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Autore: Astry_1971    13/02/2008    17 recensioni
"In tutto il mondo magico, non esisteva un Pozionista capace come il suo ex insegnante, nessuno era stato mai in grado di eguagliarlo.
Se c’era un mago in grado di salvare suo figlio, questo era lui, e il fatto che fosse morto non era un motivo sufficiente per rassegnarsi."
Questa storia è stata scritta sull'onda dell'emozione suscitata dagli avvenimenti dell'ultimo libro. Ho sentito il bisogno di restituire ad una persona speciale, quello che la Rowling ha voluto negargli.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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ladymarie: ecco, finalmente in questo capitolo saprai tutto o quasi, infatti per le spiegazioni dovrai attendere il successivo.
JDS: già, la tentazione è davvero forte. Pensi che non finirà così facilmente? Beh, lo saprai in questo capitolo.
Alce: attenta, vacci piano coi complimenti, potrei anche montarmi la testa ;-DDD. Comunque grazie! E poi, non è vero che nessuno ha pietà di Severus, a Hermione scappa pure la lacrimuccia. Certo come si fa a chiederle di scegliere fra la vita del suo migliore amico e quella di una persona che finché era in vita, tutti, compresa lei, avevano detestato?
Dracotta: Eheheh! Beh per definire Piton “tenero” ci vuole coraggio, però sì, lui ha dei sentimenti molto forti, in fondo, lo sappiamo, dietro il ghiaccio apparente si nasconde un cuore passionale.
Rainsoul: grazie, mi fa piacere sapere che la scena della tomba ti sia piaciuta, temevo che risultasse noiosa.
iaco: No, no, Hermione non è innamorata di Piton, ma non è necessario essere innamorate di una persona, per dispiacersi per la sua morte. Il capitolo era corto, lo so, ma era solo un capitoletto di passaggio. Il bello (o… forse il brutto?) deve ancora venire.
akiremirror: aaah! Akire quanto adoro i tuoi commenti. Le parole di Piton ti hanno raggelata? Beh, non volevo raggelare nessuno, in realtà, Piton rimane piuttosto vago, non dice che di là si sta male, né che si sta bene. Diciamo che la mia intenzione era quella di far immaginare un posto così diverso dal mondo dei vivi, da non poter essere descritto. Magari è un posto talmente bello (o brutto) che una volta che si fa ritorno tra i vivi, la mente non riesce più a concepirlo. Come un sogno che ti sembra reale mentre lo stai facendo, ma quando ti svegli, non riesci più a coglierne la logica e piano piano lo dimentichi. Oltretutto qualsiasi altra risposta sarebbe stata ridicola, cosa poteva dire? Di là ci sono gli angioletti, un bel prato fiorito? Cosa immagini tu?
Dici che il vento ti ricorda qualcosa? Eheheh! Forse una certa Iris?
brilu: Sono d’accordo, quando penso a Piton le prime cose che mi vengono in mente sono: tristezza e solitudine.
damnedmoon: oooooh, Piton non ha fatto una morte inutile, per niente. Ci sarebbe da discutere delle ore, ma non voglio dire troppo, anche perché rivelerei alcune cose che sono importanti anche per il finale di questa storia. Comunque, tu prova ad incrociare le dita, magari succede qualcosa.
hermionex95: grazie dei complimenti, ma sei tu quella davvero brava (ho visto le tue storie). Io ho cominciato a scrivere da poco più di un anno, sto ancora imparando, non lo avevo mai fatto prima e, anche se devo ammettere che mi ci sto divertendo un mondo, non so quanto durerà questa mia follia scrittoria.
ferao: sapessi quanto amo Piton per quel suo orgoglio
Vale lovegood: Piton non è disposto a morire per non accettare un dono, o, meglio, è disposto a morire se il prezzo di quel dono è la vita di un’altra persona. Tuttavia, non lo ammetterebbe mai. Lui sta solo facendo il duro con Hermione, anche perché non è che poi gli sorrida tanto l’idea di morire un’altra volta.
