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Autore: Frappa_1D    07/08/2013    0 recensioni
Amanda è un'adolescente di sedici anni. La sua vita è più incasinata di un paio di cuffie per iPod, ma presto tutto avrà un profondo cambiamento. Segreti, mondi paralleli e un amore passionale la renderanno ciò che lei non avrebbe mai pensato di poter essere.
D'altronde 'Questo è solo l'inizio. Il gioco deve ancora iniziare.'
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Bagliori di luce incadescente ci avvolsero come un manto trasparente. Sembrava di trovarsi al centro di urugano, dove tutt'intorno ruotano confusionariamente oggetti e abitazioni. Sentivo l'aria scatenarsi su di me, i vestiti gonfiarsi fino a quando la pressione fu tale che l'ossigeno venne compresso. Non riuscivo a respirare, venni inghiottita in un vortice di lampi e colori sempre più stretti. Mi tenevo a Richard solo attraverso una stretta di mano, improvvisamente l'aria ci sollevò. Lui se ne stava lì immobile con un sorriso di soddisfazione sul volto e le palpebre chiuse come se aspettasse di essere trascinato via dal vortice. Ormai ero sul punto di mollare, non avrei resistito un altro secondo, lasciai la sua mano mentre un urlo di terrore mi bruciò il petto. -Amira, svegliati.. Amira!- la mia mente era ancora in uno stato di assoluta confusione. Aprii gli occhi, felice di essere ancora viva, dopo essere stata trascinata in un vortice senza fondo. Mi alzai e mi guardai intorno: Richard sedeva accovacciato sulle ginoccha vicino a me, lo sguardo dolce e sorridente. Ero ancora nella radura, soltanto che il cielo era invaso da nuvole promettenti pioggia. Guardai le mie mani, ero viva!

-Richard.. ma cos'è successo?- , Lui mi venne incontro lasciando che mi abbandonassi fra le sue braccia. -Amira... finalmente...- Richard mi guardava con tanta dolcezza, mai vista prima.  Ed improvvisamente non temevo più le sue azioni, tra le sue braccia era come essere chiusa in casa durante un'acquazzone torrenziale, con lui accanto non temevo nulla. Una lacrima di ghiaccio gli scivolò giù sino alla bocca. -Non temere mia Principessa, adesso ci sono io- .
E mi baciò dolcemente la guancia sporca di fango. Mi trasportò sino ad una struttura, non ricordo bene come e quando, ma l'unica cosa di cui sono certa è che sembrò stesse volando. Sentivo l'aria fredda abbattersi sul mio viso terreo, mentre il corpo di Richard era stabile quasi fermo, ma rapido nello stesso istante: percorreva un tragitto, che sembrava conoscesse bene, nella fitta foresta, addentradosi sempre più attraverso torrenti e abeti. L'intenso odore dei pini mi penetrava nelle narici sino ai polmoni, mentre i battiti del mio cuore iniziavano a rallentare,muovendosi in simbiosi con la natura cirscostante. Il mio udito si ampliò, potevo udire ogni singolo movimento o sussurro e per la prima volta mi accorsi di quanto la natura non fosse affatto silenziosa: sentivo le foglie degli alberi cadere trasportate dal vento, o alcuni animali muoversi furtivamente tra i rami. Tutto aveva un posto in quella piccola parte di mondo. Ripresi la piena coscienza dopo essermi risvegliata su un morbido divano bianco. Scesi barcollante e mi raddrizzai osservandomi intorno. Era un salone. Di quelli antichi. Le pareti erano di un giallo opaco con decorazioni bianche, e grandi vetrate con i bordi in legno che lasciavano cadere lo sguardo sulla radura. Era un paessagio spettacolare, sembrava un quadro, per quanto fosse perfetto e privo di errori. Abbassai lo sguardo sul pavimento, lucido e di marmo, la mia immagine era riflessa sul suolo: vidi una me, totalmente differente dalla Amy Barlow di due giorni fa; Due grosse occhiaia rendevano il mio volto stanco e sofferente, mentre i miei capelli avevano perso quella lucentezza di alcuni giorni precedenti; persino il mio sorriso non era più lo stesso...
Indietreggiai per allontanarmi da quella immagine riflessa e andai a sbattere contro qualcosa di duro. Mi voltai imperterrita -Amira ben svegliata..- Richard mi osservava sorridendo. -R-richard... cosa vuoi ancora da me? Dove mi hai portata? - ero sempre più stufa di non poter conoscere i suoi intenti. -Dimmi la verità! … Cosa sei tu - per un secondo vidi il suo sguardo luccicare, ma poi riprese la sua espresione fredda e distaccata. -Amy...- pronunciò il mio nome con tanto rancore e delusione che credei di aver commesso qualcosa di molto grave, di impensabile. 
-Cosa?- chiesi io abbasando lo sguardo per raccogliere le mie idee e -Cosa c'è che non va... in me? Non sono abbastanza per sapere cosa sta succedendo? O temi che io possa rimanere sconvolta dal tuo.. essere?- non mi accorsi neanche di piangere finchè lui scrutandomi attentamente posò la sua mano calda sul mio viso e con un gesto affettoso asciugò una lacrima. -Amy... io credevo... non puoi sapere!- e tirò indietro il braccio come a voler impedire di ferirmi, ma io lo trattenni serrando i denti. - No, dimmi -.

