
Dylan sembrò pensarci, piegando un po’ la testa di lato e guardando Eileen negli occhi, per poi lanciare uno sguardo sfuggente alle scale e stringersi nelle spalle.
Eileen sospirò di sollievo quando lo vide arrendersi e tornarsene in salotto, dove aveva abbandonato le sue macchinine sul morbido tappeto.
Lo seguì, scuotendo la testa e complimentandosi per essere riuscita a salvare la situazione: erano solo le nove del mattino e già era riuscita a fare qualcosa di buono.
Forse quella giornata non sarebbe andata troppo male.
Forse, perché proprio quando formulò quel pensiero, dei passi strascicati la fecero voltare di scatto verso le scale, nello stesso momento in cui Dylan schizzava in piedi e si precipitava a dare il buongiorno a suo zio, che si stava passando una mano tra i capelli scompigliati, gli occhi ancora mezzi chiusi e solo i pantaloni della tuta che gli cadevano sui fianchi in un modo che fece inaspettatamente arrossire Eileen.
«Zio sei sveglio!» urlò Dylan, buttandosi tra le sue braccia. Eileen chiuse gli occhi, immaginando che Niall fosse troppo assonnato per recepire il fatto che suo nipote stesse praticamente volando verso di lui, non voleva assolutamente vedere lo schianto del piccolo sulle scale. Ma quando sentì la sua risata, insieme ad un grugnito del ragazzo, tirò un sospiro di sollievo e riaprì gli occhi, scoprendo quelli assurdamente chiari di Niall a fissarla, con una smorfia curiosa sulle labbra.
«Non ancora del tutto sveglio, ragazzino» borbottò Niall, un cipiglio infastidito sul volto, posando a terra il bambino e sforzandosi di rilassare l’espressione.
Eileen lo guardò alzando le sopracciglia, constatando che non fosse poi così felice di essere lì quella mattina, o più probabilmente non era un tipo mattiniero e gli ci voleva del tempo prima di svegliarsi del tutto e far affiorare quel sorriso che aveva colpito subito Eileen al primo sguardo.
Il bambino nel frattempo era rimasto in silenzio, leggermente imbronciato, mentre Niall si avviava verso la cucina con passo pesante.
«Adesso giochiamo!» esclamò poi Dylan, per niente scoraggiato dall’evidente nervosismo dello zio, che alzò gli occhi al cielo.
«No, adesso mangiamo!» ribatté velocemente Niall alla proposta del bambino, per poi guardare Eileen e fare un piccolo cenno del capo.
«Ciao» le disse, improvvisamente più tranquillo. Eileen sentì il respiro bloccarsi in gola ed evitò accuratamente di guardare al di sotto del mento di Niall, anche se non fu così difficile, perché i loro occhi erano praticamente incatenati.
«B-buongiorno» balbettò, arrossendo e chiudendo gli occhi stizzita una volta che Niall entrò in cucina, dandosi mentalmente dall’idiota.
Insomma, aveva visto altri ragazzi nudi, due per la precisione, e quando andava al mare aveva una vasta scelta di ragazzi in costume da poter guardare.
Forse il suo imbarazzo era dovuto al fatto che era stata una cosa improvvisa, quella di ritrovarsi un ragazzo senza maglia davanti, o forse perché i suoi occhi erano saettati veloci su quel corpo leggermente muscoloso, facendo accelerare i battiti del suo cuore e facendole capire che c’era qualcosa che non andava dentro di se.
Dylan trotterellò leggermente imbronciato dietro a suo zio e Eileen, imponendosi di darsi un contegno e di non avere strani pensieri, decise di seguirlo.
Niall era fermo in mezzo alla stanza e si grattava la nuca confuso, guardandosi intorno con aria spaesata, allora Eileen sospirò e si avvicinò al bancone accanto ai fornelli, dove Denise aveva lasciato la colazione per lui. Niall si accorse di lei e la seguì con lo sguardo in silenzio, facendola inspiegabilmente arrossire e sentire goffa come non era mai stata.
Sforzandosi di incrociare il suo sguardo senza avere strani cedimenti, gli indicò il piatto pieno di frittelle.
