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Autore: InspiredByBieber    07/08/2013    8 recensioni
Non sapere in che cosa ti stai cacciando e sapere che hai sempre la tua migliore amica con te. Scappare da un passato burrascoso e pieno di litigi, scappare dalla persona che eri prima di tutto questo. 
E adesso, eccoci qua. Al college.
Benvenuti matricole, che la vostra Clique vi possa dare il benvenuto in Florida!
Genere: Commedia, Erotico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Dove diamine sono i miei costumi?!» Acacia sbraitava per tutta la stanza lanciando di qua e di là tutto il contenuto delle scatole, delle buste, delle valigie e delle borse.
«Cacia, smettila, ti prego!» farfugliai da sotto i cuscini che misi davanti al viso per coprirmi dai raggi del sole che entravano dalle finestre.
«Svegliati Amie, è tardi!» mi rimproverò Acacia «Dobbiamo andare al college a prendere gli orari delle lezioni e tutto il resto!»
«Ehi, calma. Posso andare anche dopo» mi sedetti sul letto e mi feci una crocchia alta con i capelli, abituandomi ancora alla luce del sole «e poi a che cosa ti serve il costume se devi andare al college?»
«Io e Jake abbiamo deciso di andare al mare dopo che passiamo a prendere gli orari. Vieni?»
«No, grazie. Ho tanta roba da mettere a posto, sarò impegnata tutto il giorno»
Acacia sbuffò a mo’ di rimprovero «Come vuoi, se vuoi venire sai il mio numero» afferrò la sua borsa e poi uscì con un balzo con un costume che aveva trovato in quel momento in mano.
 
Caddi nuovamente sui cuscini morbidi e mi chiesi come Acacia facesse ad avere così tanta energia di primo mattino. Mi alzai definitivamente, presi la mia trousse e andai in bagno. Dopo essermi preparata al meglio, frugai dal mio cellulare Google Maps. Pensai subito che il mio primo giorno in Florida sarebbe stato un bordello. Non ero mai stata brava nell’orientarmi e mi maledissi mentalmente per non aver accettato di essere andata al college con Acacia. D’altronde dovevamo andare nello stesso.
 
«Buongiorno a tutti» proclamai il mio ingresso in sala.
«Buongiorno Amie, tutto a posto?» mi chiese Cory mentre preparava delle uova fritte per lui ed Angie.
«Per niente. Sono incasinatissima!»
 
Cory leccò la paletta e poi la poggiò nel lavandino. «Vuoi?»
Feci cenno di no e buttò le uova sopra i piatti «Che succede?»
«Non so se riuscirò a trovare il college, sono una frana in queste cose» gli feci vedere le cartine che stavo esaminando da ben quindici minuti per enfatizzare.
«College? Ci dobbiamo andare anche noi, potremmo andarci assieme»
«È lo stesso in cui devo andare io?»
«Amie, se siamo venuti qua c’è un motivo! Penso che tutti noi abbiamo presa la casa più vicina alla nostra università» mi chiarì le idee Angie.
Annuii e ci dirigemmo verso la University of Central Florida College.
Ero eccitatissima al pensiero che sarei andata veramente al college che era una cosa da non credere. Cory ed Angie sembravano tranquillissimi, mentre le mie mani iniziavano a tremare man mano che ci avvicinavamo all’edificio.
 
Respirai a fondo.
«Stai bene, Amie?» mi chiese Cory preoccupato.
«Tutto okay, solo che non vedo l’ora di prendere gli orari»
Mi sorrisero ed entrammo.
 
Bussammo alla porta della segreteria e richiedemmo tutto il necessario. Le segretarie erano disponibilissime a darci tutte le informazione di cui avevamo bisogno per farci liquidare in breve senza creare una coda troppo lunga.
 
