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Autore: Didone24    13/02/2008    13 recensioni
Una sfida dichiarata per gioco si trasformerà inaspettatamente in qualcosa di molto più intenso. Due anime così diverse che si fondono l'un l'altra, creando un'alchimia di sentimenti, passioni e dolori. Ma qualcuno ostacolerà l'unione di Draco ed Hermione...
- Non dirmelo. Sei arrossita, vero? – sussurra sicuro, percorrendomi la schiena con le dita.
- Già. E mi dai i brividi. – confesso senza imbarazzo, per poi poggiare una mano sul suo petto. Sento i battiti accelerati del suo cuore e mi chino per ascoltarli.
- E’ impazzito. Sai, quando ci sei tu non riesce a controllarsi, e non credo che ci riuscirà mai.
- Nemmeno il mio. – sorrido – E non mi dispiace per niente…
Postato il 25esimo capitolo!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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La Sala Grande è inondata dalla flebile luce di un centinaio di candele, sospese a mezz’aria sopra le nostre teste. Decine e decine di studenti si riversano minuto dopo minuto nella sala, tenendo per mano le loro damigelle. Un’avvenente biondina in questo momento stringe il mio braccio fino quasi a bloccarmi la circolazione, e mi fissa con aria adorante. Ma io non la vedo.

 

Il mio migliore amico Blaise Zabini è intento ad abbracciare una bellissima Pansy Parkinson, splendida nel suo abito nero nonostante stia passando tempi duri. Ogni tanto, Pansy posa i suoi occhi su di me, incenerendo con lo sguardo la ragazza con cui sono costretto a passare questa serata che spero finisca il prima possibile. Poi si volta nuovamente verso Blaise improvvisando un sorriso forzato.

 

Lo scorrere dei miei pensieri viene frenato quando lei fa il suo ingresso nella Sala. Una dozzina di persone, come me, rivolgono delle occhiate di sorpresa (e di compiacimento), verso la meravigliosa, straziante visione di Hermione Granger che scende le scale a passi lenti, guardando dritto davanti a se. E’ stupenda, è di una bellezza disumana. Mi sento mancare, non posso fare a meno di staccarmi di dosso la biondina che sta involontariamente attentando alla mia vita stritolandomi un braccio per contemplare da lontano la mia Hermione.

Fasciata da un vestito blu con rifiniture argentee che lascia una perfetta visuale delle sue lunghe gambe e del suo decolté, mai messo in mostra prima d’ora. Cerco di sorriderle, per rassicurarla, per dirle silenziosamente che in questa serata ci sarà lei e nessun altra.

 

Mi si stringe lo stomaco quando un Ronald Weasley compiaciuto quanto me le passa una mano intorno alla vita, dandole un leggero bacio sulla guancia. Vorrei ucciderlo, ma grazie al il mio autocontrollo riesco a limitare l’istinto omicida stringendo i pugni come se volessi frantumare un bicchiere di vetro.

 

Una frustrazione con cui convivo ormai da circa un mese mi assale quando lei, rivolgendo la guancia rosea a Weasley, mi fissa passandosi seducentemente la lingua sulle labbra. Una scarica di eccitazione si impossessa del mio corpo. Non so quale forza ormai riesce a tenermi saldo e immobile al mio posto impedendomi di correre da lei e portarla via da questa dannata festa. L’unica mia certezza in questo momento è che sto impazzendo e Dio solo sa quanto.

 

 

-         Chi è quella? – chiedo a Ginny, liberandomi dal soffocante abbraccio di Ron.

-         La ragazza che sta con Malfoy, dici?

 

Annuisco.

 

-         E’ Catherine Smith, Corvonero, del quinto anno. Ma non credo che stiano insieme.

-         Certo che non stanno insieme. – dico, cercando di non far trasparire l’ovvietà della mia risposta e soprattutto l’istinto di scaraventarla il più lontano possibile da Draco.

