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Autore: jas_    08/08/2013    9 recensioni
Aprii gli occhi di scatto e spostai il cuscino, mettendoci un attimo a far riabituare i miei occhi assopiti alla forte luce che entrava dalla finestra vicina a me. Mi guardai intorno e sussultai: quella non era la camera di Molly, né tantomeno la mia.
Un altro movimento mi fece voltare di scatto alla mia sinistra, un ragazzo seminudo dormiva sereno nel mio stesso letto. Prima di rendermene veramente conto urlai, guardando poi il mio di corpo: indossavo solo la biancheria intima. Cominciai improvvisamente a sentire caldo, mi passai una mano tra i capelli in preda al panico e cercai di ricordare gli avvenimenti della serata precedente.
Ricordavo la festa, i diversi cocktail che Molly mi aveva portato, quelli che invece mi ero arrangiata io a prendere, la pista affollata, quasi soffocante, io che non trovavo più Molly e cercavo di uscire da quella trappola umana e... Due mani che mi cingevano i fianchi, poi il vuoto.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Right side, wrong bed'
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Capitolo 22

 
 
 
Repressi un grido di dolore quando la tizia - di cui non sapevo ancora il nome - strappò l'ennesima striscia di cera dalla mia gamba.
«Era proprio necessario?» mi lamentai con mia madre, che nel frattempo stava seduta ad una comoda poltrona, con dei bigodini in testa, mentre sfogliava una rivista di gossip.
Alzò lo sguardo dalla sua lettura giusto per un attimo, prima di tornare a concentrarsi su ciò che quegli inutili tabloid raccontavano, «direi di sì tesoro, non vorrai andare in giro con le gambe pelose» spiegò pacata.
Alzai gli occhi al cielo ma subito dopo sussultai a causa dell'ennesimo strappo da parte dell'estetista che continuava imperterrita il suo lavoro.
«Non erano pelose le mie gambe, le ho depilate due settimane fa!» squittii, chiudendo le mani a pugno.
«Devono essere lisce come la seta, tanto quanto il vestito della nuova stagione di Chanel che indosserai. A proposito, l'ho portato in lavanderia ma per oggi pomeriggio sarà nel tuo guardaroba» mi avvertì, alzandosi dalla poltrona ed uscendo dalla stanza.
Sbuffai rimettendomi sdraiata sul lettino e sussultando di nuovo. Un altro strappo.
«Quanto manca?» domandai, con tono rassegnato.
La ragazza - che avrà avuto sì e no venticinque anni - alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise premurosa, «solo l'inguine.»
Quasi sbiancai a quelle parole, il peggio doveva ancora venire.
«Senti...» cominciai, «ad essere sincera non c'è nessuno a cui possa interessare del mio inguine, quindi che ne diresti se finissimo qui, senza che tu mi spalmi altra cera addosso, e fingessimo di aver fatto tutto? Ovviamente ti pagherò anche per l'inguine» conclusi sorridente, cercando di essere il più convincente possibile.
La ragazza mi guardò divertita e poi annuì. Tirai un sospiro di sollievo e mi alzai dal lettino rivestendomi lentamente.
«Come ti chiami?» le chiesi poi, mentre mi indossavo le infradito.
«Taylor.»
La osservai per alcuni istanti, in effetti aveva la faccia da Taylor, pensai, nonostante quella constatazione avesse ben poco senso.
