Storie originali > Introspettivo
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Autore: Silny    06/08/2013    0 recensioni
Che valore hanno le parole non dette?
Che valore hanno se scritte qui e poi non lette?
Che valore avrebbero avuto se invece che trasformarle in questo te le avessi fatte sentire?
Queste parole vane le dedico a te, perché sono proprio quelle che non hai pronunciato ad avermi fatto più male.
Una raccolta di tutto quello che avremmo voluto e dovuto dirci, ma non lo abbiamo fatto. Una raccolta di parti di me che ho perso nel tempo e non ho mai recuperato.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Dimmi, padre...

Ogni tanto mi pongo delle domande alle quali so che non troverò risposta.
Per esempio mi domando a cosa pensi in quei momenti, quali sono i pensieri che sfiorano la tua mente quando ti senti rimproverato per l'ennesima volta.
Vorrei sapere dove vai quando sali su quella macchina e sfuggi ai tuoi doveri di padre e marito.
Guardo colei che mi ha donato la vita con occhi diversi adesso, un po' la temo sempre, ma sento una terribile pena nei suoi confronti e non so se sia uno sbaglio.
Non so se facendolo faccio un torto a te che sei l'altra parte della medaglia, la metà necessaria al mio concepimento.
Non posso non guardare gi occhi di quelle donna e sentirli mortificati  e arresi e allo stesso tempo non posso non guardare il tuo volto abbattuto.
Non credo che la tua sia solo finzione, non mi pare; e allora perché?
Perché questa freddezza, questo distacco? Perchè perseverare nell'errore, ostinarti nello sbaglio?
Sento che in fondo la colpa è anche mia.
Una figlia meritevole di cui andare fiero, certo, i tuoi occhi mi raccontano questo tutte le volte, ma se questa figlia non ti assomigliasse e avesse un po'di coraggio per portele direttamente queste domande, questi dubbi?
Dove vai dunque? Con chi fuggi? Cosa speri di rimediare quando torni?
Scrivo nero su bianco come se questi quesiti potessero raggiungerti nonostante non sia la lontananza fisica a renderti distante.
Non so più comporre fiumi di parole, sono solo piccoli rivoli i miei niente più, ma perché mi sento affogare allora?
Non sono capace di mostrarti la mia preoccupazione, di mostrarvi quanto vorrei vedere il vostro amore rinnovato... anche solo per un giorno nonostante io sappia che poi non mi basterebbe.
Non sono capace di tutto questo per un solo motivo: sono come te, padre.
E io lo so che dietro gli occhi tuoi stanchi e gli sguardi commiserevoli ci stanno più parole di quanto vorresti o dovresti dire.
Solo non lo sai e non sai scriverle.
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Lascio queste parole così, senza correggerle e riguardarle.
Non sarei in grado di correggere ciò che di più vero provo e non vorrei riguardare il dolore che mi affligge.
Perché non sapete, cari genitori, lo stato ansioso che si crea ogni qualvolta alzate la voce più del dovuto per cose così futili.
Non fraintendetemi, siete degli ottimi genitori in quanto lottate ardentemente per prendervi cura dei vostri figli, ma è di voi stessi che non prendete più le difese, non lottate più per questo amore che forse considerate perduto.
Dolore. Solo questo provocate.
Dolore e indifferenza poi a contrastarlo.
Non vi rendete conto che a noi basterebbe vedervi felici per esserlo a nostra volta.
Lascio tutto qui così, sospeso tra i fogli bianchi di un quaderno, perché sono codarda, incapace; meglio scrivere in anonimato e attendere il parere di altrettanti anonimi piuttosto che farvi sentire queste parole, piuttosto che fallire ancora con la voce.
Silny
  
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