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Autore: Underline    08/08/2013    40 recensioni
"Nella vita bisognava sapersi sbilanciare, non bastava più vivere con la certezza che il sottile filo che ci stabiliva l'equilibrio avesse la capacità di resistere per sempre.
A volte sbilanciarsi era segno di coraggio, a volte di codardia, ma se non ne eri in grado, in un modo o nell'altro, finivi lo stesso per terra.
Nella vita dovevi imparare a sbilanciarti, accettare di cadere ed essere in grado di rialzarti.
Io mi ero fermata all'accettare di cadere."
***
DAL PRIMO CAPITOLO:
"Assimilai il colpo, respirai cercando di calmare i battiti del cuore che acceleravano maggiormente. Mi sembrava impossibile: avevo appena baciato uno spacciatore."
***
Trailer Ufficiale: http://www.youtube.com/watch?v=nS0KFkmKGw4
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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"Mi hai portata in posti dove non ero mai stata

ora sono a terra, su un pavimento duro e freddo."

I Knew Were Troble- Taylor Swift







Trailer

 "This is the night."- Momenti fra Melanie Scarlet ed Harry Styles.

Capitolo 16





Arrivava quel momento che presto o tardi colpisce tutti, quel momento in cui non potevi più chiudere gli occhi e mettere le mani sulle orecchie. Arrivava quel momento in cui gli scheletri dell'armadio iniziavano una tacita rivoluzione di cui non si era partecipi finchè non ci si accorgeva all'ultimo di essere noi stessi i bersagli. Arrivava quel momento in cui dovevi fermarti e affrontare il passato. Quello era il mio di momento.
14 anni. Zayn Malik e Melanie Scarlet. Disegni.
Queste erano le parole chiave per aprire la serratura di un fiume in piena focalizzato su un solo sgradevole ricordo.
 