 

Questa sera, definirlo attraente è riduttivo. Paragonarlo a un angelo è superfluo.

E’ semplicemente perfetto, e non ho mai avuto in mente prima d’ora una definizione più chiara di perfezione.

 

Nelle riunioni che Prefetti e Caposcuola hanno tenuto per organizzare il ballo (dove mi sono obbligata a stare quanto più lontana da Draco), si è deciso di eliminare i quattro lunghi tavoli delle Case e inserirne di più piccoli per garantire maggiore privacy agli studenti. Ed è così che io, Ron, Ginny, Harry, Neville e Luna ci ritroviamo seduti allo stesso tavolo a chiacchierare cercando di sovrastare la musica che si fa sempre più assordante.

 

Purtroppo Draco ha avuto la fantastica idea di posizionarsi proprio di fronte a me, rendendomi ancora più impossibile l’ascolto di quello che i miei amici stanno dicendo. Come se non bastasse, il principe di Serpeverde ha deciso di ricambiare il mio gesto di qualche minuto prima, e adesso mi ritrovo a sorridergli maliziosamente mente si passa la lingua sulle labbra con un’aria maledettamente sexy.

 

Una violenta scarica elettrica mi attraversa tutto il corpo, e se non fossi stata seduta so per certo che sarei già a terra, per come le mie gambe siano diventate incredibilmente molli. Draco ride di gusto osservando la mia espressione distrutta, poi decide di farmi il favore di guardare altrove in modo che finalmente la smetta di arrossire violentemente a ogni suo movimento e torni al chiacchiericcio dei miei amici.

 

-         Ti va di ballare, Hermione? – chiede Ron, speranzoso.

-         Certo – mento. C’è il novanta per cento delle possibilità che io cada maldestramente. Uno, non sono abituata ai tacchi. Due, l’effetto di caos scatenatomi poco fa da Draco è ancora in corso. Ma di passare la serata seduta a fantasticare non se ne parla, quindi decido di accontentare Ron e mi dirigo di malavoglia verso la pista da ballo.

-         Finalmente potremo divertirci… - mi sussurra all’orecchio il mio migliore amico, con uno tono irriconoscibile.

 

Questo atteggiamento un po’ mi spiazza, quindi decido che tacere è la soluzione migliore.

 

-         Che ne dici di prendere qualcosa da bere? – dico a un Ron scatenato (penso che comunque abbia già bevuto una quantità abnorme di Firewisky prima di venire, dati i suoi comportamenti anomali) dopo circa un’ora che balliamo. Onestamente, sono già a pezzi, e il pensiero di Draco non fa che peggiorare il mio già alto grado di frustrazione.

-         Ottima idea! – risponde allegro.

 

Ci allontaniamo dalla pista da ballo, diretti all’angolo bar dove troviamo Seamus, che sembra essere l’unico studente che non si è ancora ubriacato.

 

-         Ehi, Ron! Che prendi da bere?

-         Un Firewisky, amico.

-         Allora vai forte stasera! – dice Seamus, alludendo a me. - E tu, Hermione? Cosa prendi?

-         Una burrobirra.

 

Seamus mi passa un bicchiere, scontento. Avevo pensato a qualcosa di più forte, in effetti, ma non so per quanto tempo io sia capace di resistere all’alcool, dato che non ho mai bevuto niente di forte. Quindi decido che è meglio tenermi sobria e sorseggio la mia burrobirra, cercando di non pensare a niente.

 

Ron invece vuota il suo bicchiere in un attimo e questo mi preoccupa. Non voglio che si ubriachi, l’alcool non provoca altro che guai e ne ho già abbastanza per poterne reggere altri.

 

-         Non ti azzardare a bere un solo goccio di più!

-         Come? – chiede Ron, intontito dal Wisky e dalla musica a volume altissimo.

-         Ho detto che devi smettere di bere quella schifezza! – urlo.

-         Oh. Come vuoi. Torniamo a ballare?

-         Aspetta.

