A Sophia, per
farmi perdonare in anticipo di averle taciuto un dettaglio importante;
Ad AiraD perché
in modo indiretto se ho finito questa long è merito suo.
“Cioè… Tu
potresti trasformarti in un lupo? Dico, quando vuoi?” Chiese Thamara a un Alex piuttosto sconsolato e che aveva finito
le metafore a disposizione.
“Sì!” Balzò quello in piedi felice.
“Oh.” Commentò lei poggiandosi alla
scrivania della sua stanza.
“Thammy…”
Cominciò il ragazzo osservandola bene “non è qualcosa che ho scelto, è capitata
così, tra capo e collo. Lo so che può non essere facile da accettare ma ti
giuro che tra noi non cambia nulla. Ci starei veramente troppo male a perderti e… Thamara?” Si interruppe
vedendola un po’ pallida.
“Penso di aver bisogno di tempo. Sai,
per assimilare.”
“Quanto?” Gemette Alex.
“Quello che serve. T-ti
chiamo io. Poi.” Balbettò Thamara incerta.
Alex la guardò deluso e poi con gli
occhi bassi uscì dalla camera. La ragazza lo seguì con lo sguardo e al
chiudersi della porta immerse il viso tra le mani.
Nel frattempo Fanny aveva chiuso Carlisle nel suo ufficio e senza troppe cerimonie lo stava
interrogando sull’aggressione di Thamara.
“Dunque pensate siano in due?”
“Dalle nostre indagini sì. James e la
sua compagna Victoria.”
“La coppietta in viaggio di nozze. Ma
non hanno altro da fare?”
“Direi che per ora si sono concentrati
su Thamara. Prima nel suo bagno, a quanto mi hai
detto, poi sul treno, nella foresta e infine alla scogliera.”
“Non avevi detto che non potevano
cacciare in queste zone?”
“Non dovrebbero cacciare, è questo il problema.” In risposta allo
sguardo interrogativo di Fanny il dottore continuò “Abbiamo loro spiegato i
termini del nostro accordo con i lupi e hanno detto che si sarebbero attenuti
al patto ma ovviamente possono sempre decidere di fregarsene.”
“E Thamara
sarebbe la loro vittima? Sono messi bene…”
“Non lo so, qualcosa non torna. Se
davvero l’avessero voluta morta probabilmente sarebbero già riusciti a
ucciderla.”
“Quindi perché la attaccano?”
“Su questo non ho idee. E’ questo che
mi spaventa. Potrebbero aver deciso di rendere la caccia più interessante,
James aveva l’istinto del cacciatore.”
Thamara per cercare di riflettere meglio aveva
deciso di uscire di casa. Non si era allontanata di molto da casa sua quando la
raggiunse una voce. O meglio, un discorso.
“Thamara!
Quanto tempo che non ci si vede! Da quella volta in cui abbiamo sorpreso voi
ragazze in tenda, se non sbaglio. Poi però sei sparita, mi hanno detto. Ma mi
hanno anche rassicurato che stavi bene e che non c’era da preoccuparsi. Un po’
di preoccupazione però immagino ci sia sempre, insomma, quando uno è sonnambulo
non sai mai come va a finire. A proposito di sonnambulismo, sai che c’è un animale…”
“Ciao Josh…”
Salutò la ragazza.
“…che si
sposta durante il sonno ma quando si sveglia sa comunque dove si trova? Almeno,
questo dicono gli scienziati. Secondo me non è vero, infatti lo sto cercando
per dimostrare che la comunità scientifica ha torto. E lo cerca anche Danny:
lui però vuole dimostrare che hanno ragione. Quel ragazzo ha dei seri problemi
di comprensione, a volte, eppure gli ho spiegato nel dettaglio tutte le mie
teorie. E dice di averle capite! Ma figurati! Devo provvedere a una seconda
spiegazione.”
“Sì…” Rispose
Thamara frastornata “Mi accompagni a fare un giro? Le
tue chiacchiere potrebbero aiutare a svuotarmi la mente.”
“Piuttosto a riempirla! Hai un problema
da dimenticare?”
“Non penso di poterlo dimenticare.
Piuttosto voglio pensarci a mente lucida e metterlo da parte per un po’.”