«Denise ti ha lasciato la colazione» gli disse, schiarendosi la gola, «E ha detto che se vuoi farti il bagno o…insomma, usare la piscina o qualsiasi altra cosa, puoi fare come se fossi a casa tua». Perché diavolo doveva sentirsi così impacciata a riportare semplicemente le parole di Denise?
Il caldo le stava facendo male, quello era sicuro. O più probabilmente il poco riposo di quella notte, dovuto al tardo rientro rumoroso di Mark che l’aveva svegliata impedendole di riprendere sonno per tutto il resto della notte, le stava impedendo di pensare lucidamente.
Deglutì, lo sguardo fisso di Niall che la metteva in soggezione, poi il ragazzo annuì distrattamente e si avvicinò a lei, per prendere il piatto sul bancone. Nel farlo, le loro braccia si sfiorarono e Eileen poté chiaramente sentire uno strano brivido risalirle la schiena, prima che Dylan interrompesse quel silenzio richiamandola nell’altra stanza, capendo probabilmente che lo zio non gli avrebbe dato retta almeno finché non si fosse svegliato del tutto.
Lanciando un ultimo sguardo a Niall, che ormai sembrava perso nel mondo del cibo, tornò da Dylan, accontentando la solita richiesta di giocare con le macchinine e chiedendosi mentalmente come avrebbe dovuto comportarsi con il ragazzo nell’altra stanza.
Non si era mai sentita così goffa e imbarazzata, forse perché nessun ragazzo della sua scuola era così carino e con nessuno di loro si era mai trovata a stretto contatto. A parte Riley e i due ragazzi che aveva avuto, che poi erano stati tutti e due durante l’estate e quindi conosciuti fuori dall’ambiente scolastico, Eileen non aveva avuto nessun’altra relazione con persone del sesso maschile, nessun tipo di rapporto, né di amicizia o altro.
Niall semplicemente la innervosiva, perché la metteva in difficoltà e perché lo conosceva da solamente un giorno e dentro di se già si stava facendo mille problemi, dandogli tutta l’attenzione che sicuramente lui pretendeva ma che non meritava. Non almeno da parte sua: lei era lì solo ed esclusivamente per Dylan, avrebbe dovuto ignorare tutte le altre cose, incluso Niall e quello che faceva in giro per casa.
Proprio in quel momento, come se lui stesse ascoltando i suoi pensieri e volesse farle capire che sarebbe stato impossibile ignorarlo, Niall tornò in salotto con uno splendido sorriso, stordendola leggermente.
Solo fino a cinque minuti prima era imbronciato e stranamente irritabile, in quel momento sorrideva soddisfatto e i suoi occhi sembravano brillare di felicità.
Possibile che solo una semplice colazione era capace di fargli quell’effetto?
«Ehm, io vado a buttarmi in piscina» annunciò, passandosi una mano tra i capelli perfettamente biondi e fissando spudoratamente Eileen, che si limitò ad annuire, prima di voltarsi nuovamente verso Dylan che stava bellamente ignorando lo zio, continuando a giocare.
Probabilmente era offeso dal suo comportamento ma Eileen lo conosceva abbastanza per sapere che non gli avrebbe tenuto il muso a lungo, era un bambino abbastanza solare e gli bastava un niente per dimenticare qualsiasi cosa l’avesse turbato.
Per questo, quando Niall scese di nuovo dalla sua camera, con solo il costume da bagno indosso e un asciugamano in spalla, e uscì dalla porta a vetri sul retro, Eileen avrebbe dovuto immaginarsi che Dylan gli sarebbe corso dietro. Ma forse troppo distratta dalla vista del ragazzo che si immergeva nell’acqua trasparente della piscina nel giardino sul retro, non si accorse che il bambino, fino a due secondi prima seduto accanto a lei, in quel momento stava correndo verso la porta lasciata aperta.
Riscuotendosi dal suo stato di momentaneo standby, si affrettò a corrergli dietro, ma ormai era troppo tardi.
