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Autore: Nimbus8069    08/08/2013    0 recensioni
Apparentemente tutte le famiglie sembrano normali.. o quasi. Nessuno ha mai pensato veramente che potesse esistere qualcosa che fosse capace di stroncare la monotona vita quotidiana. Eppure nella grande metropoli di Londra, oltre tutti quei negozi, bus, traffico, gente e edifici si cela qualcosa che rompe la solita routine. Magari anche quello che definiamo “strambo e misterioso” può non essere così lontano dalla nostra realtà. E se esistesse un altro mondo proprio come il nostro solo.. diverso?
E se quel che intendiamo noi come “normalità” per altri è pura follia? E se magari questi “altri” potessero controllarci a nostra insaputa? Nulla sarebbe come prima.
Magari una semplice stazione potrebbe portarci in luoghi a noi sconosciuti e inimmaginati. E se.. tutto dipendesse da una semplice lettera?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Quando l’alba della mattinata di sette giorni dopo la punizione di Alexandra, Ethan e Sarah, era ormai quasi alta in cielo, il rumore del campanello della casa Evans risuonò vivace rompendo il silenzio. La zia Rose, sensibilissima ad ogni minimo suono, si svegliò di soprassalto e scese al piano di sotto senza svegliare nessuno per aprire la porta.
Due sagome, la prima più alta ed una seconda più bassa di svariati centimetri si fecero avanti accomodandosi nella grande e lussuosa sala degli Evans.
< Posso offrirvi qualcosa? > domandò con fare quasi troppo gentile la signora Rose.
< No, grazie > rispose un uomo alto e magrolino. Poi, alzandosi gli occhiali rotondi continuò arrivando subito al punto  < dove sono i miei bambini? > domandò mostrando uno sgargiante sorriso a trentadue denti.
< Oh > sospirò Rose < sono al piano di sopra. Stanno ancora ronfando, quegli angioletti > disse con un sorriso fintissimo, ora guardando la seconda figura accomodatasi sulla poltrona.
Era una signora di bella presenza, occhi verdi, capelli neri, bel sorriso... molto simile ad Alexandra. Guardò l’orologio. < Non abbiamo molto tempo a disposizione > disse la signora Maya spostando lo sguardo sul marito.
Quello annuì e alzandosi chiese gentilmente alla signora Rose se potesse andare a svegliare i loro bambini. Con un cenno convintissimo Rose attraversò la stanza e salì le scale fino ad arrivare nella stanza di Ethan, Alexandra e Sarah.
< Angioletti, i vostri genitori sono qui. Sono venuti a riprendervi > disse fingendo ancora una volta una voce calma e apprensiva poiché le sue parole si udivano anche nei piani inferiori.
I tre si alzarono di soprassalto ( Alexandra sbatté la testa sul soffitto, dato che aveva dormito sulla brandina superiore del letto a baldacchino ) e non aspettarono un solo secondo a prepararsi. Strano pensarono i tre fratellini sentendo le parole che risuonavano così benevole uscire dalla bocca della zia Rose che li aveva trattati malissimo per più di un mese.
Dopo dieci minuti scarsissimi Alexandra, Sarah e Ethan si posizionarono davanti alla porta d’ingresso muniti di zainetti e aspettarono che i genitori li raggiungessero.
< Eccovi qui! I miei piccoli! Mi siete mancati un sacco! > disse Maya emozionata riguardando dopo quasi un’estate i suoi figli ed abbassandosi per abbracciarli.
Strofinò la mano sui capelli di Ethan, scombinandoglieli. < Come  sta il mio principino? > domandò guardandolo e stringendolo ancor più forte.
< Mamma, non chiamarmi così! Mi metti in imbarazzo! > disse Ethan, ma questo commento fu completamente trascurato dalla mamma.
Lo riempì di baci e passò, poi, a salutare le sue gemelline: < Ma che belle ragazze che abbiamo qui > disse gettando un’occhiata d’intesa < …quanto dista il tredici agosto? > continuò guardando il calendario vicino al portone. Il tredici agosto era la data in cui Alexandra e Sarah avrebbero compiuto undici anni. Dopo qualche minuto di coccole che accettarono, al contrario di Ethan, molto volentieri, uscirono di casa salutando la zia Rose e sperando di non doverla incontrare mai più.
< Allora > disse il papà Peter mentre tutta la famiglia si dirigeva con quattro valigie di media grandezza verso la loro utilitaria < come sono state le vostre vacanze con gli zii e il cuginetto Andy? >. Dal tono con cui parlava sembrava non avere alcun dubbio sul fatto che gli Evans fossero delle persone buone e con gran cuore. Il problema era che si sbagliava di grosso e Alexandra, Ethan e Sarah lo sapevano bene.
< Mmh > farfugliò Ethan cercando gli sguardi delle sorelle. Non sapeva se dirgli che erano state le vacanze più brutte di tutta la sua vita oppure di mentire e digli che erano state molto divertenti e che Andy era un cugino molto sincero e divertente.
< Digli che ci siamo divertiti.. fallo solo per papà > sussurrò Sarah così a bassa voce che Ethan dovette chiedere di ripetere quel che aveva detto una seconda volta. < Dai.. > continuò prima che Peter si girò per far retromarcia.
< E’ stato.. > disse Ethan mentre il padre stava sterzando guardando ancora all’indietro il figlio parlare < ..molto.. molto.. MOLTO divertente, papà. Sì, davvero divertente >
< Esatto, molto divertente > continuò Alexandra.
< Divertentissimo > conseguì Sarah.
< Le vacanze più divertenti del mondo! > Ethan sembrò gasarsi un po’ troppo < E’ stato così bello che direi che la prossima estate possiamo tornarci ancora! >
Alexandra e Sarah si voltarono subito verso il fratello con gli occhi sgranati e sorpresi.
< Tu hai detto… cosa?! > disse Alexandra parlando a bassa voce ma con tono severo.
< Ops… > si corresse Ethan < Non intendevo proprio questo.. > cercò di salvarsi dagli sguardi contraddittori delle sorelle < ..pensavo che.. partendo dal presupposto che queste vacanze sono state discretamente belle, potessimo farci un’estate insieme l’anno prossimo… magari anche a casa dei nonni >
Un altro sguardo torvo fu rivolto al giovane ragazzino dalle gemelle < Vuoi andare a casa dei nonni… IN CAMPAGNA? Sperduti nel Tennesee senza un minimo di divertimento? Ma come ti viene? > disse Alexandra nascondendo questo rimprovero alle orecchie dei genitori.
< Che idiota > commentò Sarah alzando gli occhi al cielo.
< E dai, allora voglio vedere se voi sapete cavarvela meglio… perché fate parlare sempre a me? Dai, voglio sentire proprio cosa gli dite adesso > disse con tono burbero il giovane Ethan incrociando le braccia dinanzi al petto.
< Semplice > rispose sicura di sé Alexandra alla provocazione del fratello < Mamma, papà >
< Si, tesoro? >
< L’anno prossimo voglio andare in vacanza con voi… da qualche parte dove mi posso divertire… che so… aqualand? >
< Sì… perché no > disse Peter convinto < certo che ci possiamo andare! >
E così la giovane Alexandra regalo uno dei suoi sguardi “Visto-Come-Si-Fa?” verso il fratello, e Sarah la seguì a ruota sporgendo un sorriso da presa in giro.
Ethan, così, mise il muso per tutto il viaggio e non aprì bocca fino a quando non furono scesi dall’auto pronti per tornare a casa e riscoprire il vero significato dell’essere amati. 
  
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