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Autore: EaterOfCarrots    08/08/2013    7 recensioni
[Bastille]
Incontrai la sua mano calda e affusolata. Non so perché ma la strinse così forte da sentirla formicolare tra le sue dita, si piegò in avanti, i suoi occhi azzurri incontrarono i miei, volenterosi di non lasciarlo più andare via, di incatenarmi ad esso, furono momenti interminabili, ebbi il tempo di analizzare ogni suo dettaglio, il riflesso del suo sguardo, le pieghe delle sua labbra, la vena che pulsava sul collo, le punte dei capelli che si flettevano, le gocce di sudore che scendevano senza sosta sulla sua fronte, ma ebbi anche il tempo di guardarlo e andare lontano con la mente.
La musica di sottofondo e lui che mi guardava.
{estratto dal 4° capitolo}
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6: We’ll get drunk again.

 
Mi abbandonai sul morbido letto ad una piazza della loro stanza, avevo una bottiglia di whisky in mano e la stavo versando nei vari bicchierini che mi stavano porgendo.
Non avevo la più pallida idea di come essere arrivata li, in che zona di Milano ero e nemmeno l’ora. Io e l’alcool andavamo indiscutibilmente d’accordo.
Mi allarmai rendendomi conto che Emma non c’era, poi una mano appoggiata sul mio interno coscia mi fece distogliere da quei pensieri. Dan era seduto vicino a me, teneva una mano sulla mia gamba, provocandomi non pochi brividi, con l’altra sorreggeva un bicchierino con il liquido ambrato, i suoi occhi erano rossi, lucidi e stropicciati, il suo sorriso aveva cambiato forma dopo litri di alcolici, il suo ciuffo era caduto e si era appiattito contro la testa e non riusciva a fare un discorso di senso compito da qualche decina di minuti.
“Cu-Cu”  Emma sbucò da dietro il letto matrimoniale su cui erano sdraiati gli altri e poi si mise a ridere cadendo di nuovo per terra.
Non ci feci più caso del dovuto e mi riconcentrai su Dan. Non appena mi voltai, lui si stese sul letto, mi prese per una mano e mi tirò a se facendomi appoggiare la testa sul suo braccio. Io mi accoccolai vicino a lui, con un braccio intorno al suo torace e una gamba sopra al suo ventre.
“Che lavoro fai?”mi chiese con lo sguardo rivolto verso il soffitto.
“Spogliarellista”dissi con determinazione ma poi subito dopo cadendo in una risata.      
 Lui si mise a ridere e volse lo sguardo verso di me. “Dai non ci credo”
Parola di boy scout”
“Sei troppo bassa per essere una…”fece una pausa e sospirò, facendomi arrivare in faccia il suo fiato che sapeva di alcool “…spogliarellista”
“Che carino che sei!”mi girai dall’altra parte ignorando ogni suo tentativo di scuse e robe varie.
Dopo poco capì che le parole erano inutili così iniziò ad accarezzarmi i capelli e poi prese il mio viso tra le mani cercando di farmi voltare; mi lasciai andare, mi girai, ritrovandomi con lo sguardo sul suo petto.
Lui inaspettatamente avvicinò le labbra alla mie, le mordicchiò, ci giocherellò per poi culminare in un bacio. Corto ma denso di emozioni.
“Mi verrai a trovare a Londra, un giorno?”mi chiese con dolcezza.
Annui e sprofondai nuovamente con la testa tra le sue braccia calde.
 
     Otto mesi dopo..
 