“Quando si ha un problema la cosa
migliore da fare è sostituirlo con un altro! Io lo faccio sempre! Qualcosa che
ti impegni la mente e ti costringa a riflettere… Qual
è il tuo livello in matematica?”
“Molto scarso, Josh.”
“Mmm, allora
ti serve qualcosa di facile. Se appoggio una pallina di vetro con un diametro
di 1,2 cm su una superficie inclinata a 45° quale lunghezza dovrà avere la
superficie perché la pallina raggiunga il Km/h?”
Thamara strabuzzò gli occhi, ma Josh interpretò male. “Sì, lo so che è troppo facile ma mi
hai detto che non eri molto brava e ho pensato a una cosa proprio basilare,
facile facile.”
“Josh… Non
penso che rientri nella definizione di facile facile.”
Questa volta fu il ragazzo a
strabuzzare gli occhi. “Non lo sai risolvere??”
“Ma ti pare? Ovviamente no!”
“E’ una situazione molto più grave del
previsto. Dovrò darti ripetizioni. Allora cominciamo dal livello elementare e
vediamo dove arrivi… Se un agricoltore pianta 5
alberi di mele e ogni albero produce 3 mele quante mele ha alla fine l’agricoltore?”
“Josh!! Non
sarò una cima in matematica ma non sono stupida!!”
“Nessuno ha mai detto che sei stupida.
Figurati, anche Danny avrebbe avuto dei problemi a risolvere quello di prima.
Avrebbe detto un numero a caso e poi avrebbe cercato di farlo passare per
giusto inventando chissà quali attriti. Hai ragione, scusa” Disse incrociando
lo sguardo esasperato di Thamara “non è giusto
paragonarti a lui. Quello avrebbe problemi anche a livello elementare.”
“Ma voi due non eravate amici?”
“Certo che siamo amici!”
“E ti sembra il modo di parlarmi di
lui?”
“Non significa che debba appoggiare
necessariamente qualunque cosa dica. Io correggo i suoi errori.”
“E lui corregge i tuoi.”
“I miei errori? Non ci sono!”
“Sìsì, hai
ragione. Come ho potuto dimenticarlo.”
“Ma non devi darmi ragione solo per
compiacermi! Devi riflettere e capire i punti per cui mi trovo
nell’interessante situazione di essere nel giusto. Come sempre, d’altronde.”
Concluse ridendo.
“Se non ti conoscessi direi che sei un
pochino egocentrico. Conoscendoti dico che non lo sei solo un pochino.” Rise
anche Thamara.
“Cosa ci vuoi fare, aspetto che si
accorgano che la Terra gira perché io le sono sopra.”
“Io scriverei alla NASA per accelerare
il processo.”
“L’ho fatto ma temo che la lettera sia
andata persa, non mi hanno risposto. Ma non mi arrendo, andrò personalmente a
spiegare la situazione. Devo solo aspettare di diventare maggiorenne, i miei
genitori hanno detto che vogliono essere sicuri di non avere responsabilità in
quello che accadrà. Non vogliono dividere la mia gloria. Ma d’altronde, sono
persone tranquille, probabilmente l’idea della celebrità le spaventa. Comunque
quando avrò dato il mio nome… Ehi! Ma quella è
Victoria!”
“Chi?” Chiese Thamara
incuriosita.
“Quella ragazza di cui vi ho parlato, che
ho conosciuto perché le si è rotta l’auto vicino casa mia. Adesso viene spesso
a trovarmi.”
“Oh, la tua fiamma! Dai, voglio
conoscerla, presentamela!”
“E’ quella laggiù, seduta sulla
panchina. Quella chioma rossiccia…”
Appena la vide il cuore di Thamara mancò un colpo, prima di ricominciare a battere
furioso. “J-Josh, ti ringrazio molto per la compagnia
ma devo proprio andar via. Scappare. Ci vediamo, ciao!”
“Ma non volevi conoscerla?” Chiese il
ragazzo ma Thamara stava già correndo lontano.
-Quella era la donna che voleva
ammazzarmi alla scogliera, altro che la ragazza dolce e gentile che porta i
dolcetti a Josh- Pensò Thamara
mentre cercava di tornare velocemente a casa. –E se fosse così vicina a Josh solo per tenermi meglio d’occhio? Se mi avesse visto… Devo andare a denunciarla! Prima che torni alla
carica! Ma quello che mi ha detto Alex prima… Forse
dovrei chiamare lui… Però rischierebbe di farsi…- I suoi pensieri furono interrotti da un uomo biondo
che, con una presa ferrea, la trascinò in un vicolo.
