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Autore: Luna Malfoy    04/10/2004    15 recensioni
Bacchette alla mano, rabbia nel cuore, in mente solo un forte desiderio di vendetta... la seconda guerra contro Voldemort è incominciata... e solo il coraggio, lo spirito di gruppo, la loro forza e i loro sentimenti, riusciranno a condurre il corpo battlemage Sunrise in questa battaglia... dove non esistono nè vinti, nè vincitori... ma solo vittime e carnefici. || Omesso l'epilogo, si salta direttamente ad NpS 2.0
Genere: Azione, Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12

Nata per soffrire 

(...the war...)

 

Capitolo 12

 

SI CHIUDA IL SIPARIO!

 

2 mesi dopo… (-agosto-)

 

Un clima caldo umido, soffocava Londra e i paesi vicini. La città si era svuotata solo per metà, di quel gruppo di persone che, come d’abitudine, passavano le vacanze estive –e in particolare il periodo di Ferragosto- al mare o in montagna. Non erano rari, dunque, i giorni festivi, in cui passeggiando per le vie della zona babbana, si riusciva a camminare senza la solita folla.

 

Il quartier generale dei Sunrise, era in allerta. I due mesi sarebbero scaduti a giorni e i loro informatori, purtroppo, non erano riusciti a saper nulla di più, riguardo l’esatto momento dell’attacco organizzato da Lord Voldemort.

 

Da qualche tempo, Luna era oggetto di una serie di attenzioni, premure e accortezze, da parte di Harry, a detta di tutti un po’ eccessive. Non le permetteva di fare più dell’indispensabile e si preoccupava di portarle da bere, rinfrescare la Sala Comune dei Grifondoro –ormai dimora fissa della ragazza- con incantesimi refrigeranti e renderle la vita il più comoda possibile.

 

Tieni… bevi questo…”

 

Sorrise all’amico, afferrando il bicchiere di thé freddo al limone e allungando le gambe sul bracciolo della poltrona, porpora, che occupava. “Grazie, Harry, ma… non dovresti essere in sede, oggi?!”

 

“No, hanno spostato i turni.” La rassicurò, con un sorriso gentile, aggiungendole un cuscino dietro le spalle. “Comunque tra una mezz’oretta vado a prendere Ginny al St. Mungo. Oggi esce prima…”

 

Gli occhi verdi di Luna, incrociarono quelli di Harry. “Visto che sei libero, perché non andate a cena fuori?! E’ un sacco di tempo che non state un po’ da soli…”

 

Ma…”

 

“No ti prego, se stai per dire qualcosa tipo ‘non ti lasciamo sola’, taci! Potrei diventare aggressiva!” Lo interruppe lei, scherzosamente, appoggiando il bicchiere sul tavolino in ciliegio, di fronte a lei. “…non sono malata, sono solo incinta… e perfettamente in salute, a detta del dottor Wolf, quindi… prenditi una pausa, ok?”

 

Lo sguardo di Harry si incupì. “E se avessi bisogno di qualcosa?!”

 

“Primo: so camminare, non sono ancora diventata una balena. Secondo: ci saranno Ron ed Hermione… appena tornano dal giro di ispezione. E dai! Fidati!” Lo pregò, sfoderando l’espressione da cucciolo bastonato, con tanto di occhietti lacrimosi e mani giunte.

 

Il moro parve rifletterci un po’ su, spostando lo sguardo da lei, alla finestra che dava all’esterno e poi ancora sulla figurina, seduta a mani unite e implorante un po’ di libertà. Sospirò rassegnato. “D’accordo, d’accordo, ma se succede qualcosa… mi chiami immediatamente col ciondolo, intesi?!” Luna annuì, con espressione trionfante. “Ora spostati un po’… fammi spazio.”

 

La ragazza scese i piedi, spostandosi sul bordo della poltrona e facendolo accomodare accanto a lei. Si accoccolò sotto il suo braccio e respirò a pieni polmoni, il profumo di pulito che emanava il corpo di Harry. La faceva sentire… protetta. Un sorriso le si allargò, spontaneamente sul volto, quando sentì una mano dell’amico, scenderle all’altezza della pancia, appena prominente, in una carezza affettuosa.

 

Ma quand’è che la peste si farà sentire?!” Domandò scocciato, con un broncio infantile, passandole il braccio dietro le spalle.

 

Luna ridacchiò, coprendosi le labbra con una mano. “Genio! Tre mesi sono troppo pochi, ancora il bambino non è formato. E poi, sei proprio sicuro che si tratti di una peste? Magari è una bimba dolcissima e buona.”

