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Autore: Nike93    16/02/2008    3 recensioni
A volte capita che un amore sia vissuto nei silenzi, e per questo si pensa che sia troppo perfetto perchè finisca. Ma poi si finisce per sentirsi come passeggeri distratti di una vita in vetrina, e il nodo che ci si lascia alle spalle è terribilmente difficile da sciogliere. Forse l'unica soluzione è dimenticare... e allora dimentica!
Ti ritroverai ad andare avanti finchè non ti sentirai come una superstite...
Una storia scandita dai testi di Raf, una storia che non sa se chiamarsi "d'amore".
Una storia i cui protagonisti credono di vivere i giorni migliori mentre invece stanno solo per sprofondare.
Una storia che non può avere un lieto fine. Non per tutti.
Genere: Drammatico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due

Salve! Innanzitutto grazie per i commenti, la prossima volta spero di trovarne qualcuno in più…ecco il brutto delle fic sui Tokio hotel, ce ne sono troppe e si finisce in terza pagina senza neanche accorgersene. Vabbuò. Ah, volevo aggiungere che al momento sto lavorando al quarto capitolo, e, dato che io vado molto a periodi, non so ogni quanto aggiornerò…Detto questo, vi lascio al secondo capitolo!

Capitolo due

Haylie era ancora impegnata a scuotersi via la neve dalle scarpe quando una voce vellutata, proveniente dall’interno del tourbus, attirò la sua attenzione.
- Fuori si gela, eh? –
La ragazza alzò lo sguardo, ancora piegata su se stessa.
A pochi centimetri di distanza, una figura alta e longilinea –acerba, diceva qualcuno storcendo la bocca- appoggiata alla parete. Un viso incorniciato da folti e lisci capelli neri, con qualche ciocca più chiara sparsa qua e là, le cui punte sfioravano un paio di spalle appuntite e non molto larghe. Vestiti scuri, non ricercati come quelli che solitamente sfoggiava –non come quelli che solitamente lei sceglieva per lui, anche se mai senza la sua immancabile approvazione.
- Così sembra. –
Bill non poté fare a meno di sorridere.
Sorridere senza dire nulla.
Le tese una mano e l’attirò gentilmente a sé, mentre con l’altra si premurava di chiudere la porta alle spalle della ragazza, evitando di trasformare il tourbus in una cella frigorifera.

 Haylie si trovò ad aderire completamente con il corpo a quello di lui, abbandonata contro il suo petto, lasciando che fosse la sua mano a sostenerla.
Chiuse gli occhi, e non poté evitare di fare suo il piacevolissimo odore che non ci si sarebbe mai aspettati di sentir emanare da capelli continuamente messi a dura prova da lacca, tintura e altri mille prodotti, come erano quelli di Bill.
Sapevano di neve e di pino, anche se, molto probabilmente, Bill non aveva neanche osato mettere il naso fuori. In giornate gelide come quelle, non era raro che rimanesse rinchiuso nel tourbus, protestando ogni qualvolta un componente del gruppo si azzardasse a lasciare uno spiraglio aperto, anche solo per respirare un’aria diversa dal solito.
La sua voce non ammetteva leggerezze.

 Forse era anche per questo che Bill parlava così raramente di propria volontà.

 - Devo dirti una cosa. – esalò Haylie, le labbra ancora affondate tra le ciocche scure.
Sentì le mani di Bill scivolare sui suoi fianchi prima che l’allontanassero dal suo petto.
Corrugò appena la fronte, ma sorrideva.

C’è qualcosa che non va?, sembrava stesse chiedendole, mentre le sue dita affusolate correvano dalla vita ai fianchi sottili di Haylie. I loro sguardi si incrociarono nuovamente.
No, niente, parve rispondergli lei.
Si mordicchiò le labbra e sbatté più volte le palpebre. Paura? Felicità…?
Non lo sapeva più neanche lei.

 - Dimmi tutto. –
…Occhi di un bambino che presto avrebbe dovuto cominciare a crescere, senza sapere che avrebbe dovuto farlo molto prima…

 Haylie cominciò a sentire una calura poco piacevole pizzicarle il collo e le guance, a dispetto della stagione.
- Non so se… - cominciò, prima di fermarsi, bloccata da chissà quale forza interna. Bill inclinò la testa di lato.
- Ehi, piccola. Tutto ok? –
Chissà perché, le veniva più difficile rispondere quando domande del genere le venivano poste a voce. Perlomeno da Bill.
Annuì nervosamente, ma distolse lo sguardo subito dopo.
Bill le strinse la mano non più fredda, richiamando la sua attenzione. Fece un cenno verso il tavolino situato a poca distanza da loro.

Ci sediamo lì?
Haylie lanciò uno sguardo nervoso alle sedie che lo circondavano. Deglutì.

