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Autore: marty_always    05/08/2013    3 recensioni
- Kate?! Cosa è successo? Kate! – Urlo, avevo sentito dei rumori che conoscevo fin troppo bene; rumori di frenata e, di uno sparo. Provo a richiamarla, ma risponde la segreteria telefonica; riprovo ma ancora niente.
Genere: Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Torno a casa dopo essere stato al Distretto con i ragazzi a cercare qualche indizio nella registrazione della chiamata, ma non ne era uscito niente.
Sto andando in cucina per prepararmi la cena, quando vedo un pacchetto sul mobile della libreria, mi avvicino.
E’ un pacchetto regalo, apro il biglietto e leggo.

Al mio adorato marito, per il nostro anniversario.

Lo apro, trovo una nostra foto di quando abbiamo passato il nostro primo week-end negli Hampton. Sorrido al pensiero di quel giorno.
Guardo la scatola, e vedo che c’è dentro un’altra foto.
Non capisco subito cosa rappresenta, la prendo in mano e rimango a fissarla come se fosse un alieno.
Provo un sacco di emozioni nello stesso momento. Sono felice, emozionato, ma anche triste e impotente, è soprattutto quest’ultima che prende il sopravvento su di me.
Sento le gambe molli, mi appoggio al mobile, e mi accascio al suolo lentamente.
Le lacrime scendono come un fiume in piena, non riesco e forse non voglio fermarle.
Sono lacrime amare, di tristezza ma anche di felicità.
Sento mia madre scendere di corsa le scale e venire verso di me.
- Oh Darling, ti prego non piangere, lo so che è difficile, ma non ti preoccupare, la troveranno! Dimmi cosa non va.
- Mamma… – Non riesco a dire altro, le lacrime mi impediscono di parlare.
- Dimmi Richard, sfogati, sono qui.
- Ecco cosa c’è che non va! – Urlo, mostrandole la seconda fotografia.
- Kate è incinta e ora l’hanno rapita!
Stordita e confusa non ha parole, tiene gli occhi fissi sull’ecografia.
- Oh Richard, mi dispiace. –
Mi abbraccia. Piange anche lei, seppur sommessamente, forse per non farsi sentire da me.
Passiamo diversi minuti abbracciati, poi mi alzo, vado in camera e, sempre stringendo le due fotografie mi addormento.
 
Sono le 9.00 di mattina e non ci sono ancora notizie su Kate, così decido di prendere in mano la situazione, spinto anche dagli ultimi avvenimenti.
Prendo il cellulare e compongo il numero di Smith. Dopo due squilli risponde.
- Signor Castle, speravo di non doverla più sentire!
- Salve signor Smith, le devo chiedere un favore, B-beckett è stata rapita, e ho bisogno di informazioni per trovarla. dove possiamo incontrarci?
- Capisco, ci vediamo fra un’ora al terzo piano del parcheggio sulla 6th.
- La ringrazio.
Mi preparo e mi dirigo al punto stabilito.
Dopo pochi minuti mi ritrovo davanti Smith, iniziamo a parlare.
- Signor Smith, la ringrazio di essere venuto, ho bisogno del suo aiuto, hanno rapito Beckett e non riusciamo a trovare nessun indizio che ci possa avvicinare a trovare il posto in cui l’hanno rinchiusa. Ho davvero bisogno del suo aiuto!
- Basta Signor Castle, stia zitto! –  Urlò Smith.
- Sbaglio o le avevo detto di tener lontano la detective Beckett dall’investigare sulla morte della madre o sarebbe finita male?
- Si e infatti ho fatto come ha detto, non sta più investigando…
- Castle non mi prenda in giro! – Urlò Smith, interrompendomi.
- Sappiamo benissimo entrambi che sia lei che la detective Beckett state ancora investigando, anche se non per vie ufficiali!
Non rispondo, mi limito ad abbassare il viso. Ha ragione, ormai da mesi stiamo rivedendo tutti i dossier che riguardano la morte di Johanna Beckett, ma senza raggiungere nessuna conclusione.
- Bene, lei non mi ha ascoltato e, così ho dovuto agire.
- Scusi, non ho capito bene forse… Ha dovuto agire?
- No no, ha capito benissimo, ho dovuto agire! Stavate per arrivare alla verità. Ho dovuto limitare i danni…
In quel momento capii. Non era possibile. Come potevo non esserci arrivato subito!
- L-lei… Lei ha rapito Kate.
- E ora ucciderò lei.
Detto questo tirò fuori una pistola e sparò, puntandola verso di me. Fortunatamente riesco a nascondermi dietro a una colonna poco distante da me, sfruttando il buio poi per spostarmi, e cercare di attaccare di sorpresa Smith.
- Oh avanti signor Castle, non si nascondi, sappiamo entrambi che non mi può scappare.
Sto cercando un posto più sicuro per nascondermi quando sento un altro sparo e, vedo il proiettile conficcarsi nella portiera della macchina a pochi metri da me.
Devo agire se non voglio rimanerci secco.
Lo lascio avvicinare al mio nascondiglio e poi gli salto addosso prendendolo di sorpresa di spalle. Cerco di rubargli la pistola, ma riesco solo a sfilarla dalla sua mano, e farla cadere non molto lontano da noi.
Provo a raggiungerla ma Smith mi ferma, e mi tira un pugno in faccia.
Cerco di divincolarmi dalla sua presa, senza successo, provo allora a colpirlo in faccia, ma riesco solo a prenderlo sulla spalla, tento allora di farlo cadere con un calcio e questa volta ci riesco.
Mi posiziono sopra di lui e riprendo a colpirlo in faccia, con una forza che non pensavo neanche di avere, senza fermarmi, finchè non gli esce sangue dal naso.
- Adesso mi dica dove si trova mia moglie! – dico con più calma di quanto pensavo.
- Non sarà così facile, lei non mi conosce. – Mi risponde con un filo di voce.
- Ha ragione, io non la conosco, ma neanche lei sa dove posso arrivare per le persone che amo!
- Io non le dirò un bel niente.
- E’ qui che sbaglia, la farò cantare come un canarino.
Dopo aver sentito le mie parole ride e mi sputa in faccia; io di rimando gli tiro un pugno in faccia, talmente forte da fargli perdere conoscenza.
 
