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Autore: Izanami efp    05/08/2013    1 recensioni
Twilight è solo un libro. IL libro per eccellenza, secondo Azzurra. Ma se qualcosa cambiasse? Se realtà e fantasia si incontrassero?
Dal terzo capitolo:
"Ciao" disse una voce rauca. Una voce che per mesi mi ero immaginata nella testa, ma che mai avrei pensato così profonda e particolare. Occhi intensi e neri come la pece mi incatenarono in uno sguardo magnetico. Labbra carnose e pelle ramata. Capelli scuri e corti. Mostruosamente alto e muscoloso. Mi girò forte la testa quando il mio cervellò collegò la mia visione con una persona: Jacob Black. Mi sorrise e non capii più nulla. Una mano che mi sfiorò le dita fu l'ultimà cosa che sentiì, prima del freddo pavimento sotto di me.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Cari lettori e lettrici di Stardust. Vi chiedo umilmente perdono per tutto il tempo che questo capitolo ha richiesto.
Parliamoci chiaro, non per la particolare difficoltà, ma per un guasto dovuto al mio portatile con la connessione internet.
Voi autori mi capirete benissimo -per noi fangirl internet è essenziale- se dico che sono state settimane orrende che non le auguro a nessuno.
In questo tempo comunque ho cercato di migliorare il capitolo, anche se in alcuni punti fa ancora acqua.
A volte mi chiedo se la mia storia veramente interessa, siccome le recensioni (graditissime) mi hanno abbandonata.
Il vostro parere mi interessa!! Davvero!! E se non vi piace la storia vorrei veramente consigli per migliorarla!
D'altronde questa è la mia prima long, sono una principiante e vorrei imparare davvero.
Bene, ora ho finito  e scusate ancora! Sperò che vi incuriosirà questo capitolo e vi mando un bacione
Stone

 