“Vedo che abbiamo capito…”
Le sussurrò nell’orecchio, compiaciuto della sua espressione smarrita.
“Cosa volete da me?”
“Sentiti onorata” Continuò a sibilarle
nell’orecchio “perché di solito non rispondo. Ma questa è una situazione
particolare. Ti uccidiamo per scatenare una guerra. Un piccolo passatempo. Ora,
se non ti dispiace…” disse lasciando la presa e
infilando una mano in tasca “Non provare a scappare, è inutile, sono molto più
veloce di te” Ghignò. Thamara si girò e inorridita lo
vide estrarre un polsino con sopra lo stemma dei Cullen
e gettarlo a terra.
“Bene, ora posso dedicarmi a te. Certo,
se su quel polsino finisse un po’ del tuo sangue non guasterebbe…”
Commentò guardandola di sbieco e leccandosi le labbra.
“C-c-cosa
c’entrano i C-Cullen?” Chiese la ragazza
indietreggiando.
“Nulla. Ma non penso che il tuo
fidanzato potrà mai pensarlo quando ti troverà dissanguata.”
“Perché? Perché fate questo??” Si
ritrovò a gridare isterica.
“Passatempo. Quando la vita è lunga non
ci sono molti modi per trascorrerla. E generalmente una guerra implica almeno
qualche anno. Poi spero che il primo a essere fatto fuori sia Jasper. Ci ha già
seccato fin troppo.” Commentò con una smorfia. Durante il discorso si era
avvicinato ed aveva intrappolato la ragazza contro il muro.
“Lasciami” Disse lei debolmente.
L’uomo la guardò con aria vittoriosa
“Proprio ora? Oh no…” Si curvò sul suo collo quando
una trave d’acciaio lo colpì alla schiena.
“In effetti il tuo discorso è stato
molto utile. Sai, sono pochi quelli che pensano ai modi in cui dissanguare una
ragazza in un vicolo.” Commentò Edward comparendogli dietro.
“E sono ancora meno quelli che riescono
a percepire questi pensieri, immagino.” Rispose quello voltandosi ma il ragazzo
lo aveva già colpito nuovamente scagliandolo lontano da Thamara.
“Thamara,
chiama Alex. Questo qui” aggiunse Edward osservando l’altro che si stava
rialzando “può dirimere la nostra piccola questione.”
“Ma che Alex! Quello la trave se la dà
in testa! La polizia ci vuole!” Alyssa comparve urlando. “Che poi tu! Mi hai
rovinato l’appuntamento con Eddino pomodorino insalatoso! Come hai osato?”
Thamara osservò l’amica sconvolta, valutando
se fosse maggiore il piacere di averla lì o il pericolo che si facesse
ammazzare. “No, Aly, penso sia meglio…
Chiamare Alex.” Concluse alla fine.
“Dopo aver chiamato la polizia!”
“E a che servirebbe?” Commentò Edward
con gli occhi fissi sull’uomo.
“Possono risolvere loro la situazione!”
Strillò Alyssa.
Thamara pensò fosse giunto il momento di
intervenire “No, Aly. Sono vampiri.”
“Alice, sei sicura che non sia un
problema se rimani qui tutto il pomeriggio? Magari qualcuno si potrebbe
preoccupare.” Cominciò Jasper quando cominciarono a scorrere i titoli di coda
del secondo film che la ragazza gli aveva fatto vedere.
“Non ti posso lasciare in piena suspence!” Ribadì la ragazza saltando sul divano.
“Ma il film è finito.”
“Ma non muori dalla curiosità di sapere
cosa combineranno Harry e i suoi amici il prossimo anno? Guarda che incontra il
suo padrino scappato di prigione!”
“Mmm. Che
bella avventura.” Commentò laconico Jasper.
“Proprio! E non solo lui, conosce tutti
i vecchi amici di suo padre!”
“Wow.”
“Poi tornano indietro nel tempo, vede
suo padre ma poi capisce che era se stesso… Insomma,
è piuttosto complicato. Allora, guardiamolo!” Concluse Alice scattando a
prendere il telecomando.