Quando si sveglia, Smith si guarda intorno, cercando di capire dove si trovasse, finchè non sofferma il suo sguardo dritto su di me, che sono seduto di fronte a lui.
Riesco a scorgere nei suoi occhi la paura e, questo mi fa quasi piacere.
Forse sarà stato più facile farlo parlare, penso. Dopo qualche istante di silenzio decido di parlare.
- Allora signor Smith, ha deciso di dirmi quello che sa o, le devo far uscire le parole con la forza?
- Io non le dirò un bel niente.
- Oh insomma Smith, ho già sentito queste parole e, non sono quelle che mi servono, glielo ripeto per l’ultima volta, mi dica dove è mia moglie.
Non ottengo risposta, chiudo gli occhi, non avevo scelta.
Riapro gli occhi e, posiziono le mie mani sopra i polsi di Smith e incomincio a premere. Sento l’osso scricchiolare, e l’urlo di dolore provenire da Smith.
- Dove si trova mia moglie!
Ancora niente. Proseguo, e sento l’osso di Smith rompersi sotto la pressione della mia mano, l’urlo di dolore farsi ancora più forte.
 Nessuna parola, gli prendo allora le dita della mano destra e, incomincio a girare all’indietro , finchè non sento Smith parlare.
- Okay! O-okay, le dirò quello che vuole sapere, ma si fermi!
- Bene, ora iniziamo a ragionare… Mi dica dove si trova Kate!
- Dove si trova non lo so, io avevo solo il compito di rapirla.
- Mi dica dove l’ha portata dopo averla rapita!
Silenzio.
Non ho tempo da perdere, così gli prendo le dita, e gliele tiro.
- In un magazzino sulla 21th!
 
Arrivo al magazzino, ma di Kate nemmeno l’ombra. C’è solo una stanza vuota, un tavolino vicino alla parete destra, dove si trova un telefono, mi avvicino e questo squilla.
Rispondo.
- Pronto.
- Signor Castle, che piacere risentirla! – E’ la voce dello stesso uomo che mi aveva contattato il giorno prima.
- Dov’è Kate, mi faccia parlare con lei!
- Sua moglie sta bene… O almeno è ancora viva, ma ha solo 12 ore di tempo per trovarla, altrimenti non la rivedrà più. – Dice ridendo
- No aspetti, mi… Kate! – Urlo, ma ha già riattaccato.
Torno da Smith e lo obbligo a dirmi il nome di chi lo ha ingaggiato nel rapimento.
- Mi dica il nome Smith. Voglio il nome!
- Se lo può scordare.
Non ci vedo più dalla rabbia, prendo il martello che è sul tavolo da lavoro e, lo tiro sull’indice della mano destra. Lui urla dal dolore, ma non parla ancora.
Continuo, ma mi fermo subito dopo, perché inizia a parlare.
- McDavid, si chiama Connor McDavid! – Urla con tutto il fiato che ha in corpo.
- E dove posso trovare McDavid? – dico premendo sul dito rotto.
- In alcuni magazzini abbandonati vicino al porto!
- Bene, visto che non era così difficile!

Detto questo mi dirigo verso l’uscita, quando sento sfondare la porta, e vedo entrare una decina di poliziotti che mi puntano le armi addosso, intimandomi di arrendermi e alzare le mani.
Tra loro vedo anche Ryan ed Esposito.
 
 
Spazio Autrice
Ecco il secondo capitolo, spero vi piaccia.
Fatemi sapere, e al prossimo capitolo!


Marty

 
  
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