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Autore: Ms_MartyReid    08/08/2013    5 recensioni
- Nessuno lo sa perché Liam ami Beth. Nessuno sa se Beth a Liam ci tenga, se stiano insieme, se facciano l’amore. Però questo si sa: Liam ama Beth. Liam ama i suoi capelli biondo cenere, i suoi occhi azzurro spento, i suoi anfibi rovinati, le sue sciarpe comprate al mercato con tre spicci; Liam ama quelle volte in cui, sussurrando, Beth gli dice: «Alla fine, se tu non ci sei io non esisto». E alla fine nessuno lo sa, ma Liam sì, che Beth esiste davvero solo se c’è lui, che Beth non si lascia andare solo perché c’è Liam che, nonostante tutto, poi la stringe e le chiede di restare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Resta
 

Non ti resta che il rumore, io che non so dargli un nome,
il tuo cuore scivoloso, non mi resta che poterci pattinare e pattinare.

 

Liam, certe volte, urla. E piange, anche.
Certe volte, invece, si limita a trascinarla via con sé.
Certe volte, poi, non le dice nulla ma la scuote così forte da poterla spezzare.
Liam reagisce, comunque. Reagisce ancora, urla ancora, piange ancora, pur di tenerla con sé. Si umilia, si sottomette, si annulla, pur di tenerla con sé.
 

Resta.
 

Beth, dal canto suo, sta lì a fissarlo. Che lui la scuota, le urli contro, si consumi nelle lacrime davanti ai suoi occhi, lei sta sempre lì con lo sguardo fisso e le labbra serrate.
Certe volte Liam le ha pure gridato: «Dì qualcosa in tua difesa, una buona volta! Porca puttana, dimmi che ho visto male, inventati qualche palla, fammi vedere che non vuoi che io ti molli!» E sembra pure incazzato, quando dice queste cose, ma Beth sa che sta solo pregando, implorando che lei dimostri di amarlo. Una sola volta ha risposto, ha schiuso le labbra e ha detto: «Non hai visto male, stavo baciando uno sconosciuto all’angolo della strada di casa tua.» Liam l’ha guardata in un modo che lei non si scorderà mai più, se n’è andato in camera sua e Beth l’ha sentito urlare, rompere qualcosa e poi piangere.
 

Resta.
 

Allora Beth ha cominciato a contare a voce impercettibile, è arrivata a mille e si è morsa le labbra. Poi si è alzata, ha raggiunto camera di Liam e si è seduta accanto a lui, immobile e con lo sguardo vitreo, sul letto. Gli ha asciugato le lacrime con le mani piccole e poi gli ha lasciato un bacio delicato sulle labbra. Si è alzata di nuovo ed era già sulla porta quando Liam ha mormorato: «Resta.» E lei è tornata indietro, si è sfilata il vestitino e si è fatta stringere dal ragazzo infilata sotto al piumone fino alla testa. Qualunque sia lo sconosciuto da cui Beth si fa toccare, qualunque sia la reazione di Liam, finisce sempre così: Liam scappa, Beth lo raggiunge, spazza via le lacrime di cui è colpevole, fa finta di andare via per sentirsi dire «Resta» e lui fa finta di credere che lei stia andando sul serio via e la implora «Resta». E lei resta.
 

Resta.
 

Nessuno lo sa perché Liam ami Beth. E’ una bella ragazza, va bene, ma le volte in cui lo ha tradito non si contano, spesso sotto i suoi stessi occhi. A dir la verità, nessuno sa neanche se Liam e Beth stiano insieme, tecnicamente.
Si conoscono da sempre, le loro case sono una di fronte all’altra. Quella di Liam è dipinta di bianco, a Natale appendono le lucine sul tetto e ad Halloween mettono le zucche con le candele dentro e tutto. Quella di Beth è di un verde sbiadito dal tempo e in giardino ci sono ciuffi di edera che nessuno estirpa. In casa di Liam, la mamma sorride e il padre torna tardi da lavoro. In casa di Beth, non lo sa nemmeno lei se sia legale sorridere perché cade tutto a pezzi e a lei sono venute le mestruazioni da anni e nessuno se n’è mai accorto né gliel’ha mai chiesto.
Nessuno sa se Beth a Liam ci tenga, se stiano insieme, se facciano l’amore, se lei da lui si lasci abbracciare, perché lui la ami ancora. Però questo si sa: Liam ama Beth. Liam ama i suoi capelli biondo cenere, i suoi occhi azzurro spento, la sua figura sottile, la sua voglia color fragola sul fianco destro, i suoi anfibi rovinati, le sue sciarpe comprate al mercato con tre spicci, le sue storie tristi che scrive al computer e che ha letto solo lui, le sue labbra che sono piccole e a cuore, il suo modo così chiassoso di chiedere amore senza dire una parola; Liam ama quelle volte in cui, sussurrando, Beth gli dice «Ieri non c’eri. Mi sei mancato» o «Alla fine, se tu non ci sei io non esisto». E alla fine nessuno lo sa, ma Liam sì, che Beth esiste davvero solo se c’è lui, che Beth non si lascia andare, non va a vendersi su una strada solo perché c’è Liam che, nonostante tutto, poi la stringe e le chiede di restare.
 

