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Autore: Subutai Khan    14/02/2008    7 recensioni
Giorgia è brutta. Molto brutta. Si presuppone che sia la classica adolescente depressa e piena di menate, no?
Beh, scusate tanto se vi sto per deludere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono un cesso.
Brutta. Ma brutta. Ma brutta brutta.
Piccola, bassa, molto in carne, la faccia tappezzata di lentiggini rosate che fanno a gara a chi è più grossa.
Ogni volta che mi specchio mi immagino il mio riflesso che si mette ad urlare neanche le avessero ficcato aghi acuminati ovunque. E rido come una bimba scema.
Perché sono un cesso, è vero.
Ma non posso negare di avere altre qualità.
Sono, per esempio, piuttosto intelligente. E non lo dico solo in base ai risultati scolastici, comunque mai niente per cui si sia gridato al miracolo. Lo dico perché so di esserlo.
Sono posata, tranquilla, capace di ascoltare i miei pochi amici, comprensiva e sensibile. Ho il senso dell'ironia -notoriamente arma preziosissima per chi, come me, non è dotato di un fascino abbacinante-, so ridere dei miei difetti, so trovare i difetti negli altri non cadendo nella subdola trappola di pensare che solo io ne abbia, so ritrovare il buon umore in una giornata no.
Non sono per niente perfetta, ci mancherebbe. Mi giunge voce che, per ambire alla perfezione, la prima caratteristica necessaria sia un corpo da mozzare il fiato anche agli esponenti eterosessuali della tua riva. E, come ho detto prima, io fisicamente sono un cesso abbastanza ributtante.
Chi la vuole la perfezione? La perfezione obbliga all'impeccabilità, al non sbagliare mai. E io non sopporterei non sbagliare mai. Sarebbe la morte della mia anima.
Io credo che sbagliare sia una fase necessaria, in ogni momento della vita di una persona. Sbagliare, se si è supportati da sufficiente materia grigia, ti dà il precedente a cui non ti devi rifare per non ricadere nelle stesse mancanze.
Ecco, credo che solo questo dimostri che sono un cesso intelligente.

“Guarda, arriva il totano cosparso di ciccia”.
“Uh. Filiamocela prima che abbia la malsana idea di attaccare bottone”.
“Sì sì, andiamo via. Poi cominciano a girare brutte voci sul nostro conto e sulla gente che frequentiamo”.


Ho perso il conto delle volte in cui le mie orecchie hanno captato spezzoni di discorsi simili.
All'inizio è stata dura, lo ammetto. La gente mi ostracizzava solo in base al mio, orrendo, aspetto fisico. E la cosa, chiaramente, non mi riempiva di gioia di vivere.
Ma a casa ho sempre respirato un clima di completa e totale pace con me stessa. I miei genitori e i miei due fratelli maggiori sono delle persone meravigliose e mi hanno sempre insegnato a ignorare le malelingue, a cacciare dal cervello le voci malefiche, a non badare alla superficialità della gente.
Ora, a sedici anni, simili commenti mi fanno solo rotolare dal ridere.
Luisella, la mia migliore e forse unica amica, a volte si chiede dove tiri fuori il coraggio per non fare qualcosa di disperato, come il senso comune potrebbe suggerire nel caso di una ragazza non esattamente piacente. All'ennesimo “Ma Giorgia, come diavolo fai?” io sbuffo un po', leggermente scocciata dal fatto che proprio non capisca, le sorrido e rispondo “Cara mia, tu e tutti gli altri che mi circondate ci siete e non posso far finta che non esistiate, ma posso benissimo far finta di non ascoltarvi quando dite cazzate. Io so di essere brutta. Lo accetto. Il resto sono paturnie vostre, non di certo mie”. L'ultima volta devo averla colta particolarmente alla sprovvista, visto e considerato che il *clack* della sua mascella che si slogava dallo stupore si sarà sentito fino a Shanghai. Scusate signori cinesi, non è colpa mia. È lei che non se ne capacita ancora.
Insomma, stupidaggini come il suicidio o robe insensate come degli interventi di chirurgia plastica non mi hanno mai neanche sfiorato l'anticamera dell'anticamera del cervello. Peraltro non siamo una famiglia ricca e non potremmo permettercelo, ma questa è solo la scusa pratica che adduco con gli stronzi sfacciati che mi fanno notare sarcasticamente quanto poco bella sia.
E poi, voglio dire, se mi ammazzassi? Niente più ore passate in camera facendo finta di studiare mentre in realtà ascolto musica o leggo, niente più passeggiate nel parco la domenica pomeriggio, niente più fischi da scaricatore di porto dietro ai ragazzi fighi, niente di niente. Solo un fottuto vuoto cosmico. Che arriverà, ma non di certo per mia volontà.
Ho troppi interessi e la vita è troppo bella, nonostante la cattiveria altrui faccia di tutto per impedirmi di apprezzarla appieno. Ma sono sforzi vani, i loro. Eh, ecco: fra le mie doti c'è anche la coscienza di sé. Credo sia stata la mia àncora di salvezza.
Grazie, madre e padre e fratelli. Mi sa che mi avete salvata da una fine prematura, ignobile e senza motivo.
   
 
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