«È un piacere fare affari con te, Taylor» le dissi, prima di uscire dalla stanza.
«Victoria!»
Non feci in tempo a chiudermi la porta alle spalle che mia madre mi chiamò dal salone che era stato allestito per la festa di beneficenza di quel pomeriggio.
«Che c'è?» domandai, raggiungendola di corsa e lievemente in apprensione.
Avevo fatto qualcosa di sbagliato? Quando mia madre mi chiamava in quel modo non c'era mai da stare tranquilli. Lei non mi degnò nemmeno di uno sguardo, si limitò ad osservare i numerosi tavoli rotondi ordinatamente apparecchiati ed addobbati come era stato ordinato.
«Non ti sei fatta la cenetta all'inguine» constatò poi, senza muoversi di un millimetro.
Strabuzzai gli occhi e la guardai sorpresa, «ma tu...»
Chi era quella donna?
«Non ti ho sentita gridare» osservò, allungandomi un foglio e sorridendo divertita.
«Questa è la lista dei presenti, controlla che i loro segnaposti siamo stati messi al posto giusto e se qualcosa non va riferiscimelo immediatamente. Io nel frattempo vado a togliere i bigodini» spiegò poi risoluta, uscendo dalla stanza.
Annuii mentre controllavo distrattamente i numerosi nomi elencati su quel foglio, «mamma!» strillai poi, bloccandola quando era sul ciglio della porta.
«Che ci fa Harry Styles su questo maledetto foglio?» continuai, indicando il suo nome sotto il mio, «e in più seduto al mio stesso tavolo?»
Lei alzò gli occhi al cielo, come se quello fosse l'ennesimo, superficiale, imprevisto del quale si doveva occupare. Ma quella situazione era a dir poco superficiale, più di una settimana prima le avevo detto chiaramente che Harry non sarebbe potuto venire - il che stava a significare che io non lo volevo - allora cosa ci faceva su quella stramaledetta lista? Se il suo nome era lì era perché aveva confermato la presenza, e se aveva confermato la presenza era perché era stato contattato, e se era stato contattato...
«Mamma hai per caso preso il suo numero dal mio telefono?» gridai infuriata, sentendomi le tempie pulsarmi per quanto ero arrabbiata.
Lei rise compostamente, per niente disturbata dal mio comportamento, «non mi abbasserei mai a certi livelli. Non mi è stato difficile avere il suo numero, grazie a delle conoscenze.»
La guardai truce, non volevo indagare ulteriormente.
«Se hai voluto fare di testa tua - come sempre, d'altronde - va bene, ma non ho intenzione di sedermi al suo stesso tavolo, mi spiace.»
Mia madre alzò gli occhi al cielo, «mi dispiace ma non ci sono altri posti disponibili, questo è l'unico modo per soddisfare le esigenze di ogni invitato.»
«Tranne le mie.»
«Tu non sei un'invitata, sei la padrona di casa. E da tale dovresti sacrificarti per il bene degli ospiti.»
Sospirai sconsolata, quella era una battaglia persa in partenza, non avrei mai e poi mai fatto cambiare idea a mia madre.
«Mi devi un favore» borbottai, voltandomi ed avvicinandomi al primo tavolo per controllare che i nomi fossero giusti.
«Prima o poi dovrai fare pace con quel giovanotto!» la sentii cantilenare, mentre si allontanava di lì.
Sbuffai sconsolata e in quel momento mi accorsi che tra la lista degli invitati campeggiava anche il nome di Steve. Forse quella festa di beneficenza sarebbe stata meno odiosa del previsto.
 