 

Harry scosse la testa, deciso. “Ti dico che è un maschio. E in quanto al dolce… beh se prende da te ok, ma se dovesse avere il carattere del padre, escluderei questo termine dal vocabolario.”

 

Ma… quanto sei scemo!” Commentò lei, con aria scandalizzata. “Piuttosto! Quand’è che tu ti darai da fare?! Voglio un nipotino…”

 

Il ragazzo sogghignò. “Naa, per il momento no. Non abbiamo così tanto tempo per noi, l’hai detto tu stessa. Virginia è sempre impegnata col lavoro di ricercatrice, io passo metà del tempo al quartier generale e metà fuori, in pattugliamento. E poi… non sono ancora pronto per essere padre.

 

“Io dico che saresti un ottimo papà…” Lo rassicurò Luna, passandogli una mano sulla guancia, coperta da un sottile e pungente strato di barba non fatta.

 

“Come posso essere un buon padre, se non ho mai-”

 

Le dita della mano pallida della ragazza, si posarono sulle sue labbra, facendolo tacere. “Non c’entra assolutamente niente. Deve venirti da dentro, questo tipo di cose. Non le impari guardando qualcun altro in azione, credimi. Continuò, appoggiandogli il palmo aperto sulla maglietta bordeaux, ad altezza del cuore.

 

Harry le sorrise grato, scompigliandole la chioma nera con una mano. “Ora come ora, mi basta fare lo zio. Devo occuparmi di questa peste in miniatura, prima che faccia venire i capelli bianchi a sua madre, a soli vent’anni.

 

Luna gli riservò una linguaccia, pizzicandogli una gamba da sopra i jeans blu scuro. “Questo era da parte della peste.”

 

“Ahia! Andiamo bene, inizia a vendicarsi da fin dentro la pancia…”

 

“Ovvio!! Ha preso tutto dalla mamma…” Esclamò con tono d’ovvietà lei, scoppiando subito dopo a ridere.

 

Il moro si batté una mano sulla fronte. “Oh fantastico!! Ci mancava un’altra Luna McPhee… possiamo dire addio alla –già poca- tranquillità!”

 

“…mi ricordate tanto Ron e Ginny!”

 

La voce di Hermione, ferma all’entrata della Sala Comune, con le mani sui fianchi e una smorfia stupefatta dipinta sul volto, li interruppe dal loro giocoso battibecco quotidiano.

 

“Ehi! Io e mia sorella non face-” Un’occhiata scettica di Harry, zittì Ron dal suo tentativo di negare.

 

La ragazza dai capelli castani si avvicinò all’amica e le stampò un bacio sulla fronte. “Come ti senti?!”

 

Luna sorrise, annuendo. “Benissimo, grazie… ho un ottimo infermiere.

 

“Guarda cosa ti abbiamo portato…” Esclamò festosa, allungandole un sacchettino colorato e bitorzoluto.

 

L’altra lo afferrò curiosa, rigirandoselo poi tra le mani e aprendolo. “Ma sono…”

 

Piperille!” La anticipò Ron, con un sorriso gioviale stampato sulle labbra. “Siamo passati da Mielandia e abbiamo fatto scorta di dolcetti. Ci sono anche le Cioccorane e le Gelatine.

 

Le iridi verdi di Luna brillarono, facendola assomigliare per qualche istante, ad una bambina che ha appena ricevuto un regalo tanto atteso.

 

“Adesso non commuoverti!” La canzonò Ron, dandole un leggero colpetto sulla spalla e distraendola dal pacchetto di dolci.

 

Hermione batté le mani, entusiasta, inginocchiandosi vicino alla poltrona. “Giusto! Trattieni le lacrime per dopo… dunque, che ne dici di… mhm… cinese?!”

 

“Cinese?!”

 

L’amica annuì, muovendo i riccioli dai riflessi color miele. “Sì, ti andrebbe di cenare fuori con noi, stasera?!”

 

Luna tentennò, mordendosi il labbro inferiore e fissando per un po’ i suoi occhi color cioccolato. “E su, non farti pregare!” Intervenne Ron, a braccia conserte, seduto sul bracciolo di un’altra poltroncina.

 

“Verranno anche Sirius e Marcus… non puoi tirarti indietro!” Insistette Hermione, prendendole le mani e guardandola speranzosa.

 

“D’accordo…” Cedette, con un sospiro, rivolgendo uno sguardo rassegnato ad un Harry sorridente.

 

* * *

 

Lynn appoggiò la tazza sul piattino blu. Il tintinnio della porcellana riempì il silenzio del soggiorno di casa Lupin, accompagnato dal sospiro della donna, ormai sull’orlo di una crisi di nervi. Accanto a lei, assorto in chissà quali pensieri, il suo compagno: Remus. Dall’altra parte della tavola, avvolti nel più completo mutismo e con una faccia indescrivibile, Marcus e Sirius.

