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Autore: Loogamberettus    08/08/2013    1 recensioni
La mia fronte grondava sudore: troppa gente in una sola stanza. Le braccia stanche di chi ballava ancora, si sollevarono, ognuno reggeva il proprio bicchiere di plastica contenente dell'ottimo punch. E la mia voce venne confusa con le centinaia di urla che scattarono non appena la band occupò il palco e iniziò a suonare il loro primo brano nella scaletta.
''E quello che sta cantando chi è?''
Chiesi, lanciando uno sguardo curioso al riccio con il microfono in mano e gli occhi guizzanti sulla folla.
''Beh, lui è..''- Niall prese fiato, dopo aver abbassato lo sguardo- ''Lui è Harry Styles''.
Si aprì una voragine nel mio stomaco e sentii il bisogno di allontanarmi.
Non era possibile, quel nome suonava orribilmente perfetto ed estremamente distante da me in ogni situazione.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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4. Emptyness

Dedicato a una persona, che mi sta rovinando la vita..
..ma che lo sta facendo nel migliore dei modi.

-Lottie non toccare la roba di tuo fratello!!-
La voce di mia madre, potente e carica di frustazione investì il mio volto in una calda alitata.
Grazie mamma.
Sentii la più piccola sbuffare e trascinare i piedi fino al letto, accanto alla donna adulta, senza alcuna voglia di discettare.
Mi stropicciai gli occhi, fastidiosamente assonnati, le palpebre stanche e pesanti.
Lacrimai quando la luce colpì le mie iridi chiare.
-Mà? C-che ore sono?
Chiesi con la bocca impastata. Deglutii un amaro sapore di alcol e fumo. 
Quando ho cominciato a fumare?
Quella domanda risuonò nella mia testa, portandomi fino alla rassegnazione. Non aveva importanza. 
-Lou, è ora di pranzo..- Lottie soffocò la voce di nostra madre, saltandomi quasi addosso. -È venuto un biondino non male, chiedeva di te! Niall, mi sembra di aver capito che si chiamasse così.-
Niall.
Chi era Niall?
Perché il mio alito puzzava così tanto di punch e alcolici di cui non sapevo nemmeno il nome?
Perché avevo ancora i vestiti di ieri addosso?
Perché mi mia madre si preoccupava tanto?
Cercai di dipanare il groviglio di parole che stavano strizzando il mio cervello e mi alzai, con i muscoli a pezzi. 
-Vado a farmi una doccia, scendo fra 10 minuti.-
Vidi con la coda dell'occhio mia madre e mia sorella sparire oltre la porta di legno scuro e rovinato. La maniglia rossa, egocentrica quanto le mie scarpe, rimbalzò verso l'alto facendomi scattare.
Assurdo!
Pensai, forse ad alta voce, perché riuscii a sentire la mia voce fare eco nelle orecchie per secondi che sembravano essere lenti, insolitamente lenti.
Lo ripetei quando mi accorsi di non avere più un soldo in tasca, un paio di scarpe ai piedi.. che non erano le mie. 

E una giacca addosso.
Una giacca che emanava un profumo esagerato.
Una fragranza fastidiosa, ma per cui io perdevo la testa.
Un profumo chiamato ''Alien''.

Le immagini cominciarono a scorrere veloci e sfocate nella mia testa.
Niall.
Il bosco.

Barcollai fino al lavandino.

La mia caduta.
Il buio.

Il bicchiere di punch.
Il sangue.

Strinsi le mani attorno al bordo del sanitario, sentendo le vene cominciare a gonfiarsi.
I lividi di Niall.
Il suo migliore amico.

Chiusi gli occhi.
Il bagno.
''Oops!''
Alien.
''Ciao!''

Aprii il rubinetto, sentendo delle goccioline d'acqua bagnarmi la pelle cerea, ormai tesa.
La musica.
L'alcol.
Grenade.

Mi sentii come la sera prima, dentro il seminterrato. L'aria colmarmi i polmoni, ma esplodermi in gola. Lasciandomi senza respiro.
E allora aprii gli occhi, cercando gli occhi del riccio. 
E non li trovai.
E cominciai a torturare il colletto della giacca.
E scoprii dei segni violacei.
E rimasi a bocca aperta.
E allora riordai, allora ricordai di averlo visto da troppo vicino, quel ragazzo.
E allora ricordai, perché avevo bevuto.
E allora capii, perché nella mia bocca viveva un'amara sigaretta condivisa. 


***


Probabilmente erano passati più di dieci minuti dalla mia doccia, perché quando scesi le scale Lottie era già sul divano. 
Il suo volto dilavato, incollato al televisore. 
Sembrava che implorasse di essere inghiottita una volta per tutte.
Poi capii la sua ecessiva allegria, quando un piatto si frantumò a terra e ciottolo schizzo fino ai piedi del divano.
A quel punto la ragazza spazientita, si alzò, buttando il cuscino a terra e corse su per le scale con tanto di spallata.
Entrai in cucina.
Non mi curai del volto furioso di mia madre mentre raccoglieva ciò che era appena caduto.
O ciò che aveva appena fatto cadere.
-OPLA'!-
Annunciai, cominciando a ridere.
Lei mi lanciò un'occhiata alla sei-un-ragazzo-morto, per niente rassicurante. Mi piegai sulle ginocchia, passandole i pezzi più grossi.
-Che succede, mà?-

