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Autore: selegon_93    07/08/2013    5 recensioni
Questa sera... la terra di Helden conoscerà la fine.
Questa sera... il destino sarà innegabile. Le fronde cadranno, le città bruceranno, le nuvole si squarceranno, e l'oscura ombra inghiottirà... ogni cosa.
Questa sera... tutto ciò che voi patetici esseri conoscete, svanirà nel silenzio del nulla. Non esiste la speranza. Non esiste l'amore. Non ci sarà il lietofine. Non tornerai a casa felice e contento con i tuoi cari. Le favole sono finite.
Questa sera... l'unica cosa assoluta, sarò io.
Genere: Azione, Fantasy, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si levò l’alba.
Il violento temporale aveva lasciato il posto a un cielo limpido, lievemente brizzolato da qualche nuvola, e una leggera brezza si posava sulle foglie e sull’erba bagnata.
Il sole, appena levatosi sopra l’orizzonte, filtrò attraverso la finestra della stanza 04, illuminando il letto già fatto.
Selegon scese con tranquillità al piano terra, dirigendosi al bancone, al quale stava lavorando una donna sui 30 anni, dai folti capelli ricci e rossastri.
- ho sete. Dammi da bere per favore.-
La donna si girò con una faccia dall’aria imbronciata. – certo, vuoi dell’idromele?-
-pff, vedo che qui siete tutti allegri. Ad ogni modo ho chiesto qualcosa da bere. L’alcol mi fa vomitare. Dammi un bicchiere di latte.-
La donna fece una faccia stranita –lat… va beh,arriva.-
-pff.- sbuffò Selegon con il suo solito tono profondo, ma al contempo seccato.
-dov’è Ling?- chiese alla donna, che aveva messo il bicchiere di latte sul bancone.
-mio padre è nel sotterraneo, si sta occupando della tua taglia.-
senza aggiungere altro, Selegon bevve il suo bicchiere di latte in un sorso e scese giù dalle scale a chiocciola, nel retro del banco.
-buona giornata anche a te…- commentò la donna, che aveva iniziato a lavare il bancone.
Selegon entrò nel sotterraneo. Il muro era tappezzato di grandi cassoni, nei quali i cadaveri venivano analizzati e sezionati. Nell’aria si sentiva un intenso odore di cadavere,e la poca luce che illuminava la stanza rendeva il luogo ancora più lugubre.
Selegon girò dietro l’angolo, e vide Ling davanti a sé a una decina di metri. Stava parlandocon un uomo con eleganti vestiti neri e una valigia in mano, il quale vedendo il ragazzo si zittì.
-oh Selegon, parlavamo giusto di te- disse Ling –questo è il funzionario che stamane ha portato i soldi del tuo incarico.- e porse a Selegon un grande mazzo di banconote.
-pff, odio i soldi cartacei. Si bagnano e rovinano come nulla.- sbuffò Selegon annoiato.
-spiacente- disse il funzionario –ma l’impero non utilizza le monete come pagamento.-
-poi tutti si chiedono perché lo odio…- rispose Selegon intascando i soldi.
-hai intenzione di accettare una nuova taglia?-
-appena ne troverò una decente.-
-in questo caso ho un incarico per te-
Selegon guardò ling –parla.-
-sembra che nel villaggio adiacente a quello in cui sei stato siano avvenuti degli “attacchi” negli ultimi due giorni.-
-il villaggio adiacente…pensi che possa esserci un collegamento?-
Selegon posò lo sguardo sulla testa che giaceva sopra il tavolo.
-esatto- disse Ling –il fratello di Thur’Lek, Vhos’Lek. È un ricercato di non poco conto, gli danno la caccia da più di otto mesi. Sembra che la morte del fratello minore non gli abbia fatto piacere. A quanto pare, gli è stato attribuito un rank B.-
Selegon mosse leggermente il capo verso Ling, ma poco prima di aprire bocca, si sentì un sussulto provenire dalla testa di Thur’Lek.
-V…Vhos…- la testa, ancora in vita, riusciva a bisbigliare ancora.
Selegon fece una smorfia di ribrezzo verso quello spettacolo.
-vedo che riesci a blaterare anche senza corpo…tsk, proprio come uno scarafaggio.-
La testa ebbe un violento sussulto, e tuonò: -Mio fratello ti uccid- non ebbe il tempo di terminare la frase,che una lama gli trafisse il cranio.
-non parlo con gli scarafaggi che schiaccio.- disse Selegon in tono sprezzante, ed estrasse la spada dalla testa ormai prima di vita dell’orco. Con uno straccio pulì la lama trasparente e leggermente opaca, come se fosse fatta di cristallo, e la rinfoderò.
