Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Fuffy91    08/08/2013    1 recensioni
“ Insomma, perché non mi dai una possibilità?”
Implorò Dafne, rincorrendo Carlisle, sotto una pioggia torrenziale (...)
Dafne aveva i capelli incollati al viso. Sembrava una sirena appena fuoriuscita dall’acqua.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1

2013 – Chicago

 

“ Ah, cazzo!”

Il sugo bruciato scottò sulla pelle. Fu solo un attimo. Il bruciore scomparve, come l’improvviso arrossamento.

Bobby gettò la padella nel lavello, facendola sbatacchiare insieme alle altre.

Un rumore giunse da fuori. Captò una risata, mentre si ripuliva la mano sporca con uno straccio.

Un altro tonfo contro la parete.

Si diresse alla porta, portandosi lo straccio sulla spalla. Era socchiusa. La aprì con un calcio.

Si affacciò alla soglia della veranda. Vi si appoggiò con una spalla, sogghignando.

Maria, la figlia dei vicini spagnoli stava di nuovo gettando la palla contro il muro della sua casa.

Che forza… Bobby si chiese perché non la iscrivessero ad un corso di pallavolo.

La vedeva bene come schiacciatrice.

Ah… ecco un’altra bomba. Povero vaso di begonie…

“ Maria!”

La richiamò, facendola sussultare e voltare di scatto. La vide impallidire.

La rassicurò, con un sorriso accomodante. La bambina rabbrividì. Quel sorriso assomigliava sempre di più ad un ghigno compiaciuto. Nonostante provasse a non farle paura, Bobby non era capace di tranquillizzarla.

“ Maria, a me non dispiace che giochi nel mio giardino ma, potresti evitare di disintegrarmi la parete? Grazie.”

Disse, indicandola con l’indice.

Maria annuì velocemente. Prese la palla che era intanto, rotolata fino ai suoi piedi, e corse via, attraversando come un razzo la strada deserta, tranne che per alcuni ragazzini, che giocavano a calcio irresponsabilmente lungo il mirino di corsa.

Bobby seguì la bambina con lo sguardo, finché non sostò sul marciapiede, attendendo che lei rientrasse in casa, per giocare di nuovo, in solitudine.

Bobby posò il vaso di begonie vicino a quello delle ortensie, accanto ai gradini di casa, per evitare che facessero la fine delle margherite gialle della settimana scorsa.

Poi, con tutta calma, rientrò in cucina, cercando di salvare qualche residuo di salsa andata a male.

Il tonfo continuò dopo pochi minuti, come le risate.

Maria si era spostata nel retro, questa volta, per dar fastidio ai girasoli solitari.

Bobby scosse la testa, sogghignando.

“ Quella marmocchia è più stronza di me…”

Mormorò fra sé e sé, mentre si asciugava le mani bagnate sui jeans scuri. Le aveva sciacquate sotto il getto d’acqua del rubinetto, dopo aver ripulito la pentola dal primo disastro culinario della giornata.

Bene, anche oggi le aspettava pizza per pranzo. Lo stomaco già le brontolava.

La gola le pizzicava. Ma ignorò quel fastidioso bruciore, annegandolo nella birra di ieri sera.

Si scolò metà bottiglia in un soffio e, mentre si asciugava col dorso della mano destra le labbra umide, con la sinistra rovistò nel frigo, fra gli avanzi della sera scorsa.

“ Aah… allora ci sei.”

Tirò fuori un cartone maltrattato di pizza. Ce n’era ancora metà. Fortuna che era una margherita, si manteneva di più.

Mise il cartone nel microonde e lo accese.

Sospirò, soddisfatta.

E anche oggi, pizza.

Si consolò al pensiero del messicano di Al che l’avrebbe attesa la sera stessa.

Sgranocchiò un cracker, tanto per placare i morsi della fame, nell’attesa della pizza, il cui aroma le giungeva già alle narici.

Andò allo stereo e cliccò sul tasto ‘play’.

Partì una musica rap e trascinante.

Girando su se stessa, ballò per un po’, finché la sua tranquillità non venne rotta da un frastuono di vetri rotti e vasi infranti.

Questa volta, non era Maria.

Bobby allungò una mano. Era un sasso.

“ Chi cazzo…?!”

Bobby si affacciò alla finestra sul retro.

Maria non c’era più. La palla era stata abbandonata fra i girasoli. Ne aveva piegati due.