 

Quindi… sei proprio sicuro…” Tornò a chiedere Remus, incrociando le braccia al petto.

 

L’amico annuì, prendendo un forte respiro. “Mi ha dato un due di picche, ti dico.”

 

Marcus fece un verso scocciato. “C’era d’aspettarselo. Quella stupida preferisce K-” Lanciò un’occhiata in tralice a Lynn. “Jonathan. Mi dispiace dirlo, ma non lo sopporto.”

 

“Sapessi io…” Soffiò Sirius, con lo sguardo fisso sulla tavola. “Senza offesa… Lynn.”

 

La donna scrollò le spalle. “Non c’è problema, non piace neanche a me questa situazione. Quei due stanno sbagliando e non se ne rendono conto. Mio fratello è troppo innamorato e Ryta… troppo ostinata. Mi dispiace, Sirius.”

 

“Non fa niente… mi sono già rassegnato.” Mentì, storpiando la bocca in una smorfia amara. Si passò una mano tra i lunghi capelli color pece e sospirò appena, pensando di non essere udito.

 

Remus si fece in avanti, posandogli una mano sulla spalla. “Però… forse…”

 

“No, nessun forse, amico mio… mi sono deciso troppo tardi.” Concluse con un sorriso forzato e gli occhi, pericolosamente, lucidi. “E’ solo colpa mia, della mia testaccia dura.

 

Dopo aver mormorato uno “scusatemi” affrettato, lasciò la casa, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi amici e si appoggiò alla porta d’ingresso, scivolando a sedere sui gradini all’esterno. Portò le mani al volto, nascondendolo nei palmi e respirò a fondo, lasciando uscire allo scoperto, tutta l’amarezza che nascondeva per troppo orgoglio.

 

L’ho persa…

 

* * *

 

Il quartier generale dei Sunrise, era in pieno fermento. Nel giro di una settimana, gli attacchi dei Mangiamorte erano triplicati. Hogsmeade, Diagon Alley e qualche sobborgo della Londra Babbana erano caduti preda di combattimenti sanguinosi e spesso lunghi. Si potevano contare numerosissime vittime da entrambi i lati e, purtroppo, anche qualche civile caduto sotto incantesimi o maledizioni senza perdono, lanciate da incappucciati senza scrupoli.

Il St. Mungo, tenuto sotto protezione da Silente, era invaso ogni giorno da feriti più o meno gravi e vittime di quegli assalti tremendi. Persino l’infermeria della base era ricolma di pazienti in attesa di cure mediche. Chi già in grado di muoversi, chi del tutto impossibilitato.

Gli auror erano inferociti e pronti a lottare fino all’ultimo, soprattutto dopo il recente attacco dei seguaci di Voldemort, che aveva rischiato di radere al suolo una scuola elementare magica. Molti dei figli dei soldati, infatti, erano iscritti presso l’istituto e l’idea di poter perdere i loro bambini, aveva scatenato nei battlemage una rabbia inimmaginabile.

 

Quel giorno, sembrava essere iniziato nel migliore dei modi. Il gruppo si era riunito al quartier generale per un allenamento supplementare. Persino Luna era stata convocata da Zabini, per un approfondimento in merito alla magia senza bacchetta, che le sarebbe potuto servire da un momento all’altro.

 

All’ora di pranzo, quando ormai tutti si stavano concedendo una pausa, nella Sala Mensa, seduti alle tavolate… qualcosa era cambiato.

 

La terra aveva iniziato a vibrare e improvvisamente il cielo si era scurito. Nessun tuono o fulmine, che presagisse un temporale. Solo una immensa distesa di nero, aveva coperto la volta celeste, rendendo l’atmosfera cupa e a tratti irreale.

 

“Ma che cazzo…” Aveva sbottato Sirius, alzandosi in fretta e furia dal tavolo, seguito da Strekon, con cui stava tranquillamente dialogando fino a pochi minuti prima.

 

Nel mentre, aveva fatto irruzione nella Sala anche il Generale, armato di bacchetta e spadone magico. “E’ scattata l’ora gente… sono qui.”

 

Non fecero in tempo ad uscire dall’edificio.

 

Furono grati a se stessi, di non essere andati a pranzo disarmati, pur non riuscendo a prevedere un simile tentativo di attacco dei Mangiamorte, l’istinto li aveva salvati. Impugnarono armi e bacchette magiche e furono abbastanza veloci, da buttarsi a terra quando un’esplosione devastò il lato ovest del palazzo, aprendo un varco gigantesco nel muro di cinta e una spaventosa voragine nel suolo. Il tutto, di cemento armato, spazzato via come fosse di carta velina.