-bene, mi dirigerò lì. Dammi le informazioni su come arrivarci e dammi il tuo cavallo più veloce, devo arrivare il prima possibile.-
Ling e Selegon uscirono dal sotterraneo, e quest’ultimo si preparò velocemente per la partenza.
 
 
                                                                       *
 
 
Selegon sfrecciava tra gli alberi, in groppa a un cavallo bianco brizzolato. Mentre la strada gli si apriva davanti a gran velocità,gli risuonavano le parole di Ling in testa:
-secondo le informazioni giunte in questi giorni, Vhos’Lek ha attaccato il piccolo villaggio di Kouud, quattro kilometri a sud di Sydur. Al momento si stimano otto vittime, e sembra che la frequenza degli attacchi stia aumentando.-
Selegon diede un colpo di sperone, aumentando la velocità.
Viaggiò per più di venti ore attraverso i boschi. Da Wisit superò la catena di Goral, giù per le distese di Boriood fino ad arrivare alle lisce pianure della periferia di Sydur, una delle quattro città fortezza dell’impero. Dalle calde pianure si stagliavano grandi prati e coltivazioni, circondate da fitti boschi di larici. In fondo, quasi sulla linea dell’orizzonte si scorgeva un grande altopiano roccioso, al di sopra del quale sorgeva la maestosa città fortezza di Sydur.
Un enorme muraglia circondava la città, di un colore bianco lucente, che riflettendo la luce del sole le dava un aspetto abbagliante, tanto da farla quasi sembrare un lucente miraggio.
La muraglia era per tutta la sua lunghezza frastagliata di numerosi merletti finemente decorati, tra i quali si intravedevano baliste e cannoni, usati per chi tentasse l’assedio. Al di sopra delle gigantesche mura si ergevano le quattro tori della città,rifinite con disegni astratti molto elaborati; esse erano infine sovrastate da una quinta torre, di almeno trenta metri più alta, che si innalzava proprio nei pressi dell’entrata principale della fortezza. Essa era usata come osservatorio e come allarme di pericolo,come si poteva notare dalla grande campana dorata che si intravedeva luccicare in cima.
Dinnanzi a questa maestosa veduta, Selegon riprese a marciare per qualche centinaio di metri, ritrovandosi ai piccoli villaggi contadini che rifornivano la città di generi primari.
Cercando tra le piccole abitazioni, si ritrovò davanti a un cartello di legno che indicava di essere alle porte del villaggio di Kouud. Selegon senza nessun esitazione smontò da cavallo e si diresse verso la casa che doveva appartenere al capovillaggio. Arrivato dinnanzi al portone dell’abitazione, venne bloccato da una guardia, un uomo dalla corporatura alta e magra, con una folta frangia che gli copriva un occhio, il quale si interpose a lui impugnando un alabarda.
-chi sei?cosa ti porta qui?-
-abbassa l’arma, sono qui per la taglia di Vhos’Lek.- disse Selegon, esibendo il mandato di caccia.
-capisco…-disse la guardia leggendo con serietà il foglio –quindi sei quel Selegon…prego, si accomodi.-
la guardia abbassò l’arma, e Selegon entrò nella casa.
All’interno, era decorata con numerose tende di perline variegate, soprammobili a forma di animale incise a mano, oggetti esotici, tappedi di pelle di animale e altre cose che davano alla casa un atmosfera strana.
Davanti al ragazzo, seduta su una sedia accanto al fuoco, si trovava la capo villaggio; una donna molto anziana con una coda ai capelli argentei, una casacca di pelle lavorata, numerosi braccialetti e un bastone con l’impugnatura a forma di testa di scimmia.
La guardia abbassò il capo: -capovillaggio, è arrivato il cacciatore di taglie.-
L’anziana signora sorrise flebilmente, accentuando le rughe sotto gli occhi: -benvenuto Selegon, spero il viaggio non l’abbia affaticata-
-nessun problema, è il mio lavoro. Chiedo scusa, ma non sono il tipo da convenevoli, preferirei portare a termine l’incarico prima possibile. Dov’è stato avvistato Vhos l’ultima volta?- disse Selegon con fermezza.
-certamente…ghos, parla pure- disse la capo villaggio facendo un cenno alla guardia.
-l’ultima volta è stato avvistato a ovest, proprio alle porte della foresta. Ha già fatto undici vittime, quindi presumiamo sia ancora in zona.-
selegon annuì leggermente e si girò verso l’uscita. –bene, allora inizio subito la ricerca. Perdonate la bruschezza.-
-non si preoccupi! Vi affidiamo la salvezza della nostra gente- affermò con sicurezza l’anziana donna.
