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Autore: Esse Pi    08/08/2013    1 recensioni
“Aprimi, pezzo di imbecille!” urlò.
“E stai zitta, che dormono tutti qui!” berciò lui in risposta. “Poi danno la colpa a me e mi buttano fuori di casa.”
“Tanto sei al nero là dentro!” ribatté lei, indicandolo come per minacciarlo. A guardare verso l’alto, barcollò ed andò a sbattere contro la macchina che si trovava dietro, per poi cadere per terra.
“Merda…” mormorò il ragazzo esasperato. “Perché vieni a rompere i coglioni proprio a me? Cosa ti ho fatto?”
“Vuoi proprio che te lo ricordi?”
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Twenties'
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“Sei sicura che a Francesco vada bene?”

“Sì, non preoccuparti.” Lo guardò cercando di rassicurarlo. Ma non era Marco da rassicurare, quanto se stessa. Aveva detto a Francesco che avrebbe portato Sofia a fare una passeggiata lungo il viale alberato, aveva accennato ad una compagnia, ma non si era dilungata su chi fosse, divagando su informazioni riguardanti la villetta dei Farina, sebbene qualche occhiata saccente di Francesco l’avesse messa con le spalle al muro. Ma lei aveva continuato a chiedere informazioni sugli orari di lavoro, in modo da non disturbare i lavori con la sua assenza. E ora stavano camminando nel calore del sole al tramonto nel bel mezzo del pomeriggio, avvolti da una luce ambrata che provava a scaldarli mentre si tenevano tutti e tre per mano.

“Lo chiedo perché mi hai permesso di vedere Sofia così poche volte che questa improvvisata pare quasi irreale.”

“Cosa vuol dire irreale, mamma?” la piccola la tirò per il cappotto per avere la sua attenzione.

“Irreale è… È qualcosa che non esiste.” Le sorrise.

“Mamma, Babbo Natale è irreale?” si fermò, intristita.

“Oh, che domande sono queste?” le rispose sorpresa e leggermente allarmata, chinandosi verso di lei e accarezzandole dolcemente una guancia, semi coperta dalla grande sciarpa che la proteggeva dal freddo invernale.

“Rachele ha detto che Babbo Natale non esiste!”

“Tu ci credi a Babbo Natale?” si intromise dolcemente Marco.

“Sì! Mi porta sempre tanti regali! Tutti belli!” si girò verso di lui e gli sorrise euforica.

“Allora Babbo Natale esiste.” Ricambiò il sorriso. Elisa non poté che sorridere a sua volta. Quella dolce incurvatura delle sue labbra era qualcosa di talmente tenero che avrebbe voluto averle con sé per sempre. “Nessuno può dirti in cosa credere e in cosa non credere. Se Rachele non ci crede, dille che non sa cosa si perde.” E le strizzò un occhio, complice.

“A lei non arrivano i regali?”

“Forse sì, ma non saranno mai magici come i tuoi!” le offrì di essere presa in braccio e lei accettò con foga.

“I miei regali sono magici?” ripeté con innocente entusiasmo, portandosi le piccole mani alla bocca, in segno di sbigottimento.

“Certamente! Sai come arriva Babbo Natale?”

“Con la slitta!”

“E vola nel cielo!”

“Mamma!” trillò eccitata Sofia. “Hai sentito?” la tirava per la sciarpa.

“Certo che ho sentito.” Le sorrise. “Ti ricordi che anche nonno te lo disse? La slitta trainata da renne…?”

“È vero!” sorrise. “Anche nonno sa che Babbo Natale è magico!” e si mise a zompettare allegra intorno a loro finché la sua attenzione non venne catturata da un piccolo cagnolino che una signora anziana teneva al guinzaglio. “Mamma, guarda che bello!” e si catapultò quasi istantaneamente dal cucciolo.

“Marco, sappi che la manderò da te, quando scoprirà la verità.”

“Posso quindi sperare in un futuro lontano che noi staremo ancora insieme?” La voce calma – sebbene mal celasse una pennellata di tristezza tra le parole – di Marco la prese in contro piede, facendole trattenere il fiato per qualche secondo di troppo. “Eli, lo so perché hai voluto uscire con me e Sofia.”

“Cosa?” si sentiva messa alle strette.

“Non fare la finta tonta.” Le sorrise. “Lo so che stai cercando di sistemare le cose tra noi. E questo lo apprezzo.” Continuava. “Lo sai che a me fa sempre piacere stare con te e Sofi…” Elisa trovò difficoltà a riprendere una respirazione tranquilla e ritmata. “Ma non so se questo può bastare a sistemare i nostri rapporti.”