"Tu sei speciale." l'unico complimento che a quell'età avevo mai rivolto ad un ragazzo.
"Tu mi capisci." l'unica frase che aveva mai sentito dire da quel ragazzo in mia presenza.
"Allora siamo speciali e ci capiamo insieme." questa era l'unica conclusione che a tutti e due sembrava vera e sincera senza sospettare che fosse debole come il vetro: duro al tatto ma ridotto in mille pezzi se lasciato cadere.
E noi avremmo lasciato cadere la nostra amicizia in un burrone.
Ciò che mi aveva portato a conoscere Malik era la sua riservatezza, non era presuntuoso, pieno di sè semplicemente faceva ciò che aveva voglia di fare passando inosservato. O meglio passando inosservato a tutti al di fuori di me.
Avevo quattordici anni e il mio inferno a casa era agli inizi, l'unico diversivo in grado di distrarmi era la scuola, un rifugio fatto di mattoni e di studenti mi impedivano per almeno sette ore al giorno di non inabissare in liti violenti. Era anche con questi pensieri che avevo cominciato ad osservare ciò che mi circondava, non lasciavo più correre lo sguardo vacuo ma lo lanciavo da un volto all'altro. Stavolta osservavo le azioni che quei volti anonimi suggerivano.
Dopo un tempo niente più mi sorprendeva eccetto Zayn. Lui era l'eccezione, si adombrava e risplendeva contemporaneamente, sembrava gridare di essere guardato da tutti i pori eppure lui non parlava. Erano gli occhi che esprimevano il tutto.
Nessuno ascoltava o faceva finta di non accorgersi, per me lui era diventato come un polo da cui ero attratta irrimediabilmente. 
Ogni volta che nella lezione di arte dava libero sfogo all'immaginazione mi piaceva osservarlo da vicino, fare finta di sembrare indecisa sul cosa disegnare come pretesto per osservare la scintilla nei suoi occhi e le movenze decise con cui trasformava la semplice tela bianca in  lussureggianti paesaggi dai colori vividi, tenui, forti. Ogni sfumatura di colore riluceva di un significato che solo lui poteva conoscere affondo. Forse era anche per questo che inavvertitamente i nostri poli cominciarono a sfiorarsi.
 Mi accorsi di come ricambiava le mie occhiate dopo aver visto l'impegno che mettevo anch'io nelle mie creazioni. Con il solo pretesto di osservarlo quel ragazzo dai capelli color pece e dagli occhi d' ambra colata mi aveva dato il libero accesso ad un nuovo mondo dove le parole erano solo ingombranti, dove erano i tratti decisi del pennello a lasciar esporre i dialoghi. Un mondo dove realtà ed immaginazione si rincorrevano in disegni ricchi di significato.
Le nostre prime parole cozzarono fra loro per unirsi in quelle che sarebbero state le prime frasi di un'amicizia durata un anno soltanto. Oltre a quelle parole non ci rivolgemmo più parola, ci servivano quelle frasi solo per fare una constatazione importante, dopo ci limitavano ad annuire con enfasi e con un sorriso positivo se ritenevano il quadro dell'altro terminato oppure ad uno sguardo corrucciato per intendere che mancasse qualcosa. Per noi non aveva più senso basarsi sul giudizio dell'insegnante quando avevamo i nostri giudizi personali, e ci bastavano.
La nostra quiete fatta di sguardi e sorrisi rubati si interruppe nell'esatto istante in cui i nostri poli si scontrarono. Zayn cominciò ad uscire con ragazzi più grandi di lui, a usare la lingua per osservazioni acute e taglianti verso chiunque osasse contraddirlo per poi sfociare in diffidenza, comparendo alle lezioni di arte rare volte. 
Era in quel periodo che avevo capito di averlo perso, ma per questo non mi disperavo, con la mia sciocca mentalità pensavo che avrebbe capito da solo che stava cambiando in peggio. Forse avrei potuto fermarlo se avessi previsto il suo cambiamento radicale. Quei forse mi avrebbero sempre tormentato ogni volta che nel futuro avrei incontrato occhi simili ai suoi.
Avevo scoperto di riuscire a reggermi anche senza di lui, di riuscire ad entrare a compromessi con la pittura ed era in quegli accordi che stavo dipingendo uno dei migliori quadri che mi e venuti fino allora. 
Mi piaceva la semplicità che rappresentava: un semplice passero in volo su un cielo limpido disarmava chiunque lo guardasse. 
Era così che mi sentivo, come quell'uccello: desiderosa di volare, di spiccare il volo una volta per tutte illudendomi di riuscirci.
Fu con la realizzazione di quel quadro che i nostri poli si respinsero definitivamente.
Zayn era diventato irriconoscibile, si era innalzato su un piedistallo di prepotenza e aria da cattivo ragazzo che catturava e faceva rabbrividire tutti a scuola. Del ragazzino impacciato era rimasta l'ombra solo nei suoi quadri. E lui lo sapeva, come sapeva che quelli erano il suo punto debole.
Solitamente, su richiesta dell'insegnante, lasciavamo i nostri quadri nell'aula di artistica ben disposti in file ordinate e coperti da tele di un immacolato bianco.
 Di solito ero sempre la prima ad entrare in quell'aula e l'ultima ad uscirne, quel giovedì non ero da meno. Tuttavia quel giorno era anche la volta della distruzione della fragile amicizia che avevamo instaurato con i giorni io e Zayn. Quello era il giorno in cui tutto si sarebbe spezzato a metà. Letteralmente.
Lo trovai mentre stava distruggendo un quadro, il suo quadro. Adoravo quel disegno, esprimeva una solitudine desolante che mi rappresentava in tutto e per tutto. Rappresentava il mio stato, come quando ci si ritrovava in mezzo ad una folla ma anche se si era circondati da persone ci si sentiva soli. Ecco cosa rappresentava quel quadro. 
Mi guardò dapprima sorpreso, poi con una scrollata di spalle continuò la sua personale distruzione. Voleva cancellare l'unica cosa che lo rendeva ancora riconoscibile ai miei occhi.
Ed infine arrivò a quel quadro, al mio quadro. Senza tanti complimenti strappò l'involucro bianco che mi ero premurata di mettere come protezione osservandolo per una frazione di secondo e facendosi spuntare un ghigno soddisfatto sul volto imperscrutabile.
"Quello è..." avrei voluto finire la frase in tempo, ma Zayn non me ne diede il tempo, prese la tela e, aiutandosi con le ginocchia, la spezzò in due buttandola indifferente fra gli altri quadri rovinati. Lui non sapeva che quel quadro era mio. Lui non sapeva di aver tagliato le mie ali. Lui non sapeva di aver intrapreso un strada facile ma dolorosa. Ma sapeva di avermi allontanata del tutto da lui e non gli importava.
 