«Pensavo peggio» affermò Angie.
Feci una smorfia «Che corsi hai scelto?»
«Per ora quelli di design e architettura, tu?»
Mi mordicchiai il labbro «Sono sempre più confusa. Per adesso ho deciso di frequentare quelli di ingegneria e medicina»
«Woah! Ci vai sodo, ragazza» ci scherzò su Cory.
«Tu cos’hai scelto?» 
«Logistica, ho il mio futuro in mano»
«Sei deciso su quello che fai» dissi insicura.
«Già, è l’unica cosa che posso fare, Amie»
 
Continuammo a chiacchierare e parlare di tutto. Con loro riuscivo ad avere conversazione facile e mi veniva spontaneo dire qualche cavolata e ridere come dei pazzi. Quando arrivammo a casa, Hilda, Hebe e Jamie stavano guardando la televisione.
 
«Ehi ragazzi!» esclamammo all’unisono quando entrammo.
«Ciao, eravate al college?»
Annuimmo e loro ci dissero che c’erano già stati: le gemelle avevano deciso di seguire i corsi di moda, Jamie invece aveva stranamente i miei stessi corsi, soltanto che lui aveva in più anche quelli di informatica.
 
«Che ne dite se stasera andiamo un po’ a divertirci?» propose Cory.
«Buona idea. Questo ambiente per noi è completamente nuovo, sarebbe fantastico!» dissero eccitate le gemelle. Angie esultò e invece Jamie sembrava insicuro, ma alla fine riuscii a convincerlo.
 
Salii in camera decisa a disfare tutte le valigie e riporre tutti i vestiti nell’armadio per cercare qualcosa da mettere la sera. Il bussare della porta mi interruppe.
 
«Posso?» era Justin.
«Justin? Che ci fai qui?» chiesi corrucciata, incuriosita dalla sua visitina.
Entrò in camera con aria disinvolta. Aveva una canottiera bianca attillata che gli metteva in risalto tutti i pettorali, un paio di pantaloni da tuta e un cappellino che gli copriva gran parte dei capelli. I suoi occhi color nocciola osservarono attentamente tutta la camera, poi caddero sui miei «Sbaglio o vi siete prese la camera più grande?»
Sorrisi e scrollai le spalle «Chi prima arriva, meglio alloggia»
Lui ricambiò «Non saresti neanche arrivata qua senza il mio aiuto» disse con tono giocoso e altezzoso.
Incrociai le braccia al petto «Avrei trovato qualche altro gentiluomo disposto ad aiutarmi» risposi a tono.
«Come vuoi» alzò le spalle «sei già andata al college?»
«Sì. Tu no?»
Arricciò il naso «Ci faccio un passo dopo magari»
Presi delle felpe dalla mia valigia e le appesi «Che corsi hai deciso di seguire?»
«Non so, sceglierò là»
Mi voltai verso di lui e aggrottai le sopracciglia «Non hai la minima idea di che cosa fare?»
Lui annuì «Il destino farà da sé»
Scoppiai a ridere «Almeno sei ottimista. Comunque mi dovevi chiedere qualcosa?» continuai a piegare la roba e non mi accorsi che si era seduto sul mio letto e osservava le foto di Acacia sul suo sopramobile.
 
Niente che mi stupisca, pensai.
 
«Justin?» lo richiamai e lui scosse la testa, poi si voltò verso di me. 
Mi sentii improvvisamente a disagio.
«Oh, sì. Avete carta igienica?»
Inarcai un sopracciglio, però lui rimase indifferenze alla mia espressione «Prendila dalla mia valigia. Lasciala in bagno» prese il rotolo e andò verso la porta «Grazie, dolcezza» mi fece l’occhiolino e sentii una sensazione strana allo stomaco.
 