Per quanto riguarda il “lei” a Hermione, la cosa è voluta. In effetti quando Piton si rivolgeva alla ragazza in passato, il loro rapporto era quello tra un professore e un’allieva, era giusto che Piton le desse del “tu” e pretendesse il “lei”. Ora però si è risvegliato dopo diciannove anni. Hermione è una donna adulta, sposata. E’ vero, hanno la stessa età, ma proprio per questo Piton le da del “lei”: dare del “Tu” ad una sua coetanea sarebbe come rivolgersi a lei come ad un’amica, in modo confidenziale. E Piton non vuole la confidenza di Hermione, vuole cercare di mantenere il più possibile un certo distacco. Sono due persone adulte che si rivolgono l’una all’altra in modo educato ma distaccato. E’ vero hanno vissuto una lotta insieme, ma erano, almeno apparentemente, su due fronti opposti. Non si sono mai incontrati come amici, neppure in punto di morte Piton è stato considerato un amico: Harry e Hermione non sapevano ancora la verità su di lui. E poi tra loro ora c’è una voragine di diciannove anni, non facile da colmare.
Potterina_88_: Adoro Piton, ma in un certo senso mi identifico anche molto in lui. Siamo molto simili come carattere, o almeno, il Piton che descrivo mi somiglia se si esclude il coraggio (ahimé, io sono la fifa fatta persona). Orgoglioso, testardo, chiuso in se stesso, ex Snivellus, acido e sarcastico. Un caratteraccio insomma ;-D, ma comunque leale e perseverante fino in fondo. Vuoi che trovi un modo per farli restare entrambi? Eheheh, tu hai qualche idea? Ok, tanto in questo capitolo saprai se ci sono riuscita.

Buona lettura!


Cap. 7: Il testamento di Piton

Alcune ore dopo, entrambi si trovavano all’Ufficio Misteri: il Velo li aveva accolti col suo solito fruscio luttuoso, era come se uno strano vento soffiasse dall’altra parte increspandone la superficie.
Prima di lasciare Hogwarts, Severus aveva voluto sistemare alcune faccende lasciate in sospeso diciannove anni prima.
Aveva saputo che la sua casa a Spinner’s End era rimasta chiusa da allora.
Non avendo parenti in vita, nessuno, né Maghi, né Babbani, si era interessato alle sue proprietà. La casa, infatti, sembrava in rovina e il suo quartiere non poteva certo interessare eventuali compratori.
Molti Maghi sembravano addirittura ignorare le sue origini, forse volutamente: per uno degli eroi della guerra contro Voldemort aver vissuto in un simile tugurio babbano era alquanto disdicevole.
Tuttavia, se la piccola casa poteva apparire cadente dall’esterno, nascondeva ancora intatto il suo prezioso tesoro all’interno delle sue mura: libri, centinaia di antichissimi libri.
D’accordo con il nuovo preside e con il plauso di Silente, il mago aveva deciso di lasciarli alla scuola.
Non sarebbe stato difficile per il piccolo Mago fingere, anche dopo tanti anni, di aver trovato per caso il suo testamento.
Severus aveva firmato la pergamena davanti a Vitious che, seduto sul massiccio scanno da preside, ciondolava nervoso le gambe corte.
Non lo aveva guardato negli occhi per tutto il tempo, poi, mentre lui usciva dalla stanza era saltato giù dallo sproporzionato sedile e lo aveva raggiunto.
Gli aveva offerto la piccola mano tozza con un’espressione ammirata, mentre, piuttosto impacciato, aveva cercato di mettere insieme un discorso di addio. Qualcosa che aveva fatto arricciare abbondantemente le labbra di Severus: parole di circostanza, tutte, tranne quell’ultima frase, che gli aveva tolto il fiato.
“E’ stato un onore, preside Piton!”