Dylan, con un gran sorriso e urlando «Zio, prendimi!» attirando l’attenzione del ragazzo che stava proprio in quel momento riemergendo dall’acqua, si tuffò in piscina sprofondando giù. Eileen si bloccò nel bel mezzo della sua corsa, serrando gli occhi e pregando chiunque ci fosse lassù che non fosse successo veramente.
«Dylan accidenti!» grugnì Niall. Eileen aprì gli occhi e respirò di nuovo, vedendo il ragazzo afferrare Dylan e tirarlo fuori dall’acqua, mentre questo rideva e batteva le mani, tossicchiando leggermente probabilmente per aver ingoiato un po’ d’acqua. Eileen sentiva il cuore rimbombarle nelle orecchie e ci posò una mano sopra, ringraziando che non le si fosse fermato completamente dall’orribile spavento.
«Ancora! Ancora!» sghignazzò il bambino, mentre Niall, spazzando via l’espressione spaventata si lasciava andare ad un mezzo sorriso, trascinandolo sul bordo della piscina e mettendolo in piedi, di nuovo a terra. Eileen lo raggiunse immediatamente e si chinò davanti a lui, guardandolo duramente.
«Dio, che spavento» mugugnò, tastando il bambino e accertandosi che fosse ancora intero, sano e salvo accanto a lei.
«Dylan, non farlo mai più!» lo sgridò, ignorando completamente il fatto che Niall stesse uscendo dalla piscina facendo leva sulle sue braccia e issandosi proprio accanto a loro, a una distanza minima per cui Eileen potesse mantenere il respiro regolare.
Il bambino smise all’istante di ridere e la guardò non capendo bene, allora intervenne Niall, che gli lanciò lo stesso sguardo di ammonimento.
«Si, Dylan, non si fa cosi. Se vuoi farti il bagno devi dirlo a Eileen. Non puoi buttarti in piscina così, è pericoloso» proclamò con voce seria. Eileen sussultò a sentirlo pronunciare il suo nome e si voltò verso di lui, facendo il più grande sbaglio che potesse fare.
Il respirò le si bloccò e stava per strozzarsi con la sua saliva, mentre osservava una gocciolina d’acqua cadere dai suoi capelli, scivolare sulla sua guancia fino al mento e poi spiccare il volo in caduta libera fino ad atterrare sul suo petto pallido e scolpito.
Si sforzò di deglutire, imponendosi di lasciare la gocciolina alla sua sorte, limitandosi a immaginare il continuo del suo percorso, per evitare di avere pensieri improponibili, almeno non con gli occhi di Niall puntati addosso.
«Ma io…» provò a protestare il bambino, per poi incrociare stizzito le braccia al petto e far la linguaccia a tutti e due. Niall si lasciò scappare un sorriso e Eileen sospirò, tirandosi su e scompigliando i capelli al bambino, per poi guardare verso di Niall, che stava scuotendo la testa divertito.
«E’ tutto suo zio» commentò, strizzandogli una guancia e facendolo dimenare. Eileen si morse il labbro inferiore per evitare di sorridere, poi Niall la guardò, e lei non riuscì più a trattenersi.
«Forse è meglio asciugarlo e cambiarlo, prima che torni Denise e lo trovi in queste condizioni. Andrebbe su tutte le furie» mormorò Niall, lo sguardo rilassato e gli occhi azzurri puntati in quelli verdi di Eileen.
«Hai ragione» bisbigliò Eileen, prendendo Dylan per mano e trascinandolo dentro.
«Andiamo piccola peste» mugugnò, mentre lui borbottava sbattendo i piedi però seguendola, Eileen sperava perché si fosse reso conto di quello che aveva fatto, ma probabilmente era perché con i vestiti bagnati sentiva freddo.
Prima di rientrare in casa, però, Eileen non poté fare a meno di lanciare un’occhiata a Niall, che si stava tuffando in acqua, con un arco perfetto e facendo pochi schizzi. Eileen perse un battito a vedere i suoi muscoli tesi e quelle goccioline d’acqua che gli scivolavano sul corpo.
Ma Dylan, fortunatamente, la riscosse dai suoi pensieri, chiamandola con un lamento e stringendosi le braccia al petto, tremando di freddo.
