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Autore: albalau    08/08/2013    4 recensioni
Salve! Questa è la prima ff che scrivo su Naruto ( abbiate pietà...XD).
Estratto dal prologo
-L'hanno...l'hanno preso...- un sussurro, flebile.
Si inginocchiò, tastando con le mani e raggiungendo il capo del suo interlocutore.
-Temari...-
La ragazza sollevò a fatica la testa, facendo intuire la fratello minore di essere ferita.
-Non ce l'ho fatta.- disse a fatica, prima di perdere conoscenza.
Era vuota, inesorabilmente vuota. E il suo cuore si fermò per un attimo.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 4

 

-Credo che dobbiamo parlare.- esordì Shikamaru.

-Non ne vedo il motivo.- ribatté, sicura, Temari.

Si passò una mano nei capelli. Sapeva sarebbe stata dura, che lei avrebbe subito alzato un muro per difendersi, per chiudersi, ma lui non glielo avrebbe permesso.

-Il motivo esiste e lo sai bene.-

Gli diede le spalle, incrociando le braccia sotto al seno.

-Non ho voglia di parlare, Shikamaru. Ho molte cose da fare e ti chiederei, gentilmente, di andartene.- mantenne la voce ferma, nonostante il leggero tremolio delle mani.

Il giovane chiuse, invece, per un momento gli occhi. Trovava davvero meraviglioso sentire nuovamente il suo nome pronunciato dalle sue labbra. Ma si riscosse quasi subito.

Il suo primario obbiettivo era quello di scusarsi, inanzi tutto, il secondo era il sapere perché gli aveva taciuto una cosa così importante, nonostante le ragioni che l'avevano spinta.

-Mi spiace, ma non intendo muovermi, almeno fino a che non avremo chiarito.-

Temari si voltò di scatto, fulminandolo con lo sguardo.

-Io e te non abbiamo niente da chiarire.- ringhiò furente.

Shikamaru non si fece intimidire, anzi. Con una disinvoltura, che era ben lungi dall'avere, si sedette sul letto, fissandola.

-Sono ben quattrocentoquattordici giorni che aspetto, ne ho il diritto.- disse semplicemente.

Quel numero le fece sbarrare gli occhi. Non era possibile che avesse contato tutti i giorni...lo aveva davvero fatto?

A quel punto il dubbio installato da Tsunade solo pochi minuti prima tornò a martellargli la testa. Il suo istinto le diceva di provare, dopo tanto, ad ascoltarlo. La ragione no. Quella le rammentava l'accaduto tra loro, le sue parole. Assecondò il primo e, senza rendersene conto, si sedette sulla sedia proprio di fronte a lui, in silenzio.

Quel gesto, Shikamaru lo interpretò come positivo. O, almeno,lo sperava.

Si schiarì la voce, con un leggero colpo di tosse.

-Quel...quel giorno, io non volevo dire...- lo fermò con impeto.

-Non spararmi la cazzata che non riuscivi a fare un pensiero sensato. Sarebbe troppo semplice.- disse gelida.

Si passò la mano sul viso. E si, doveva rischiare.

-Invece è così. Mi hai sbattuto fuori prima che potessi finire.- la riprese.

-Ma fammi il favore.- ringhiò tra i denti.

Non le conveniva alzare la voce, tanto non sarebbe servito a niente. Solo a sgolarsi.

-Maledizione, Tem!- esclamò al limite.- Le mie intenzioni erano ben diverse da come le hai intese!-

-Diverse? Non mi sembrava proprio!- ribatté con uguale enfasi, alzandosi in piedi.

Ok, o adesso, o mai.

-Mi stavo scusando per essere stato ubriaco!-

Di colpo, il silenzio cadde nella stanza. Lei lo fissava sbigottita, incredula. Non aveva detto...

E no, l'aveva fatto eccome! Le teorie di Tsunade erano esatte!

Solo che, all'improvviso, sentì la rabbia invaderla.

-E io, avrei passato, come dici, quattrocentoquattordici giorni d'inferno, perché tu non sai formulare una frase di senso compiuto appena sveglio?- aveva cominciato con un tono basso, per poi portarlo all'estremo.

-In sostanza...si. Ma non credere che il tuo comportamento sia stato migliore.- la rimbeccò, nonostante sapesse di essere in torto marcio.

La kunoichi cominciò a camminare per la camera, sempre più inviperita. Ma si poteva essere più imbecilli di così!

E poi, ora cercava anche di farla sentire in colpa per averlo tenuto allo scuro di suo figlio?

Scherzava, doveva scherzare....