Mi tolsi i tacchi e affondai i piedi nella sabbia. Faticosamente raggiunsi la tenda e il gruppo di luci in riva al mare. Era da tanto che non vedevo la mia vecchia compagnia.
Non appena arrivai tutti si voltarono verso di me, quasi increduli, poi una delle mie migliori amiche, Giulia, si avvicinò e mi abbracciò quasi facendomi perdere il fiato.
“Gioia pensavo non staresti venuta”disse poi staccandosi da me “Sai per il fatto di Giacomo. La voce si è sparsa velocemente e non sai quanto mi sia dispiaciuto”.
I suoi occhi marroni da cerbiatto si posarono su di me per interminabili secondi e poi mi sorrise sussurrandomi quanto le fossi mancata.   
Alcuni dei miei amici (tra cui anche qualche compagno di notti bollenti) si avvicinarono e mi abbracciarono calorosamente. Dio, quanto mi mancavano.
Non appena il gruppo si diradò, notai nell’angolo un ragazzo, da solo, taciturno, mi guardava con occhi tristi e non appena si accorse che il mio sguardo era posato su di lui, si girò dall’altra parte. Giacomo, quella sera, era più bello che mai.
La serata passò velocemente tra balli scatenati in pista, fiumi d’alcool e qualche canna di troppo. Amavo divertirmi, purtroppo avevo un debole per tutto ciò che era alcolico e infatti poco dopo mezzanotte dissi ufficialmente addio al quel poco di pudore che mi era rimasto.
Attraversai tutta la pista, facendomi largo tra tutti i ragazzi, arrivai ad uno dei supporti laterali della tenda, verificai che fosse ben stabile e mi ci aggrappai, facendo una sorta di lap dance, mandando fuori di testa ogni maschi li dentro.
Mi assicurai di essere più sexy possibile, dopo poco anche Giulia si avvicinò e iniziò a strusciarsi vicino a me. Io e lei eravamo famose per queste cose. Eravamo quelle che ai compleanni sbucavano da enormi scatoloni, mascherate, ricoperte di oli e brillantini e che improvvisavano spogliarelli. Ormai era la nostra nomea.
Ad un tratto, qualcuno mi afferrò una mano e mi trascinò via. Mi portò verso l’oscurità della spiaggia, in una zona appartata, vicino ad un lido dagli ombrelloni rossi e bianchi.
Emanuele mi guardava con occhi rossi ed un sorriso stanco. “Nemmeno hai salutato il tuo migliore amico” . Gli feci una smorfia e lo abbracciai, poi lui mi condusse verso un gruppetto di persone poco più lontano.
Mi inserii tra loro, vidi che si stavano passando qualcosa, in cerchio, da destra verso sinistra, poi arrivò a me, aspirai con ferocia fino a farmi bruciare la gola.
Tutti ridacchiarono e io iniziai a tossire. Alzai lo sguardo e vidi Giacomo esattamente di fronte a me. Mi guardava con poca lucidità. Si avvicinò e mi cinse tra le sue braccia.
Io lo lasciai fare. Appoggiai la testa sul su petto muscoloso, poi iniziò a lasciarmi una scia umida di baci partendo dalla fronte e arrivando fino al decolté.
Sentii gli altri ragazzi parlottare e poi ridere. “Vi liberiamo una cabina se volete” urlò un ragazzo.  
Dopo qualche minuto sentii un tonfo sordo alle mie spalle e subito dopo una mano che ci trascinava verso il rumore. Vidi la porta della cabina per terra, scardinata, i giochi che c’erano dentro riversati a terra. Poi ci spinsero dentro e fu tutto buio.
Giacomo iniziò a togliermi con foga il vestito e poi buttarlo per terra, io feci lo stesso con i suoi, dopo pochi secondi ci ritrovammo completamente nudi, con la sabbia da tutte le parti e al buio più totale.
Ci ritrovammo anche a fare l’amore, nel posto più scomodo che potessimo trovare, con sentimenti contrastanti, senza buon senso, con le lacrime agli occhi, con le unghie impiantante nella sua schiena abbronzata, cercando di non cadere nel piacere più totale, volendo uscirne fuori con indifferenza, mi ritrovai persino a pensare al mio lavoro, all’università, a Dan e ai miei amici li fuori che ascoltavano i nostri gemiti.
Poi ripresi un minimo di lucidità, presi fiato, mi sfilai da lui, indossai il vestito e mi allontanai.


SPAZIO AUTORE:
Buonsalve.
Innanzitutto, scusatemi per questo capitolo che rasenta lo schifo.
Scusate davvero.
Ditelo pure che è una merda, non mi offendo!
Anyway vi devo ringraziare per le recensioni, perchè siete mitiche,
non ho mai avuto così tante recensioni in appena 5 capitolo.
Se recensire pure questo vi faccio una torta.
*prende le ordinazioni* 
Un bacione, Eli ♥
 

 

 
 
   
 
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