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Autore: KeKeChan    14/02/2008    2 recensioni
Edward sospirò.
«Jasper ci ho già pensato. Esme è nata nel 1895...e Aquis dimostra al massimo quindici anni...in questi ultimi vent'anni noi non siamo entrati in contatto con nessun essere umano.»
Tutti rabbrividirono. Le soluzioni erano due. La prima: Aquis aveva mentito. Probabilmente non conosceva Esme, l'aveva detto solo per confonderli ancora di più. La seconda: Aquis aveva detto la verità. E in quel caso stava nascondendo qualcosa. Probabilmente anche lei era immortale e aveva conosciuto la loro madre nei secoli passati.
Ma allora...era una vampira? No...la sua temperatura era troppo alta, anche molto più di qualsiasi essere umano. Ormai non c'era altra scelta.
Dovevano - e volevano - conoscerla meglio.
Genere: Commedia, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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polarity

Oh-mio-Dio. Allora, eccoci qui arrivati al terzo capitoloH *ò* Devo assolutamente ringraziare tutte le deliziose personcine che hanno commentato °ò° Arigatou minna! Vi comunico che tra poco scoprirete chi cacchio è Aquis *ma che finezza x°°°! Poi vorrei augurare a tutti quanti un felice San Valentino! Se siete da soli in casa non vi preoccupate, c'è chi vi fa compagnia x°°° E adesso...vuala an neve capitol! <--- il mio francese fa schifo x°°° Piesse: Il nome di Y, si legge esattamente come la Lancia, cioè Ipsilon. Mi raccomando, non leggete I lunga altrimenti vi strozzo °-°



Aquis continuava a camminare fissando davanti a sè, con il libro sottobraccio. Quando si accorse di essere sufficientemente lontana si appoggiò ad un albero e si portò le mani alla testa. Oddio oddio oddio! Che cretina! Che cretina! Ma perchè diavolo gli ho dato la mano! Così...così la...
«La copertura è saltata.» Riconobbe subito quella voce. Fissò un punto non troppo lontano e incrociò un puntino azzurro. Un gatto dal pelo grigio come la cenere uscì fuori da un cespuglio. Il suo unico occhio sano - l'altro lo teneva sempre chiuso per convenienza - fissava Aquis.
«Non avresti dovuto entrare in contatto con lui.
» Disse calmo. La ragazza sospirò.
«Mi dispiace Y...io...non so cosa mi sia preso...mi sono anche presentata...mi sembrava un gesto gentile nei suoi confronti...lui è stato così carino con me...» Y la fissò torvo.
«Aquis, non è il momento di prendersi una cotta per un vampiro. Lo sai benissimo anche tu. Bisogna...»
«Lo so, lo so...rispettare il piano. Comunque non ho preso nessuna cotta...» Le ultime parole furono una specie di borbottio.
«La copertura è saltata, Aquis. E' tutto nelle tue mani ora. Inventati qualcosa.»
Aquis alzò un sopracciglio.
«Che cosa hai messo nel latte questa mattina, Y? Sai benissimo che se non posso parlare con loro non riuscirò mai a chiederglielo.»
Y aveva un' aria pensierosa. Poi annuì.
«E va bene. Hai il permesso di frequentarli. Però cerca di aggiustare il pasticcio che hai creato, d'accordo?»
La ragazza battè le mani e il libro le scivolò dal braccio.
«Stellare! In questa missione ho il pieno controllo delle operazioni. Sembra che il tuo famoso controllo-tutto-io-e-voi-obbedite-e-basta sia crollato, eh?»
Y alzò gli occhi al cielo.
«Ricordati che tu sei molto più forte di me. Non voglio che nascano dei contrasti tra noi due, perciò è meglio lasciarti carta bianca.»
Aquis iniziò a farfugliare felice, poi disse:
«Ah Y? Te l'ho già detto che ti adoro?»
Il gatto si girò di scatto con un sorriso felino.
«Circa un miliardo di volte.» E ritornò nel buio da cui era arrivato.