Tornando in se e riacquistando la sua natura matura, responsabile e per niente distratta da ragazzi bellissimi in costume da bagno, tornò in casa e si affrettò a sistemare Dylan prima che gli prendesse un brutto raffreddore.
 
 
 
 
Dopo il pranzo cucinato da un’indaffarata Denise che fece appena in tempo a sedersi cinque minuti prima di schizzare in piedi e correre di nuovo al lavoro, Eileen prese un ciondolante Dylan in braccio e lo portò in salone, sedendosi sul divano assieme a lui.
Un po’ titubante e chiudendosi nel silenzio imbarazzato che era totalmente sparito nell’arco di tempo in cui era stata presente Denise, Niall li seguì e si accomodò sul loro stesso divano, tenendosi però a debita distanza.
Eileen fece stendere Dylan accanto a lei, con la testa sul suo grembo, prendendo a carezzargli i capelli biondi, sentendolo sospirare e rilassare i muscoli. Dopo neanche cinque minuti vide le palpebre di Dylan tremare e chiudersi lentamente. Sorrise, senza smettere di carezzargli i capelli e, sentendosi osservata, alzò gli occhi incrociando quelli di Niall, incredibilmente azzurri e destabilizzanti.
Il ragazzo le fece un piccolo sorriso, che lei faticò a ricambiare, poi indicò il bambino che ormai si stava inoltrando nel mondo dei sogni.
«Sei brava a farlo addormentare, si rilassa facilmente tra le tue braccia» sussurrò Niall, indicandolo e sorridendo ancora. Eileen sussultò leggermente sentendo il cuore accelerare, sperando che nel silenzio della casa interrotto solo dai loro sospiri non si sentisse facendola sprofondare nell’imbarazzo più completo.
Deglutendo a fatica, si strinse nelle spalle e guardò Dylan; tutto, pur di perdere il contatto con quegli occhi che le facevano provare quella fastidiosa sensazione allo stomaco.
«Ho solo capito che lo rilassa quando gli accarezzo i capelli» mormorò in risposta. Lo sentì sospirare amaramente e spostarsi sul divano, allora fu costretta a guardarlo, notando l’espressione frustrata che stonava completamente sul suo viso.
«Non si è mai addormentato con me, a dir la verità non mi ha lasciato mai avvicinare così tanto a lui. Non dà confidenza a chiunque e, dato il fatto che non mi vede tanto spesso, deve considerarmi quasi come un estraneo» confessò sospirando abbattuto.
Fu in quel momento che Eileen si sentì totalmente e completamente confusa dai suoi sentimenti.
Quando vide le labbra di Niall imbronciarsi leggermente e le sue sopracciglia corrugarsi, in un chiaro segno di frustrazione, Eileen si sentì come in dovere di rassicurarlo, di fare in modo che sul suo viso tornasse a splendere quel sorriso che Eileen cominciava ad apprezzare fin troppo. Scosse la testa e si costrinse a guardarlo, assumendo un’espressione dolce e rassicurante.
«Non credo, lui… sapeva che saresti venuto e ti stava aspettando, piuttosto impaziente» confessò, riuscendo finalmente a sorridere. Niall sospirò e distolse lo sguardo, ma Eileen notò gli angoli delle sue labbra sollevarsi leggermente.
«I bambini sono sempre entusiasti delle novità»
«Beh, hai comunque un’intera estate per farti conoscere. E’ vero che è un bambino un po’ chiuso, ma gli sei simpatico, non ci vorrà molto per entrare nelle sue grazie» replicò al volo, non capendo perché si sentisse in dovere di dirgli quelle cose, ma non riusciva a restare in silenzio e a vedere quel ragazzo apparentemente sempre allegro così giù di morale.
Dylan si stiracchiò tra le sue braccia e i due si ammutolirono per un istante, posando gli occhi su di lui, che però era ancora profondamente addormentato.
«Su questo hai ragione, l’importante è che non mi chieda di giocare appena sveglio. Non riesco a sopportare niente e nessuno prima di aver fatto colazione» esclamò, ritrovando il sorriso e lanciando un’occhiata d’intesa a Eileen, che arrossì e sorrise.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, ognuno perso nei suoi pensieri, e Eileen si ritrovò a pensare alle parole di Riley della sera prima e tutte le preoccupazioni sul suo lavoro tornarono a galla.