Fu come una doccia fredda. E il peggio era che Elisa se l’aspettava, sebbene non avesse mai pensato che Marco arrivasse a dirglielo così direttamente, cogliendola quasi impreparata. Lo sapeva anche lei che quella tattica non saprebbe passata naturale agli occhi di Marco, visti i precedenti, ma aveva voluto tentare lo stesso. Sapeva anche che lui si struggeva vicino a Sofia, per questo aveva pensato che potesse essere una buona idea. Solo non sospettava che lui arrivasse ad essere così diretto. Si trovò interdetta su cosa rispondergli e borbottò delle scuse, celate da sorrisi tremolanti.

“Lo so che stai facendo tutto questo per cercare di riappacificarci.” Le sorrise, prendendole una mano e mettendosela nella sua tasca del cappotto, mentre Sofia chiacchierava animatamente con la signora e il suo cagnolino dal pelo arruffato. “Però Sofia non c’entra niente in tutto questo. È una faccenda che riguarda solo te e me. E Francesco, se vuoi.” A quel nome Elisa aggrottò la fronte, mostrandosi ostile a tirarlo in ballo ogni volta che loro cercavano di affrontare un argomento serio. “Ascolta,” sospirò, per poi sorriderle ancora nella sua maniera calda e rassicurante. “Non voglio più tornare su questo discorso, oggi. Però sarei felice di parlarne – da soli, questa volta.”

Elisa si sentì colpevole. Aveva tentato un sotterfugio di cattivo gusto, sperando che Marco potesse utopicamente abboccare. Ma Marco non era scemo, questo Elisa lo sapeva. E apprezzava che lui gliel’avesse detto. Si sarebbe sentita perfida, effettivamente, se lui non se ne fosse accorto, mentre ora, sebbene si sentisse idiota, almeno poteva contare sul fatto di aver messo tutte le carte in tavola, perché Marco aveva ragione: anche lei voleva sistemare le cose tra loro. Solo che non sapeva nemmeno da dove iniziare.

“Oh, Elisa?”

Per un attimo avrebbe voluto far finta di non sentire quella voce che l’aveva chiamata, vogliosa di regalare un bacio a Marco per la bella persona che era, ma non appena collegò il tono a Cristina Bernardi, si voltò e li salutò cordialmente, mentre Marco si avvicinava a Sofia per richiamarla, visto che sembrava intenzionata a seguire la signora e il suo cane fino a casa loro.

“Cristina, Giacomo!” sorrise. “Che sorpresa!” strinse loro la mano e si sistemò la sciarpa che Sofia prima le aveva allungato.

“Già, come sta?”

“Molto bene, grazie – mi dia del tu.”

“La cosa è reciproca, allora.” Le sorrise gentilmente Cristina. “Oh, ma che bella bambina!” esclamò poi, notando la piccola Sofia per mano a Marco che si nascondeva timida dietro le sue gambe. “Come ti chiami?” si chinò verso di lei.

“Sofia.” Biascicò lei, piegando la testa di lato come ad esaminare la bella donna che si trovava di fronte.

“Che bel nome!” le sorrise. “E quanti anni hai?” Sofia si guardò una mano, tirò su quattro dita e gliele mostrò. “Allora sei grande, eh?” Sofia annuì e pian piano iniziò ad allontanarsi da Marco per osservare i due signori, nonostante non gli lasciasse la mano, mentre Elisa la guardava orgogliosa. Sentiva come se i complimenti che facevano a sua figlia, fossero rivolti a lei.

“Non sapevo che avessi una figlia, Elisa.” Commentò Giacomo.

“Sì, effettivamente non si direbbe.”

“Che bella famiglia, che siete!” sorrise entusiasta.

Elisa fu colpita da quelle innocue parole come da dei dardi appuntiti, proprio dritto al cuore. Loro non erano una famiglia. Non una vera famiglia. Ma… Lo sarebbero potuti diventare?

“Oh, no,” sorrise Marco, con tutto il suo splendore, richiamando Elisa alla realtà, trascinata via di forza da quel pensiero. “Io non sono suo padre.”

“Ah, no?” si tappò la bocca Cristina, quasi vergognandosi di ciò che aveva detto. “Oddio, pensavo di sì, mi scusi.”

“Non si preoccupi.” Continuò con la sua tipica tranquillità, Marco.