Dopo aver terminato di mettere in ordine tutta la roba, pensai che la mia giornata fosse terminata, e invece…
 
«Amie!» Acacia entrò in camera e mi saltò letteralmente addosso.
Mi divincolai dalla sua presa «Che succede?» notai nel suo viso un sorriso a trentadue denti.
«Jake» sospirò eccitata «è dolcissimo!»
Non riuscii a non sorridere vedendola così entusiasta. 
«Mi ha offerto il pranzo in spiaggia, abbiamo parlato tantissimo e mi ha riempito di complimenti! È un ragazzo che, oltre ad essere fottutamente bello, ha un carattere fantastico!»
Era il primo ragazzo che aveva incontrato che era in grado di trattarla nel modo che meritava e questo mi rendeva estremamente felice.
«Sono felice per te, Cacia»
«Grazie baby, lo sono anch’io»
 
Mi raccontò tutto nei minimi dettagli e mi mettevo a ridere ogni volta che mi esponeva i suoi pensieri in diverse occasioni, poi le dissi della serata che ci avrebbe attese.
«Io amo questi coinquilini!» batté le mani, prese al volo un vestitino e dell’intimo e corse verso il bagno.
 
Sospirai distrutta. Ci dovevo necessariamente andare? Ore prima quella decisione suonava più elettrizzante, ma non ero stanca come lo ero in quel momento.
Urlai contro il cuscino frustrata e poi scesi le scale.
Erano quasi tutti pronti. Bevevano qualche aperitivo e scherzavano. Quando mi videro con ancora la roba della mattina stessa, mi sguardarono straniti. «Amie, non ti sei ancora cambiata?»
«Ragazzi, vi offendete se non vengo? Non penso che…»
«Io mi offenderei molto» replicò per primo Jamie non lasciandomi neanche il tempo di terminare la frase «se non sbaglio io sono vestito in questo modo solo perché mi hai convinto tu!» mi fece vedere il gilet che indossava facendo una giravolta intorno a sé.
 
«Ma che diavolo stai dicendo?» apparse inaspettatamente Acacia che stava cercando di mettersi gli orecchini. Tutti rimasero colpiti dalla sua bellezza e dal suo corpo che entrava perfettamente in quel tubino «Vieni immediatamente al piano di sopra!» goffamente, mi prese e mi tirò su per le scale come se lei fosse mia madre e io fossi sua figlia. Tutti si misero a ridere mentre soffrivo moralmente.

«Forza, mettiti questi velocemente!» ordinò Acacia autoritaria «Non ti lascio qua neanche se il nostro viaggio dopo di questo dovrà terminare, quindi muovi il culo!»
Il mio sguardo andò a cadere sul vestito che mi stava porgendo abbinato alle scarpe col tacco che poggiò a terra. Prese dalla sua valigia un reggiseno fatto in gel e me lo lanciò.
«Un paio di jeans e una maglietta in cotone non sarebbero male» osservai.
«MUOVITI!» mi rimproverò e fui costretta ad andare in bagno e prepararmi in poco tempo.
Il risultato era notevole: il vestito per quanto odiassi dirlo, mi stava veramente bene e i capelli che cadevano delicatamente sulle spalle mi piacevano. Mi truccai con delle sfumature fatte di beige e marrone e fui finalmente pronta.
 
Incrociai nell’andito Jake che mi guardava con occhi beati «Sei bellissima, Amie»
Quasi non caddi, ma Jake mi afferrò da un braccio «Grazie» sussurrai imbarazzata.
«Sai se Acacia è giù?»
Sorrisi, soddisfatta dell’effetto che gli aveva causato la mia migliore amica «Si, ed è meravigliosa»
Lui annuì «Non ne dubito»
 
Con un braccio incrociato a quello di Jake, riuscii a scendere le scale. Mi staccai dalla presa quando trovai un minimo di equilibrio. Appena tutti mi videro, iniziarono a fischiare e io mi sentii avvampare.
Uscimmo per andare a mangiare cinese.
Durante tutta la sera fummo molto chiassosi e avevo come l’impressione che gli altri avessero già bevuto abbastanza. Diciamo il tanto giusto per andare su di giri.
 