 

Remus, strinse saldamente la mano di Lynn, per qualche istante, sentendola fremere sotto la sua presa. Aveva paura, tutti avevano paura. Lanciò uno sguardo a Ron ed Hermione, fermi poco distanti da lui, anche loro presi per mano. Harry e Luna, accanto ai loro amici e a Zabini, erano immobili, aspettando che la coltre di polvere si diradasse, permettendo loro una vista migliore dei nemici.

 

I primi ad apparire dalla foschia polverosa, furono i membri della cerchia dei fedeli. Beatrice, Draco, Bellatrix e Lucius, si fecero avanti con passo fermo e deciso, avvolti nei loro mantelli da Mangiamorte e con indosso la mascherina argentata, ma perfettamente riconoscibili. Non dovettero attendere molto e da dietro il gruppo ristretto, comparvero anche Horatius e il Lord Oscuro, seguiti da una schiera di incappucciati che pareva infinita.

 

La battaglia finale, stava dunque incominciando.

 

“…ma bene, ci rincontriamo…” Sibilò gelido Lord Voldemort, in direzione di Silente, apparso all’improvviso, spaventando persino gli Auror che non si erano accorti di quella presenza. “Dovreste ringraziarci… vi permettiamo persino di giocare in casa.

 

“Pensi che un mazzo di fiori sia abbastanza, Remus?!” Domandò ironico Sirius, con un’aria che all’apparenza era del tutto concentrata. “Oppure sarebbe meglio una medaglia all’altruismo?!”

 

Il Lord Oscuro sogghignò maligno. “Black… noto con piacere che non perdi mai il sarcasmo. Mi riesce sempre difficile, riuscire a credere che sei cugino di Bella…”

 

Sirius sgranò gli occhi, fingendo stupore. “Oh non lo sanno in molti, vero?! Ne va della mia reputazione!!”

 

“Smettila cugino!!” Strillò innervosita Bellatrix, portandosi avanti e puntandogli contro la bacchetta. “Non ti permetto di prendere in giro il Signore Oscuro. Morirai per questo… piccolo rinnegato.”

 

Le labbra di Sirius, dapprima semi aperte per la smorfia di sorpresa, si distesero in un sorriso beffardo. “Devi rinnovare il tuo vocabolario, puttanella, non sono più piccolo.

 

“ATTACCATE!”

 

Il via di Voldemort, scatenò l’inferno. I Mangiamorte si riversarono nella Sala, attaccando gli Auror a destra e a manca.

 

Harry si avventò su Luna, spingendola verso un angolo della Sala. La sentì urlare un “Attento!” e riuscì a girarsi appena in tempo, sfoderando la spada e incrociandola con quella dell’assalitore.

 

“…maledetto…”

 

Lucius Malfoy, sorrise divertito. Gli occhi grigi scintillanti di collera. “Potter… suvvia un po’ di modi…”

 

“Crepa, brutto figlio di puttana!” Ringhiò astioso, premendo contro il ferro dell’arma del suo nemico, con tutta la forza che aveva e riuscendo a farlo arretrare un po’. “Non muoverti…” Bisbigliò all’amica, stretta contro al muro. Ci mancava solo che si mettesse in mezzo, aumentandogli le preoccupazioni.

 

Malfoy Senior tirò fuori la bacchetta dal bastone nero, con un gesto fluido e gliela puntò contro. “Due a uno, Potter…”

 

Un ghignetto sprezzante si allargò sulle labbra di Harry. “Dici?!” Impugnò la bacchetta, allungandola contro l’uomo e spingendogliela sotto alla gola, con forza. “Due a due… pezzo di merda. Crucio!”

 

Luna si strinse contro la parete, guardando Lucius crollare al suolo, in preda a scosse di dolore fortissime. Lo osservò contorcersi e urlare, senza muovere un muscolo, fremendo della stessa rabbia che sicuramente attanagliava anche Harry. Provava solo disprezzo per quella persona, per quello che le aveva fatto. Che aveva fatto loro.

 

Dopo minuti che parvero infiniti, Harry alzò la bacchetta, ponendo fine a quella tortura. “Allora Malfoy?! Tutto qui quello che sai fare?! Vogliamo ritirarci sotto l’ala di Voldemort?!”

 

Lucius digrignò i denti, emettendo un suono cupo e gutturale. Annaspava ancora, per gli effetti della Cruciatus, ma riuscì comunque a rimettersi in piedi. “Me la pagherai… Potter.”