“Sì, papà è a casa!” puntualizzò Sofia.

“Ehm, Elisa,” Giacomo sembrò voler intervenire per evitare quell’imbarazzo che si sarebbe potuto creare a partire da quell’ambiguità. “Posso permettermi di chiederti cosa è successo in ufficio da quel giorno?”

“Sì, sì, ma non c’è molto da sapere.” Rispose, voltandosi un attimo per prendere Sofia in braccio, insistente di poter essere messa allo stesso livello degli occhi degli adulti. “Mi sono licenziata – e mi dispiace di avervi lasciato così,” continuò sentendosi colpevole. “Non è stato per niente professionale, lo so.”

“Oh, non preoccuparti,” ridacchiò Giacomo. “Ti abbiamo seguita. Anche noi ce ne siamo andati. Fondamentalmente quell’Orlandi non c’è mai piaciuto. Era mio padre che ce l’aveva consigliato.”

“Oh, bene, allora non mi sentirò più in colpa.” Sorrise, sistemandosi meglio Sofia tra le braccia, mentre si divincolava per prendere il lembo della sua sciarpa e tornare a giocare con i fili di lana, mentre Marco le sistemava la sua, che si stava allentando.

“Ha già trovato un nuovo impiego?”

“Be’,” Elisa cercò di soppesare le parole. Dopotutto non poteva dimenticare di avere Marco lì vicino. “Al momento do una mano ad un amico in un altro studio di architetti, lo studio Quadri, mentre cerco annunci.”

“Be’, allora in bocca al lupo! Speriamo che riesca a trovare un altro lavoro.” Le sorrise Giacomo, porgendole la mano per salutarla.

“Crepi!” gli strinse la mano, contorcendosi per Sofia ancora in braccio. “Arrivederci!”

I Bernardi la superarono dopo aver salutato Marco – e soprattutto Sofia, che sembrava aver fatto discretamente colpo sui due – ed Elisa si trovò un po’ a provare rimorso per il modo in cui li aveva trattati. In fin dei conti avrebbe anche potuto finire di portare a termine il loro progetto, prima di andarsene.

“Erano loro per cui lavoravi al progetto, allora.” Concluse Marco.

“Sì,” annuì. “Scusa se non ti ho presentato adeguatamente…” aggiunse sommessa, cercando di non attirare l’attenzione della piccola, che pareva ancora ammaliata dai fili di lana della sciarpa per prestare loro attenzione. “È che il discorso aveva preso una piega più complicata del previsto e non avevo voglia di spiegare a loro come stavano le cose.” Si sentì stupida a sentirsi in dovere di spiegare il motivo per cui non aveva detto semplicemente ai Bernardi chi fosse veramente Marco, senza pensare magari che lui avrebbe potuto prenderlo come un riguardo nei confronti di Sofia. E quel pensiero, arrivato purtroppo in ritardo in confronto alle sue parole, la fece sentire ancora più meschina.

“Non preoccuparti.” Le massaggiò la schiena, senza soffermarsi troppo, visto che Sofia era in braccio ad Elisa. “Lo so perché l’hai fatto.” Le sorrise, un sorriso che Elisa non vedeva da un po’.

Forse non tutto era perduto, allora.

 

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Saaaaalve! Sono mesi che non mi faccio più sentire, lo so... Chiedo venia! Ad ogni modo, ecco qui, tutto per voi, il nuovo capitolo! E sappiate che mi piace veramente tanto, perché è l'inizio di qualcosa :)
Si notano certi atteggiamenti dei personaggi e una casuale svolta nella storia che porterà la fortuna di... Eh, figuratevi se ve lo dico! ;)

Ad ogni modo, ringrazio Syl88 e Brezza, grazie mille per i vostri commenti (e scusate se non ho risposto! Rimedio seduta stante!!)

Tra l'altro, Brezza mi ha fatto venire in mente un piccolo sondaggio per tutti voi: cosa pensate che sia successo nel passato di Elisa e Francesco? Be', ovviamente hanno avuto una bambina, quindi almeno quello è chiaro ;) Attendo le vostre risposte - mi fa sempre piacere scoprire cosa pensiate e cosa vi porta a pensare questa storia! Qualche briciola l'ho seminata qua e là, chissà che non l'abbiate raccolta egregiamente! :)
 

E detto questo, vi lascio! Al prossimo capitolo! E siete autorizzati a mandarmi mail minatorie perché aggiorni il prima possibile!

 

Grazie a tutti!

S.P.

  
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