Mi sentivo in una trappola, e non in un vestito. Quello strano corpetto mi stringeva il petto come se il mio corpo fosse un involtino e rendeva più prosperoso di quanto in realtà fosse, il mio seno. In realtà diciamo che ero piatta come una tavola da surf, in quel contesto potevo dare l'illusione che portassi una terza scarsa, forse.
Grazie al cielo mia madre aveva acconsentito a lasciarmi i capelli sciolti e solo leggermente arricciati, così avrei evitato di sentirmi le forcine essere quasi conficcate nel cervello. Indossai a malavoglia quei trampoli nuovi di pacca, conosciuti meglio come l'ultimo modello di Jimmy Choo e mi decisi ad uscire da camera mia, non vedendo già l'ora di tornarci.
Scesi con cautela le scale, appoggiandomi con una mano alla ringhiera mentre nell'altra reggevo la pochette nella quale tenevo il cellulare.
Avevo già scritto a Steve pregandolo di arrivare il prima possibile e non in ritardo come suo solito ma il fatto che non mi avesse ancora risposto faceva vacillare notevolmente le mie speranze.
La casa era già piuttosto affollata ed i camerieri del catering schizzavano come fulmini tra le persone, distribuendo flûte di champagne e qualche stuzzichino.
Stavo per prendere un pezzo di focaccia quando mi sentii chiamare da mia madre.
Mi sforzai di sorridere raggiante mentre mi avvicinavo a lei e ad un gruppo di vecchiette ottantenni che sembravano la brutta copia della regina Elisabetta - non che lei fosse bella, in realtà.
«Tu devi essere Victoria!» esclamò una signora, avvicinandosi a me pizzicandomi una guancia con i suoi guanti bianchi e immacolati. Sperai di averglieli sporcati col fondotinta.
Rimasi a dondolarmi da un piede all'altro ben poco interessata ai discorsi che stavano facendo e dei quali intercettavo ogni tanto pezzi di frasi del tipo "Victoria mi ha aiutata molto" "è una ragazza dolcissima" ed altre cose simili.
Dopo un tempo che parve un'eternità, vidi Steve varcare la soglia di casa mia e con una scusa banale scappai dalle vecchiette e gli corsi incontro.
«Steve!» esclamai, buttandogli le braccia al collo.
«Oh il mio scricciolo! Come stai?» domandò.
Mi allontanai lievemente da lui ed arricciai il naso guardandolo poco convinta, «hai fumato erba?» sussurrai poi, per non farmi sentire da nessuno.
Lo vidi sbiancare, «oddio si sente così tanto? Mi serve un profumo.»
«E anche un po' di collirio» aggiunsi, guardandogli gli occhi.
Lui si portò una mano tra i capelli, «cazzo cazzo, gliel'avevo detto io ad Andrew che non era una buona idea fumare, prima» cominciò a delirare, prendendo una manciata di pizzette dal vassoio di un cameriere che ci era appena passato accanto e portandosele alla bocca, cominciando a triturarle.
Lo guardai lievemente disgustata, «vieni, andiamo in bagno» dissi, prendendolo per un braccio e voltarmi in direzione delle scale.
Mi arrestai di scatto quando vidi, dall'altra parte del salone, Harry che si guardava in giro con un bicchiere di champagne in mano. Mi incantai a guardarlo, era dannatamente bello, più di quanto ricordassi. I capelli erano leggermente più ordinati rispetto al solito e quella giacca elegante, la camicia bianca e il papillon gli donavano che era una meraviglia.
«Ohmiodio è Harry quello lì?» squittì Steve, reprimendo un gridolino di gioia.
Annuii senza proferire parola né distogliere lo sguardo, «è stupendo» continuò lui.
«È etero» lo avvertii io.
«Argh, la nostra panterina sta marcando il territorio» mi prese in giro lui, mimando una graffiata con la mano destra.
«Vai a fare in culo» borbottai decisa.
«E tu vai da Harry» ribatté lui, «intanto che io cerco di riprendermi dalla botta.»
Mi voltai confusa a guardarlo, ma prima che riuscissi a capire davvero cosa stesse blaterando, Steve chiamò Harry che si voltò all'istante verso di noi, o più precisamente, me.
Prima mi guardò confuso, poi la sua fronte aggrottata di distese, così come le sue labbra che si aprirono in un sorriso sincero e misero in mostra le sue meravigliose fossette.
Sentii le gambe tremarmi e il cuore uscirmi dal petto per quanto forte mi stava battendo.
Mi voltai di scatto alla mia destra e, come previsto, Steve se l'era svignata. Quando tornai a guardare davanti a me, però, Harry era sparito.


 

-




Ragazze, questo è il penultimo capitolo :((
Speravo di riuscire a finire di postare la storia prima di partire ma tipo che il tempo è volato e domani parto e sto postando solo ora il ventiduesimo quindi per sapere come andranno a finire le cose dovrete aspettare il 25 agosto!
Volevo ringraziarvi di cuore per tutti i complimenti che mi fate e per leggere la storia, ma il papiro lo tengo il serbo per il prossimo capitolo! ahahaha
Fatemi sapere che ne pensate ♥
Jas



 

   
 
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