Resta.
 

Nessuno sa perché non la molli, perché preferisce soffrire, perché quella volta, in discoteca, quando Beth si è lasciata toccare e infilare la lingua in gola da un quarantenne davanti a tutti, davanti a Liam, lui si sia limitato ad avvicinarsi, accarezzarle la spalla scoperta con due dita e a tirarla delicatamente dietro di sé. Li hanno visti scomparire per la porta sul retro e lei aveva su la sua solita aria menefreghista e tutti sapevano che Liam ci sarebbe passato sopra anche stavolta, ma nessuno avrebbe saputo spiegare perché.
Quella volta, nel vicolo dietro il locale, Liam si è passato le mani sul viso e ha chiesto: «Perché mi fai questo?» Lei non ha risposto e Liam ha pianto, Beth ha sussurrato i numeri da uno a cinquecentosettantadue, poi ha scordato gli altri successivi perché Liam l’ha guardata col dolore negli occhi e lei gli ha asciugato le guance con il palmo della mano calda. Si è girata, «Resta», è restata.
 

Resta.
 

Liam le dice spesso di amarla. Certe volte, lo sentono anche gli altri della comitiva mentre glielo bisbiglia all’orecchio, così, dal nulla, con quel tono di voce così dolce, «Ti amo», e le pettina i capelli con le dita, e lei sorride appena ma sorride.
Però nessuno della comitiva sa se Beth abbia mai detto a Liam di amarlo. Nessuno sa che lui, neanche troppo tempo fa, gliel’ha chiesto. Erano seduti sul letto di Liam, quello grande con le lenzuola di Batman, e lei se ne stava accovacciata tra le gambe di lui a godersi le sue labbra sulle spalle, tra i capelli, dietro l’orecchio, lungo la spina dorsale un po’ sporgente. Liam si è fermato un attimo e ha detto sottovoce, perché loro parlano solo così: «Tu mi ami, Beth?»
Lei quella domanda se l’aspettava da troppo tempo e aveva scordato la risposta che si era preparata. Non le andava neanche di inventarsene una al momento, perché erano soli, avevano fatto l’amore e Liam profumava di ammorbidente, quindi ha poggiato la testa nell’incavo del suo collo e ha bisbigliato: «Quando saluti un sacco di persone per strada, quando rispondi gentilmente alle offese di qualcuno che poi non sa ribattere, quando ottieni i massimi voti agli esami, io sono fiera di te. Quando mi baci tu, e solo quando lo fai tu, mi viene da chiudere gli occhi e stringerti le braccia dietro il collo. Quando ti allacci le scarpe come ci hanno insegnato all’asilo, quando ti disperi perché è caduta l’action figure di Buzz Lightyear, quando mi trascini sulle montagne russe e poi in cima mi stringi terrorizzato la mano, mi fai ridere come non faccio mai. Quando mi chiedi di restare, io sono felice. Quando mi chiedi di restare, io resto.» Liam forse neanche respira più quando lei aggiunge: «Non lo so, Liam. Io ti amo?» E alla fine la risposta la conoscono tutti e due, ma lei ne ha paura e lui è senza fiato, quindi si limitano a baciarsi. E lui ha il cuore sottosopra e lei sorride, chiude gli occhi e gli passa le braccia dietro al collo.
 

Resta.
 