Io ed Angie non riuscimmo più a tenere d’occhio Cory e ci imbattemmo in una sfida a breve termine: chi riusciva a raggiungere prima l’altro, ma cademmo quasi tutti dopo pochi minuti. Era straziante e imbarazzante allo stesso tempo, ma in fin dei conti, non ci importava veramente di niente. Non in quel momento.
 
Giungemmo a casa sana e salvi, anche se l’alcol che scorreva nel nostro corpo era veramente abbondante. Ognuno di noi si era fatto fuori all’incirca cinque bottiglie di birra se non di più mischiate a una vasta gamma di liquori. La faccia di Jamie mi sembrò eccessivamente rossa e il suo sguardo era assonnato: pensai che non avesse mai bevuto così tanto. Io e Acacia eravamo in parte abituate a tutto quell’alcol. Facevamo a gara a chi bevesse di più fino a quando l’altra vomitava; il record era quello di dieci bottiglie di birra sfondato dalla sottoscritta. Era stupido, ma anche buffo.
 
«Noi andiamo a letto» annunciò Hilda, trascinando Justin verso le scale.
Cory non perse l’occasione e urlò «Usate le precauzioni, ragazzi!» tutti ci mettemmo a ridere e loro fecero finta di niente. 
«Io sono stanco. Tu?» Jake si rivolse ad Acacia che annuì, esausta. Poi salirono anche loro.
«Io… io… io ho paur-pau-paura d-di dover vo-vomi-vomitare» singhiozzò Jamie. Hebe si prese la briga di accompagnarlo velocemente in bagno.
 
In salone rimanemmo solo io, Cory ed Angie.
«Andiamo ragazzi, siete tutte delle vecchiette!» urlò Cory che non riuscì a controllare il suo tono di voce. Io ed Angie ci guardammo e scoppiammo a ridere senza motivo. Poi Cory si alzò e andò a prendere della vodka e della tequila «FESTA!» esultò aprendo le bottiglie e io mi affrettai a trovare dei bicchieri. 
 
Mi tolsi i tacchi e li lanciai da qualche parte; lo stesso fece Angie. Euforici, tracannammo il tutto in pochi minuti. Accendemmo la televisione e mettemmo musica. Ballammo strascicandoci gli uni con gli altri e i nostri movimenti sembravano coordinati, oppure era solo un’impressione causata dall’effetto dell’alcol. Cantammo a squarciagola e ridemmo come non ebbi fatto da molto tempo, fino a quando Hebe uscì dalla camera e ci rimproverò, ma nonostante ciò continuammo e tutti iniziarono a lamentarsi. Poi l’ultima cosa che ricordai fu il buio più totale.



 
***


 
Mal di testa.
Vaghi ricordi.
Hangover.
 
Con gli occhi ancora semichiusi, mi massaggiai le tempie e mi guardai intorno: bicchieri di plastica dappertutto, scarpe con i tacchi e cuscini sparsi in tutto il pavimento. Sobbalzai vedendo Justin seduto nell’isola della cucina, masticando dei cereali.
 
«Buongiorno. Nottata pesante, eh?»
«Questo non è un buongiorno… che è successo?»
Acacia scese le scale di corsa sentendo la mia voce «Cosa è successo?! Avete incasinato tutta la casa, ecco che cosa è successo!»
Justin sembrò divertirsi davanti a quella scena.
«Dovete ritirare la casa»
«Lo faremo… dammi soltanto il tempo di cambiarmi e di far svegliare Cory e Angie»
«Ci penso io» affermò Justin, prendendo due padelle dalla credenza. Andò verso di loro e le sbatté una contro l’altra facendo un caos assurdo. I due sobbalzarono e si svegliarono storditi e incoscienti anche loro di tutto quel macello.

Dopo che ci fummo cambiati e lavati, ritirammo tutto il salone e la cucina.
L’orario delle lezione era ben chiaro: alle 16.00 puntuali, tutti dovevano essere nelle rispettive classi. Io e Jamie andammo a medicina e gli altri nei loro corsi. 
 
