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Autore: Wiwo    14/02/2008    6 recensioni
Gaara e Hinata, il demone assassino e la bambola di porcellana. Opposti, ma accomunati dalla stessa solitudine. Questa è la storia di due persone distrutte che forse, insieme, troveranno di nuovo la forza di andare avanti.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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05: shattered like broken china

Plic. Una goccia. Allora Suna non era completamente arida.

Plic. Nei sotterranei l’umidità c’era.

Plic. E c’era anche freddo, e buio. La metamorfosi del deserto, di notte.

Plic. Ma non c’entrava la notte, in quel momento. Era semplicemente sottoterra.

Plic. E sottoterra è sempre umido, e freddo, e buio.

I prigionieri erano ammassati in una sala, nelle carceri della città. Uno accanto all’altro, legati con forza, mani e piedi. Alcuni avevano nello sguardo una scintilla d’ira, e ogni tanto muovevano i polsi, nel tentativo di liberarsi. Altri erano sull’orlo della disperazione, e a volte si vedevano brillare delle lacrime sui loro visi. La maggior parte, però, si limitava a rimanere immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, indifferenti a ciò che accadeva loro intorno. Le ferite che avevano non erano particolarmente gravi: d’altronde, quelli feriti più gravemente erano già morti. I loro cadaveri si trovavano in un’altra stanza, in attesa di essere restituiti al nemico: Suna era crudele, sì, ma rispettava i morti.

Il portone iniziò ad aprirsi, gettando uno spiraglio di luce che si ingrandiva sempre più, ferendo gli occhi assuefatti all’oscurità. Da lì entrò una figura dai capelli di fuoco e lo sguardo di ghiaccio: Sabaku no Gaara, il Kazekage di Suna, il pazzo che aveva voluto quel massacro. Che ci faceva lì? Non gli bastava di averli fatti prigionieri, di avere insultato il loro orgoglio? Ora veniva a ghignare dinanzi ai loro volti spaventati.

Gaara si fermò a osservare le file di occhi che riflettevano la luce, rivolti verso di lui. Non erano poi molti: sì e no una ventina. Gli altri erano a leccarsi le ferite, nascosti al loro campo, o giacevano in terra, freddi e coperti da un sudario bianco. Quante espressioni in quegli occhi!

Il Kazekage iniziò a camminare per la stanza, senza distogliere lo sguardo da quello dei ninja legati. C’era chi sosteneva il suo sguardo con furore, e accennava a uno sputo. Le guardie avrebbero provveduto a dar loro ciò che si meritavano. C’era chi fuggiva i suoi occhi, per timore che potesse vederci le lacrime e la paura folle che li attanagliava. Patetici. Quelli non sarebbero durati due giorni. C’era chi non lo guardava nemmeno, o lo fissava inespressivo. Alterigia o rassegnazione? Chissà. In ogni modo erano quelli che davano meno fastidio, i più utili a un eventuale scambio. Non che lui ne avesse l’intenzione, comunque. I prigionieri della Sabbia potevano anche essere uccisi; tanto, entro pochi giorni sarebbero morti comunque.

Si soffermava particolarmente su quelli che esibivano il coprifronte di Konoha, ma non riconosceva nessuno di loro. Forse loro erano morti, o ancora vivi, o si erano rifiutati di combattere. Sicuramente non si sarebbero fatti fare prigionieri.