-non c’è da preoccuparsi- disse Selegon mentre usciva dal portone.
Arrivò all’entrata della foresta, appena fuori dal villaggio, nella quale si addentrò. Si guardò intorno con fare serio, e, abbassatosi, mise indice e medio della mano sinistra per terra, chiudendo gli occhi. In quell’istante venne come catapultato in un altro mondo; poteva come accorgersi di tutte le presenze viventi nella zona.
-due kori*…non ci siamo. Un uccello, nah. a nord ovest, un cervo. Mh…-
le due dita strisciarono leggermente a destra. –eccolo.-
Selegon riaprì gli occhi. Per un attimo perse equilibrio, come un risveglio post ubriacatura. Per qualche attimo gli si offuscò la vista, poi si riprese e tornò in piedi, scrollando un po’ la testa.
Si girò verso la direzione che aveva captato, scattando tra il fogliame. Nascostosi nei cespugli bassi, intravide la figura di Vhos’Lek: alto quattro metri e mezzo, aveva l’aspetto di un orco piuttosto robusto, con la pelle verdastra e sporca, un panno lencio che copriva la zona lombare, e una grande clava in mano.
Selegon avanzò lentamente tra le foglie, ma poco prima di uscire dai cespugli, l’orco si girò di scatto a diede un violento colpo di clava laterale. Selegon lo schivò appena un tempo abbassandosi, per poi scattare in piedi, estraendo la sua spada cristallina. Essa iniziava con una lama stretta, che dopo dieci centimetri si allargava leggermente, per poi continuare in una sottile e affusolata punta. Essa sembrava un tutt’uno con elsa e impugnatura,come se fosse forgiata da un unico pezzo.
-alla fine sei arrivato, bianco! Sapevo che da un momento all’altro saresti venuto!- tuonò Vhos irato. Selegon non disse nulla, ma scattò verso di lui con la lama sguainata, tirando un fendente. L’orco fece un passo indietro, e con un rapido movimento impugnò la lama della spada, ferendosi la mano, e muovendo il braccio tirò Selegon in aria, scagliandolo contro un albero. Il ragazzo diede un forte colpo alla dura corteccia, ed emettendo un gemito di dolore, cadde per terra, rotolando fino ai piedi di Vhos. Esso lo guardò con aria di superiorità, e gli tirò una manata, che venne però schivata da Selegon rotolando di lato. Una seconda manata si diresse verso di lui, ma prontamente egli impugnò la spada e la puntò verso la mano, che vi si trafisse. Vhos emise un urlo rabbioso e ritraendo la mano, prese il ragazzo per la gamba e lo sbattè per terra; Selegon era sull’orlo di svenire, vedeva tutto offuscato e la testa gli faceva tremendamente male. Vhos sorrise malvagiamente e si girò per raccogliere la sua clava chiodata, che era ancora infilzata nell’albero dietro di loro. Alzò il braccio e afferrò l’impugnatura, ma poco prima di poter ritrarla, una lama cristallina gli trapassò la schiena, fuoriuscendogli dal petto.
-ugh!-
Vhos mise la mano sulla lama per tentare di fare forza e spezzarla, ma nonostante il suo sforzo, essa non cedeva.
-di…cosa diavolo è fatta??- chiese mentre rigurgitava sangue.
-sicuramente non di qualcosa di fragile. E ora muori.-
-d…diamante?-
-pff.- Selegon mise anche l’altra mano sull’impugnatura.
-NO!asp- prima di terminare la parola il ragazzo estrasse la spada dalla schiena dell’orco, e con uno scatto mise il piede sulla sua scapola e si ritrovò all’altezza del cranio.
-un insetto in meno.- bisbigliò Selegon, e la lucente spada vitrea affondò nella testa dell’orco, uscendogli dalla fronte.
Selegon atterrò in piedi, e con un movimento del braccio spostò la spada di lato schizzando via il sangue che la sporcava, e la rinfoderò.
Nell'oscurità dell'ignoto, in un mondo al di là di questo, una voce riecheggiò, diabolica e profonda. -oh, figli del nemico di mio padre... nei millennei siete rimasti gli stessi miseri esseri inferiori. Non riuscirò mai a capire perchè lui si fidava tanto di voi. Poteva essere quanto di più grande e immenso nell'universo, ma la sua pietà per voi insignificanti creature gli è costata la vita. Pazienza... ora è tempo che qualcuno sorga al posto suo. Qualcuno che si ergerà su ogni cosa, ogni essere, ogni legge naturale. Il tempo... è prossimo.- 
 
                                           “vi vedrò morti, tutti quanti.”
[helden: blade of blood]
 
  
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