Era davvero strano sentirsi chiamare “preside” in quel modo: per la prima volta senza rabbia e odio nei suoi confronti.
Istintivamente aveva sollevato lo sguardo incrociando le iridi azzurre del suo predecessore: Silente sorrideva sornione dalla sua cornice.
“Preside.” Aveva mormorato, mentre, per un istante, la luce di un sorriso compariva a addolcire i suoi lineamenti perennemente tesi.
“Arrivederci, Severus.” lo aveva salutato con dolcezza l’anziano mago, mentre lui si trovava già sulla soglia. Aveva fatto cenno a Hermione che lo aveva appena raggiunto perché lo seguisse, ed era sparito rapidamente nella profonda spirale di scalini.

Non avevano avuto problemi ad entrare al Ministero, come non ne avevano avuti qualche giorno prima: con i permessi giusti avevano raggiunto facilmente la stanza dove si trovava il Velo. Al Ministero sembravano più interessati ai timbri sulle loro autorizzazioni che alle loro facce: nessuno aveva fatto caso ai due intrusi, nonostante i loro volti fossero ormai su tutti i libri di storia della magia.
Piton fissò la parete fluttuante di fronte a sé.
Non poté fare a meno di chiedersi cosa avrebbe provato, attraversandola.
Si portò la mano al collo.
Sarebbe stata una morte indubbiamente meno dolorosa della prima.
Forse non se ne sarebbe neppure accorto.
Le sue labbra si piegarono in un ghigno, ricordandosi di Sirius Black.
Perché certe persone riuscivano ad essere così disgustosamente fortunate?
Probabilmente ora Sirius stava ridendo di lui acquattato da qualche parte dietro quella tenda lacera.
Salì i pochi gradini che lo separavano dall’arco e allungò il braccio fino a sfiorare il Velo con la punta delle dita. Poteva sentire sui polpastrelli una sensazione di freddo, come se stesse toccando del ghiaccio.
Si avvicinò ancora: il Velo adesso accarezzava appena la sua guancia. Chiuse gli occhi restando immobile per alcuni secondi. Finché, scostandosi di scatto dal drappo ondeggiante, si girò verso Hermione.
La Strega se ne stava silenziosa dietro di lui, con la bacchetta abbassata, ma pronta ad evocare la barriera magica intorno all’Arco appena Piton le avesse chiesto di farlo.
Il mago la osservò pensieroso: la giovane donna stava tremando, ma si sforzava di non darlo a vedere.
Chissà perchè tremava? Temeva di non riuscire a ripetere l’incantesimo?
Aveva lo sguardo fisso sul pavimento e, appena si accorse che lui la stava guardando, i suoi occhi schizzarono verso il fregio continuo che decorava le pietre dell’arco, evitando accuratamente di incrociare le iridi scure di Piton.
“Io sono pronto, signora Weasley.” disse il mago con voce ferma.
Hermione annuì. Si morse il labbro sollevando la bacchetta e puntandola verso il Velo che, non appena fu colpito dalla sua magia, scintillò come se fosse stato attraversato da elettricità.
Sul pavimento si disegnò un cerchio sottile e luminoso che sollevandosi verso l’alto isolò completamente la zona in cui si trovava Piton.
Il mago rimase ancora qualche istante a fissare la giovane donna prima di voltarle le spalle per l’ultima volta.
Sollevò il braccio con la bacchetta e, immediatamente, la Cerva d’argento sgorgò dalla punta infilandosi con un balzo nel passaggio.
Harry Potter non si fece attendere: dopo pochi secondi la sua ombra comparve dietro il Velo.
Hermione sussultò, portandosi una mano alla bocca.
Piton allungò il braccio tentando di afferrarlo, come Harry aveva fatto con lui.
Ciò che riuscì a toccare aveva una strana consistenza, non sembrava nemmeno reale. Era freddo e in un certo senso anche solido, ma Piton aveva come l’impressione di afferrare la sua stessa mano, una mano ghiacciata.