 
 
Le voci cominciarono a ridacchiare maligne cominciando a scomparire con i loro passi, mi sarebbe piaciuto che la loro uscita fosse come quando passavano le tempeste. Di poter realmente tirare un sospiro di sollievo ed esclamare di felicità per il fatto che se ne fosse appena andata. Ma no quei ragazzi, non erano tempeste, erano degli uragani che se scatenati avrebbero distrutto il tutto. Avrebbero spazzato senza riserve vite di poveri bambini innocenti. Avrei sacrificato la mia vita per salvare Jake e non solo.
"Hai sentito che cosa hanno detto?" domandai disperata uscendo da quello scomodo tronco incavo.
"Ho sentito." abbozzò un cenno del capo rigido. Anche lui come me era legato da una tensione che non aspettava altro se non di essere liberata.
"Io vado lì." affermai con una nota di panico, il solo pensare a Jake ferito mi faceva rizzare la pelle d'oca. Ero scappata da un incubo per ricadere in uno più grande.
"No." negò scattando con me e afferrandomi rapace il braccio.
"Senti non ti conosco, ma se c'è una cosa che so è che non permetterai di sacrificare la vita di bambini innocenti." mi infuriai strattonando il braccio, più l'ira faceva presa dentro di me e più l'adrenalina saliva. Mancava solo il colpo di grazia per farla esplodere ed espandere.
"Ci sono cinque bambini lì dentro, più Cassie e suo marito Bred. Dobbiamo sfruttare l'effetto sorpresa, ora che sappiamo cosa succederà qualcuno deve avvisare i rinforzi." cominciò a parlare velocemente, le sue parole erano come scaglie di ghiaccio, invisibili, ma letali.
"E fermarli semplicemente no eh?" chiesi sarcastica lanciandogli un'occhiata neutra che ero sicura avrebbe a malapena scorto in quel buio.
"Siamo due contro cinque o sei ragazzi con una stazza compromettente, se non siamo riusciti a fermarli noi della riserva, secondo te ci riusciamo noi due?" terribilmente vero, per metà stavo ascoltando quello che diceva, ma l'altra metà voleva solo correre a salvare Jake e tutti quei bambini che stavano giocando divertiti nel mondo dei sogni.
"Bene. Questo è il mio cellulare, vai a chiamare aiuto. Ognuno farà a modo suo, tu fai secondo i tuoi piani io secondo i miei." affermai affannata continuando a guardare verso il tetto della casa che a malapena si intravvedeva.
"Non ti lascio andare da sola." affermò riprendendomi di nuovo il braccio, cazzo stavo perdendo tempo prezioso: lo capiva!?
"E invece lo farai. Senti Noah farò tutto ciò che ho in mio potere per salvare quegli innocenti, non è di me che ti devi preoccupare, ma di loro." ero come una pentola con troppa acqua dentro, aspettavo solo di essere spenta o sarei esplosa. E io volevo esplodere.
Stavolta con forza tolsi la sua mano che me lo artigliava e mi voltai verso la casa cominciando di già a correre.
Mantenendo la stessa velocità mi voltai un'ultima volta verso il ragazzo in mezzo al bosco urlandogli: "Vai!"
Avvenne quando mi voltai: le fiamme divamparono nel cielo come lingue appiccicose facendosi strada e divorando non solo il terreno circostante, ma anche il cielo stesso, sotto il fuoco ardente che cresceva a vista d'occhio esplosi anch'io, il panico e l'adrenalina facevano a gare con i battiti di un cuore impazzito.