“Sì, comincia pure senza di me, Carlisle mi sta chiamando, vado a rispondere.” Disse Jasper
tenendo il cellulare che vibrava in mano.
“Cosa stai dicendo? Ti aspetto! Come
puoi apprezzarlo se non lo vedi dall’inizio?” Sostenne l’altra sedendosi sul
divano imbronciata.
“Va bene, va bene.” Le sorrise Jasper
allontanandosi.
“Dunque che fine ha fatto James?”
Chiese Jasper dopo aver sentito il resoconto dell’intera faccenda.
“Non una bella fine. Alex non l’ha
presa troppo bene che avessero scelto la sua ragazza come vittima per scatenare
una guerra tra noi e loro.”
“Quindi non ci dobbiamo più preoccupare
di lui?”
“Di lui no. Ma temo che Victoria possa
cercare vendetta. Era la sua compagna.”
“Starò attento.” Disse il ragazzo
osservando Alice ancora in salotto.
Dopo aver atteso una decina di minuti
Alice cominciò a preoccuparsi. Jasper non era più tornato e nella casa non
avvertiva il minimo rumore. –Magari è stato male. Magari è svenuto. Dovrei andare
a cercarlo- Pensò alzandosi dal divano e dirigendosi verso la cucina.
Arrivata nella stanza fece il giro del
grande bancone ma non trovò nessuno.
-Forse è salito in camera a prendere
qualcosa- Meditò dirigendosi verso le scale. Tuttavia anche il piano superiore
sembrava deserto. “Ma dove può essere andato?” Si chiese Alice ad alta voce
girando per il corridoio.
“A inseguire un’illusione.” Le rispose
una donna dalla folta capigliatura rossa comparendole davanti.
Alice urlò “Mi hai spaventata!” Poi la
studiò un attimo “Io… Ti ho già vista. Non ricordo
dove però.”
La donna le sorrise di sbieco. “Non
importa, cara. Ciò che conta è che siamo qui io e te, sole, senza quel Cullen tra i piedi che possa interromperci.”
“Dov’è Jasper?” Chiese Alice tremante.
“Sta girando intorno seguendo
un’illusione, te l’ho detto.” Allo sguardo interrogativo di Alice riprese “Ti
ho mai parlato del mio potere? Entrare nella mente delle persone e far vedere
loro cose che non ci sono. E’ convinto di inseguire me per il bosco. Chissà come ci resterà male quando…”
“Victoria si accorgerà che il suo
potere ci era noto?” Concluse Jasper parandosi tra Alice e la donna.
“Oggi voi Cullen
avete la tendenza ad arrivare nei momenti meno opportuni.” Lo rimproverò lei.
“Ero qui sul tetto, sei tu che non te
ne sei accorta, troppo fiduciosa in te stessa.”
Victoria fece rapidamente saettare lo
sguardo da Jasper ad Alice, che gli si era avvicinata. Poi Alice
improvvisamente non la vide più ma avvertì Jasper muoversi accanto a lei e un
battito di ciglia dopo era sparito. Ma non ci mise molto a capire dove fossero,
si potevano sentire chiaramente i rumori provenienti dal piano inferiore. Alice
mosse qualche passo verso la scala quando avvertì la voce di Jasper. “Alice,
rimani su. Fidati di me.”
Rumore di ceramica in frantumi. Poi la
risata della rossa “Fidarsi di te? Un’umana che si fida di un vampiro! Certo
che voi Cullen sapete essere veramente comici!”
Il cuore di Alice fece un paio di
capriole, ricollegando rapidamente, aiutato dall’adrenalina, vari strani
comportamenti di Jasper.
Vetro in frantumi. Alberi spezzati.
Erano usciti dalla casa. Poi, all’improvviso, silenzio.
La ragazza rimase incerta sul
pianerottolo e la voce di Jasper la raggiunse quando lei era ancora immobile.
“Alice?” Chiamò il ragazzo
affacciandosi dalle scale. I suoi movimenti sembravano più lenti del solito. La
osservò un attimo. “Alice, vieni giù ora.”
Vedendo che quella non accennava a
muoversi riprese “Ti porto a casa. Ti accompagno a casa. Nient’altro. Giuro.”
L’altra scese le scale altrettanto
lentamente. Jasper si incamminò verso la porta ma non venne seguito. “Non mi
muovo da qui finchè non mi spieghi la situazione. E
con la situazione intendo tutto.”