Lanciò un’occhiata di sottecchi a Niall, che sorrideva tra se e se, e decise che forse era quello il momento di intavolare quella conversazione, almeno per capire che intenzioni avesse riguardo a Dylan.
«Senti, Niall» deglutì imbarazzata per quanto fosse strano pronunciare il suo nome, «Devo chiederti un favore» attirò la sua attenzione, respirando profondamente. Niall la guardò per qualche secondo, leggendo qualcosa nel suo sguardo che lo fece sbruffare, leggermente esasperato.
«Sapevo che questo momento sarebbe arrivato… Okay, dimmi: vuoi un autografo?» mormorò stancamente. Eileen indietreggiò con la testa e corrugò le sopracciglia, ma Niall non la stava guardando.
«Cosa?»
«…o una foto? Come la vuoi, che ti baci la guancia? Tranquilla, me ne hanno chieste di peggio» continuò lui, sempre con quel tono scocciato. Eileen gonfiò le guancie e si innervosì, non riuscendo a formulare una frase di senso compiuto; era chiaro che Niall aveva frainteso, ma lei si stava indignando per le sue insinuazioni.
«Ma cosa stai dicendo?» sbottò, mantenendo però il tono di voce basso, per non rischiare di svegliare Dylan.
«Ho capito, vuoi che ti dica qualche scoop sul nuovo album» si arrese Niall, finalmente guardandola negli occhi, che si spalancarono quando notarono la sua espressione sorpresa e leggermente innervosita.
«Fermo, fermo. Vuoi farmi parlare?». Niall corrugò le sopracciglia e arrossì violentemente, socchiudendo la bocca.
«Oh, non vuoi un autografo?» mugugnò a voce bassissima.
«Perché diavolo dovrei volere un autografo da te?»
«Scherzi? Hai acceso per caso la televisione negli ultimi tre anni?»
«Certo che l’ho fatto». Eileen era incredula, non riusciva a capire come la conversazione si fosse spostata su quell’argomento, lei voleva solo chiedergli se poteva tenersi il suo dannato lavoro!
«No, aspetta, ho capito!» esclamò Niall, senza darsi per vinto e illuminandosi in un gran sorriso,  «Tu sei una di quelle che fa finta di non conoscerci per fregarci. Poi magari quando staremo per fare sesso in camera tua mi troverò con decine di nostri poster attaccati al muro ad osservarci. Non che mi dispiaccia, eh. Ma fare sesso con quel pervertito di Harry che ti fissa…»
«Okay, tu sei fuori. Vuoi smetterla di parlare senza senso? Mi stai spaventando» disse Eileen con voce seria, gli occhi spalancati e il cuore a mille per le parole di Niall.
«Okay, ma tu…Sai chi sono io?» le chiese Niall piegando un poco la testa di lato, il sorriso incerto e le guance rosse.
«Certo che so chi sei, è impossibile il contrario. Le vostre facce sono dappertutto!» sibilò Eileen, per poi calmarsi leggermente quando sentì Dylan muoversi infastidito da tutta quella confusione che stavano creando.
«E allora…» cominciò incerto Niall. Eileen gli lanciò uno sguardo mezzo esasperato.
«Perché so chi sei tu e i tuoi amici, non significa che ho bisogno di un tuo autografo o una tua foto» spiegò, con voce fastidiosamente saccente. Niall strabuzzò gli occhi e boccheggiò, evidentemente non si aspettava quella reazione, come se non fosse una cosa normale.
«Dici sul serio?»
«Certo! Che me ne faccio di un pezzo di carta firmato da… te?» replicò, balbettando l’ultima parte della frase.
Se proprio doveva, preferiva avere qualcos’altro da lui. Arrossì violentemente e scosse la testa per cercare di scacciare quell’assurdo e indecente pensiero.
