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Autore: marthiachan    05/08/2013    2 recensioni
"La mia vecchia vita non esiste più, devo costruirmene una nuova.
Dovrò ricostruirla da capo.
Le mie abitudini e i miei legami precedenti sono stati distrutti.
Detesto doverlo fare. Vorrei solo tornare ad avere quello che avevo tre anni fa. Perché, anche se non l’ho mai ammesso, in un modo assurdo e inspiegabile per tutti ma assolutamente logico per me, ero felice.
Voglio riavere quello che ho perso.
Voglio essere di nuovo felice."
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson , Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sherlock's Diary'
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Sherlock si annoia, quindi accetta di seguire un caso anche se lo ritiene banale.
Questo capitolo forse non è particolarmente ricco di eventi, ma lo considero un capitolo di "assestamento", in quanto Sherlock deve adattarsi lentamente a come le cose sono cambiate nella sua vita.
Anche qui i personaggi non mi appartengono, e nemmeno il caso che affronta Sherlock, in quanto ispirato al racconto “L'avventura dei faggi rossi” presente all'interno della raccolta “Le avventure di Sherlock Holmes” di Sir Arthur Conan Doyle, di cui ho cambiato solo i nomi dei personaggi perché non li ricordavo.

3


Negli ultimi giorni ho rasentato la follia. Non avevo nulla da fare. Il mio cervello super eccitato non riusciva a darsi pace. Avevo bisogno di un caso! Anche se piccolo e insignificante, ne avevo disperatamente bisogno. Non potevo più lasciarmi divorare dalla noia.
Noia.
Noia.
Noia!