-Solo una domanda, una sola. Se le cose stavano così, perché diavolo non ti sei mai fatto sentire?- iniziò con tono basso, ma verso la fine urlava.

-Volevo parlarti quando sono venuto qui, ma non c'eri.- le spiegò senza esitazioni.

Temari abbassò gli occhi. Quello era vero, solo che lei non era in missione, ma nascosta nel palazzo. Lo aveva evitato accuratamente.

-Vedo che ti sei scoraggiato in fretta.- sibilò.

Sbuffò sommessamente.

-Ti ho scritto diverse lettere, ma non ho mai avuto una risposta. Era chiaro che non voleva più alcun contatto con me. Che altro dovevo fare?-

Spalancò gli occhi a quelle parole.

-Io non ho mai ricevuto niente.-

Rimasero, un'altra volta, in silenzio a fissarsi. Shikamaru era, a quel punto, certo che qualcuno non volesse che lui riprendesse, anche solo in parte, i contatti con lei.

Temari si arrovellava il cervello in cerca di una spiegazione plausibile. E all'improvviso l'illuminazione.

-Gaara!- esclamò.

Il ragazzo inarcò leggermente un sopracciglio.

-Che c'entra tuo fratello?-

-Lui sapeva tutto, o meglio, una piccola parte. Era inevitabile, visto che aspettavo un bambino.-

-E così, per proteggerti te le ha nascoste.- terminò lui per lei.

Temari appoggiò le mani sul tavolo. In parte, pensandoci, capiva il comportamento del fratello. Nei mesi passati, aveva sofferto per l'accaduto tra loro e lui, Gaara, pur non conoscendo la verità, a qualche conclusione era sicuramente giunto. E, di certo, si era fatto la sua personale idea. Ed ecco svelato il motivo per il quale aveva chiamato in aiuto proprio Konoha. Dal discorso avuto in precedenza con lui, voleva assolutamente che loro due si parlassero e chiarissero, una volta per tutte, la loro situazione.

Sospirò, chiudendo gli occhi.

-Deve anche averle lette. E, giunti a questo punto, sarà sempre stato lui a chiedere a Tsunade il tuo intervento.-

Anche Shikamaru respirò profondamente, comprendendo per la prima volta quello che poteva aver provato anche Gaara.

-E che vogliamo fare, a questo punto?-

-Ora niente. Il nostro obbiettivo è quello di riportare sia Shaki che gli altri bambini a casa. I nostri problemi li affronteremo in un altro momento.- rispose risoluta.

Sapeva di non poter cedere, non adesso. Per compiere la missione aveva bisogno di tutta la lucidità possibile e, Shikamaru, era una distrazione troppo grande, come il pensiero di suo figlio.

-Non sono d'accordo.- la sua frase, la sorprese.

-Come?-

-Fino a che non appianeremo le cose tra noi non arriveremo da nessuna parte. Ricordi o no che siamo nella stessa squadra?-

Accidenti! Se l'era dimenticato.

Si passò una mano sulla fronte, indecisa. Anche se...Già, aveva ragione lui. Maledizione!

-Va bene. Mettiamo fine a questa storia.- disse infine.

Shikamaru sospirò, sollevato. Temeva un suo rifiuto.

-Parto io.- attese un suo cenno di assenso.

Respirò profondamente. Era giunto il momento di tirare fuori tutto, senza nascondere nulla. Anche a costo di umiliarsi.

-Erano anni che cercavo di avvicinarti in qualche modo, solo che non sapevo come fare.-

-Eh?!- aveva sbarrato gli occhi dalla sorpresa.

-Non fare quella faccia. Sarò anche un genio, ma nei rapporti con l'altro sesso sono negato.- mormorò infastidito dalla reazione di lei.

E li fu costretta a dargli ragione.

-Mi hai sempre attirato, benché io cercassi di nasconderlo. Nonostante ci vedessimo poco, hai sempre trovato le parole giuste per spronarmi, punzecchiandomi e prendendomi in giro. Sei anche stata l'unica che mi ha capito e compreso dopo quella missione nella quale stavo per perdere quasi tutti i miei amici. Da quella volta ho incominciato a sentire qualcosa quando ti guardavo, o solo se sentivo la tua voce, ma non conoscendone il motivo, non ho approfondito. Tutto è cambiato quando ti ho rivista per la selezione degli esami. Li ho capito che la mia non era solo infatuazione, ma c'era qualcosa di più profondo. Mi ero innamorato di te.-

Temari, che non lo aveva interrotto, di colpo restò senza fiato. Non riuscì a dire nulla perché Shikamaru riprese.