Si sforzò di stringere le dita, nonostante il fastidioso formicolio che il contatto di quella superficie gelida gli procurava.
Ma c’era dell’altro: qualcosa in lui si rifiutava di afferrare l’ombra al di là del Velo.
Era la vita che si rifiutava di abbracciare la morte.
Piton serrò i denti con forza, infilando anche l’altro braccio attraverso la superficie traslucida.
Un flebile lamento sfuggì alle sue labbra, mentre con entrambe le braccia circondava l’ombra cercando di trascinarla verso la soglia del passaggio.
Ci riuscì: ora lui e Potter erano nuovamente abbracciati proprio sotto l’arco, il Velo li attraversava come se i due fossero per metà immersi nell’acqua.
Severus si sentì un nodo alla gola: era arrivato il momento, doveva spingere Harry oltre l’influenza del Velo, in modo che Hermione potesse trascinarlo all’esterno della barriera.
Poi, doveva solo morire.
Harry era visibilmente confuso, non era in grado di comprendere quello che stava succedendo: la sua realtà era ancora quella oltre il Velo.
Anche Severus si sentiva piuttosto disorientato: sembrava che in quello spazio di transizione tutto fosse amplificato e distorto, l’amore, il dolore, i ricordi.
Improvvisamente Harry sollevò lo sguardo verso il mago, che s’irrigidì: occhi verdi erano di nuovo immersi nei suoi.
Erano con lui, mentre moriva e li aveva ritrovati ad accoglierlo al suo risveglio.
Severus si sentì soffocare, le mani che sostenevano il ragazzo allentarono la loro presa.
Avrebbe concluso nuovamente la sua vita guardando Lily?
Tentò di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì.
Una parte di lui, sapeva che quegli occhi non appartenevano alla donna che amava, ma, in quell’ambiente ricreato con la magia, i sogni sembravano prendere il sopravvento sulla realtà.
Il cuore di Piton martellava come impazzito.
Quella non era Lily, continuava a ripetersi.
Doveva andarsene, doveva ridare a Harry Potter la sua vita.
Ma lei sembrava così vera.
Lei era vera: in quell’angolo di sogno, lei era la realtà.
Solo lì, dove il sottile drappo magico sfiorava la pelle del Mago come un vento freddo, e il tempo sembrava non esistere.
Una lacrima sfuggì dagli occhi spalancati di Severus.
Come poteva, ora che l’aveva rivista, voltarle le spalle e gettarsi oltre il Velo?
Ora che poteva decidere di non morire.
Le sue palpebre non si sarebbero chiuse, a meno che non avesse ordinato loro di farlo
Poteva far durare quello sguardo all’infinito, immergendosi in quelle pupille di smeraldo fino a perdere il senno, lì, in bilico tra la vita e la morte, per sempre.
Poteva farlo: lui poteva decidere se continuare a guardarla o lasciarsi inghiottire dall’oscurità.
Nulla avrebbe potuto impedirglielo questa volta: non avrebbe smesso di respirare e la morte non sarebbe giunta a rendere ciechi i suoi occhi com’era avvenuto diciannove anni prima.
Nessuna ferita mortale stava prosciugando il suo corpo, era vivo ed era felice, finalmente con la sua Lily.
Avrebbe potuto… ma non doveva farlo.
Chiuse gli occhi con forza scuotendo il capo.
Lily non era lì: sotto l’arcata c’erano solo lui e Harry Potter, e la vita del ragazzo ora dipendeva da ciò che avrebbe scelto.
“Li…ly!” la voce di Piton tremava e quello strano luogo, in bilico tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, la rendeva magica e irreale.
All’udire nome di sua madre Harry spalancò gli occhi e si scostò bruscamente dal Mago.
Era sconvolto e cercò di divincolarsi.
Piton tentò di stringerlo con più forza, ma il ragazzo riuscì a sciogliersi dal suo abbraccio.
