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Autore: mari_4    06/08/2013    0 recensioni
Dal prologo:
"Quando vieni da sempre emarginata per il tuo aspetto fisico è difficile poi credere al più bel ragazzo della Terra che ti definisce “bella”. Sai che non lo sarai mai, prendi le sue parole come una presa in giro, come feci io appena me lo disse la prima volta. “Sei bellissima.” mi disse. Come potevo crederci se ogni persona al di fuori della mia famiglia pensasse che ero brutta? Eppure, qualcosa nei suoi occhi, un luccichio che non avevo mai visto mi convinse."
-M
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Finimmo di mangiare nel momento esatto in cui la campanella segnò l'inizio dell'ora di educazione fisica, per il quale bisognava indossare dei pantaloncini molto sopra al ginocchio, ed io ogni volta non avevo proprio l'intenzione di mostrare la mia carne flaccida e le cosce che mi ritrovavo, così comprai una tuta appena sotto al ginocchio dello stesso colore della divisa, e per mia fortuna l'insegnante non fu contrario. Ci stavo sempre un'eternità a cambiarmi e Sam aveva l'abitudine di aspettarmi fuori gli spogliatoi picchiettando il piede per terra.

«Finiscila o mi verrà un tic nervoso.»

«Ma di che diavolo stai parlano? » mi chiese ridendo.

 

«Lascia stare... » e chiudendo la zip del borsone uscì fuori e mi incamminai verso la gigantesca palestra della scuola seguita da Sam.

 

«Ma perché porti sempre le maniche lunghe? Io sto morendo di caldo.»

«Ne ho bisogno.» 

«Okay, non c'è bisogno di essere così scontrosa.»

«Semplicemente non sono affari tuoi.»

«Oh scusami se ti faccio una semplice domanda!»

«Non alzare il tono di voce, sei solo un'arrogante!»

 

Ecco lo sapevo” pensai. Un'altra che mi definisce 'arrogante'.

Illusa, pensavi davvero di poter farti un'amica?”.

Frustrata e con le lacrime agli occhi affrettai il passo per allontanarmi da quella che fino a qualche minuto prima definivo 'amica'. Lei non provò nemmeno a fermarmi.

 

Finita l'ora di ginnastica andai velocemente a farmi una doccia e nonostante cercassi di essere veloce fui una delle ultime ad uscire dall'edificio.

 

Mi sentivo frustrata e delusa, cosa strana per me che ero abituata e certi tipi di atteggiamenti nei miei confronti. In verità ci stavo male perché pensavo di potermi fidare di Sam, la dolce piccola e indifesa Samantha. Mi sentivo in colpa, di cosa poi non lo sapevo nemmeno io, in fondo fu lei a darmi dell'arrogante... io volevo solo sapere perché portasse le maniche lunghe!

 

 

Tornai a casa con un umore da corvo e la faccia di una che non sapeva che volesse dire “felicità”.
«Che hai Mary? » disse mia madre vedendomi entrare in cucina.

«Niente, sono solo stanca... ho voglia di dormire.»

«Allora mangia e poi vai in camera a riposarti.»

 

Mi sedetti con ancora la giacca addosso e mangiai in silenzio lo squisito pranzo che mia mamma aveva appositamente cucinato per il mio compleanno, mentre tutti gli altri a tavola conversarono allegramente. Non feci in tempo ad alzarmi che mio padre uscì dal frigo una torta a forma di stella con su scritto “Buon Compleanno Marianne”. Era davvero carina: era ricoperta di panna e frutti di bosco per contorno, mentre la scritta al cioccolato al centro dava il tocco di eleganza che serviva. Dopo aver pensato a quanto fosse carina la torta mi chiesi quante calorie avesse quella delizia e mi spaventai ad immaginarlo.
«Mi piacerebbe assaggiarne un po', ma non mi sento bene e vorrei andare a riposare, voi mangiatela pure - e rubando una mora dal vassoio della torta salii silenziosamente le scale, fino a ritrovarmi nella mansarda all'ultimo piano, ovvero la mia stanza.

Quando ero più piccola condividevo la stanza al primo piano con mia sorella piccola, Ellen, ma da quando avevo compiuto dodici anni mia madre decise di farmi una stanza tutta mia, trasformando quella polverosa stanza nella più bella delle camerette: le mattonelle grigie diventarono un parquet chiaro lucido, la carta da parati bianca divenne una verniciatura rosa (coperto successivamente dai miei numerosi poster) e gli oggetti gettati lì furono sostituiti da dei graziosissimi mobili in legno e fucsia, con degli accessori neri come i cuscini e la trapunta del letto.

La scrivania disordinata accoglieva tutti i miei CD e disegni, infatti adoravo disegnare; Il letto era in perfetto ordine e io mi ci buttai a peso morto stringendo un cuscino lì vicino. Rimasi a pensare. Pensai soprattutto alle parole di Sam. Mi avevano ferita e sapevo che avevo bisogno di tempo per guarire.

*beep, beep* il mio cellulare squillò, lo afferrai dal comodino e lessi che c'era un messaggio da parte di Sam:

 

Sei arrabbiata con me, vero?”

Non sono arrabbiata.”

Ma ce l'hai con me, vero?”

Un, po'... più che altro mi sento...ferita, e un po' delusa.”

 

Nessuna risposta.

 

Sam non preoccuparti, se mi dici che sei dispiaciuta io lascio correre, come sempre.”

 

Ancora niente.

 

Sam, ti prego, rispondi...xx”

 

Ma niente.

Le palpebre divennero pesanti, e piano piano sprofondai in un sonno tranquillo.

 

 

Mi svegliai un'ora dopo con il suono del telefono di casa e mia madre che rispondeva, questa entrò poco dopo preoccupata in viso: - Mary, Sam è all'ospedale. -

   
 
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