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Autore: Subutai Khan    14/02/2008    8 recensioni
La vita di un fanwriter è bella, vero? Puoi prendere i personaggi, girarli come vuoi e passare impunito. Anche se, per esempio, trasformi una quattordicenne testarda e irascibile in una donna sofferente e piena di tragedie. O no?
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fare lo scrittore è meraviglioso, specialmente fare lo scrittore di Fan Fiction.
Ti dà la possibilità di fare tutto quello che vuoi coi tuoi personaggi preferiti: farli accoppiare, farli diventare isterici più di quanto non siano già di loro, dar loro uno spessore totalmente differente da quello dell'opera originale.
E soprattutto farli schiattare.
È una cosa che adoro. La mia vena sadica, situata in cima al mio mefistofelico cranio, si gonfia di orgoglio ogni volta che escogito una nuova posa o un nuovo sistema con cui sbarazzarmi coreograficamente di qualcuno.
Specialmente se è femmina.
Ancora più specialmente se si tratta di Asuka Soryu Langley.
Non che quella poveretta mi abbia fatto niente di male per meritarsi tale persecuzione. Anzi, se devo dire la verità è uno dei miei personaggi preferiti di Evangelion. A parte il fatto che è una stangona mica da ridere, è l'esempio lampante di come l'ego umano possa offuscare, oltre alle proprie capacità di giudizio, ogni possibile rapporto coi propri simili. Sono sempre stato convinto che Asuka, sin da quando l'ha visto per la prima volta, abbia avuto bisogno di Shinji come e più dell'aria che respira. Entrambi hanno perso la madre da piccoli; entrambi hanno avuto un rapporto difficile col proprio padre; entrambi sono ancora sostanzialmente due bambini spaventati, anche se lui non fa nulla per nasconderlo.
Ma sto divagando. Questo, per vostra fortuna, non è un palloso saggio sui protagonisti di Eva.
No. Quello che mi interessava dire è, in soldoni: mi diverto un sacco a farla morire nei modi più disparati.
Prendiamo Necropolis II. In tal racconto la faccio fuori ancor prima che la storia vera e propria cominci. E non solo, ma la scena della sua morte è qualcosa di davvero raccapricciante. Leggasi Necropolis II e Mezzo per maggiori dettagli.
E in Buddha Bar? La nostra eroina diventa una mezza alcolizzata, nel pieno di una crisi nervosa senza possibilità di recupero, senza lavoro e anche un po' zoccola. Mollata da Shinji, che puntualmente poi crepa, si ritrova sola come un cane e, alla fine del suo calvario, un attacco di cuore se la porta via nel fiore degli anni. Un relitto umano. Credo di aver descritto abbastanza bene il tutto, ma il succo resta questo. Le ho reso la vita un inferno, e mi è piaciuto davvero tanto.
Potrei citare anche Claustrofobia, dove la obbligo a farsi un esame di coscienza coi controcazzi per rendersi conto di quanto schifosa è sempre stata con chi la circonda (“stavo solo riflettendo su quanto sei stronza. Perché sai di essere stronza, vero?”), ma il finale aperto non vale. Anche se, nella poi abortita Claustrofobia II, era ovviamente lei a essersi beccata il proiettile in piena pancia. Uhm, quasi quasi lo riprendo 'sto seguito, l'idea mi gusta.
Comunque penso di aver reso l'idea.
Ci sono un altro paio di gemme in questo senso ma sono entrambi stati parti a quattro mani fatti via Icq, quindi contano relativamente. E poi lì si dava veramente fondo alla dose quotidiana non mortale di cattiveria umana. Alla rossa ne succedeva una per colore, una per razza e una per religione. Io e il mio socio facevamo a gara a chi la sparava più grossa, ignorando qualsiasi legge fisica o chimica o di buon senso, e a chi procurava più danni alla nostra tedescona. Non solo a lei in quel caso (e la scena dello squartamento di Pen Pen me la ricorderò a lungo -era tutta roba sua, a me il gore estremo non ha mai entusiasmato-), ma era lo stesso il nostro bersaglio preferito. Devo riassumere? Un'esplosione le causava uno sbrego enorme sul collo, all'altezza della giugulare che era scoppiata come un palloncino; un parassita alieno o una schifezza simile, ora non ricordo, si impossessava della sua mano destra e costringeva il povero Shinji a mozzargliela; incidenti vari e assortiti compromettevano la sua spina dorsale, facendole alleggiare sul crapino l'ombra della paralisi. Vi basta?