Poi, stamattina, qualcuno ha suonato il campanello. Ero così rassegnato dalla mia situazione che non avevo neanche indossato gli abiti, ma andavo in giro con indosso solo il pigiama.
Ho pregato Mrs. Hudson di fare entrare chi era la porta, chiaramente un cliente dal modo di suonare, e nel frattempo sono andato a ricompormi.
Quando sono tornato nella stanza, vestito di tutto punto, ho potuto vedere chi era il mio cliente.
Si trattava di una donna.
Trent'anni. Non sposata. Vestita con classe ma non lussuosamente. Niente gioielli né altro che potesse indicare provenisse da una famiglia ricca, ma qualcosa nel suo portamento faceva pensare che fosse stata educata per essere molto più di quello che era. Una semplice bambinaia.
“In cosa posso aiutarla?” ho detto entrando nella stanza a sedendomi di fronte a lei.
“Oh, lei deve essere Mr. Holmes!”
Ovviamente. E lei è...?”
“Anne Church. Spero di non disturbarla, ma ho bisogno di un consulto.”
“Chi le ha fatto il mio nome, Miss Church?”
“Io ho letto di lei sui giornali. E ho letto il blog del suo amico, il Dr. Watson.”
“Allora, in cosa posso aiutare una bambinaia?”
Lei si è irrigidita e mi ha guardato sorpresa, poi ha sorriso.
“Immagino di non dovermi stupire, lei è all'altezza della sua fama.”
Ho annuito e le ho fatto cenno di proseguire.
“Sì, sono una bambinaia e lavoro presso Mr. e Mrs. Jackman occupandomi di loro figlio. Jack ha cinque anni ed è un bambino molto dotato. Lavoro per loro da sei mesi, ma nell'ultimo periodo sono successe cose strane.”
Lei ha esitato, guardandosi intorno e poi ha continuato abbassando la voce.
“Due settimane fa, sono stata svegliata in piena notte da un urlo di donna. Mi sono alzata e sono corsa di sotto a vedere cosa succedeva. Ho visto Mr. Jackman che chiudeva frettolosamente la porta dello scantinato. Quando gli ho chiesto che cosa fosse quell'urlo, ha detto che sua moglie aveva avuto un incubo. Non ha spiegato però perché avesse chiuso la porta vedendomi arrivare. E poi, Mrs. Jackman dorme al piano di sopra, quindi, se avesse avuto un incubo, come poteva suo marito capirlo dal piano terra? Lo trovai strano, ma non ci feci caso più di tanto. Da allora, però, la notte continuo a sentire il pianto di una donna e quella porta è stata chiusa a chiave e nessuno può entrarci tranne Mr. Jackman. Quando ho chiesto come mai lo scantinato non fosse accessibile, Mr. Jackman mi ha lanciato uno sguardo terribile che mi ha fatto accapponare la pelle. Per un attimo ho creduto che mi avrebbe ucciso. Poi, forse capendo il mio terrore, ha sorriso in maniera ambigua e mi ha detto che lo scantinato è pericolante ed è stato chiuso per la sicurezza di tutti. Ovviamente non gli ho creduto. La scorsa notte, quando ormai tutti dormivano, sono scesa al piano terra, mi sono avvicinata alla porta e ho sentito delle voci al suo interno, di un uomo e di una donna. Sembravano essere nel pieno di una discussione animata e, infine, la donna ha urlato, apparentemente di dolore, e mi si è gelato il sangue nelle vene. Un minuto dopo ho visto Mr. Jackman uscire dallo scantinato e chiudere la porta a chiave. Stava per risalire le scale e poi si è fermato. Mi ha visto. Mi ero nascosta dietro la porta della cucina, ma mi ha visto. Presa dal panico ho detto che ero andata a bere un po' di latte. Lui mi ha fatto un sorriso che sembrava una minaccia e poi è salito di sopra augurandomi buonanotte. Inutile dire che non ho dormito affatto e stamattina all'alba sono scappata via. Quell'uomo mi terrorizza.”
“Ha fatto bene a fuggire. Ha detto a qualcuno che veniva qui?”
“No, ma Mrs. Jackman ha letto con me gli articoli che parlavano del fatto che lei era ancora vivo e potrebbe ipotizzare che io mi sia rivolta a uno specialista come lei.”
Ho annuito e mi sono alzato in piedi, facendo qualche passo avanti e indietro. Caso piuttosto banale, ma sempre meglio di niente.
“Miss Church, resti qui sino a che non le darò il permesso di andarsene. Non ha dormito stanotte. Di sopra c'è una stanza vuota nella quale può sistemarsi e riposare. Nel frattempo io mi occuperò del suo caso.”
“Grazie, Mr. Holmes, grazie.”
“Non è nulla. Lei però prometta di non lasciare questa casa, qualunque cosa accada.”
“Lo prometto.”
Sembrava convinta.
Le ho chiesto l'indirizzo di Mr. Jackman e, dopo aver avvisato Mrs. Hudson che Miss Church si sarebbe trattenuta, sono uscito di casa. Dal taxi ho scambiato degli sms con Lestrade e ho scritto a John invitandolo a raggiungermi. Dieci minuti dopo mi trovavo di fronte alla casa di Mr. Jackman.
Era una vecchia casa, di uno sbiadito color verde bottiglia, con un giardino quasi completamente abbandonato sul retro. Se non fosse stato per le luci e le tende alle finestre, si sarebbe potuto pensare che fosse disabitata.
Mentre facevo le mie deduzioni, un uomo robusto di mezza età ne è uscito. Camminava veloce e con aria stizzita. Doveva essere Mr. Jackman e doveva essere seccato per la scomparsa di Miss Church. In pochi minuti aveva raggiunto la metropolitana ed era scomparso. Poco dopo è arrivato Lestrade con alcuni agenti in borghese. Nessuna traccia di John.
“Non pensavo saresti venuto, commissario.”
“Quando si tratta di te, preferisco esserci. Sei sicuro di quello che mi hai scritto?”
“Sì, come mi hai confermato tu stesso, Mr. Jackman ha una figlia di un precedente matrimonio. Lui ha potuto gestire l'eredità della figlia sino alla maggiore età, ma prima che diventasse maggiorenne ha pagato un medico per farle diagnosticare una forma di schizofrenia e chiuderla in un istituto, in modo che lui potesse continuare a gestire la sua eredità come suo tutore. Due settimane fa, sua figlia è stata dimessa da un altro medico. Allora lui l'ha portata a casa e da allora la tiene segregata nello scantinato contro la sua volontà.”
“Sei sicuro? La falsificazione di una diagnosi simile e il rapimento sono accuse gravi, sei sicuro che sia colpevole?”
“Sì, ma mi rendo conto che hai bisogno di prove. Hai portato ciò che ti ho chiesto?”
“Certo.” ha confermato consegnandomi un sacchetto.
Ho tirato fuori una tuta da operaio del gas. Ho tolto il cappotto e l'ho indossata sopra i miei vestiti. Ho completato il tutto con un berretto.
“Abbi cura del mio cappotto. Torno in dieci minuti.”
Sono andato direttamente al portone e ho suonato. Mi ha aperto la padrona di casa personalmente.
“Buongiorno signora. Sembra ci sia una fuga di gas, posso entrare a verificare?”
“Certo, prego.”
“Stia fuori casa, per sicurezza.” l'ho invitata.
Lei era un po' perplessa, ma poi ha preso per mano suo figlio ed è andata in giardino.
Non particolarmente intelligente, ma protettiva con il suo bambino.
Ho trovato subito la porta dello scantinato e, ovviamente, era chiusa. Ho cominciato a prendere la serratura a calci e, dopo alcuni minuti, ha cominciato a cedere. Infine, ho dato una spallata e la porta ha ceduto. La luce era accesa e riuscivo a vedere un letto sfatto in un angolo.
Miss Jackman? Miss Jackman, è qui?”
Ho visto una ragazza, magra e pallida, spuntare da dietro un pilastro. I suoi vestiti erano semplici, ma sporchi e laceri. In un lato della stanza gli avanzi dei miseri pasti che le portavano.
“Sono venuto a portarla in salvo.”
“Mi riporterà in istituto?”
“No, la porterò ovunque lei voglia. Lei è libera.”
Inaspettatamente, la ragazza mi è venuta incontro e mi ha abbracciato. È stata una strana sensazione, nessuno mi aveva mai mostrato gratitudine in questa maniera.
Mi sono staccato da lei e l'ho presa per mano, portandola via dallo scantinato. Eravamo appena usciti quando è rientrato Mr. Jackman. Ci ha guardato e i suoi occhi si sono iniettati di sangue per la rabbia che provava. Sua figlia ha gridato mentre lui correva verso di noi come una furia. È stato tutto piuttosto rapido. Quando è arrivato a un metro da me, l'ho accolto con un pugno facendolo cadere all'indietro. Era ancora a terra a lamentarsi, mentre io portavo Miss Jackman fuori, tra le braccia di una poliziotta in borghese.
Lestrade non ha esitato ed è entrato nella casa scortato da quattro agenti. Pochi minuti dopo ne sono usciti con Mr. Jackman ammanettato.
Soddisfatto, mi sono tolto la divisa da finto operaio e ho rimesso il mio cappotto. Prima di andare via, sono passato a vedere come stava la ragazza.
“Sono certo che ora andrà tutto bene. Ci sarà un processo, dovrà solo dire la verità, e suo padre pagherà per quello che le ha fatto.”
Grazie, Mr. …?”
Holmes, Sherlock Holmes. Deve ringraziare Miss Church, la bambinaia del suo fratellastro, che ha capito che stava succedendo qualcosa di grave.”
“La ringrazi da parte mia, Mr. Holmes.”
“Certo, Miss Jackman.”
“Mi chiami Isabel.”
Le ho sorriso e l'ho salutata con un cenno del capo e poi mi sono allontanato.

