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Autore: jawaadskebab    06/08/2013    32 recensioni
Harry mi tirò un pugno sulla spalla, e continuò a parlare: «Signora…»
«Signorina.»
«Porca puttana! Signorina Maga Gare, io e Viola, la ragazza di fianco a me, che poi sarebbe un ragazzo, ma sono dettagli, questa mattina ci siamo svegliati e ci siamo trovati l’uno nel corpo dell’altro. C’è stato uno…scambio di corpo.»
Aggrottò la fronte: «Uno scambio di corpo?»
«Esattamente.»
-
«Harry ho mal di pancia dio santo, non riesco a cagare!»
«Viola, adesso la merda è il problema minore.»
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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( 10 )



THE HANDWHEEL.




 

«Magari è come la pozione polisucco, e fra poco l’effetto svanisce.»
«La smetti di sparare stronzate?»
Distolsi lo sguardo, abbassandolo.
Sospirò: «E poi siamo seduti qui sul divano da almeno un’ora, l’effetto sarebbe già svanito.»
Silenzio.
Harry fissava un punto indefinito davanti a lui, mentre io dondolavo le gambe e mi mordevo il labbro inferiore, incapace di non pronunciare nessuna parola.
Gli scossi il braccio: «Harry.»
«Uhm?»
«Che facciamo?»
Si massaggiò le tempie sospirando: «Viola, me l’hai chiesto talmente tante volte che ho anche perso il conto.»
Già, aveva ragione. Ma insomma, che potevo farci io? Era ovvio che mi stessi cagando in mano dalla paura. Voglio dire, uno una mattina si sveglia, e si trova nel corpo della persona che odia. Non penso sia una cosa che capiti spesso.
«Senti, lo so che sei spaventata, e credimi se ti dico che anche io lo sono. Ma ora non dobbiamo stare qui a piangerci addosso, dobbiamo soltanto pensare al motivo per cui siamo diventati così.»
L’intelligenza racchiusa in quelle parole mi lasciò a bocca aperta.
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Non credevo che qua dentro - indicai la mia testa - ci fosse qualcosa.»
Alzò gli occhi al cielo: «Forza, pensiamo a che è successo ieri.»
«Bene. Io mi sono alzata, con il mal di schiena perché tu, brutto bastardo, mi hai fatta dormire sul divano, e…»
Sbuffò: «Non intendevo ogni cosa.»
«Ok. Allora, - iniziai a contare con le dita – abbiamo litigato, siamo andati a scuola, abbiamo litigato, siamo tornati a casa, abbiamo litigato, siamo usciti a far la spesa, abbiamo litigato, siamo tornati a casa, abbiamo litigato, e basta.»
«Uhm. Che cosa potrebbe essere successo?»
«Forse abbiamo litigato.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Facciamo le persone serie, almeno una volta nella nostra vita.»
Mi limitai ad annuire, e tra di noi calò di nuovo il silenzio.
Continuava a fissare un punto indefinito davanti a lui, mentre io mi guardavo intorno, dondolando le gambe.
«Har…»
«Silenzio.»
Mi oh, che stronzo. Va bene che ero insopportabile quanto uno stereo con la musica a palla in culo, però poteva mostrarsi anche solo leggermente più gentile nei miei confronti. Checcazzo, lui era l’uomo. Beh, in quel momento ero io l’uomo, insomma, io avevo le palle, però questi erano dettagli. Lo spirito d’uomo era in lui, e quindi nel mio corpo. Quindi in quel momento era Viola l’uomo. 
…Ma che minchia stavo dicendo? No basta, non ne potevo più di starmene zitta.
«Harry.»
Si passò una mano sulla faccia: «Occazzo Viola, sei una cosa insopportabile! Possibile che tu non riesca a stare in silenzio per due minuti?!»
«Se è per questo, neanche per un minuto.»
Mi puntò un dito contro: «Tu...», tornò a guardare davanti a sé e sospirò.
Silenzio, ancora.
Stavo per avvicinarmi, di nuovo, cautamente a lui, ma mi precedette alzandosi di colpo e tirandomi una manata sul naso: «Occazzo!» mi lamentai.
Ignorando la mia imprecazione, disse: «Proviamo a uscire, magari cambia qualcosa.»
«Ma uscire dove?»    
«Cazzo ne so, usciamo.»
Uscire. Che cazzo mi rappresentava uscire? «Ma certo Harry. Scommetto che appena usciremo da qui torneremo normali, mi sembra ovvio.»
Aggrottò la fronte: «Che minchia stai dicendo?» 
Alzai gli occhi al cielo: «Che cazzo significa ‘usciamo, così magari succede qualcosa.’, non mi rappresenta niente.» 
Sbottò: «E’ perché non ti sopporto più.»
Brutto bastardo. «Tu non sopporti più me? Casomai sono io che non sopporto te.»
Rise sarcasticamente: «No, io.»
«Io.»
«Io.»
«Io!»
«Io!»
«Ma vaffanculo, usciamo.»
Nel momento in cui poggiai la mano sulla maniglia della porta d’ingresso, sentii una cosa strana al mio stomaco. 
Esattamente, era un attacco improvviso di merda.
«Harry.» Dissi, tenendo sempre la mano sulla maniglia.
Sbuffò: «Che cosa c’è adesso?»
«Pausa merda.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Dopo aver sussurrato un ‘cazzo’ corsi in bagno, dove si trovava la mia ancora di salvezza: il cesso.