-Solo che c'erano molti ostacoli tra noi. La distanza tra Suna e Konoha, la differenza d'età tra di noi. Ora non sembreranno molti, ma pensa a quando non ne avevo nemmeno sedici. Inoltre sono sorti altri problemi. L'Akatsuki, la guerra, la ricostruzione. Ma il tempo passato lontano da te mi era anche servito. Avevo compreso quanto effettivamente tu significassi ed ero giunto alla conclusione che avrei fatto di tutto per averti con me. Sarà stato un pensiero egoista, ma era quello che volevo. Però raggiungerti non era possibile. Tsunade mi aveva assegnato degli incarichi importanti a palazzo e non potevo allontanarmi. Ma per fortuna tu mi hai risolto il problema, arrivando a Konoha quando meno me lo aspettavo. Soltanto a quel punto subentrò il panico. Non sapevo se tu provavi quello che sentivo io e di certo non potevo chiedertelo direttamente. Il culmine lo raggiunsi quel giorno, quando l'ambasciatore del Raikage ti invitò a pranzo e tu accettasti. Non mi avevi mai sorriso come avevi fatto con lui. Quella sera complice, lo ammetto, Kiba, mi ubriacai. Non tanto da non sapere che facevo, ma abbastanza per abbattere i miei freni inibitori. E venni da te e successe quello che è successo.-

-Se eri lucido, ti sarai anche reso conto che non ti ho respinto.- lo rimbeccò all'improvviso.

-Si, l'ho notato subito, ma non mi sono fatto domande. Quelle sono arrivate la mattina dopo, quando mi hai svegliato. La dolcezza che avevi nello sguardo, la gentilezza dei tuoi gesti mi avevano spiazzato e avevo capito che non solo volevi che accadesse, ma che forse provavi quello che provavo io. Ma mi sono sentito uno schifo. Dovevo venire da te lucido, non con l'alcool a darmi la spinta.-

Temari rifletté su tutto quel discorso. Discorso che non faceva una piega, discorso che esprimeva lui stesso. Abbassò la testa, sentendosi per la prima volta in colpa per tutta quella situazione. Oddio, anche il suo caro fratellino ne aveva e presto ne avrebbero parlato seriamente.

-Scusa.- mormorò talmente piano che Shikamaru credette di non aver udito bene.

-Come?-

-Hai sentito idiota.- lo riprese, ma sorridendo appena.-Ho anch'io le mie colpe. Prima di tutto sono stata precipitosa a reagire in quella maniera, però mi sentivo ferita. Non sono mai stata brava nel gestire i rapporti con le altre persone, tranne che con i miei fratelli. Tutti mi hanno sempre vista come la figlia prima e la sorella poi del Kazekage e si comportavano di conseguenza. Tu sei stato il primo al quale ho permesso di entrare nel mio mondo. Non so come tu ci sia riuscito, ma sta di fatto che sei arrivato e non te ne sei più voluto andare. O forse sono io che non ti ho mai lasciato andare. Credo di essermi innamorata di te fin dal nostro primo incontro, o scontro, mi pare più appropriato, ma ho avuto paura di quel sentimento sconosciuto, mai provato e che non sapevo gestire. Per il resto credo che le nostre strade, come i nostri dubbi siano stati uguali. Ma quando quella sera sei venuto da me e abbiamo fatto l'amore mi sono sentita completa, amata per quello che ero, non per quello che rappresentavo. Ma quelle parole mi hanno fatto male e ho reagito come la mio solito. Una volta tornata a Suna non ho detto nulla a Gaara e Kankuro per non farli impensierire. Solo che dopo un mese ho scoperto di aspettare un bambino. Se da una parte ero furiosa, dall'altra ero felice. Sai, non credevo di essere in grado di poter diventare madre, in particolare per ché era il figlio dell'uomo del quale mi ero innamorata. Ma se il mio cuore mi diceva questo, la mente e l'orgoglio mi impedivano di dirtelo. Stavo ancora male e presi la decisione più sbagliata che potessi prendere.

Dovevo venire da te e chiarire subito invece di crogiolarmi nel dolore. E ora...- le lacrime tornarono nei suoi occhi, scendendo rapide senza che lei riuscisse a fermarle.

Avvertì una dolce presa sul suo viso che lo sollevarono. Si specchiò negli occhi di lui.

-Lo riporteremo indietro e tu mi darai la possibilità di conoscerlo, di conoscerci insieme?- le chiese con dolcezza.

-Non posso più non farlo e non perché sai di Shaki, ma perché sono io che non voglio più lasciarti andare.- rispose posando le labbra delicatamente sulle sue.

  
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