Update estemporaneo qualche anno dopo la prima stesura di 'sta roba:
Non solo Claustrofobia II c'è stata, ma pure lì mi sono sbizzarrito. Al termine del primo capitolo di quella che è diventata una saga a tutti gli effetti Asuka, pensate un po', muore. Chi l'avrebbe mai detto. Allora Shinji, dopo aver scoperto che i pazzoidi della NERV hanno i dati che servono per creare un clone dei piloti non già cloni di loro e col cervello sgranocchiato da un amore che definire “folle” è un complimento, convince papi Gendo a sfornare una copia di riserva della sua rossa preferita. Piccolo problema: la suddetta copia non ricorda assolutamente nulla di quanto successo nello sgabuzzino, oltre ovviamente ad essere convinta di essere la vera e originale Asuka Soryu Langley, e di conseguenza è tornata a essere l'insopportabile stronza che tutti noi amiamo odiare. Shinji, da buona chiavica innamorata e non ricambiata, si ubriaca e si spatascia con l'Alphine di Misato contro un palo della luce. Qua subentrano allucinazioni di eventi da lei mai vissuti nella mente del clone, che piano piano comincia a struggersi e pentirsi e piangere e rovinarsi le giornate nel rimorso per come aveva trattato il suo coinquilino. A un certo punto non regge più psicologicamente, convinta com'è che Shinji rimarrà in coma da lì alle calende greche, raccatta un po' di soldi dal padre e fugge negli Stati Uniti lasciandosi indietro una Misato a pezzi e un ragazzo, del quale si scopre innamorata, mezzo morto in un letto d'ospedale. Il quale ragazzo, però, si sveglia (anche se senza una gamba, casini durante la riabilitazione) e, totalmente corroso dall'odio per quella “maledetta puttana”, costringe Misato a telefonarle per dirle che lui è trapassato. Così, tanto per farle un dispetto. Asuka torna a Tokyo-3 dopo dieci anni e per prima cosa decide di andare a trovare l'amore che crede perduto per sempre. Quando lui la incrocia davanti all'uscita del cimitero le scarica addosso tanto di quel guano che anche un elefante sarebbe asfissiato, aggiungendo verso la fine che lei è un cazzo di clone. Poi, non pago, quando lei raccoglie quel poco di coraggio che le rimane e lo affronta per rivendicare il proprio diritto ad esistere, la tratta peggio di come si può trattare l'uomo che ti ha inculato il fondo pensione negli ultimi trentacinque anni. Al che lei, al colmo della disperazione, gli ruba la pistola e si spara in testa.
Che storia pucciosa.


Massì, oggi sono in vena. Credo che scriverò un altro racconto che orbita attorno alla buona Asuka e che puntualmente finirà nel dramma più sanguinolento, tanto macabro e tragico che neanche Shakespeare avrebbe potuto fare di meglio. E scusi, signor Bardo, per averla citata così impropriamente.
L'angst è il mio pane. Embè? Cosa avete da lamentarvi? Sì, sono uno schiribacchino monotematico. Non ne avete mai visti? Plauto faceva solo cazzute commedie volgari, Svevo si trastullava con personaggi psicolabili e pieni di paturnie, Moccia è un fenomeno nello stendere storie merdose di adolescenti insulsi (e vende un fraccaio di libri), Brown si inventa cagate parastatali su Gesù Cristo e la Congregazione della Ceppa Maculata di Sion (e ne vende ancora di più). Io non posso, per caso? Solo perché non verrò citato negli annali? Mi sembra iniquo.
Poi c'è chi si preoccupa per la a volte strabordante violenza di ogni genere che riesco a ficcare nei miei scritti. A costoro io rispondo dicendo che finché me la prendo con personaggi di cartapesta, fittizi come i capelli e il sorriso di un certo politico italiota, non vedo dove sia il problema. Non ho mai seviziato vecchiette, calpestato cani e maltrattato nessuno dal vivo.
Shhhhhhh, fate silenzio. Inventare disgrazie originali non è una cosetta come sembra, servono dedizione e fantasia e con il vostro berciare mi distraete.
Vediamo vediamo...
Difetto congenito di cuore/polmoni/fegato/altro organo vitale X a caso che le lascia pochi mesi di vita? Non è male, no. Da considerare.
Malattia fulminante, imprevista e devastante? Qualcosa tipo, chessò, il colera? La peste bubbonica? Il beri-beri? Il morbo di Kreutzfeld-Jacob, altresì detto vacca pazza? Mhhh, non è così convincente. Ci posso pensare ma non assicuro niente.
Altro...
Dopo un non meglio specificato incidente le rimane un frammento di qualcosa, magari di un proiettile ma anche no, nel cervello o in altra zona inoperabile e questo provoca guerra, pestilenza e carestia? Mi piace, mi piace. Da considerare.
Qualcosa di preciso butterò giù, ho trovato alcune soluzioni soddisfacenti.