 

Per un istante, il ragazzo si stupì di non vedere Draco accanto a suo padre, ma scacciò quel pensiero, ricordandosi che i Mangiamorte non erano uniti come gli Auror. Ognuno doveva pensare a se stesso. Non c’era altruismo. Rinfoderò la bacchetta e la spada, godendosi l’espressione stupita dell’uomo.

 

Che cosa…?!”

 

Non gli diede il tempo di formulare la domanda. Impose le mani di fronte a sé e improvvisamente tutto intorno a loro si fece calmo, silenzioso. Una forza di dimensioni spropositate si avviluppò intorno ad Harry, i cui occhi un tempo verdi, avevano assunto una tonalità arancia, quasi fluorescente. “E’ finita, Malfoy… CongelaSangue!”

 

Un’onda azzurra fuoriuscì dai palmi aperti delle sue mani e avvolse Lucius, stringendolo in una morsa soffocante. Un urlo ruppe il silenzio che si era creato e un attimo dopo, il corpo senza vita e di un innaturale bianco, tendente all’azzurro, di Malfoy senior, cadde al suolo con un tonfo sordo. Quasi fosse di ghiaccio.

 

L’iride degli occhi di Harry, ritornò verde, prima che il ragazzo finisse carponi a terra. Luna gli fu subito accanto. “Bevi la pozione… presto.” Trillò, staccandogli una boccetta dal cinturone della divisa e passandoglielo.

 

Il ragazzo gettò indietro il capo, facendo scivolare il liquido verde nella gola. “Ora… va meglio.”

 

 

 

Ryta fece un cenno del capo a Lynn, che si lanciò nella direzione opposta, impegnata a scollare un Mangiamorte che si era avventato su una recluta, ancora troppo impacciata per cavarsela nella maniera giusta. La guardò afferrarlo per le braccia e tirarlo giù con una mossa di judo, prima di tirar fuori lo spadone e conficcarglielo nell’addome.

 

Una voce a lei familiare, forse fin troppo, le giunse alle orecchie, con uno strillo. Si voltò, incrociando la figura di Sirius a terra, vittima di quella che, a prima vista, sembrava una Crucio. La bacchetta dell’aggressore ancora puntata su di lui. Alzò gli occhi, incrociando lo sguardo folle di Bellatrix Lestrange.

 

Sorride la puttana… pensò, prima di togliere da fodero la spada e avvicinarsi in fretta.

 

“Ti conviene abbassare la bacchetta.” La minacciò furente. Gli occhi color notte, scintillavano di ira, come illuminati da un fuoco violento e devastante. L’avrebbe uccisa, distrutta, annientata con le sue mani quella sgualdrina!

 

Bellatrix alzò l’arma, sorridendo ironica. “Se no, cosa mi fai?!”

 

“Ti apro il culo come un’ostrica.” Rispose decisa, ricambiando il sorriso con lo stesso sarcasmo. “Ti va bene?!”

 

Cosa diavolo te ne importa di questo… rifiuto della società?!” Domandò acida, la Mangiamorte, puntando di nuovo la bacchetta contro il cugino, ancora preda di spasmi piuttosto violenti. “Non è nulla per te!”

 

Ryta si irrigidì, stringendo la presa sulla spada. Chiuse gli occhi per un istante e fece per voltarsi. Udì appena un commento della Lestrange e mentre un sorriso le spuntava sul volto, con tutta la rapidità che possedeva, afferrò uno dei pugnali attaccati al cinturone e lo lanciò contro la donna, conficcandoglielo nel braccio.

 

Merda… brutta troia, adesso la paghi!” Soffiò Bellatrix incazzata nera, staccando la lama dall’arto e gettando il coltello a terra. Dallo squarcio, prese a fuoriuscire una quantità non normale di sangue, che scivolò velocemente sulla manica nera della divisa e poi sulla pelle bianca.

 

L’Auror Falck si guardò un attimo intorno, riportando poi l’attenzione sulla nemica. La seguì mentre correva verso di lei, con la bacchetta in mano e ghignò abbassandosi di colpo e saltando poi all’improvviso, prendendola con la punta degli anfibi militari nei denti. La donna cadde al suolo con le mani pressate sulla bocca, da cui usciva parecchio sangue. Alcune macchie, colarono a terra, sporcando il pavimento.

 

Ryta non perse tempo, si avvicinò alla Lestrange e quando le fu a pochi centimetri le tirò un potente calcio all’addome. Quella emise un verso strozzato e crollò di nuovo a terra. Si abbassò al suo livello e le tirò con forza i capelli. “Allora zoccola? Come ti senti?!”