Decidemmo di incontrarci dopo le lezioni per andare a fare una partita di bowling. E così fu.
 
«Fate veramente schifo» borbottai dopo aver compiuto il mio terzo strike di seguito.
Cory emise un ruggito. Aveva il turno dopo il mio e diceva che lo facevo risultare una schiappa – cosa che era – e che quindi dovevo smetterla. Naturalmente scoppiai a ridere. Il fatto di vederlo distrutto moralmente per la sconfitta che stava subendo, mi rendeva ancora più eccitata al pensiero di poterli battere tutti.
 
Nell’altra corsia c’erano Justin, Acacia, Hilda e Jamie. 
Justin se la cavava, non per questo era primo. Acacia non era mai stata veramente brava. Hilda pensava di essere in una palestra di ginnastica artistica e Jamie… be’, Jamie non ero convinta neanche che avesse capito bene lo scopo del gioco. Buffo quanto una persona possa essere intelligente, ma non capire cose così semplici: far cadere tutti i birilli.
 
«Hai capito che lo scopo del gioco è colpire i birilli e non mandare la palla nelle altre corsie?» gli chiarì le idee Acacia, sfacciata come sempre.
«Forse dovresti impararlo anche tu!» dissi per placare quel momento. Ammiccai e acchiappai una palla.
«Otto kili, McKenzie? Fai sul serio?» Justin fece una smorfia verso la mia direzione e mi misi una mano sul petto, come se mi avesse appena ferita.
«Cinque birilli non buttati giù? Fai sul serio, Bieber? Sono estremamente delusa»
«Oh, non scommettere contro di me, biondina»
Mi corrucciai «Biondina? Non scommetto contro i ragazzi così spudorati!»
«Hai paura?» mi si avvicinò così tanto che potei sentire il suo profumo. Non seppi riconoscerlo, ma era così tanto bello da farmi oscillare per alcuni attimi «Allora?» aveva un sorrisino malizioso in viso.
 
«La sfida non è solo tra voi due» Hebe fece il broncio e Jamie non riuscì a fare a meno di stringerla a sé.
 
«Cosa vuoi mettere in gioco Amie?» mi chiese, ignorandola, Justin.
«Ciò che vuoi, mettimi alla prova» mi riempii i polmoni così tanto da sembrare ancora più sicura di me stessa e lui mi sorrise, divertito.
«Se vinco io, mi devi una cena. Se vinci tu, te la devo io»
«Che problemi hai?» appoggiai la palla e incrociai le braccia «Se vinco io, mi dovrai fare il bucato per almeno un mese»
«Ma che razza di scommessa è?»
«Sicuramente più ragionevole della tua. Prendere o lasciare, amico» gli diedi un pugno sul petto come per fare la parte dell’amico maschio e lui scosse la testa sorridendo.
«Ci sto»  
 
Ritornammo nella pista e partimmo insieme.
 
Strike!
Strike!
 
I tiri seguenti furono quasi simili. Se uno faceva spare, casualmente anche l’altro lo faceva.
 
L’ultimo tiro doveva essere quello vincente.
 
«Che avete scommesso, brutta traditrice?» Acacia mi stuzzicò dandomi delle gomitate.
«Se vince lui, gli devo una cena. Se vinco io, mi lava la roba per un mese» scrollai le spalle.
«Ma una cena in che senso? Che devi cucinare tu? O che ti porta fuori a cena?» i suoi occhi iniziarono a illuminarsi e potevo vedere i suoi ingranaggi lavorare.
«Importa?»
«Certo che importa! E se vince?»
«Oh, non succederà» strabuzzai un occhio e vidi Justin che aveva appena buttato tutti i birilli a terra.
«Lo farai veramente?» cantilenò maliziosa.
«Una scommessa è una scommessa, signorina! Ti sei cacciata proprio nei guai, eh?» intervenne Angie.