Stava per uscire e dare disposizioni alle guardie sul trattamento da riservare a chi avesse creato troppi problemi, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Una kunoichi dai lunghi capelli corvini e il coprifronte della Foglia legato al collo.

~~~

Era stata catturata. Invece di morire era stata catturata. Era proprio un fallimento su tutta la linea. Non era riuscita neanche a farsi ammazzare. I suoi ingranaggi avevano ceduto prima.

Era stato un niente catturarla. Era letteralmente crollata in mezzo al combattimento, e non si era mossa più. Era svenuta; il viaggio e le emozioni troppo forti avevano consumato ulteriormente i suoi già deteriorati meccanismi, che alla fine non erano più riusciti a muoverla. La molla si era scaricata troppo presto.

Quando si era risvegliata, era legata e appoggiata al muro gocciolante e sudicio di un sotterraneo. Attorno a lei c’erano altri ninja, tutti legati. Sono prigioniera. Il pensiero la lasciò indifferente. Non sono morta. Non c’era sollievo, né tristezza. E di nuovo non provo niente. Solo bianco. Dio, un’altra volta.

Passò delle ore così, immobile, ad ascoltare i lamenti sommessi di alcuni e l’incessante, monotono, snervante ticchettare delle gocce sulla fredda pietra.

[una, due, tre, quattro segnano il tempo cinque, sei, sette, otto ma io perdo il conto lo stesso nove, dieci, undici, dodici chissà quanto tempo è passato tredici, quattordici, quindici, sedici non ce la faccio più non ce la faccio più n o n c e l a f a c c i o p i ù]

Finché il portone non si era aperto, costringendola a socchiudere gli occhi.

Sabaku no Gaara, il Kazekage. Non era cambiato molto dall’ultima volta che l’aveva visto. Quanto tempo prima? Tanto… Si passò una mano sul viso. Otto anni. Otto lunghi, asfissianti, maledetti anni. Con un mezzo sorriso si chiese se l’avrebbe riconosciuta.

Camminava, incedeva quasi, guardando i disgraziati legati lì dall’alto in basso. Il suo modo di incedere era quasi uguale a quello a cui anche lei era stata abituata, forse leggermente più veloce. I capelli erano ancora di quel colore assurdo, rosso fuoco, e il suo sguardo era addirittura peggiorato. Anche lui doveva aver attraversato molto dolore. Sospirò.

Gli occhi di Gaara si soffermarono su di lei, poi passarono oltre. Già, come poteva pretendere che si ricordasse di lei? Non ci si ricorda dei perdenti, e lei lo era sempre stata.

Il Kazekage fece qualche passo ancora, poi si fermò, esitante. Si voltò nuovamente verso di lei e la fissò, attendendo che alzasse lo sguardo.

~~~

Occhi bianchi. Capelli neri e occhi bianchi, per una ragazza che aveva sì e no vent’anni. Lineamenti scavati dalla fatica, ma dolci e delicati, nobili. E il coprifronte di Konoha.

“Hyuuga Hinata?”

La giovane donna lo guardò, sorpresa e confusa. Annuì.

Gaara aggrottò le sopracciglia. Che ci faceva lei, che sapeva essere diventata la bambolina da esposizione degli Hyuuga, a combattere a Suna? Era l’ultima di loro che si aspettava di trovare. Non era fatta per combattere, si vedeva bene. Mandarla in guerra significava ucciderla.

“Che ci fate qui?”

Hinata tornò alla sua espressione passiva.

“Obbedisco agli ordini della mia famiglia.”

Allora volevano proprio ucciderla. Chissà per quale motivo, poi. Le famiglie nobili spesso tendono a dimenticare cosa davvero significhi ‘famiglia’. Per quella ragazza, probabilmente, ‘famiglia’ voleva dire ‘padroni’: si vedeva dal suo sguardo apatico, che era ora fisso nel vuoto. Nell’insieme sembrava un burattino, una graziosissima marionetta di cui nessuno comanda i fili, ed è quindi abbandonata a se stessa. A quello l’avevano ridotta. Gaara provò quasi pietà per lei.

Rifletteva. Lei era una di loro. La tentazione di tirarla fuori da lì c’era.

“La vostra famiglia vi manda a morire?”

Hinata annuì, guardando per terra. Tremava leggermente. Poi alzò lo sguardo, all’improvviso.

“Ma io non voglio morire.”

Era stato poco più di un sussurro, ma Gaara l’aveva sentito. La marionetta cercava ancora di muoversi da sola, dunque. Il Kazekage sospirò. E sia, avrebbe preso lui in mano quei fili spezzati, in nome dei sentimenti che aveva perso da tempo, e che quella ragazza sembrava incarnare.

Si voltò imperiosamente verso le guardie.

“Slegatela.”

Due ninja scattarono immediatamente al suo ordine, mentre gli altri si scambiavano sguardi sorpresi. Un lieve mormorio percorse il gruppo dei prigionieri. Gaara sentiva addosso a sé lo sguardo spiazzato della giovane donna; poteva quasi vederla, con gli occhi sgranati e la bocca socchiusa, mentre i suoi nodi venivano lacerati dai kunai affilati delle guardie. Non si voltò verso di lei.