Bobby corse fuori, mentre i sassi continuavano a disintegrarle mezza credenza.

C’erano frammenti di vetro dappertutto e ceramiche esplosero in mille pezzi volanti.

Bobby si riparò con le braccia, mentre correva verso la porta.

La aprì sempre scalciando contro il legno, imprecando.

I vetri e la ceramica, oltre a due sassi, si sbriciolarono sulla sua pelle, non appena la toccarono, senza lasciarle alcun segno.

Affacciata sulla veranda, arrabbiata e fumante, ringhiò verso la strada, imprecando.

La pioggia di sassi era terminata. Una macchina nera, sfrecciò a tutta velocità lungo la strada. I ragazzini corsero a ripararsi in fretta sul ciglio. Per poco non li investiva.

Bobby vide una figura scura ed incappucciata aggrapparsi all’ultimo momento alla portiera posteriore aperta, per poi ripararsi al sicuro in macchina, che scomparve.

“ Stronzi!”

Urlò loro contro Bobby, lanciando un sasso superstite e colpendo al centro il vetro scuro. L’auto zigzagò per un attimo, per poi sparire dalla sua vista.

Uno dei ragazzini urlò di sorpresa, mentre un altro esclamava a gran voce, per farsi sentire da lei:

“ Porca puttana! Che tosta!”

Bobby si voltò, indispettita di non poterli inseguire.

Non doveva dare nell’occhio…

Dannazione!

Una manina paffuta le stava porgendo un foglio.

“ Guarda.”

La incitò Maria, che aveva recuperato la palla. Si era nascosta dietro i vasi di fiori.

“ Cos’è?”

Bobby prese il foglio e lo aprì.

Sollevò un sopracciglio, storcendo la bocca in una smorfia.

Appallottolò il foglio, stringendo la palla di carta nella mano destra, abbandonata lungo il fianco.

“ Stronzate…”

Bobby guardò Maria, che ricambiava il suo sguardo, con aria spaurita. Si era spaventata.

Bobby le accarezzò la testa.

“ Va tutto bene.”

Le diede un buffetto sulla guancia.

“ Va a casa, su.”

Maria la prese in parola.

Corse a casa, dove la madre la stava già aspettando sulla soglia. Rimproverandola e abbracciandola stretta, si chiuse la porta alle spalle con un tonfo sordo.

I ragazzini ricominciarono a giocare, come se non fosse successo niente.

In casa, il telefono stava suonando.

Sputando in un angolo per il nervosismo, Bobby rientrò in casa, sbattendosi la porta dietro, adirata.

“ Ah… ma tu guarda che macello. Ah, cazzo! Aspetta un attimo no?”

Si rivolse al telefono, mentre si faceva strada fra le macerie di quel casino di vetri e cocci di piatti e bicchieri, per raggiungerlo.

Alzò la cornetta.

“ Mi hanno appena sabotato il pranzo. Spero per te che sia una cosa di vita o di morte.”

Non chiese nemmeno chi fosse. Era più che infuriata. L’indolenza forzata la imbestialiva più del fare qualcosa d’avventato.

“ Bobby… la mamma è nei guai. Devi venire. Subito.”

L’interlocutore riagganciò, nel momento esatto in cui il campanello del microonde annunciò che la pizza era riscaldata.

Ma, ormai, Bobby non aveva più fame.

Abbassò la cornetta.

Cercò il pacchetto di sigarette nella tasca posteriore dei jeans.

Ne portò una alle labbra e l’accese con l’accendino che trovò vicino ai fornelli.

Lo gettò sul tavolo, imprecando.

“ Cazzo.”

Bisbigliò, aspirando una bella boccata di fumo.

Doveva tornare.

Si guardò intorno.

Doveva fare la valigia…

Portò gli occhi al cielo.

“ Che palle.”

Buttò la sigaretta nel lavello, lasciò la pizza nel microonde e non chiuse la radio. Si sarebbe spenta da sola, alla fine del cd.

S’infilò le scarpe, prese il cellulare e le chiavi di casa.

Si fece scivolare la giacca di pelle nera sulle spalle, senza indossarla.

Andò dal suo vicino, dopo aver chiuso casa.

“ Karl!”

Urlò.

Senza aspettare che rispondesse, fece scivolare le chiavi nella buca delle lettere e si diresse a grandi passi nel suo garage.

 Lo aprì, incurante del fatto che non fosse il suo.

Il suo vicino, intanto, l’aveva raggiunta.