Ma quando il campanello suonò, difilai verso la porta d'ingresso.
La sentii sospirare, mia madre.
Non erano molti i momenti madre-figlio. Anzi, non erano mai esistiti da quando avevamo  avevano deciso di trasferirsi.
E forse in quel momento ero riuscito a schiacciare il bottone giusto, avevo capito che qualcosa non andava.
Complimenti Lou, e da cosa lo avevi intuito? Dal piatto rotto a terra o dal suo viso scavato dall'insonnia?
Feci un gesto involontario della mano, scacciando quella vocina da grillo parlante che mi avrebbe fatto una ramanzina al posto di mia madre.
Ritornai al mondo reale, guardandomi attorno per un attimo, come se l'alcol avesse ripreso a scivolarmi in bocca.
Avanzai di nuovo verso l'ingresso, svelando il volto di un ragazzo dalla vitalità divelta.
Inciampò in avanti tenendo la testa bassa.
-Oops!-
I suoi ricci mi solleticarono il petto.
Lo riconobbi.
Non riuscii a trattenere una risata nervosa, mentre sentii il petto gonfiarsi a dismisura, gli occhi guizzare sul suo corpo.
-Ciao!
Dissi, ricordando il nostro primo incontro nel bagno. 
Sorrisi.
Forse arrossii.
E forse se ne accorse.
E credo che stesse sorridendo pure lui.
Ed ero rapito dai suoi occhi, verdi, infiniti. 
Ed ero talmente perso, da non accorgermi della sua mano tesa in avanti in un..-Piacere di rivederti.-
Arrivai all'illazione che non sarei riuscito a replicare, era come se avessi perso la loquela..se non fosse stato per il suo modo di avanzare arrogante ed invadente.
Mi superò e l'unica cosa che volli fare fu intabarrarmi nella sua giacca, quando i suoi occhi pesanti, spessi, profondi, inchiodarono i miei. 
La sua giacca.
Ecco cosa cercava.
-Evitiamo presentazioni imbarazzanti.- Gli indicai nuovamente la porta, ricordandomi di mia madre. -Credo di avere quello che stai cercando.-



 

Niall.



Everything is dark

Sì sto bene.

It's more than you can take.

È venuto a cercarmi.

But you catch a glimpse of sunlight

Per chiedermi di Louis.

Shining, shining down on your face.

Sto bene.



Il cellulare vibrò due volte. 
Sentii il nervoso salire, arrivare fino alle mani. 
Lessi il messaggio, senza badare alla puntualità con cui arrivò.

''Ho trovato la casa del moro. Com'è che si chiama? Vorrei far bella figura.''

Harry Styles.
Un insulso stronzo patentato. Era pure infingardo.
Risposi muovendo freneticamente le dita sul display.
Sfogando la rabbia sullo schermo eccessivamente luminoso.

''Styles, finalmente hai trovato qualcun altro con cui divertirti!''

Feci una smorfia, prima di gettare il telefono sul letto.
Non avrei più risposto.

''Mi farò perdonare, Nialler.''

Come non detto.

''Bocca di velluto colpisce ancora!''

E non mi trattenni dal soprannominarlo in quel modo.
Perché Harry Styles era dannatamente gay.
E fottutamente mio. 
E rabbrivii pensando al fatto che il mio nuovo vicino di casa e lui, sarebbero stati insieme, probabilmente da soli, per il pomeriggio intero.
Mi innervosii, perché Harry non aveva più tempo per rispondere.
Mi chiedevo che stessero facendo.
Non potevano essere già appicicati come alla festa di Jane.
La festa..
Avevo bevuto così tanto che mi toccò un litro di latte, una volta a casa. Ma mi ero consolato, perché il piccolo Styles era messo peggio di me.
Non mi era mai accaduto di essere abbastanza lucido da tenere i ricci alti sulla fronte di quel ragazzo dai limiti -parlando di alcol- non ben definiti.
Aveva vomitato.
Aveva vomitato e pianto.
E io, il suo patetico discente, inginocchiato accanto a lui.
''Ascolta sempre tua madre.''
Ripeteva.
Lo ripeteva fino allo sfinimento.
Fino a quando la sua bocca si sporcava di sangue. 

E avrebbe continuato a piangere fuori dalla mensa, una volta a scuola, cosapevole che non avrebbe ingerito niente, di nuovo.
''Un'altra ulcera, Harry.'' 
Aveva detto il medico.
Harry odiava andare dal medico.
Harry odiava la casa del medico.
Harry odiava persino le bellissime aiuole avanti alal casa del medico.
Harry odiava il medico.
Harry odiava essere figlio di quel medico.

Il telefono vibrò. Ma non due volte. Vibrò di nuovo, indefesso. E allora, leggendo per la seconda volta il suo nome sul display, risposi, schiarendomi la gola.

''Niall, c'è un problema.''





Writer's corner
Non ho molto da dire.
Mi dispiace per gli errori, ma sono un po' di fretta.
Voglio solo ringraziarvi un sacco per le recensioni.
Per aver aggiunto la FF alle preferite e alle seguite.
Ma sopratutto, grazie per seguirla.
Spero che questo capitolo non vi deluda, anche se lo sento spoglio.. 
Un po' trascurato.
Vorrei parlare un po' dei personaggi.
A quanto pare Harry si è presentato a casa di Lou per la giacca.
Ma ne siamo proprio sicuri?
Comuuuuunque, Niall e Harry, nonostante si prendano a scazzottate, sono molto uniti.
Niall è geloso di Louis (poco evidente).. e probabilmente questo segnerà una possibile inamicizia con Loulou.
Si vedrà.
Spero di leggere quello che pensate su questo capitolo!



 

  
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