Stralunai gli occhi.

«Sentite, perché vi state preoccupando così tanto?» poi le immagini del giorno prima, quando Justin salì le scale con Hilda per andare in camera assieme mi tempestarono la testa «Oh, merda» tutte e due mi guardarono con punti di domanda stampati in viso.
«Se perdo, Hilda mi ucciderà!»
Angie e Acacia si scambiarono un’occhiata.
«Perché quelle espressioni?»
Acacia si guardò intorno e poi mi bisbigliò «Te lo dovevo dire dopo. È un pettegolezzo che…»
 
«Parlare con le tue amiche per evitare la scommessa, non è un buon modo per scampartela» Justin si avvicinò e sia Angie che Acacia sobbalzarono e poi iniziarono a fare le indifferenti, soprattutto Acacia che spezzò quel momento con una delle sue solite affermazioni.
 
«Vuoi perdere proprio subito, eh?» mi incamminai e riuscii a fare un altro strike seguito dalla caduta di otto birilli. Saltai e improvvisai uno dei miei soliti balletti con Acacia e poi scoppiammo a ridere. Ero già in vantaggio, e dopo ciò la mia vittoria era assicurata.
 
Mentre ritornavamo a casa, dissi a Justin di non preoccuparsi delle conseguenze della scommessa, perché non gli avrei mai fatto toccare la mia roba. E nel mentre decidemmo di stabilire dei turni per cucinare e pulire.
 
• Acacia, Jamie ed io
• Hilda, Hebe e Angie
• Justin, Jake e Cory

Dopo aver attaccato il post-it dei turni sopra il frigo, andai in salone dagli altri.

«Stasera volevo andare in qualche discoteca» borbottò Justin appena arrivai, profondando sul divano.
«Sarebbe un’idea grandiosa!» esultarono le gemelle.
«Io ho da studiare» rispose, invece, Jamie, a cui lanciai un’occhiata d’assenso «Quoto. Studiamo assieme?» gli chiesi e lui annuì.
«Smettetela di fare i secchioni!» sospirò Acacia.
«Non voglio rimanere in arretrato con lo studio già dai primi giorni» ammisi, un po’ infastidita dal suo tono di voce.
«Avanti Amie, è soltanto per stasera. Domani avrai tutto il tempo per studiare e lo stesso sarà per te Jamie!» si aggiunse Jake affiancando Acacia.
 
Non li detestavo più insieme.
 
«Non lo so…» mormorò Jamie. Però Hebe gli saltò addosso e riuscì a convincerlo. A quel punto tutti guardarono verso la mia direzione. Esausta da tutte quelle occhiate, decisi di accettare.
 
Io e Acacia ci preparammo insieme e mi raccontò tutte le vicende che erano successe durante quelle poche ore e di quanto fosse carino Jake e tutto il resto. 
 
Alle 22.00 precise, tutti eravamo in cucina a bere qualche aperitivo e ridere come sempre.
Uscimmo di casa per andare a mangiare velocemente qualcosa e andare poi in discoteca. Il tempo passò velocemente.
Il locale era colmo di ragazzi che bevevano, ballavano e si strusciavano lascivamente tra di loro. Io, Acacia, Jake e Justin inizialmente rimanemmo nella zona bar a bere qualche drink e conversare.
 
«Jake, voglio andare a ballare» disse Acacia facendo gli occhi da cucciola.
Io mi voltai verso il barman a cui chiesi un altro drink colorato, tentata di evitare gli sguardi di tutti e tre.
«Amie?» mi richiamò Justin.
Mi voltai «Si?» buttai il drink nello stomaco in due sorsi e poi mi asciugai la bocca, soddisfatta.
«Vieni a ballare?»
«No, grazie. Preferisco rimanere qua»
Lui annuì deluso e andò in mezzo alla pista seguendo a ruota alcune ragazze che gli stavano volando attorno durante tutta la serata come avvoltoi. Stralunai gli occhi. Si era già fatto una certa fama al college e ce le eravamo ritrovate nel bel mezzo di una serata nello stesso locale in cui ci trovavamo noi.
 