Vaffanculo. Vaffanculo, vaffanculo. E vaffanculo. In quel momento, nella mia pancia, era in corso la guerra del Peloponneso. Avrei potuto creare un nuovo rifornimento per Al Qaeda in quel bagno, ma no.
Nulla.
Il prigioniero non era uscito. Non ero riuscita a cagare.
Ma perché, dio santo? L’impulso mi era venuto, e quindi…
«Fatto?»
Gli lanciai un’occhiataccia: «Che giornata di merda.»
Mi tradii sulle ultime parole. ‘Che giornata di merda.’ Se fosse stata una giornata di merda, io avrei potuto cagare. E invece no.
Riuscì a trattenere una risata: «Non hai scaricato?»
«Ma scaricato cosa?»
«No dico… - mi guardava facendo dei gesti strani con le mani - hai…»
Alzai le sopracciglia incitandolo a continuare: «Hai?»
Poggiò una mano sulla sua pancia, sulla mia pancia.
«Leva subito quella mano.»
Alzò gli occhi al cielo e, grazie al signore, spostò la mano: «Intendevo, sei riuscita a cagare?»
«No, vaffanculo! Ho in corso l’era glaciale nella pancia e non sono riuscita a fare un cazzo.»
Aggrottò la fronte: «Uhm, strano. Io sono riuscito a cagare tranquillamente, era da anni che non mi succedeva.»
Stavo già per offenderlo, quando un’idea passò per la mia mente. E se…?
Mi guardava.
Lo guardavo.
Scossi la testa chiudendo gli occhi: «Oddio, no.»
Harry scoppiò in una fragorosa risata, poggiando una mano sulla sua pancia. Sulla mia pancia, per la seconda volta.
«Innanzitutto, togli quella cazzo di mano dalla mia pancia. Poi, si può sapere che minchia hai da ridere? Non è bello diventare stitici da un giorno all’altro.»
«Povera Violetta, stitica.»
«Vaffanculo, usciamo.»
Lo presi per un braccio e lo portai fuori dalla porta d’ingresso. Mi ero già incamminata verso la strada, quando il pirla mi chiamò: «Cretina, vuoi lasciare la porta aperta? Potrebbe entrare chiunque.»
Mi voltai alzando gli occhi al cielo: «Credi che se venisse un ladro, la prima cosa a cui penserebbe sarebbe entrare dalla porta di ingresso? Cos’è, un ladro educato?»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Sbuffai, e tornai davanti a lui.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Alzai un sopracciglio: «Beh? Dove minchia tieni queste chiavi?»
Mantenendo lo sguardo su di me, mise una mano nella tasca posteriore dei miei jeans.
«Posso sapere perché mi stai mettendo una mano nel culo?»
«Tecnicamente è il mio culo.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Beh, in effetti era vero. Ma mi metteva comunque a disagio. Poi così sembrava che Viola stesse toccando Harry, cioè che io stessi toccando Harry, e sinceramente avrei preferito la morte.
Tolsi immediatamente la sua mano, e iniziai a rovistare nella tasca. Però, il lato B di Harry non era così male…ommioddio Viola, che cazzo andavi a pensare. Avevi appena bestemmiato.
«Certo che potresti anche evitare di palparmi così.»
Sbarrai gli occhi, per aggrottare subito dopo la fronte: «Ma vaffanculo!»
Ghignò divertito, e mi trattenni dal prenderlo a pugni perché trovai un foglio accartocciato nella tasca. Dopo averlo tirato fuori, strizzai gli occhi: «Che cazzo è questa roba?»
Harry mi strappò il foglio di mano.
Che modi, fottuto stronzo.
A mia volta, strappai il foglio dalla sua mano.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Mi strappò il foglio dalla mano.
Gli strappai il foglio dalla mano.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Iniziammo a tirare contemporaneamente il foglio: «E’ mio!»
«No, l’ho trovato io!» esclamai.
«Ma erano i miei jeans!»
«Beh, ora sono miei!»
Subito dopo, il foglio si strappò in metà.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Dicemmo all’unisono: «E’ colpa tua!»
«E’ sempre colpa tua Viola, io non ti sopporto più. Se non ci fosse stato questo problema, avrei già chiamato tuo padre per farti rinchiudere nella cuccia del Grafobrancio.»
Per non strozzarlo con quell’insignificante pezzo di carta che avevo in mano, lo accartocciai e lo buttai violentemente per sfogare la rabbia. Ma appena toccò terra, svanì nel nulla.