Dunque. Apri il writer di Open Office. Entra nella trance meditativa macchiata di rosso plasma. Concentrati e scarica tutte le minchiate distruttive che ti ronzano per la testa.
E fai volare 'sti cazzo di arti.
Sì sì, arti che volano. Figata. Applaudo, sorridendo come un bimbo spastico, al solo immaginarmi la scena.
Poi, nell'esatto momento in cui sto cominciando a battere furiosamente, una mano che sembra fatta di titanio temprato mi afferra la spalla sinistra e la stringe in una morsa. Mi piego in modo innaturale, cercando di divincolarmi da quella presa distruttiva.
Inutile.
Cazzo, che male.
“Ci divertiamo alle mie spalle, vero sbarbatello?”.
Il dolore non mi fa connettere del tutto, ma fra una fitta e l'altra la voce mi appare palesemente femminile.
Chi c'è qui? Ero da solo fino ad un attimo fa.
“Chiunque tu sia, mollami che mi stai fracassando tutte le ossa” riesco a supplicare.
“Eh già, tu fai il bimbo cattivo e io ti dovrei pure lasciare andare? Comoda la vita”.
Volto lentamente la testa.
...
Qui... stiamo... dando... i... numeri.
C'è una fin troppo familiare figura dai rossi capelli ad accogliere la mia faccia stupita.
“Prego?”.
“Ma cos'è, sei sorpreso di vedermi? E suvvia, mi deludi. Ti facevo più scafato”.
Mi prende pure per il culo?
“Dai, non mi dirai che non sei contento di vedere la tua amichevole Asuka Soryu Langley di quartiere. Sono o no il tuo personaggio preferito in quella gabbia di matti che risponde al nome di Shin Seiki Evangelion?”.
Veloce riassunto mentale.
Non consumo alcool se non in rarissime occasioni, e comunque mai abbastanza da giustificare una simile e prolungata sbornia.
Non consumo droga, né leggera né pesante né media.
Non ho l'abitudine di ingoiare sonniferi o altre porcate simili come se fossero caramelle al mou.
Quindi perché cazzo sto avendo le allucinazioni?
Mapporcaputtanaccia. Chiunque sia il colpevole di 'sta cosa: ti paiono scherzi da fare a una psiche labile come la mia?
“Sarei più contento se non mi stritolassi la spalla, ecco” dico, fintamente schifato e realmente maciullato.
Sbuffa contrariata ma per fortuna della mia salute decide di acconsentire e permette nuovamente al sangue di scorrere nella zona offesa.
Non più ostacolato mi giro del tutto verso di lei.
E solo in questo momento mi accorgo di un sacco di particolari: le manca la mano destra e sul palmo della sinistra ha una vistosa medicazione, una lunga cicatrice le adorna il collo, il piede destro è ingessato.
“Chi... cazzo... sei... tu?” balbetto.
È di stupore lo sguardo che mi rivolge prima di rispondere: “Ma sei scemo? Te l'ho detto, sono Asuka Soryu Langley”. Una innaturale calma pervade la sua voce.
Chi sta giocando con la mia mente? Fatti vedere, stronzo, che ti gonfio come una zampogna rotta.
“Guarda, puoi pure piantarla di pensare che io sia un fantasma o un parto del tuo cervellino malato di protagonismo. Sono chi sembro. Solo con tutti gli innumerevoli segni delle tue manine da scrittore a tempo perso. I segni non mortali, almeno”.
Devo essere nel mio letto a dormire. E questa è una brutta commistione fra un sogno e il mio più selvaggio, spregiudicato e incosciente incubo.
“Ma... come... la sinistra...”. Non so neanche se quello che sto dicendo possa avere una minima parvenza di senso logico.
“Questa?” esclama indicandosela col moncherino “Semplice, è ciò che sarebbe rimasto della mia mano dopo il trattamento che mi hai riservato in Necropolis II e Mezzo. Certo, se non mi avessi ammazzata manco fossi un maiale spedito per direttissima al macello. Il resto spero lo ricorderai da te”.
“Puoi giurarci che me lo ricordo” confermo, leggerissimamente meno sconvolto.
“Eh, meno male. Vuol dire che non sei rincretinito del tutto, visto che almeno hai memoria dei tuoi stessi lavori da autore della domenica tarda”.
Forse ancora le sfugge il fatto che la presente situazione non ha nessuna coerenza con la realtà, né tantomeno è fisicamente possibile.
“Sai” azzardo timidamente “sono il solo a chiedersi come mai tu sia qui adesso? Perché, non vorrei offenderti, ma tu sei immaginaria. È il 2008 e dovresti avere otto anni e non quattordici, tanto per cominciare”. Se mi deve frantumare ora è un ottimo momento.