Karl era un quarantenne divorziato, con figlio maggiore adolescente e problematico a carico. La moglie l’aveva mollato per il suo istruttore di tennis e si era risposata dopo il divorzio con un vent’enne su una spiaggia delle Hawaii.

Solita, triste storia…

Karl aveva la pancetta ed era miope al pari di una talpa. Aveva un carattere pacifico e mite.

Per questo guardò sbalordito Bobby aprire il suo sub e metterlo in moto, senza sapere cosa dirle.

“ Bobby… che-che stai facendo? No, aspetta!”

Si parò davanti a lei, ancora in canotta e in mutande. Erano le dieci del mattino ed era il suo giorno di riposo dal lavoro. Faceva il contabile.

“ Karl, è un’emergenza. Mi serve la tua auto.”

“ Ma… ma… aspetta un attimo? Un’emergenza?”

“ Affacciati alla mia porta! Vedrai un casino esagerato. Mi hanno sparato contro…”

“ Ti hanno sparato?!”

Gridò, spaventato.

“ Non svenire. Non ho tempo di farti rinvenire. Devo scappare. E alla svelta, anche.”

Karl si asciugò il sudore dalla fronte, mentre Bobby dava gas con l’acceleratore. Karl sussultò e retrocesse di un passo.

“ Ma… cazzo, Bobby, vuoi mettermi sotto con la mia auto?”

“ Potrei farlo…”

Disse, scoccando le labbra.

Karl la guardò, shoccato.

“ Se non ti togli di mezzo, potrei farlo.”

Karl sospirò.

“ Ma, almeno…”

Iniziò, titubante.

“ Almeno me lo riporti indietro senza graffi o incidenti strani, questa volta?”

Bobby si fece una croce sul cuore.

“ Parola di scout.”

Karl aprì le braccia, portando gli occhi al cielo.

Bobby lo pressò a suon di clacson.

Karl si spostò, esasperato.

Bobby colse l’occasione per sbucare fuori dal vialetto e correre lungo la strada, senza nemmeno voltarsi a salutarlo.

Si accese un’altra sigaretta, gettando la giacca sul sedile posteriore.

Si accorse di non avere l’accendino.

“ Merda!”

Si fermò vicino al gruppetto dei ragazzini.

Abbassò il finestrino e si rivolse a quello che gli sembrava più grande.

“ Ehi, hai d’accendere?”

“ Ho quindici anni!”

“ E io venticinque. Vogliamo fare una gara? Dai, tira fuori quell’arnese!”

I ragazzini ridacchiarono.

Bobby li guardò,  ghignando.

“ Non quell’arnese…”

Fece loro la linguaccia e i ragazzi risero più forte.

Il ragazzino rise anche lui, tirando fuori dalla tasca un accendino di metallo, che funzionava a scatto.

Bobby allungò la sigaretta con le labbra e lasciò che gliela accendesse.

“ Fammi vedere un po’…”

Disse, mentre tirava una lunga fumata. Ah, ora sì che si sentiva meglio…

Il ragazzo le fece cadere l’accendino nel palmo aperto.

Lo esaminò.

Gli piaceva.

“ Quanto vuoi, per questo?”

“ Non è in vendita.”

Disse il moccioso.

Bobby lo esaminò attentamente.

Era smilzo per la sua età. Aveva una faccia furba.

Adocchiava la sua catenina.

Bobby sorrise.

“ Baratto?”

Si sfilò la catenina e gliela fece ciondolare davanti agli occhi.

Il ragazzo l’afferrò.

Le sorrise. Aveva un bel sorriso. Ampio, solare.

“ Okay. Andata.”

Bobby si mise al posto di guida, facendogli un saluto con una mano stile militare.

“ E’ stato un piacere.”

Alzò il finestrino e mise in moto.

Svoltò l’angolo e s’inoltrò nelle stradine di periferia.

Fece scattare l’accendino e lo chiuse.

Sorrise, con quel sorriso simile ad un ghigno.

“ Un accendino in puro argento per una catenina da quattro soldi, vinta con le patatine. Eh, ragazzo mio… ne hai di strada da fare.”

Lo gettò sul cruscotto e accese l’autoradio.

50 Cent… Allora quella giornata non era tutta da buttare.

Aveva un accendino nuovo, 50 Cent nella radio e una gran voglia di fare il culo a qualcuno.

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Questo era il primo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate.

A presto,

Sempre vostra,

Fuffy

 

<3

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Fuffy91