«Serata no?» un ragazzo si infilò tra me e il barman e ordinò due drink.
«Molto più che no» risposi con la testa che mi girava.
«Dovresti buttarti in mezzo alla folla come fanno tutti!» indicò con i pollici le ragazze sopra il cubo e mi misi a ridere.
«Non è il genere di cosa che mi piace fare» mentii.
«Non dirmi»
«Scusa, non so come divertirmi» alzai le spalle con aria innocente.
Scoppiò a ridere «Mi sorprendi. Non sembravi questi genere di ragazza al bowling» arricciò il naso beffardo.
Aggrottai la fronte «Mi sono persa qualcosa?»
 
Scoppiò nuovamente a ridere, questa volta più forte e per il poco che riuscivo a mettere a fuoco vidi il suo sorriso, perfetto. «Non fraintendermi, non sono uno stalker. È solo che ti ho vista al bowling l’altro giorno e i tuoi balletti ad ogni tuo strike o spare mi hanno incuriosito. Me li dovresti insegnare» alzò uno dei drink che il barman gli aveva servito e mi fece l’occhiolino.
«Ti potresti sbagliare e capire che non sono la ragazza che ballava in quel modo ridicolo» obbiettai, cercando di nascondere il mio imbarazzo. Accidenti a me e i balletti stupidi che mi saltano in testa!
 
«I tuoi capelli e il sorriso»
«Che cosa?»
«Mi ricordo i tuoi capelli e la tua risata. Mi piacciono»
Sorrisi e mi sentii le orecchie andare in fiamme. Poi sorse dalla folla Cory «Amie, vieni a ballare!»
«No, Cory, non sono in vena»
Lui non mi ascoltò e mi trascinò in mezzo alla pista. Prima che mi allontanassi lanciai uno sguardo imploratore al ragazzo al bar che scrollò le spalle e mi sorrise.
Cory era super elettrizzato. Saltava, cantava e improvvisava qualche mossa di danza. Mi chiesi se anche l’altro giorno fosse così, però poi decisi di farmi trascinare dalla musica e di ballare. Risi senza motivo, magari per colpa dell’alcol, ma continuai a muovermi comunque a ritmo anche se ad ogni passo rischiavo di cadere.
 
Riuscii a vedere Acacia e Jake che ballavano in un modo forse troppo privato per essere in una discoteca pubblica e lo stesso Justin, che era affiancato a una ragazza bionda, alta, bellissima. Angie, Jamie e le gemelle si stavano divertendo tra di loro, anche se Hilda, ogni volta che le era possibile, scambiava qualche bacio con ragazzi che si trovavano intorno a loro.
 
Io e Cory eravamo quelli più al centro della pista. Eravamo vicinissimi. Così vicini che sarebbe potuto scattare qualcosa. In quel momento vidi Cory con occhi diversi rispetto ad un amico e le sue mani nei miei fianchi non mi fermarono quasi la sua bocca sfiorò la mia. Le sue labbra si fecero più svelte e la sua lingua chiese permesso di entrare nella mia bocca. Ci muovevamo a ritmo di musica e diventò tutto più eccitante. Quando ci staccammo, tutto sembrava diverso. Poi arrivarono gli altri che ci dissero che era tardi, che dovevamo andare.
 
Quando fummo finalmente in macchina, feci un lungo e profondo respiro.

Spalancai gli occhi, ancora scossa.
Che diamine avevo combinato?


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LEGGETEMI!

Eccomi qua, bellissime. skjdf
che pensate di questo capitolo?
Spero vi piaccia.
Sono felicissima delle vostre recensioni
nel primo capitolo e mi piacerebbe vedervi
anche in questo. 


Buona lettura, fatemi sapere :)
5 RECENSIONI
e pubblico subito!


 
 
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