Scoppia a ridere. Una di quelle risate ineleganti, piene di scherno: “Scusa, pensi che non lo sappia? Sarò un personaggio fittizio, ma non sono cogliona. Certo che lo so che sono immaginaria. Però sono qui lo stesso. Io non me lo spiego, a dire il vero. Tu?”.
La ragazza è in vena di scherzi.
“Chi? Io? A parte che ho la serranda abbassata sul cervello perché mi devo ancora riprendere dal tuo massaggio alla mia spalla. Mi dici come potrei saperlo? Ti dev'essere sfuggito lo sguardo da ebete che ho esibito quando ti ho vista”.
“Non mi è sfuggito niente, mentecatto che non sei altro. Ho visto come la tua povera testolina non è stata in grado di adeguarsi alla piega presa dagli eventi. Al contrario della mia che, immersa nel suo sconfinato genio, non ha faticato ad adattarsi”.
Urca. La prossima volta dovrò ricordarmi di sognare gente meno gonfia di sé. Mi irrita anche se questo è solo un pessimo scenario onirico.
“Sempre uguale a te stessa, eh?”.
“Sempre. Mi piaccio così. E già che ci sono, posso dirti che non apprezzo per niente come mi trasformavi in una deficiente senza senso nelle tue storie. Quella mica sono io. Non potrei mai cadere tanto in basso”.
“Beh, non sono stato io a dipingerti come una carcassa nuda dentro una vasca arrugginita alla periferia di Tokyo-3, con una faccia da relitto affondato e una ripetitiva cantilena di fallimento che usciva da quelle tue deliziose labbra. Prenditela col signor Hideaki Anno per quello. Lui ci ha pure fatto i soldi”.
“Hideaki Anno? Bene, so chi andare a pestare dopo essermi occupata di te” dice sfregandosi maliziosamente le mani. Una luce assurdamente malvagia le passa veloce per gli occhi per poi dileguarsi in silenzio.
“Uè, cos'hai intenzione di fare? Solo perché sei un personaggio di carta e pixel questo non ti dà il diritto di commettere un omicidio. Se non sparisci, e per sparire intendo tornare da ovunque tu sia arrivata, finisci in galera. Qua in Italia sono molto severi con gli assassini” mento clamorosamente per cercare di salvarmi la pellaccia che, da qualche istante, sento in grandissimo pericolo.
Sorride sinistramente. Poi si scosta i capelli, che porta corti -e finora non me n'ero accorto a causa dello shock-, e comincia a spiegarmi il suo mefistofelico piano: “Tranquillo, non ho intenzione di spargere i tuoi pezzetti per la stanza, anche se te lo meriteresti. Sono una persona violenta e manesca, ma non arrivo a simili estremi. No, mi basta molto meno per fare in modo che tu ti possa sdebitare nei miei confronti”.
“E sarebbe?” chiedo, il terrore che straborda da ogni dove.
“Niente di che, davvero. Dovrai solo scrivere una storia con me come protagonista. Ma non la me che hai tratteggiato le altre volte, cioè una tipa debole e fiacca come io non sono. Dev'essere un'Asuka al suo apice: forte, potente, indipendente e stronza a più non posso. Devo salvare il mondo almeno due o tre volte da sola, smerdare Shinji sul campo di battaglia in più di un'occasione, dare una ripassata più o meno fisica all'Allieva Modello, riempire di botte Suzuhara. Più varie ed eventuali che mi riservo di esternare in corso d'opera”.
Mi sfugge involontariamente un ghigno. Che cazzata.
“Scusa, perché ridi?”.
“Perché mi sembra una cosa un po' ridicola. E poi chi ti assicura che io lo faccia davvero? Potrei cominciare, attendere che tu svanisca in una nuvoletta di logica e poi cancellare tutto per tornare ai miei nefasti usi precedenti”.
“Sta qui il bello, ragazzaccio. Farò da supervisore alla tua stesura, assicurandomi che tu non sgarri neanche di una virgola”.
Le convulsioni mi assalgono da ovunque.
“Fammi capire: dovrei trasformarti in una Mary Sue orgogliosa, dispotica e suprema?”.
“Ma allora lo vedi che non sei così cretino come sembri?”.
“E se, per pura ipotesi, mi rifiutassi?”.
“Beh” comincia estraendo da chissà dove un randello nodoso “credo che il qui presente Jeffrey lo Spezzamascelle sarà ben contento di fare la tua conoscenza”.
Porca puttana. Mi ha incastrato.
“Forza, ciccio. Hai un nuovo lavoro da iniziare”.
Me tapino. Spero di svegliarmi presto da 'sta merda di incubo.
   
 
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