Lo sentii sussultare e poi come colpito, lasciò che il suo subconscio accettasse la sua rivelazione a me... un'estranea.

-Io non sono un umano...-, abbassò lo sguardo e poi di colpo lo rialzò osservando la mia reazione -Sono un essere dell'inferno, uno spregievole mostro al servizio dell'inferno..- Il suo sguardò lasciò intravedere il disprezzo per sè e per la sua reale natura. -Inizialmente ero una creatura benevola, ero un angelo.. ma successivamente, venni tirato in inganno dal diavolo... e io fui risucchiato nell'inferno costringendomi ad essere ciò di cui io temo..-. Le sue parole mi risuonavano nella testa. “Non umano” “Mostro spregievole” Cos'era realmente Richard?

-C-cosa sei esattamente?- ero incerta sul conoscere la verità, ma sapevo che era la cosa più giusta da fare in quel preciso istante. -Sono un mostro..- lo sentivo singhiozzare mentre lentamente si accasciava al suolo affranto. - Quindi la scorsa sera.. non si era trattato di un semplice sogno.. ma allora il livido? È comparso dopo che io avevo controllato di non avere nulla!- Lui alzò il volto -Si.. è successo, e non posso perdonarmelo.. Quando perdo il controllo dell'ira mi trasformo.. in ciò a cui tu hai assitito.. perdo i sensi, e prima che io me ne accorga, ho bisogno di ore, se non giorni per prendere la mia forma umana..- si rialzò asciugandosi il viso.- Ma adesso sono il tuo custode.. Amira- e si inclinò mostrandosi determinato e deciso.

-Amira?- chiesi io perplessa... -Si, Principessa Amira-
Troppe cose erano accadute nell'arco di due giorni, la mia mente aveva bisogno di un pò di tempo prima di riflettere. -Il tuo vero nome è Amira. Sei la prescelta, la ragazza in cui è scritto il nostro destino.- mi osservava introducedo tutte quelle informazioni nella mia mente pronta ad esplodere – Sei figlia dei due imperatori di Luxia, una terra lontana dal posto in cui tu sei cresciuta.-. -Frena, frena amico!- dissi portando le mani avanti. -Cosa diavolo stai dicendo? Portami a casa ne parleremo più tardi!- E lo presi per una manica, ma lui non si muoveva di un millimetro. Provai e riprovai ma sembrava essere incollato al pavimento dunque mi rassegnai e caddi a terra. -Amy senti.. so che non ci crederai ma..-, -Crederci?- feci una risata carica di tensione -Non sono più una bambina ormai, nessuno crede a questo genere di cose...infantili..smettila Rick!- ma lui restò impassibile anzi infastidito .-Amy non sto scherzando.- il suo sguardo rimase serio e fisso su di me, che incominciavo a credere fosse solo un brutto incubo. -Rick smettila..mi fai paura.-e indietreggiai sempre più. -Il mio compito era quello di trovarti e riportarti qui, a Luxia per ordine di tuo padre.- Lui mi seguiva con passo fermo.
Mio padre? Era a casa in questo istante e molto in pensiero per me...
Incomiciai ad urlare aiuto ma Richiard avanzava sempre più, fin quando io non mi fermai accostata alla prete e lui ad un passo da me. -Alzati- .

Mi guardai intorno in cerca di un'uscita più vicina ma c'era solo un'entrata e questa era da tutt'altra parte della stanza. Mi alzai cercando di non mostrare il mio desiderio di evadere al più presto. -Bene.. se incominci ad ascolatrmi da adesso, avrai eliminato già una serie di difficoltà.-Il suo sguardo non lasciava trapelare nulla...era di ghiaccio. -Ora seguimi, ti porto a conoscere la tua patria- e si avviò. Io lo seguii. Mi guardai attorno e c'erano due rampe di scale una a destra e l'altra a sinistra. Entrambe portavano al piano terra. Richiard si fermò ad osservarmi sulla scala alla mia destra. Era il mio momento: se riuscivo ad evadere da lì, sarei stata libera di tornare a casa. Guardai furtiva la rampa di scale opposta a quella dove sostava Richard e presa dal panico iniziai a correre.
Appena intuite le mie intenzioni, si precipitò ad inseguirmi. Il fiato sempre più irregolare, lasciava scandire i battiti del mio cuore. Temevo il peggio. Non mi voltai neanche una volta a guardare se lui era ancora lì a seguirmi, continuai a correre a perdifiato. Scese le rampe, presi un lungo corridoio addobbato con una serie di quadri illuminati dalla fioca luce di poche candele; terminato il corridoio presi l'uscita sulla destra, altre scale e... finalmente la luce.