“Alice…”
“Jasper, sono appena stata aggredita da
una pazza che blaterava di strani poteri, che sono sicura di aver visto prima
di oggi e che mi dice che sei un vampiro. Per avvalorare la tesi c’è da dire
che qui sembra passato un cinghiale, anzi una mandria.” Disse indicando il
salotto, o quello che ne rimaneva. “Avrò diritto a una spiegazione, no?”
Il ragazzo la fissò sbigottito “Direi
di sì.”
“Bene!” Alice marciò verso il divano, si
sedette su quanto rimaneva di un cuscino e lo fissò “Puoi cominciare quando
vuoi.”
Jasper si sedette circospetto sul
tavolino di fronte a lei. La fissò ancora un attimo negli occhi e poi cominciò
“Ricordi il tuo incidente con Sophia?” Allo sguardo
evidente di lei continuò “E’ stata lei, Victoria. Vi voleva come prede. Ma l’ho
interrotta prima che potesse consumare il suo pasto. Mi dispiace che ti abbia
sbattuta contro quell’albero.”
Alice lo osservava come se da un
momento all’altro dovesse saltar fuori che era tutto uno scherzo “Quindi tu mi
hai salvata? Beh, grazie immagino…”
“Alla fine siamo finiti su un fienile,
l’abbiamo distrutto e il proprietario si sta chiedendo ancora adesso come. Poi
sono tornato indietro e ho inscenato il vostro incidente. Jacob è tornato
indietro -dai vostri racconti adesso so che era rimasto a scortare Sophia fino alla prima casa- e mi ha accusato di avervi
aggredite. Gli ho raccontato la verità ma si vedeva che non mi credeva. E poi
sono cominciate le aggressioni a Thamara. Victoria
non era sola, aveva un compagno, James. Hanno architettato tutto in modo che la
colpa ricadesse su noi Cullen. Così tra noi e il
branco si sarebbe scatenata la guerra e Victoria avrebbe avuto la sua
vendetta.”
Dopo il discorso del ragazzo Alice
rimase in silenzio per un po’. “Sai che sembra molto la trama del nuovo film di
Superman?” Si risolse a dire alla fine.
Jasper sorrise “Molto meglio. Niente
effetti speciali, tutto reale.”
Sophia era in cucina a cercare la mela quando
sentì squillare il suo cellulare. Con un’agilità che non sapeva di possedere scavalcò
lo straccio che era sul pavimento, scivolò e riuscì a tenersi in piedi
aggrappandosi alla maniglia. Complimentandosi con se stessa per l’ottima
performance afferrò il telefono: “Pronto? Jake?”
“Ciao Sophy!
Volevo dirti… Cioè chiederti…
Cioè uscire…”
“Eh?”
Sentì l’altro tirare un lungo sospiro
“Volevo dirti che poiché tutte le tue amiche sanno te lo diranno e penso sia
meglio lo faccia io. Quindi volevo chiederti se possiamo uscire.”
“Sanno cosa?” Chiese Sophia sempre più confusa.
“Quello che ti dirò. Allora, puoi
venire?”
“Ehm, Jake?
Hai mica parlato con Alice dopo che ci siamo salutati?”
“Nono, ma sta bene, tranquilla.”
“Non che mi stessi preoccupando per
lei. Per te piuttosto.”
“Beh, sono un po’ agitato sì. Ma prima
vieni qui prima ti parlo prima la faccio finita. In un modo o nell’altro.” Sophia udì la voce di Sam dall’altro capo della cornetta
“Il melodrammatico!” seguita da un pesante colpo.
La ragazza decise che sarebbe andata di
persona a scoprire cosa avevano combinato stavolta le altre. “Tanto lo so che
ci sono le arpie dietro. Che bestiacce! Dai, dimmi, dove devo venire?”
“Riesci a venire davanti al bar nella
piazza? Mi troverai lì.”
“Ricevuto. Cercherò di non far sotto un
altro cinghiale. A presto!” Disse riattaccando.
Rinunciando a malincuore alla sua
ricerca in cucina Sophia una decina di minuti più
tardi era pronta a uscire. Scese le scale della casa e si avviò verso la sua
auto. Stava cercandone le chiavi in borsa quando riflessa nel finestrino vide
una chioma rossiccia.