Sì, sediamoci.
Così fecero.
Un braccio di Bill scivolò silenziosamente dietro le spalle di lei, attirandola con dolcezza, l’altra mano andò a posarsi sul suo ginocchio.
Chinò nuovamente la testa, cercando di incrociare lo sguardo di Haylie, ostinatamente fisso a terra.

 - Allora? –
La sua breve domanda fu appena più percettibile di un sussurro.
…del rumore di una goccia che si infrange su una superficie liscia…
…degli spifferi di cui aveva sempre così tanta paura.
Eppure, la voce che pronunciò la risposta era ancora più bassa.
- E’… è un po’ difficile da spiegare. – 
- Difficile, ma niente di terribile… no? –
Haylie rialzò il capo e i loro sguardi si incrociarono nuovamente. Avrebbe voluto fargliela lei, quella domanda. Ma lui, certo, lui non sapeva ancora.
La stava facendo più tragica di quanto, in realtà, non fosse?
Non era certo la prima volta che capitava.

 Accovacciata sul letto di Bill, Haylie sfogliava freneticamente una delle molte riviste che formavano una pila mediamente alta al suo fianco. Era talmente occupata da non essersi nemmeno accorta che i due gemelli, seduti di fronte a lei sul letto di Tom, avevano smesso di scandagliare minuziosamente il nuovo testo scritto da Bill e la stavano ora osservando stranizzati.
Dopo qualche secondo le giunse alle orecchie la voce di Tom.
- Hay, va tutto bene? –
- Come? Oh… sì, sì… stavo solo… niente. – farfugliò lei, improvvisamente paonazza.
- Stavi cosa? – Tom la fissava sorridendo, incuriosito.
- Niente, stavo solo… leggendo. –
- E sei così veloce da spolparti trenta riviste in un colpo solo? – ridacchiò lui.
Bill, che non aveva ancora detto nulla, accennò un sorriso. Semplicemente divertito. Alle volte, Haylie gli faceva una tenerezza infinita, con quel suo modo di fare. Sembrava che si vergognasse di ogni parola che pronunciava, ogni mossa che faceva.
- No, è che… Oh, va bene! – cedette alla fine, abbandonando le braccia lungo i fianchi e lanciando un ultimo sguardo apprensivo alla pila di giornali. – Sono… riviste che vado comprando nelle nostre soste. – Si attorcigliò nervosamente una ciocca di capelli fra le dita. Parlare di quell’argomento mai sfiorato la imbarazzava da morire! – Non è raro che ci siano pezzi sulla band. Su voi due, soprattutto. –
Tom corrugò la fronte, confuso.
- Ed è così sconvolgente? – Bill alzò gli occhi al cielo e sospirò, prima di lanciare ad Haylie uno sguardo che diceva chiaramente “Lascialo perdere, vai avanti”.
La ragazza tornò a sentirsi bollente.
- Non scrivono cose molto carine. –
Tom alzò le sopracciglia. Classica espressione da “storia vecchia”.
- Oh, sì, ci siamo abituati… -
- Ma dicono che voi… insomma, hanno insinuato che… Mio Dio, non avete mai sentito parlare del “twincest” ? – sbottò con una certa agitazione, quasi schifata da quell’ultima parola che era stata costretta a pronunciare.
Ma la reazione che suscitò non corrispondeva affatto a quella che avrebbe pensato di provocare con quella notizia: Tom scoppiò a ridere senza ritegno, Bill si limitò a sorridere. Haylie li guardò spiazzata.
- Beh? Che c’è di tanto divertente? –
Bill scoccò uno sguardo di disapprovazione verso il fratello, che continuava a sghignazzare, facendo sentire Haylie vagamente fuori posto, e andò a sedersi accanto a lei.
- Penso che Tom rida perché ormai ci siamo abituati al fatto che le nostre fan… beh, insomma, a loro piace immaginare il twincest. –
Haylie lo guardò come se avesse appena detto che il giorno del giudizio sarebbe arrivato entro una settimana.
- Alle fan
piace immaginare che voi…? –
A quel punto, neanche Bill poté trattenersi dal ridacchiare.
- Così pare. –
Haylie si voltò a guardare Tom, che aveva appena smesso di ridere e ora stava cercando di riprendere fiato.
- Scusami, davvero… E’ che ci ho fatto l’abitudine, come dice Bill. Se per sbaglio capita che in pubblico lui mi sfiori con un dito, le ragazze vanno in estasi. Scrivono milioni di storie su di noi… -
- …che puntualmente si concludono con il suicidio di uno di noi due, il mio nel novantotto per cento dei casi. – aggiunse Bill con disappunto.
- …e invadono il web di fotomontaggi, disegni e cose così. – continuò l’altro. – Non ho mai visto nessuno scandalizzarsi così a questa notizia, a parte Bill, la prima volta che a un intervista gli hanno chiesto se per caso non se la facesse con il suo amato gemellino. Gli sono venuti i capelli dritti. Tra parentesi, questo spiega anche le torture che Bill fa alla sua povera chioma ogni giorno, dopo quell’intervista si è accorto che gli piaceva da matti il suo nuovo look! –
Nonostante lo shock iniziale, Haylie non poté trattenere una risatina. Bill scosse la testa.
- Non farci caso. –
- Insomma, non ti biasimo, se ti sono venuti sul serio i capelli dritti! Io morirei se la gente pensasse di me una cosa del genere. – ammise lei.
- Beh, dopo un po’ ci fai l’abitudine. E soprattutto impari a tenere lontano tuo fratello come se avesse la peste. – aggiunse Tom, ripiegando pigramente il foglio che teneva in mano.
- Mah. Non capisco come fate a ignorarlo così… -
- Anche se ci scandalizzassimo, dubito che servirebbe a qualcosa. – rispose semplicemente Bill.
Seguì una breve pausa di silenzio, prima che la squillante e giocosa risata di Tom riempisse nuovamente il tourbus.
- E comunque non mi dispiace affatto che le fan mi giudichino talmente affascinante da avere il potere di sedurre anche mio fratello! –