Nonostante vedessi alcune persone che correvano lontane dalla casa in fiamme il mio istinto non si spense. Volevo accarezzare con gli occhi Jake per vedere se stesse realmente bene, volevo stringerlo a me per poter capire di non sognare. Volere e speranza erano facili da confondere.
"Dov'è Jake?" urlai nella loro direzione, accelerando ancora di più la mia corsa.
"Chi?" chiesero smarriti, li lasciai perdere cominciando a cercare il suo volto fra i bambini presenti. Uno..due...tre...ma lui e un'altro ragazzino mandavano non c'erano. Cazzo, cazzo, cazzo.
E per la prima volta mi sentii impotente, vedevo il fuoco divampare, sentivo le urla di chi si era accorto di ciò che succedeva, ma tutto sembrava andare al rallentatore.
Morte.
L'unica parola che mi fece agire d'istinto, mi tolsi la giacca per poi strappare un pezzo di stoffa dalla camicetta, senza perdermi ancora d'animo indossai nuovamente la giacca come una specie di mantello di protezione e mi tuffai in quello che sembrava l'inferno in terra.
Fumo, tanto fumo, ovunque. L'aria era irrespirabile e gli occhi lacrimavano al contatto con fiamme tanto vivide, mentre spegnevo piccole fiamme che avrebbero divampato sui vestiti dandomi per spacciata, mi continuava a chiedere come cavolo ci fossi finita in quella situazione. E fu allora che lo sentii.
"Aiuto!" una parola sillabata e ripetuta più volte mentre mi precipitavo verso la scia costituita da quel tono che perdeva consistenza. Quella voce mi riportò al secondo piano, le scale, essendo di legno, si disintegravano ogni volta che subivano troppa pressione, con il rischio di cadere nel nulla. Allettante.
"Jake? Sei qui?" cominciai a gridare tossendo convulsamente, ogni singola parole permetteva al fumo di insidiarsi fra le miei corde vocali, finire in gola e aggrapparsi come sanguisughe ai polmoni.
"Melanie! Sono qui!"
Quella porta me la sarei ricordata per sempre, semplice, socchiusa e soprattutto intatta. Dietro quella portata si trovava il mio scricciolo. Sentivo il calore sulla pelle che stava diventando insopportabile, quella casa era come un mini forno per gli esseri umani.
"Oddio Jake, grazie a Dio." mi tuffai fra le braccia del bambino d'istinto, sentire il suo piccolo cuore battere contro il mio era una delle sensazioni più confortanti mai provate, il profumo dello shampoo alla pesca mi stava impregnando le narici, facendolo diventare il nuovo ossigeno da respirare.
"Credevo di non rivederti mai più." mormorò ricambiando la stretta con tutta la forza che può avere un bambino.
"E invece mi vedrai, non ti lascerò più, promesso. " sussurrai con gli occhi lucidi, riflettendoli nei suoi. Quel blu dei suoi occhi sembrava compensare l'assenza dell'azzurro del cielo di giorno in quella notte.
"C'è anche lei." si riscosse indicando una minuscola figura che se n'era stata in disparte fino ad allora.
"Stai bene piccola?" mi avvicinai con calma per non spaventarla. Si limitò ad annuire lanciando un timido sorriso.
Il viso ero sporco di fuliggine, come i nostri del resto, ma i suoi occhi, di un'impressionante marrone, mi riportavano alla mente la figura di un'altra persona. Pura allucinazione dovuta al fumo.
Stavamo tutti bene, ma per poco se non mi inventavo qualcosa. Subito.
"Suggerisco di provare ad andare di sotto." dissi incerta girandomi verso la porta aperta e scoprendo costernata che il fuoco si era avvicinato furtivamente scoppiettando e bloccandoci in quella stanza. 