«Okay, scusa allora. Cosa volevi chiedermi?» tornò in se Niall, ancora leggermente titubante, ma concentrandosi totalmente su Eileen, che si sentì improvvisamente sotto pressione. Cercò di sfuggire in tutti i modi a quel paio di occhi azzurri che la stavano fissando spudoratamente, ma era maleducato parlare con qualcuno senza guardarlo in faccia, quindi si costrinse a legare i loro sguardi pregando di riuscire a mantenere la concentrazione. Strinse le mani tra di loro e tossicchiò.
«Beh, ecco…so che non ti importa, ma io ho davvero bisogno di questo lavoro e non vorrei che con il fatto che adesso ci sei tu…» cominciò, ma venne subito interrotto dalla risatina di Niall. Lo guardò e notò che fosse veramente divertito.
«Stai scherzando? Io sono in vacanza, per quanto adori questo marmocchio non ho intenzione di stargli dietro» rispose, con le uniche parole che Eileen voleva sentirsi dire in quel momento.
«Oh, grazie davvero» si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, senza neanche rendersi conto di sorridere, finché non venne ricambiata da un sorriso alquanto felice e soddisfatto di Niall.
«Quindi niente autografo, foto…» ci riprovò. Eileen scosse la testa e ridacchiò.
«Direi di no». Niall arricciò il naso divertito e Eileen ridacchiò ancora, ignorando il cuore che correva decisamente veloce  e lo strano rossore sulle guance di Niall.
«Oh, okay, tanto so che prima o poi me lo chiederai» mormorò lui facendole una piccola smorfia.
«Forse, quando te ne andrai e avrò bisogno di una prova di averti conosciuto» scherzò, stando al gioco.
Niall scosse la testa e sorrise di nuovo, lasciando cadere il discorso. Eileen sospirò e tornò ad accarezzare i capelli di Dylan, trovando che quel gesto avesse un effetto rilassante anche su di lei.
Solo dopo qualche minuto di pensieri silenziosi, si accorse che il sorriso non se ne era ancora andato dal suo viso, come non succedeva da anni.
Allora guardò Niall di sottecchi, chiedendosi se quel ragazzo con cui aveva avuto un approccio piuttosto imbarazzante, fosse la causa della pace interna che sentiva in quel momento.


























 

Hi girls!
Allora, come va?
Io, come al solito, ho caldo D:
Non vedo l'ora di andarmene al mare ashdsoajdi *.*
Comunque, parliamo di cose serie.
Che ne pensate del capitolo? E di Niall? Di Eileen? Dylan (che è il bimbo nella gif che io adoro, grazie alla mia amica per averlo trovato :3)?
Su, su, fatevi sentire!
Insomma, non vorrei vi sentiste obbligate, ma mi piacerebbe sapere se vi piace, oppure no, accetto le critiche, ma per favore, non abbiate paura a scrivere! çç
Mi sento un po' sola qui e...boh, non mi piace pubblicare e portare avanti una storia che non si caga quasi nessuno.
Dopotutto io passo intere giornate a scrivere per voi e sarebbe carino un piccolo commento per sapere se almeno non fa così tanto schifo :)
So, ora arrivano le brutte notizie u.u
In settimana parto per le vacanze e torno il 25.
Non credo che riuscirò a postare, anche se dove vado c'è la linea wi-fi non mi porto il computer quindi sarà un po' complicato.
Quindi credo dovrete fare a meno dei miei capitoli...HAHAHAH come se interessasse a qualcuno çç
Okay, me ne vado che sto diventando pesante.
Spero che il capitolo vi piaccia e che abbiate un po' di pazienza, le cose tra loro cominceranno a smuoversi.
Un po' piano, ma lo faranno ;)
E spero che con il fatto che queste due settimane non pubblicherò voi non mi abbandoniate. E poi boh...se torno e non è cambiato niente non so se andrò avanti çç
Ricordatevi che la mia sanità mentale dipende da voi!
Ahaha.
Meglio che vado, eh?
Alla prossima, con amore.
Sara.


Ps. Ah, tempo fa ho pubblicato un' os su Louis. Se proprio non avete niente da fare...

When I was your man.

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Rey_