Un grandissimo cortile verde prese spazio nella mia vista. Mi fermai d'impatto, e rimasi ad osservare tanta meraviglia: rose bianche e rosse circondavano il viale principale, mentre grandi quercie secolari creavano vaste zone d'ombra. Chiusi gli occhi incantata da quella bellezza e mi lasciai trasportare in un flusso di ricordi. Ero io. Immersa in quel prato verde a correre e a ridere, dietro di me c'era un altro bambino, poco più alto di me. Giocavamo a rincorrerci tra i campi di tulipani e margherite, nella fresca mattina d'estate. I miei capelli era sciolti e sulla testa portavo un grosso cappello bianco, gli abiti erano pressochè antichi; un corpetto e una gonna larga che ricadeva morbida alle caviglie. Non ricordavo di aver mai indossato un vestito del genere.

Il bambino aveva degli splendidi occhioni blu notte, che traspiravano di felicità, il suo sorriso e il suono della risata erano così soavi da essere in perfetta armonia con quella giornata estiva. -Aspettami!- il bambino continuava ad inseguirmi con il dolce suono della sua risata, -Amira!- Al richiamo di quel nome io mi voltai. Gli sorridevo felice ed esausta. “Non ero io... io sono Amy” continuavo a ripetermi.

Poi il bambino cambiò espressione ed ogni secondo, minuto che passava il suo vuolto e il suo corpo mutarono.. persino la sua voce divenne più grave. -Amira..Amira..Amy- Il suo volto divenne simile a quello di un adulto. La sua espressione più accigliata e gli occhi avevano perso quella gioia e spensieratezza infantile. -Amy- aprii gli occhi portandomi la mano al petto. Era lui... era Richard!
-Devi smetterla di scappare, non puoi sfuggire a ciò che è il tuo destino- lentamente mi voltai e Richard era lì le mani sulle mie spalle e l'espressione crucciata. -Tu..tu sei sempre esistito.- barcollai sconvolta. -Si Amy.. siamo sempre esistiti.. tu ed io.. eravamo come due fratelli.- notai un cenno di tristezza nella sua frase. Improvvisamente tutti i miei ricordi accumulati finora, tutti gli anni della mia vita trascorsi sulla Terra vennero accostati a quelli in un altro mondo, un'altra dimensione.. io e Richard... due Universi distanti e totalmente diversi gli uni dagli altri eppure così vicini da sembrare uniti. Nella mia mente venne creato un baule con una targa “Amira” accostato vicino a quello con su inciso “Amy”. L'unica differenza tra i due contenitori era che quello di “Amira” si fermava sino ad un certo punto della mia vita, mentre il baule di “Amy” continuava a racimolare ricordi fino ad ora. Mi sentivo così vuota.. così tristemente delusa..
Per tutti quegli anni ho sempre sostenuto che la famiglia era l'unica cosa su cui poter contare eppure proprio adesso, il valore più grande, mi pugnalava alle spalle, facendomi credere che tutti gli insegnamenti fatti finora fossero una grande menzogna. Cercai di scavare più in profondità, nella miriade di ricordi in cerca di qualcosa che testasse la verità su tutta questa storia...ed eccola! Un'immagine, sfuocata, eppure segno che di quanto detto esistesse una piccola parte di verità. L'immagine era di un ragazzino, alto, dai capelli castani e da un sorriso perfetto. Occhi scuri eppure chiari allo stesso istante e dalla risata dolce... era lui Richard. Per tutto questo tempo credevo che la figura di questo ragazzo fosse solo un'illusione, un personaggio dei miei sogni, quando in realtà era stato presente in ogni singolo momento della mia vita... lui era sempre stato lì, vicino a me.

Ritornai sulla terra, più sconvolta di prima ,mentre vedevo Richard scuotermi per farmi riprendere dallo shock. Mi trascinai indietro -Tu...- , -Perchè hai voluto che ciò accadesse solo ora..perchè?!- e scappai via piangendo lasciandomi alle spalle la mia vita da ragazza “normale”. Corsi fino a quando le gambe non si accasciarono al suolo, ormai esausta. Gli occhi erano ancora rossi dal pianto e sentivo brividi di freddo percuotermi il corpo. Ero in aperta campagna, immersa in chissà quale stato da sola e stanca. Mi portai le mani alla testa mentre con forza cercavo di redimere ciò che avevo scoperto. Avrei fatto volentieri ritorno nel passato per cancellare quella parte della mia infanzia che sapevo non appartenermi per non ritrovarmi catapultata qui nel presente,immersa in ciò che a stento riconoscevo come realtà.

Crollai dal sonno. Sapevo perfettamente che dormire all'aperto, nel bel mezzo di una radura, non fosse il posto più sicuro dove sostare ma ormai ero fermamente convinta che la mia esistenza non aveva più alcun senso. Ero pronta alla morte.

  
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