Il giorno in cui Liam ha guardato Beth e ha pensato per la prima volta «Io ti amo» è stato quando l’ha vista sulla porta di casa sua, con una gonna turchese e una canotta bianca dall’aria consumata e un pacchetto incartato tra le mani, ed erano le dieci di sera ma non importava, perché quel giorno Liam faceva sedici anni, aveva invitato mezza scuola per le otto e mezzo, ma a presentarsi era stata solo lei. C’è voluto quasi un anno ma poi lei gli ha lasciato prendere la sua mano anche quando non erano soli, e poi si è lasciata abbracciare, e poi si è lasciata baciare, e poi a diciannove anni hanno fatto l’amore per la prima volta. Il giorno dopo, Beth stava baciando uno che Liam manco conosceva, e all’inizio lui non gliel’ha fatta passare liscia.
Ci sono volute ancora le settimane, i mesi, gli anni, e poi alla fine Liam è cresciuto sotto le dita di Beth, che lo sfiorano come se avessero paura di farlo sparire come una bolla di sapone, è stato buttato giù dal suo modo di essere e dai suoi modi di fare ed ha imparato a rialzarsi, ha accettato i suoi sguardi che sono scuse anche se non portano mai davvero via il dolore. Ci vorrà ancora tempo, ma adesso, a venticinque anni, Liam sta cominciando a capire quando Beth si sente così presa da lui, così innamorata, da averne terrore e da gettarsi appena possibile tra le braccia del primo che passa, o quando si sente così fuori luogo rispetto al resto del mondo da volersi sentire accettata dal più grande numero di persone possibile. Quando glielo legge negli occhi, quel terrore, quel disagio, Liam le accarezza i capelli e le bisbiglia all’orecchio: «Ti amo. Resta.» E Beth, quasi sempre, resta.
 

Resta.
 

Nessuno sa se Beth abbia mai riso, se abbia mai pianto, se sia vero che il padre l’ha violentata quando aveva appena otto anni, che una volta è finita in ospedale perché ha provato a gettarsi sotto un’auto. Liam, invece, conosce ogni istante della vita di Beth. Conosce l’ora esatta in cui è nata, il secondo preciso in cui a soli dieci anni si è convinta che il suicidio fosse l’unica via d’uscita, le persone che l’hanno aiutata, quelle che l’hanno pestata al secondo anno di liceo. Conosce nome e cognome dei ragazzi che hanno abusato dei suoi problemi, indirizzo e numero civico delle ragazze che l’hanno chiamata puttana, dell’uomo che l’ha picchiata conosce addirittura il codice fiscale. Gliele ha raccontate lei, tutte quelle cose, durante quelle notti in cui la pioggia batte sul tetto e lei non riesce a dormire, allora sveglia Liam e gli mormora: «Voglio parlare con te.» E Liam si alza con la schiena contro la testiera del letto e la stringe a sé e la ascolta e a volte le asciuga le lacrime con le labbra e combatte il sonno fino alle tre, alle cinque, alle otto del mattino, fino a quando lei non gli bacia il petto e dice sottovoce: «Buonanotte, Liam.» E poi si addormenta, e Liam invece non dorme più perché la vita di Beth gli fa paura e riesce a pensare solo al giorno in cui la porterà via con sé, in America o magari in Italia, chissà.
 

Resta.
 

Una volta Liam l’ha lasciata sul serio, Beth, anche se nessuno lo sa. La loro rottura è durata due giorni, perché lei se n’era andata senza dire niente, al suo «Voglio lasciarti», ma se ne stava fuori casa di Liam a baciare cani e porci e lui, che già la amava, ha capito che il suo non era un affronto. A modo suo,  Beth lo stava implorando di amarla.
Così come lui piange e grida, lei bacia, si lascia toccare.
E a Liam sono serviti gli anni ma l’ha capito che Beth, alla fine dei conti, resta sempre. Resta alle sue lacrime, resta quando comincia a confondere i numeri che le servono per calmarsi e si sente stupida, resta pure quando lui va dai nonni per un paio di giorni e resta soprattutto per farsi dire «Resta.»
Ci vorranno altri anni, ma Liam lo sa che un giorno smetterà di dividerla con sconosciuti a cui non importa una mezza sega di lei, che un giorno lei stessa deciderà di chiedere seriamente aiuto per tutti i suoi problemi con i numeri e, a volte, con le lettere, che un giorno gli accarezzerà i capelli e gli bisbiglierà «Ti amo anche io».
Lo sa, ne è sicuro. Perché adesso sono le sette e un quarto di un mercoledì mattina, Liam si sta infilando le pantofole per andare in bagno ma c’è un tuono e Beth gli sfiora la schiena con le dita e dice in un filo di voce: «Resta.»
E Liam, che non se l’è sentito chiedere mai perché non se ne va comunque e nonostante tutto, resta.


 

Abbracciami e resta qui con me
in questo tempo che somiglia a te.




  
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