 

Bellatrix mugugnò qualcosa di incomprensibile, alimentando il nervoso dell’auror che, afferrata la bacchetta, gliela puntò in mezzo agli occhi. “Bye bye, puttana… Avada Kedavra.”

 

Sorrise soddisfatta, mollando la presa sul cadavere della donna e correndo in soccorso di Sirius. “Siri… Sirius rispondimi…” Gli urlò, prendendolo per le spalle e facendogli appoggiare la testa sulle gambe.

 

Sirius tossì un paio di volte e riaprì a fatica gli occhi, puntandoli sulla figura che lo teneva tra le braccia. “R-Ryta… che diamine è successo?!”

 

Gli occhi color caffè del tenente Falck, si velarono di lacrime. Gli strinse una mano tra le sue, sorridendo appena. “Nulla, tranquillo… adesso, sta’ fermo. Io torno subito, ok?!” Gli raccomandò, posandolo a terra e spostandolo un po’, in maniera tale da ripararlo da eventuali incantesimi fuori controllo.

 

G-grazie…” Sussurrò il Capitano Black, bloccandola prima che tornasse a combattere e costringendola a voltarsi.

 

Ryta scosse la testa, impugnando la bacchetta e guardandolo, mentre si tirava a sedere, posando la schiena contro il muro. “Non devi ringraziarmi e… ah, Sirius!?!”

 

L’uomo distolse lo sguardo dal pavimento, incrociando quello serio della donna. “Sì?!”

 

“Ti amo.” Disse solamente, avvicinandosi a rubargli un bacio e sgusciando subito via, lasciandolo confuso e molto probabilmente euforico.

 

 

 

Harry era a terra, privo di forze. Continuava a studiare, con preoccupazione crescente, le due ragazze perfettamente simili, ferme l’una di fronte a l’altra. La sua amica era esausta. Respirava a fatica e sosteneva a malapena la katana, stretta tra le mani. La Mangiamorte invece, pareva fresca come una rosa. Sembrava quasi che non avesse combattuto affatto.

 

“Mi hai… stancata.”

 

A Beatrice sfuggì una risatina malefica. “Ma davvero?! Beh, lo stesso vale per me… di conseguenza… direi che è il momento di toglierti dalle scatole, mia cara…”

 

“Non ci penso neppure.” Ribatté a tono Luna, con un sorrisino mordace sulle labbra. “Sei tu, quella che deve sparire dalla circolazione, troietta da due soldi.

 

L’incappucciata strinse i pugni lungo i fianchi, in preda ad un attacco di nervi.

 

“Cos’è?! La verità fa male?!” Domandò incalzante la ragazza, sorridendo sorniona. “E’ vero… non sei altro che una squallida puttana.”

 

Harry cercò di alzarsi da terra, ma si bloccò quando vide chi si stava avvicinando alle due. Un secondo Mangiamorte, con tanto di cappuccio calato sul volto e mascherina argentata sugli occhi. Quello era davvero impossibile da riconoscere. Chi lo accompagnava no, però. I capelli biondi e gli occhi grigi erano inconfondibili.

 

“Draco…” Sussurrò appena udibile, Luna, arretrando di qualche passo. Sollevò la katana a mezz’aria, per difendersi da un eventuale attacco di uno dei tre, fermi di fronte a lei.

 

Il biondo ghignò, nel modo classico che lo contraddistingueva. “Proprio io, McPhee. Che brava… ti ricordi ancora come mi chiamo!”

 

Il tono non piacque affatto alla ragazza e se possibile, le piacque ancor meno la risatina stridula di Beatrice. “Basta smettila!!!” Urlò.

 

Ad un tratto, una strana folata di vento si sollevò intorno a lei, coprendola per intero. Il cerchio d’aria si allargò, spingendo indietro i tre Mangiamorte, che si riparavano il volto con le braccia. “Mi avete scocciato!!” La potenza aumentò e la katana si tinse di un singolare color viola.

 

Luna chiuse gli occhi, sentendo una forza strana montarle in corpo. Li riaprì, rivelando le iridi completamente nere. Curvò le labbra in una smorfia crudele e caricò con la spada, correndo in direzione dei nemici e affondando la lama, in apparenza, nel vuoto.

 

Fu un attimo e tutto tornò come prima.

 

Beatrice aveva le mani tese sopra la lama d’acciaio. Un rivolo di sangue le colava fuori dalla bocca e gli occhi erano ridotti a fessura. Si tagliò i palmi, cercando di estrarre la spada dallo stomaco, inutilmente. “S-stronza… la pagherai… le pagherai tutte…”

 

La giovane McPhee ridacchiò sadica. “Per ora… quella che paga, sei tu!” Esclamò, girando la spada. Si udì distintamente un crock, prima che la piccola Lestrange si accasciasse a terra, priva di vita, in una pozza di sangue.