Sono entrato nello studio di John, nella sala d'aspetto c'erano alcune persone. Quando si è aperta la porta per far uscire una paziente incinta, mi sono infilato dentro prima che potesse farlo un uomo ottantenne.
“Sherlock!” mi ha rimproverato il mio amico mentre chiudevo la porta dietro di me. “Non puoi fare così, i miei pazienti...”
“Oh, andiamo, quell'ottantenne non morirà nei prossimi dieci minuti.”
John ha sbuffato e poi si è seduto alla sua scrivania.
“Deve trattarsi di qualcosa di importante se sei capitato qui come un tornado.”
“Hai letto il mio sms?”
“Sì, e allora?”
“Pensavo avresti voluto essere presente.”
“No, Sherlock, te l'ho detto. Non è più come prima. Ogni tanto posso anche accompagnarti, ma non posso essere sempre presente. Ho degli altri impegni ora.”
“Capisco. Allora non scriverai più nemmeno il tuo blog?”
“Pensavo odiassi il mio blog.”
“Non lo odio, e penso mi sia utile per trovare clienti, quindi devi continuare.”
“D'accordo, allora appena possibile pubblicherò quello che è successo con Mr. Thompson, va bene?”
“Ok, e se domani verrai da me a colazione avrai modo di conoscere i dettagli del caso di oggi.”
“D'accordo. Verrò con Mary.”
Ho fatto una smorfia. “Non puoi venire da solo?”
“No. E non voglio.”
“E va bene...” ho acconsentito sbuffando mentre mi alzavo per andarmene.
“Sherlock?” mi ha chiamato mentre avevo la mano sulla porta. “La prossima volta prendi appuntamento.”
Ci siamo guardati per qualche secondo e poi siamo scoppiati a ridere entrambi.

CONTINUA


   
 
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