Eravamo Fottuti. Ma non era la prima volta che ci rimanevo secca, qualcosa avrei escogitato.
Cominciai a camminare il cerchio guardandomi intorno nervosa per poi lasciar cadere lo sguardo sulla finestra. Oh no, era pericolo. Oh sì, era la nostra unica speranza. Pro e contro combattevano una dura battaglia. Stavo scegliendo se morire arrostiti o morire spiaccicati, cazzo che sadismo.
"Ok ragazzi ora faremo bungjunping." proclami avvicinandomi alla finestra, anch'essa con sbuffi di fuoco. Evitai di dire senza corda.
Sotto c'erano dei cespugli. ottimo. Avrebbero fermato la caduta ed era ciò che più desideravo, qualcosa che fermasse la mia idiozia. Mi tolsi la giacca per spegnere le fiamme che circondavano la finestra per poi aprirla.
"Siete pronti?" domandai incerta, ma che minchia di idee mi venivano?
"Allora io vado per prima, poi voi due saltate sopra di me, intesi?" ero sicura che quello fosse il piano più idiota della storia, ma se ne avevate di migliori ero pronta ad ascoltarvi. Di sicuro la casa avrebbe ceduto prima che potessero arrivare in nostro soccorso, tanto valeva arrangiarsi.
"Capito." annuirono avvicinandosi anche loro alla finestra. 
"Non perdete tempo, dopo che che sono cad...saltata seguitemi subito. Come un trenino, sarà divertente!" li rassicurai, meglio farla trasparire come qualcosa di meno drammatico.
E fu così che con il gola saltai nel vuoto, che sentii il dolore propagarsi per il corpo quando atterrai e mi sentii solleva nel sentire i due corpicini che mi vennero dietro.
Nel bene e nel male li avevo salvati e per questo sorridevo, sorrisi guardando forse per l'ultima volta le stelle prima di collassare nel buio più completo.
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Me!
E...ho aggiornato! Da notare che sto alternando mattina e sera ogni giovedì, non sto apposto lolz
Ok Jake è vivo, credo. E Melanie cos'è? Se fosse morta? muahahahah lo scoprite nel prossimo capitolo lolz
Inoltre la prima parte con Zayn vi ha sorpreso? Diciamo che si ricollega alla stizza di Melanie per la punizione. Infatti non era solo per Styles, ma perchè la pittura le ricordava Zayn, ma io ovviamente lo rivelo dopo ben 10 capitoli. Sono anormale, lo so.
Infine le parole all'inizio del flash back sono le uniche che i due si rivolgono direttamente c:
Non posso che sperare che vi sia piaciuto :)
Bene ora possiamo fare PARTY HARD!!! Ahahahah
No, cavolo siamo arrivate a 324 recensioni, vi rendete conto! E sì ho davvero usato il plurale perchè è grazie al vostro tempo che abbiamo raggiunto un livello tanto alto. Non posso che ringraziarvi di cuore, siete fantastiche.
E sto parlando anche di quelle lettrici silenziose che si limitano a leggere, grazie anche a voi belle ^_^
Inoltre per chi magari era interessata alla fan fiction che avevo nominato nello scorso capitolo "Black Wings" non ancora scritto, ho messo il trailer su youtube :)
(Cliccateci sopra c:)

 
Ultimissima cosa! 
 
Vi consiglio una fan fiction degna di essere notata, davvero molto bella che seguo sempre volentieri e che vi lascerà attaccati al pc finchè non l'avete finita. Parola di Andre66 :)

 
Vi lascio con le gif <3  
 
        

          Melanie che parla con Noah.                                                         Melanie che lo sorpassa.
 
A presto, Andreea xxx

 
   
 
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