«Aquis De Aquos?» Alice sussurrò il nome con una punta di divertimento.
«Ma che nome è? Le hai chiesto da dove viene?» Edward scosse la testa.
«No. Non ho fatto in tempo. Dopo che le ho stretto la mano è scappata.» Emmett inziò a ridere.
«Certo che Edward con le donne non ci sà proprio fare!» Tutti lo guardarono male.
«Ma che ho detto?» Gli sguardi non si spostarono e lui provò ad aggiungere qualcosa. «Comunque è piuttosto strano. Insomma...ha la pelle bianchissima come la nostra e una temperatura da forno a microonde. Poi è immune ai poteri di Edward... »
«...e ai miei.» Aggiunse un pò scioccata Alice. Edward la fissò per un momento allibito.
«Come? No non è possibile! Alice sei sicura? Controlla meglio!» La ragazza sbuffò e fissò per un istante il vuoto.
Poi scosse la testa.
«No. Niente. E' come se non esistesse neppure.» Rimasero tutti e cinque in silenzio per un pò. Anche Rosalie - che normalmente non faceva altro che pensare a sè stessa - sembrava vagamente interessata. Era deciso. Volavano sapere a tutti i costi chi fosse.
«Ha detto che conosce Esme, giusto? Può darsi che anche lei...» Jasper si fermò di colpo.
Edward sospirò.
«Jasper ci ho già pensato. Esme è nata nel 1895...e Aquis dimostra al massimo quindici anni...in questi ultimi vent'anni noi non siamo entrati in contatto con nessun essere umano.»
Tutti rabbrividirono. Le soluzioni erano due. La prima: Aquis aveva mentito. Probabilmente non conosceva Esme, l'aveva detto solo per confonderli ancora di più. La seconda: Aquis aveva detto la verità. E in quel caso stava nascondendo qualcosa. Probabilmente anche lei era immortale e aveva conosciuto la loro madre nei secoli passati. Ma allora...era una vampira? No...la sua temperatura era troppo alta, anche molto più di qualsiasi essere umano. Ormai non c'era altra scelta. Dovevano - e volevano - conoscerla meglio.
Quel pomeriggio tornarono a casa distrutti.
«E se...»
«Nah Emmett lascia perdere! Ormai il cervello mi sta scoppiando!» Alice e Emmett battibeccavano davanti alla porta di casa. Ad un certo punto si aprì ed Esme apparve sulla soglia piuttosto sorpresa.
«Ma ragazzi...che vi prende? Vi ho sentito strillare da dentro casa!» I ragazzi si fissarono titubanti. Poi Edward disse alla madre di entrare in casa e le raccontò la storia. Esme ascoltò senza fiatare.
«....e questo è tutto. Abbiamo cercato ogni teoria possibile, ma l'unico indizio che esiste sei tu.» Fece una pausa. «Allora...la conosci per caso?» Esme appoggiò i gomiti sul tavolo e si massaggiò le tempie.
«Sai tesoro è piuttosto strano...io...io so di conoscerla ma...ma non mi ricordo chi sia.» Dopo alcuni secondi riprese a parlare. «Hai...avete presente la sensazione che si prova quando hai un dejà vu?» I suoi filgi adottivi annuirono. «Ecco. E' più o meno così. Io sono sicura di averla conosciuta in passato...ma...ma non mi ricordo bene...è tutto sfuocato quando ripenso al suo nome...»
Emmett sghignazzò.
«Io so che quando gli alieni entrano in contatto con gli esseri umani cancellano ogni ricordo della loro presenza...»
«Ma per favore Emmett sii serio!» Lo rimproverò Rosalie.
«Era solo una piccola ipotesi!»


Il giorno seguente Edward rimase ad aspettare Aquis nel parcheggio della scuola. Ma non la vide arrivare. Sembrava essersi dileguata nel nulla. Finchè Alice, poco prima dell'ora di pranzo, corse a cercalo.
Ed! Ed! Sentendo i pensieri della sorella Edward le corse incontro. Si incontrarono nello spiazzo vicino alla palestra.
«Oddio Edward! Non ci crederai mai! Vieni a vederla! Aquis è una bomba!»
Alle parole "Aquis" e "bomba" Edward si accigliò. Si fece accompagnare da Alice in palestra e quello che vide lo sorprese non poco. Aquis era in campo, pronta per effettuare una schiacciata dal bordo.
«
Siete sicuri di voler tentare ancora? Mi sto leggermente stufando!» Aveva le mani sui fianchi, la bocca era contratta, a malapena riusciva a trattenere una risata e poi...non indossava gli occhiali. Per la prima volta Edward riuscì a vederle il viso completamente. Era davvero affascinante, non c'era alcun dubbio. I suoi occhi non erano castani, come ci si sarebbe aspettato, ma azzurri. Un bellissimo azzurro chiaro, che forse da lontano poteva essere scambiato per grigio.
«Ti...ti prego De Aquos vacci piano!» La professoressa urlava contro la ragazza, che ormai era in posizione.
Aquis le rivolse un sorriso.
«No problema prof! Lascia fare ad Aquis!»
Alzò la palla e spiccò un salto. La sua mano colpì il pallone con una violenza tale che il rumore provocato poteva passare tranquillamente per un'esplosione. I poveri ragazzi dall'altra parte tremavano e, quando la palla colpì il pavimento, esplose in alcuni pezzi.
«Oh porca...» Aquis fissò la sua insegnate, visibilmente arrabbiata.
«Ehm...mi dispiace prof! Non si preoccupi a casa ne ho a milioni di palle come questa! Gliela riporto domani giuro!»
Mentre tutti gli altri ragazzi si erano radunati attorno al cadavere della palla, Aquis incrociò Edward con lo sguardo e gli corse incontro con il sorriso sulle labbra.
«Ehi! Ciao Edward! Alice!» Salutò entrambi con un gesto della mano.
«Che dire, sei impressionante!» Edward tentò di nascondere la sua sorpresa.
«Cavolo Aquis, è stato davvero fico!» Alice invece rispose con entusiasmo.
Lei si portò una mano sul muscolo del braccio e ringraziò entrambi.
Poi la campanella dell'ora di pranzo suonò.
«Oh oh.» Aquis fissò l'orologio che aveva al polso. «E' già l'ora di pranzo? Che velocità!»
Alice colse l'occasione al volo.
«Ehi Aquis ti andrebbe di mangiare con noi? Così, tanto per conoscere il resto della famiglia!»
Gli occhi della ragazza si accesero di entusiasmo.
«Davvero? Si perchè no! Aspettate solo un minuto! Devo cambiarmi! Grazie mille, davvero!»
Si allontanò a grandi passi. Alice ed Edward si fissaro sorridenti. Era arrivato il momento di scoprire la vera identità di Aquis De Aquos.

  
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