Per un istante i due Maghi furono separati: due anime distinte.
Fu solo un attimo prima che le braccia di Piton riuscissero a circondarlo nuovamente, ma era già troppo tardi.
Per un solo palpito di cuore, sotto l’Arco ci furono due persone, entrambe vive, entrambe morte.
I pilastri che sostenevano l’arcata vibrarono come se fossero stati scossi da un terremoto e il Velo si gonfiò allungando i suoi bordi laceri come tentacoli, fino a sfiorare la barriera creata da Hermione. La morte stava reclamando la sua vittima, ma sembrava non riuscire più a riconoscerla fra i due uomini che si trovavano sulla soglia del suo regno.
Un vento fortissimo e improvviso scaraventò Piton e Harry fuori dall’Arco e contro lo scudo magico che si sbriciolò come se fosse fatto di cristallo.
Sotto lo sguardo allibito di Severus, il Velo afferrò Hermione e trascinandola verso l’interno del passaggio.
Harry, che era tornato in sé, si era lanciato su di lei cercando di trattenerla, ma invano: l’apertura infernale stava risucchiando entrambi.
Poi un’esplosione e una gran nuvola di polvere li investì scaraventandoli a qualche metro di distanza.
Harry sollevò lo sguardo: l’Arco non c’era più.
Di fronte a loro solo un cumulo di macerie.
Scattò in piedi e si avvicinò a ciò che restava del passaggio.
I suoi occhi cercarono, fra i pochi blocchi rimasti intatti, qualche segno di magia. Nulla.
Anche il Velo era sparito, del resto non era fatto realmente di stoffa.
Nel luogo dove si trovava l’Arco ora c’erano solo delle comunissime pietre sparse sul pavimento: il varco era stato chiuso, per sempre.
“Piton l’ha fatto saltare.” sussurrò Hermione.
Era in piedi alle spalle dell’amico e fissava, come lui, quello scenario di devastazione.
Ma Piton dov’era?
“Là, guarda!” Harry indicò un braccio che spuntava da sotto un mucchio di detriti.
Si precipitarono entrambi verso il cumulo di rocce e presero a scavare con le mani.
Si accorsero immediatamente che il Mago era vivo e anche cosciente.
Era completamente coperto di polvere e una riga sottile di sangue era disegnata sulla sua guancia.
Un lamento sfuggì dalle sue labbra, quando Hermione fece levitare un grosso masso che gli bloccava le gambe.
“E’ rotta.” constatò la strega con cipiglio professionale, osservando l’insolita posizione della gamba destra.
“Immagino che debba farle male”.
Severus stava per aggredirla con una delle sue frasi velenose, ma, il pensiero di avere un osso rotto e per di più sentirne il dolore, lo rese improvvisamente euforico.
Era vivo, erano tutti vivi, e lui se ne stava lì, gustando la sensazione di bruciore che la polvere e il pietrisco gli procuravano sfregando sulle ferite, come se fosse la cosa più piacevole del mondo.
Chiuse gli occhi, mentre gli angoli della sua bocca si sollevavano lentamente, lasciando intravedere parte dello smalto dei denti.
Hermione immaginò che quello dovesse essere per Piton l’equivalente di una grassa risata liberatoria.
Rise a sua volta, rivolgendo a Harry uno sguardo rassicurante: era andato tutto bene, suo figlio era salvo. Lacrime di gioia presero a scorrere sul volto del giovane mago, mentre le sue risa miste a singhiozzi si aggiunsero a quelle degli altri due.



Continua…


Siete curiosi di sapere cosa è successo e perché, fortunatamente, sia Harry che Piton sono stati risputati fuori dal velo? Nel prossimo capitolo avrete tutte le spiegazioni, nel frattempo, potete sbizzarrirvi con le ipotesi. Akiremirror esclusa, ovviamente, visto che ha gia letto la storia ;-D



  
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