Sbarrai gli occhi.
«Hai…hai visto anche tu?» Domandai ad Harry, fissando il punto in cui il pezzo di carta era sparito.
«Che cosa? Il foglio che appena ha toccato terra è sparito?»
«Si.»
Deglutì: «No.»
Poco dopo, il nostro sguardo cadde contemporaneamente sul pezzo di carta che Harry teneva in mano.
«Occazzo!» Gridò nel momento in cui lanciò il pezzo di carta, iniziando a correre verso la porta finestra che portava sulla veranda.
Lo seguii, e feci per spostarlo per uscire per prima, ma con uno spintone mi fece cadere a terra riuscendo così a uscire per primo: «Prima le ragazze!»
Dopo essermi rialzata barcollando, lo raggiunsi inginocchiandomi accanto a lui.
Seguii il suo sguardo, e vidi che osservava attentamente il pezzo di carta.
«Harry…» Sussurrai pianissimo tirandogli il braccio destro.
Si liberò dalla mia presa urlando: «Non urlare!»
«Ma chi minchia sta urlando?!»
«Tu!»
«Non è vero, cazzone!»
«Vaffanculo!»
«Non è successo un cazzo!» Dissi indicando in lontananza quel benedetto pezzo di carta.
«Me ne sono accorto!»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Si alzò e iniziò a camminare lentamente verso il foglio, seguito da me. Non appena lo raggiungemmo, gli tirò un leggero calcio per poi scappare nuovamente.
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Lo vuoi capire che non succederà niente? Quanto sei idiota?»
«Se non sbaglio, anche tu prima scappavi.»
Alzai gli occhi al cielo: «Che significa, mi sono lasciata prendere dalla situazione.»
Sbuffò, e prese in mano il foglio cercando di leggerlo. Ma, visto che l’avevamo strappato in metà, le uniche cose leggibili erano : Lei ved… ogni…con…sfera…preve… fut.
Alzai lo sguardo: «Non so te, ma io non ho capito un cazzo.»
«No, nemmeno io.»
Bene, eravamo nella merda. Lei ved, ogni, con, sfera, preve, fut…mi suonavano familiari.
Dio, se non fosse stato per quel vucumprà di merda, a quest’ora non staremmo mandando a puttane del tempo prezioso, cercando di decifrare un inutile volantino strappato a metà.
Quel vucumprà del…ma certo!
Schioccai le dita: «Harry, ti ricordi che cosa ci aveva detto il vucumprà?»
Aggrottò la fronte: «Beh, io prima di addormentarmi ho sentito un ‘Chupa’, ma…»
«Ma no, coglione. Intendo quando ci ha fermati per strada. ‘Volere voi un volantino di sensitiva? Lei vedere ogni cosa con sua sfera, lei…»
Gli si illuminarono gli occhi: «Lei prevedere vostro futuro, ma certo! - poi sorrise leggermente - stai pensando anche tu a quello che penso io?»
Risposi al sorriso: «Oh, certo.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Alzai le sopracciglia: «Un momento…stiamo pensando alla stessa cosa, no?»
Si mise una mano sulla fronte: «Viola, porca puttana. E’ una sensitiva, una maga, dobbiamo assolutamente andare da lei e parlarle di questo nostro…problema.»
«Oh, certo.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Alzò un sopracciglio: «Andiamo?»
«Oh, certo.»
«Hai finito di dire 'Oh, certo.'?»
«Eh?»
«Suca.»
«Fanculo.»
Uscimmo dalla porta d’ingresso chiudendo la porta a chiave, e incominciai a camminare, ma solo dopo mi accorsi che non avevo la minima idea di dove minchia dovessi andare.
«Ma dove cazzo devo andare?»
Sbuffò e mi sorpassò tirandomi una spallata: «Devo sempre fare tutto io.»


 






EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
questo capitolo è lunghissimo, soffoco.
comunque, vi ringrazio per le recensioni. siete di-vi-ne. anzi no, siete per-fect.
omg gente, la mia vita è stata condizionata dal video di best song ever. ogni volta che vedo brad pitt o angelina, mi vengono in mente loro lol dio santo.
e poi, porca loca, ascolto sempre la canzone. mi sveglio di mattina e, quando mi passa un po' il rincoglionimento lol, mi metto gli auricolari e la ascolto fino a quando vado a dormire.
non ce la faccio più. aiutatemi.
e adesso mi sto anche pisciando addosso. non so cosa c'entri, ma...
ok.
ciao ragazze, alla prossima ghjkl

 

  
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