“Seguitemi.”

Hinata obbedì, quasi meccanicamente, come sempre aveva fatto a casa. Si sentiva la testa leggera e non riusciva a pensare a niente, ancora stordita dagli ultimi minuti. Seguiva la figura del Kazekage, fissandola con occhi sperduti.

Gaara camminava senza guardare indietro: era sicuro che l’avrebbe seguito. Non poteva non farlo, era lui che comandava i fili, adesso. Si morse il labbro. Probabilmente aveva compiuto un’azione poco prudente, a liberarla. Si sentiva meglio, in qualche modo, era come in pace con la sua coscienza, questo sì… Il problema sarebbe stata la reazione dei Consiglieri. Non dire idiozie, Gaara. Il Consiglio non conta niente. E se non ciò che avrebbe detto il Consiglio, quello che avrebbe pensato il popolo. Perché il popolo dovrebbe saperlo, Gaara? O altrimenti il suo esercito, o la corte, o la sua immagine personale… doveva esserci un problema, non poteva non esserci. Non ha senso, Gaara, e lo sai bene. Non ricordi che entro pochi giorni tutto questo sparirà? Ma se non c’erano problemi, perché quel senso di disagio?

Il Kazekage si riscosse dai suoi pensieri. Basta, ci avrebbe pensato in seguito; adesso doveva trovarle una sistemazione. In effetti, avrebbe anche potuto non pensarci più.

~

Si era fermato davanti a una grande finestra, ed era assorto nei suoi pensieri. Hinata si fermò a sua volta. Era stanca, stanca, stanca. Sapeva che doveva essergli grata per averla liberata, ma in quel momento non ce la faceva. Si sentiva debole, dentro, come un vetro incrinato che aspetta solo un soffio di vento per frantumarsi del tutto. Doveva ricomporsi, e per farlo doveva riposare.

Guardò fuori dalla finestra. Il deserto era blu, adesso, proprio come il mare. Sopra, scintillavano le stelle. Quella terra desolata e solitaria, e al tempo stesso così affascinante… Hinata si chiese se sarebbe mai potuta diventare un deserto anche lei: di giorno godere del calore del sole, e di notte contemplare la volta celeste. Chissà se i deserti erano felici. Che pensieri da bambina.

Le tremavano le gambe, e cominciava a provare fatica nello stare in piedi. Si appoggiò al muro e guardò verso il Kazekage. L’aveva tolta dai sotterranei, ma adesso che cosa le sarebbe accaduto? Chiuse gli occhi lattei. Non importava, in fondo. Ogni cosa era meglio della morte, anche quando vivere per lei era diventata semplicemente un’abitudine.

~

Gaara si girò a guardarla. Sembrava ancora più fragile, con gli occhi chiusi. Aveva un estremo bisogno di riposare: pareva che stesse per cadere in pezzi da un momento all’altro. La chiamò delicatamente.

“Hyuuga-san?”

La ragazza sussultò leggermente, e aprì gli occhi. Non sembrava aver paura di lui. Che strana sensazione.

“Venite.”

La condusse attraverso un grande corridoio, fino a una piccola sala accanto a un’imponente scalinata. Aprì la porta di una delle stanze. Non era particolarmente lussuosa, ma era accogliente, senza quell’atmosfera fredda che solitamente permea le abitazioni dei nobili.

“È la stanza che gli ambasciatori degli altri Paesi utilizzavano quando erano a Suna. Sarà la vostra stanza, se volete.”

La giovane donna mosse qualche passo nella camera. Ogni cosa, là dentro, sembrava addormentata, coperta da un’oscurità quasi protettiva. Gaara fece per andarsene, quando Hinata si volse verso di lui. I suoi occhi esprimevano solo gratitudine.

“Vi ringrazio, Kazekage-sama. Mi avete risparmiato, e ve ne sono infinitamente grata.”

Gaara si trovò a distogliere lo sguardo da quel viso stanco eppure sorridente. Da quanto nessuno gli aveva mostrato riconoscenza come quella bambolina a un passo dal frantumarsi? Le sorrise lievemente; si voltò verso la porta, ma la sua voce lo richiamò di nuovo.

“Kazekage-sama… Posso domandarvi perché l’avete fatto?”