 Certo, la situazione era un po’ diversa.
Anche perché, questa volta, il problema riguardava lei, in prima persona.
No.
Haylie scosse impercettibilmente la testa. Non era un problema.
Doveva poterne essere felice anche senza il consenso di Bill.
Consenso… che parola grossa.
Ma non riuscì a trovare un termine più adatto, perché, spinta da quella consapevolezza, lo disse.
Solo che le parole uscirono lievemente ingarbugliate. Poteva capirlo dall’espressione stranita di Bill.
- C-come? –

Oddio, è sconvolto perché non ha capito o perché… ha capito benissimo?
Prese un bel respiro e riformulò la frase.
- Sono incinta, Bill. –

 Rimase a guardarlo, in attesa di una reazione –qualsiasi reazione-, per pochi attimi che le sembrarono più lunghi di un’eternità, torcendosi nervosamente le mani.
Sulle labbra di Bill si disegnò un sorriso che, però, non ebbe il potere di darle un po’ di sollievo.
- Dio, Haylie… e me lo dici così? –
La ragazza avrebbe giurato di sentire le ossa delle proprie mani scricchiolare.
- Perché, come avrei dovuto dirtelo? – squittì.
- Ma… con un sorriso, almeno! E’… è semplicemente fantastico! – esclamò Bill, mentre il suo sorriso si faceva più largo e le sue mani andavano a stringere quelle di Haylie. Lentamente, il cuore della ragazza rallentò i battiti.
Levò lo sguardo fino a incrociare quello del suo ragazzo.

 Quel sorriso, quegli occhi che quasi luccicavano, non potevano essere frutto della sua immaginazione.
Aveva pensato a mille cose quando aveva saputo che dentro di lei c’era una nuova vita.
Aveva pensato ai continui viaggi. Al non potersi mai fermare. Alla casa che non avevano. Alle persone che dipendevano da quella vita, da quegli spostamenti. Alla sua giovane età, giovane quanto quella di Bill e degli altri tre ragazzi che con lui formavano il gruppo.
Tutti quei pensieri si aggrovigliarono, si mischiarono e si confusero quando Haylie sentì le esili braccia di Bill stringerla in un abbraccio che non avrebbe pensato di ricevere.
Nella sua mente si erano proiettate, come in un film, le infinite reazioni che si sarebbe aspettata da parte di Bill, meno quella.
Felicità.
Pura e semplice felicità.
Riusciva a leggere solo quello, nell’abbraccio di Bill, nel battito agitato del suo cuore, nelle sue mani tremanti.

 Si sarebbe aspettata mille domande, e forse anche mille obiezioni.
O forse un silenzio, un silenzio di ghiaccio che l’avrebbe senz’altro distrutta.
Haylie tremò nel pensarlo, e si strinse più forte a Bill, affondando il viso nei suoi capelli e aggrappandosi alle sue spalle. Come aveva potuto aspettarsi una reazione negativa?
Lei amava Bill.
E Bill amava lei.
Se lo ripeté mille e più volte, cercando di scacciare il desiderio che Bill dicesse qualcosa, almeno una parola, che non lasciasse nulla in sospeso.

 “Nei silenzi,
dentro le parole che non ti ho mai detto
é chiaro quanto t'amo
e non saprei immaginare la mia vita senza te”

(Raf, "Nei silenzi")

 - Quando lo diciamo agli altri? –

  
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