Capitolo 8- Rivelazioni




Mi svegliai tutta indolenzita e presi la sveglia dal comodino.
Era mezzogiorno.
Sbuffai e mi voltai verso l’altro lato del letto.
Vuoto.
Aprii la porta di scatto e perlustrai il bagno e la camera di mia madre.
Vuoti.
Un orrendo sospetto mi si srotolò davanti agli occhi.
-Jake è partito- sussurrò una vocina maligna nella mia testa.
Cercai di zittirla, ma il dubbio mi sommerse.
Era andato da quella vecchia barbona ed era riuscito a fare le valigie, come sperava?
Sentii il dolore gelarmi lo stomaco.
Ero riuscita a farmi scappare anche l’ultima cosa che mi era rimasta.
 Prima papà, poi Lisa ed infine Jake.
Tastai il petto alla ricerca del mio cuore.
Vuoto.
Straziato.
Aperto.
Era saltata anche l’ultima cucitura che Jake aveva ricongiunto.
Anche quei quattro ossi che aveva rincollato con i suoi sorrisi erano sparsi a terra di nuovo.
Poi però sentii qualcosa nell’aria.
Un fischiettio stonato ed un delizioso odore di frittelle bruciate.
Mi precipitai in cucina e gli occhi mi si riempirono di lacrime.
Jake era lì, in piedi, con una padella in mano ed una scodella di impasto nell’altra.
Corsi da lui e, in un attimo di pura euforia, gli gettai le braccia al collo.
Lui inarcò un sopracciglio –Dio, perché anche inarcando un sopracciglio risultava sexy come un modello dell’Abercrombie?-  e mi guardò interrogativo.
Scossi la testa e lui alzò le spalle.
“ ‘Giorno.. Che succede?” chiese staccandosi da me.
“Nulla, non preoccuparti” e mi asciugai gli occhi con la manica del pigiama.
“Scusa Azzurra, tu entri in cucina come un fulmine, poi piangi e mi assali. E io dovrei credere che non hai niente?”
Sorrisi.
Sorridere con lui, era diventato facile, naturale.
Aveva ragione Bella.
Jacob era il mio sole, e illuminava le mie giornate.
“Allora? Che hai fatto?”
“Niente, davvero. È tutto ok. Anzi, posa questa roba, che stai bruciando tutto!”
Jacob rise e io con lui.
“Il fatto è che volevo prepararti la colazione… Tu hai fatto già tanto per me!”
Arrossii lievemente. “Più che di colazione è ora di pranzo! Smetti di torturare la mia cucina e vai ad apparecchiare! Ma, mia madre?”
“è uscita presto, verso le 9…”
I Gerrinetti. Ovvio.
“Bene, fila a preparare la tavola.”
“Sissignora!” ghignò Jacob portandosi una mano alla fronte, a mo’ di soldato.
Gli tirai affettuosamente un mestolo che schivò con aria di sfida.
Pranzammo allegramente e gustai quelle che, forse, sarebbero state le ultime ore con lui.
Arrivarono anche le quattro, senza che io potessi fermare l’orologio.
Ci preparammo per uscire.
Chiusi la porta alle mie spalle con un tonfo sordo.
Mi incamminai velocemente, cercando di riempire il silenzio con il rumore dei passi.
Sapevo che quella poteva essere l’ultima volta che lo vedevo, e mi faceva male.
Perdere una persona cara, fa sempre male.
Arrivammo a “via dei ragani” per le 16.15
Mi fermai sull’uscio della villetta e bussai.
Dopo pochi secondi la porta si aprì .
“Buongiorno signora Adalgisa”
Notai una sfumatura diversa nella voce di Jacob, una sfumatura davvero dolorosa.
Speranza.
Ma d’altronde, lui amava Bella.
-Ricorda Azzurra, lui ama Bella-
Inspirai ed entrai nel piccolo ingresso.
Presi una pasticca di antistaminico contro la mia allergia e mi accomodai sul divanetto accanto a Jake.
“Allora Jacob, sono lieta di annunciarti che puoi tornare a casa”
Jake sorrise, ed il mio cuore si frantumò.
-Lo sapevi Azzurra, lo sapevi-
Sì, ok, lo sapevo.
Ma fa male lo stesso.
Perdere una persona cara, fasempre male.
“Bene, come?” chiese Jake quasi emozionato.
“La domanda giusta non è come, ma quando”
“Quando?” domandammo in coro io e Jacob.
Qualcosa nella testa mi diceva  che non tutto era perduto.
Ci credevo.
Volevo crederci.
“Vedete ragazzi, prima o poi la porta deve richiudersi. In genere questo avviene con la prima luna piena. Nel nostro caso la luna piena è stata 3 giorni fa.”
Una vocina nella mia testa, mi intimava di mostrarmi triste, per Jacob.
Ma il mio corpo pulsava di elettricità, e chiunque avrebbe potuto constatare l’euforia che emanavo.
“Dunque?” incalzò Jacob.
“Ricordi Jacob, la data in cui ti è stato spedito l’invito delle nozze? Bene, tu ricomparirai in quel frangente. All’incirca nella prima luna piena di Giugno”
Avevo tre mesi.
Tre mesi.
Era molto più di quanto mi ero imposta di sperare.
Cacciai un sospiro di sollievo che a Jacob non sfuggì.
Lo vidi scuotere la testa sorridendo e il sangue mi imporporò le guance.
 “Bene. Grazie mille signora Adalgisa. C’è qualche procedura particolare che dovrò fare quel giorno? Non so, danze della pioggia, riti vudù, pozioni?”
La risata della vecchietta echeggiò nel salottino impolverato.
“No caro, tranquillo.”
“Perfetto. La ringrazio di tutto, torneremo a trovarla” disse Jacob meccanicamente, ostentando un sorriso radioso.
Ritornare in quella casa non era proprio il mio sogno, ma se a Jake avesse fatto piacere mi sarei sacrificata volentieri.
Salutammo e ringraziammo.
Mentre camminavamo sull’asfalto, percepii uno strano rumore alle nostre spalle.
Mi voltai ed un sonoro ceffone mi scaraventò al muro di una vecchia abitazione.
Mi massaggiai la guancia dolorante e squadrai l’aggressore.
Una ragazza mora, dai grandi occhi scuri mi fissava dubbiosa.
Ilaria.
  
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