 

Clap clap clap

 

Un battito di mani, che sapeva di presa in giro, la risvegliò dallo stato adrenalinico in cui era piombata. Puntò lo sguardo sull’incappucciato, vincendo l’attimo di nausea che l’aveva colta, per via di quello scempio.

 

“…ma che brava la mia bambina…”

 

Il rumore del metallo sul pavimento, fece voltare i presenti alla scena. La katana di Luna giaceva accanto al corpo di Beatrice, andando a macchiarsi di sangue. La ragazza aveva le mani sulla bocca e gli occhi lucidi, prossimi al pianto. “Pa-papà…”

 

L’uomo fece scivolare via il cappuccio, passandosi una mano nei capelli spettinati. “…e così hai recuperato parte dei ricordi eh?! Sei proprio una McPhee, non ti arrendi di fronte a niente.

 

Le mani di Luna presero a tremare convulsamente. Le portò alla testa, colta da un’ improvvisa sensazione di vuoto. “C-che vuoi d-da me?! S-sei stato t-tu ad ordinare t-tutti quei… quegli attacchi nei miei confronti?!”

 

Gli occhi blu cielo di Horatius si addolcirono. “Certo piccola mia! Era mio intento… anzi, è mio intento, ucciderti.”

 

“…ma è sua figlia!!” Intervenne Harry, sconvolto. Era inconcepibile pensare che un padre, se quello poi lo era per davvero, potesse volere la morte di sua figlia. “E sua madre?!”

 

Lo sguardo fisso sul moro, si indurì pericolosamente. “Nessuno ha chiesto la tua opinione, Potter. E in quanto a Gabrielle… non devi neppure osare nominarla… ho fatto ciò che dovevo con lei, così sarà mia per sempre.”

 

Harry si alzò da terra, con uno scatto felino. “Ma lei è pazzo!! E’ pazzo da legare…!! Ha ucciso sua moglie e adesso vuole uccidere sua figlia… è assurdo!!”

 

Horatius sfoderò un ghigno malvagio. Con un gesto fluido sfoderò la bacchetta e formulò un incantesimo, spedendo il ragazzo nel mezzo della battaglia. “Pivello… e ora… veniamo a noi, bambina mia…”

 

La ragazza arretrò ulteriormente, schiacciandosi contro la parete che aveva alle spalle e lanciando uno sguardo a Draco, impassibile poco distante da suo padre. Le venne istintivo, portarsi una mano sulla pancia e deglutire spaventata. Harry non era più vicino a lei, Ron ed Hermione erano impegnati con dio solo sapeva quanti Mangiamorte. Era sola… e l’unica persona in grado di aiutarla, sembrava fregarsene altamente di ciò che le sarebbe potuto accadere.

 

“E’ stato davvero… interessante… lavorare fianco a fianco col tuo ex, sai bambina mia?!” Domandò sornione, avvicinandosi con eleganza alla figura tremante di sua figlia, giocherellando con la bacchetta. “Si è rivelato… utile.”

 

U-utile?!”

 

“Sì, utile… non credevo che serbasse un tale rancore nei tuoi confronti. Ho letto nella sua mente, per quanto mi è stato concesso –è un bravo Occlumens, devo ammetterlo- e sai… la cosa divertente?!” Ridacchiò in modo spaventoso, chinandosi all’altezza di Luna, che era scivolata a terra, lungo la parete. “…ti crede la responsabile della morte di sua madre.

 

I-io?! Io non c’entro nulla, Draco!! Come…” Singhiozzò, interrompendo la frase e stringendosi ulteriormente contro il muro. “…come puoi pensarlo?!”

 

“Per la precisione… ti ritiene responsabile di tutte le cose negative, che gli sono accadute, da quando sta con te, bambina mia…”

 

Luna scosse la testa, freneticamente. “N-no, non è vero.”

 

“Oh sì, che lo è.”

 

Alzò la testa verso Draco, sperando di cogliere un segno negativo nel suo sguardo. Nulla. La sua espressione era imperturbabile…

…suo padre l’avrebbe uccisa, avrebbe distrutto la sua vita e quella di suo figlio e lui, non avrebbe mosso un dito, in loro soccorso.

 

Era un incubo.

 

“E’ dunque arrivato il momento.” Continuò imperterrito, studiandola con cattiveria. “Ma prima…” Si allontanò da lei, alzandosi in piedi e dirigendosi nella massa di persone che continuavano a combattere.