Esitante, la guardò ancora una volta. Perché?... Sorrise di nuovo, questa volta con malinconia.

“Me lo sono chiesto anche io. Penso perché mi ricordate il periodo più bello della mia vita. D’altra parte siete del Villaggio di Konoha.”

Hinata lo guardò con gli occhi spalancati. Prima che potesse dire qualcosa, Gaara la fermò. Aveva avuto come il sentore che, se avesse continuato, la ragazza sarebbe crollata di nuovo. E qualcosa, dentro di lui, gli diceva che avrebbe dovuto impedire ad ogni costo che si rompesse come la fragile porcellana.

“Parleremo domani, Hyuuga-san, se lo desiderate. Adesso riposate.”

Detto questo, il Kazekage chinò leggermente la testa in segno di saluto. Poi chiuse la porta, e si allontanò.

Non sapeva perché, ma quella ragazza troppo simile a una bambola l’aveva colpito. Forse era, come le aveva detto, perché gli ricordava un tempo perduto. Forse era perché aveva scorto in lei quei sentimenti che gli mancavano da anni. Forse era perché lei rappresentava l’attaccamento alla vita, e la speranza che non si spegne mai, e la forza nascosta sotto la debolezza. Comunque fosse, non doveva rompersi. Se fosse accaduto, non se lo sarebbe mai perdonato.

next- 06: for the person I once was

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Salve! *Wiwo si va a nascondere sotto il tavolo* Imploro umilmente il vostro perdono! Non mi merito niente! Sono brutta, cattiva e nera! ..Ma comunque stavolta una giustificazione ce l’ho, ed è scritta nel mio profilo! In ogni modo mi dispiace di non riuscire ad aggiornare con puntualità, ma purtroppo contro una congiunzione di fattori come scuola, esame e pigrizia poco si può fare!
Questo capitolo mi è costato non poca fatica! Spero che ora che (finalmente) sono riuscita a farli incontrare tutto fili più liscio.. altrimenti mi ci voglio vedere a scrivere! ..Noooo, non devo pensare così! Positiva, Wiwo, positiva!
Si vede che adoro i deserti? Da quando sono stata sull’Etna.. sì, lo so che è un vulcano e non un deserto (scema va bene, ma così è un po’ troppo), insomma, da quando ci sono stata e ho visto una distesa di pietra nera e riarsa sotto il cielo blu.. mi sono innamorata dei paesaggi desolati. Ora come ora uno dei miei sogni è andare nelle steppe dell’Asia centrale, a cavallo. E so anche che non sono completamente normale, sì.

Recensioni!!^^

LEA91: Ciauuuuuuu!!^^ Ce l’ho fatta ad aggiornare! E infatti.. Hinata era nei prigionieri!! (ma guarda, non c’era arrivato nessuno.. NdTutti) Altrimenti non sapevo proprio come risolvere la questione.. Comunque ci ho messo un po’ a scrivere il capitolo, ma devo dire che sono quasi soddisfatta del risultato! Prima o poi anche Gaaruccio diventerà più umano (almeno spero), dagli tempo..^^ Alla prossima!

ragazzasilenziosa: Ciao!! Che bello, fa sempre piacere quando qualcuno di nuovo commenta la fic! Scusa tantissimo per il ritardo, ma purtroppo ce l’ho nel sangue.. Hinata.. sì, anche io penso che sia forte, anche se nel manga non lo dimostra spesso. La adoro come personaggio (insieme al suo fighissimo cuginetto^^) e per questo è praticamente in tutte le mie fic! (io non sono poi così contenta.. NdHinata) Grazie dei complimenti!! Alla prossima!

Talpina Pensierosa: Ciau!! Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, ma… non è vero, non mi merito tuttooo!! T_T Sono una persona inutile!! ..via, forse non così tanto! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!! Alla prossima!

Cecia chan: Neeeechan!! Sai che mi hai dato un’idea?! Gaara su un unicorno non ce lo vedo male.. è___é Guarda quanto sono brava: questo capitolo è quasi tre pagine e mezzo di word! Considerando che la mia media è una e mezzo mi sembra un bel risultato, no? anche te, vedi di aggiornareee! Scarichiamo lo stress sugli altri.. Ciauu!

   
 
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