 

Sono sicura che, se non ci fosse stata la musica, Ron avrebbe avvertito che il mio cuore ha smesso di battere per un attimo.

 

-         Finnigan, dammi qualcosa di forte.

-         Certo, Draco.

 

Non so come, si è liberato della biondina. O forse lei lo sta aspettando da qualche parte. Ma ora Draco è qui, seduto a un passo da me, che sorseggia non so quale liquore babbano con lo sguardo perso nel vuoto, e ancora una volta oggi sento il bisogno irrefrenabile di saltargli addosso e spogliarlo…

 

Il rumore sordo del bicchiere vuoto posato sopra il bancone mi riporta inesorabilmente alla realtà. Draco mi scocca un’occhiata divertita. Poi lo vedo perdersi nuovamente tra la folla, e a quel punto mi ritrovo a essere incapace di controllare qualsiasi istinto che mi spinga a seguirlo.

 

-         Ron… devo… andare in bagno… aspettami qui, capito?

-         Va bene, ma fai presto.

-         E non bere!

 

Mi allontano meccanicamente dall’angolo degli ubriachi.

Sento ancora la scia del suo profumo inebriare i miei sensi senza ritegno.

Non devo. Non devo andare da lui. Lo so, ma non mi importa. Ho bisogno di Draco, ora, in questo istante, a costo di essere uccisa da un Mangiamorte.

 

Fortunatamente lo trovo in un angolo remoto della Sala, seduto a un tavolo e solo. Guarda me. E’ una visione elettrizzante. Aspetta me. Riesce a incatenare il suo sguardo al mio e ad attirarmi verso di lui senza battere ciglio. E il bello è che sono perfettamente lucida, so cosa sto facendo. Ma non me ne importa niente.

 

Mi siedo sulle sue gambe, incurante della gente che, lo sento, il destino ha messo intorno a noi per il semplice fatto che ha la mente annebbiata dall’alcool.

 

-         Mi stai facendo morire. – mormoro al suo orecchio, facendo in modo che le mie labbra sfiorino la sua pelle diafana.

-         Non sarei dovuto nemmeno venire. Ti rendi conto di quanto stiamo rischiando? – dice lui alludendo alle persone.

-         Sono tutti ubriachi. E poi… non mi importa.

 

Mi guarda negli occhi e riesce a scatenare in me l’inferno più nero, la voglia di lui che mai fino ad ora mi ha assalita così tanto.

 

Poso le mie labbra sulle sue, schiudendole quasi subito e lasciando che la sua lingua mi invada la bocca, regalandomi mille sensazioni che non so nemmeno descrivere.

Lascio che le sue mani percorrano la mia schiena e si insinuino sotto il vestito, accarezzandomi le gambe con una delicatezza che mi stordisce più di quanto non lo sia già.

 

Gli circondo il bacino con le gambe e mi ritrovo seduta cavalcioni sopra di lui, incapace di trattenere la mia incontrollabile eccitazione.

 

Comincio a sfilare i bottoni dalle asole della sua candida camicia, uno per uno, con una lentezza dovuta anche al tremore che ha catturato le mie mani.

 

Gli accarezzo il petto con dolcezza, fermandomi un attimo per appoggiare la testa contro la sua pelle calda ma senza un goccio di sudore.

 

-         Basta… fermati. – supplica, ma sono ormai sorda anche alle sue stesse parole.

-         Hermione, ti prego, vai via.

-         Non posso. Non posso…

-         Devi. Vattene, è una pazzia.

 

Alla parola “pazzia” il mio cervello ricomincia a recepire ciò che dice.

 

-         Dobbiamo vederci dopo, o io muoio.

-         Ci vediamo alle 4, alla Torre.

 

A questo punto libero la presa, cercando di ricompormi come posso. Sono una stupida, lo so. Ma non ce l’ho fatta. Mi allontano, cercando di non guardare Draco e sperando con tutto il cuore che quelle persone avessero davvero perso il controllo.