 

Si alzò a tentoni, appoggiandosi contro il muro e cercando di individuare la figura di suo padre, nella folla. Niente da fare. Guardò in tralice Draco, fermo a pochi metri da lei, lo sguardo fisso nella battaglia. Non un accenno a ciò che stava succedendo. Nessuna parola. Portò le mani al petto, stringendosi le braccia contro al seno e rabbrividendo.

 

Il rumore degli scontri aumentò, fino a quando un forte boato riempì quel luogo e tutto sembrò acquietarsi. Luna riuscì a intravedere qualcosa dalla sua posizione. Silente ed Harry, fermi l’uno accanto all’altro, avevano le bacchette puntate contro Horatius e… il corpo di Voldemort, riverso al suolo. Il silenzio che si era creato sparì, dopo che l’uomo si allontanò dai due, dirigendosi nuovamente, verso di lei.

 

C-che cosa… hai… fatto?!” Chiese spaventata, non appena le fu di fronte. Aveva ancora quel sorriso malefico dipinto sulle labbra. Sembrava persino soddisfatto.

 

“Ho preso il comando.” Spiegò conciso, avvicinandosi ulteriormente. “Mi dispiace solo di aver favorito Potter e Silente.

 

“…sei un… bastardo.” Tartagliò terrorizzata, schiacciandosi contro il muro e guardandosi intorno, in cerca di una via di fuga.

 

L’uomo non fece una piega. Si limitò ad impugnare saldamente la bacchetta e a puntargliela contro la tempia. “Quanti complimenti, bambina mia. Quasi mi commuovi, ma sono sicuro… che sarà molto più piacevole… l’espressione del tuo amato biondino, quando scoprirà che oltre alla tua vita, ha venduto anche quella di suo figlio…”

 

Gli occhi verdi di Luna, si riempirono di lacrime. Scie bagnate presero a scorrerle sulle guance, inarrestabili.

 

L’aveva detto. Draco, quasi certamente, l’aveva sentito, ma era altrettanto sicura che non gliene importasse nulla. Stava perdendo lei e il suo erede, senza far nulla per evitare che ciò accadesse. Si sentì impotente e sola.

 

Chiuse gli occhi e si toccò la pancia, col palmo aperto.

 

Avada Kedavra.”

 

Riaprì gli occhi scatto.

 

Non era morta… non era la voce di suo padre, quella che aveva sentito.

 

Di fronte a lei c’era Draco e ai suoi piedi, il cadavere immobile di suo padre. Era lì, la guardava e le sorrideva in quel modo così speciale e unico, che da sempre le aveva sciolto il cuore. Lo guardò allargare le braccia e pronunciare il suo nome, a fior di labbra.

 

“D-Draco…” Corse a ripararsi nel suo abbraccio, continuando a piangere incredula. “I-io… non… non è stata colpa mia.”

 

“Lo so…” Le mormorò, accarezzandole la chioma, in modo rassicurante. “I pensieri… si possono modificare, ricorda…” Le spiegò dolcemente.

 

Luna gemette piano, nascondendo il volto nella divisa nera da Mangiamorte. “Mi… dispiace. Ho avuto… così paura.”

 

Il biondino la strinse forte, baciandole i capelli neri. “E’ tutto finito… amore mio, è tutto finito…”

 

 

TBC

 

 

FINE!! No, ok… calmi, mettete a posto le armi. C’è ancora l’epilogo da mandare… e credo che se vedrò un bel po’ di recensioni, lo manderò moooolto presto, in modo da potermi dedicare subito alle altre storie e al seguito. Anche perché, intendiamoci, nell’epilogo non spiegherò molto e molto altro, invece, lo lascerò in sospeso XD

 

*me colta da bastardaggine*

 

Passiamo ai ringraziamenti: 

  

Siccome è tremendamente tardi, per stavolta le risposte alle recensioni saranno uniche. A dir la verità, non solo per l’orario. Ringrazio infinitamente Marcycas-The Lady of Darkness, Angele87, Angelwings, Enika, ScarletBlood, Sissichi, Ninfea_82 ed ovviamente… Ryta Holmes e Lynn Wolf. Perché senza di voi, questa storia non avrebbe raggiunto la “fine” e non avrebbe un seguito. Perché è grazie a voi, al vostro sostegno che continuo a scrivere, senza dar retta a persone come Chelsea Malfoy, che mi spronano a fare tutto il contrario.

Vi voglio bene…

 

 

 

Luna Malfoy!!

 

E ora su da bravi, recensite!! =D Non vi costa niente e mi aiutate a scrivere meglio e in fretta, quindi.... ^^

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