 

Trovo Ron, che ancora mi aspetta seduto al bar.

 

-         Ce ne hai messo di tempo! Ma che fine avevi fatto? – Se non altro, almeno il mio migliore amico non mi ha vista con Malfoy.

-         Scusami. Non mi sento molto bene.

-         Vuoi andare via? – chiede con fare protettivo, prendendomi la mano.

-         Si…

-         Ti accompagno.

 

Sto per dirgli che non ce n’è bisogno, ma sono attraversata da un’idea da non lasciar perdere. Se la gente mi vede uscire con Ron, forse non sospetterà di niente, e forse se qualcuno ci ha visti commettere il fatale sbaglio penserà che eravamo ubriachi, o cosa. Infondo sarebbe molto più ragionevole che Hermione Granger stesse con Ron Weasley piuttosto che con il purosangue per eccellenza Draco Malfoy…

 

-         Grazie.

 

Sovrastata dal senso di colpa, attraverso la Sala ancora stretta nell’abbraccio caldo e protettivo di Ron. Ancora una volta scorgo Draco, che guarda in cagnesco il mio migliore amico e poi si gira dall’altra parte, senza darmi l’occasione di comunicargli col pensiero che sto facendo solo il nostro bene.

 

Non mi sono mai sentita così a disagio prima d’ora in compagnia di Ron. Non ho mai saputo cosa significasse usare una persona a vantaggio di se stessi. E soprattutto, non ho mai sentito addosso tanti sensi di colpa tutti insieme.

 

Quando Ron si avvicina pericolosamente al mio viso per baciarmi, non sono capace di scansarmi e allontanarlo. Mi sento davvero colpevole nei suoi confronti, perché non sto agendo con un minimo di umanità, non lo sto lasciando fare senza opporre resistenza per non privarlo di un attimo di felicità, no. Probabilmente sto solo aspettando che qualcuno arrivi in questo corridoio deserto e vedendoci vada a dire a tutta la scuola che stiamo insieme.

 

-         Ron… - finalmente riesco a scostarlo da me – No.

-         Cosa c’è? Non ti piace come bacio?

-         Non è per questo… così non va bene. Tu sei il mio migliore amico. – vedendolo tacere, penso che sia meglio completare la frase con qualcosa di più sensato. – E basta.

-         Oh. Certo.

-         Mi dispiace, io… avrei dovuto fermarti prima…

-         Hai un altro, Hermione? – pronuncia le parole un altro col tono di uno che ha appena scoperto che la sua ragazza lo tradisce.

-         No. – mento. – Voglio solo mettere in chiaro che ti voglio bene… punto.

-         Capisco. Bè, almeno ci ho provato. – Sento un tono di scusa nella sua voce, ma qui quella che dovrebbe scusarsi sono solo io. – Non pensiamoci più, okay?

-         Okay.

-         Riposati adesso, ti vedo stanca. Forse hai l’influenza.

-         Può darsi.

 

O magari, sono solo malata di stupidità o di totale mancanza di tatto e di altruismo.

 

Mi trascino fino in camera mia, sfinita. Non mi aspettavo che la serata prendesse una piega del genere, non doveva succedere niente di quello che ho fatto e che non ho saputo fermare.

 

Adesso capisco perché la gente beve. Per scrollarsi di dosso pesi che non può sopportare, per esempio. Ed è quello che vorrei fare io, adesso, bere per dimenticare. Solo che nella mia camera non c’è niente, se non dell’acqua minerale.

 

Senza nemmeno togliermi il vestito della festa, mi butto sul letto, tirando un sospiro di sollievo per essere uscita finalmente dal vortice caotico che mi ha scombussolato la vita in una sera. Rimango ore a fissare l’orologio, senza riuscire a chiudere occhio, senza pensare.

 

Quando le lancette segnano finalmente le quattro meno un quarto mi alzo meccanicamente dal letto, come se fossero passati appena cinque minuti da quando mi ci sono stesa qualche ora prima. Improvvisamente, il pensiero che fra poco più di dieci minuti rivedrò Draco mi ha rimessa in sesto liberandomi del peso opprimente dell’attesa… e del resto. Passo dal bagno per dare una sistemata alla bell’e meglio ai capelli, che avevo stirato per l’occasione, ed esco furtiva. La scuola è ormai addormentata e i corridoi sono deserti. Solo due studenti si trovano dove non dovrebbero: e si da il caso che siamo proprio io e Draco.

 

 

-         Ce ne hai messo di tempo. – mi accoglie Draco, quando varco la soglia della Torre di Astronomia.

-         L’appuntamento non era alle quattro? Ho sentito male? – chiedo, ingenua come una bambina, pensando di essere in tremendo ritardo.

-         Sciocca, sei puntualissima. E’ che… la tua attesa mi fa stare male. Ogni minuto che passa temo che tu non arrivi più. E’…straziante.

 

Queste parole mi provocano un moto di tenerezza nei suoi confronti.

 

-         Adesso però sono qui. – dico maliziosamente, scandendo le parole come per fargli recepire meglio il concetto.

-         Già. Dai, vieni qui. Mi fai impazzire.

 

Mi avvicino lentamente verso di lui. Poi, man mano che diminuiscono i metri che ci separano, aumento il passo. Sempre più veloce, come se correre da lui fosse l’ultima cosa che faccio nella vita. Come se non aspettassi altro. E in effetti è così.

 

-         Ho bisogno della tua presenza… come aria… - sussurro, abbracciandolo.

-         Non sai io. Di aria non ne ho molta, da quando sei entrata nella mia vita.

 

Una morsa allo stomaco. La morsa inconfondibile del senso di colpa.

 

-         Non dire così. Mi fai sentire malissimo.

-         Bè, è la verità. – dice sincero, scrutandomi negli occhi. – Solo il fatto di vederti a un metro da Weasley mi mozza il fiato, sai?

-         Mi dispiace. Ma adesso sono qui per te, no? Cerca di goderti il momento…

-         Senz’altro.

 

E senza dire un’altra parola posa le sue labbra nell’incavo del mio collo, infuocandolo di baci ardenti di desiderio.

 

-         Sei bellissima… ma ti preferisco senza niente addosso, che ne dici?

 

Sento che sta cercando di spogliarmi con dolcezza, ma gli viene difficile. Il desiderio a volte è incontrollabile e lo so bene.

 

-         Se vuoi puoi anche essere un po’ meno delicato. – dico seria, sfilandomi il vestito che immediatamente mi lascia coperta solo dalla biancheria intima. Con impazienza, mi sfilo anche quella, accendendo il lui una passione palpabile.

-         Dio santo…

 

Anche Draco si libera presto dai suoi vestiti, e, quasi subito, entra in me, incapace di aspettare oltre, regalandomi un piacere incredibile, e insieme ne raggiungiamo l’apice quasi all’unisono.

 

 

-         Hermione?

-         Si?

-         Stai diventando una dea del sesso, accidenti.

-         Cosa? – rido, incredula.

-         Dico… mi hai quasi raggiunto.

-         Oh. Bene!

-         Da quanto tempo siamo quassù?

-         Tre ore, forse?

-         Forse. Avvicinati.

 

Eseguo il suo ordine senza opporre resistenza. E in pochi minuti ci addormentiamo, sfiniti, l’una nelle braccia dell’altro, lasciando che solo il ricordo di questa notte mozzafiato invada i nostri ricordi.

 

 

***

 

-         Alohomora!

 

Lucius Malfoy, seguito da un paio di Mangiamorte, fa irruzione nella torre, orripilato dalla vista di suo figlio che stringe fra le braccia una sporca Mezzosangue.

 

-         Bastardo. Tu. Non sei. Mio figlio. – sibila, come se Draco potesse sentirlo nei suoi sogni.

-         Prendeteli. Andiamo a Malfoy Manor.

  
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