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Autore: workinprogress    09/08/2013    7 recensioni
A eco, che, anche se mi ha spinto a scrivere quello che preferivo, in fondo in fondo aspettava questa fluff.
«La figura scura di Peeta si staglia contro l'alone color tramonto creato dall'abajour. È steso a pancia in giù sulle coperte, e sussurra qualcosa... al cuscino?
Sbatto un paio di volte le palpebre e metto a fuoco la sagoma di un fagottino, mentre comincio a sentire i suoi gorgoglii.
Congelo subito ogni mio movimento, restando immobile per non interrompere la scena. Tendo le orecchie e mi sforzo di mettere ulteriormente a fuoco in questa luce delicata.»
[Katniss/Peeta] [Finalmente fluff]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimba Mellark, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Growing back together'
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Nel cuore della notte

A eco, la sfornatrice seriale di storie, il suo meritato fluff.



A svegliarmi nel cuore della notte è una sensazione familiare.
Una specie di inquietudine che arriva strisciando e si intrufola nel mio sonno, per ricordarmi che la cosa più importante non è occuparmi del mio riposo, ora, ma vegliare su quello di una minuscola creaturina accanto a me.
Apro gli occhi per puntarli verso la piccola culla, ma mi blocco automaticamente, confusa e assonnata, quando noto qualcosa di strano. Nella stanza non c'è il solito buio quasi totale, non c'è silenzio.
Mi volto verso la luce soffusa, frastornata.
La figura scura di Peeta si staglia contro l'alone color tramonto creato dall'abajour. È steso a pancia in giù sulle coperte, e sussurra qualcosa... al cuscino?
Sbatto un paio di volte le palpebre e metto a fuoco la sagoma di un fagottino, mentre comincio a sentire i suoi gorgoglii.
Congelo subito ogni mio movimento, restando immobile per non interrompere la scena. Tendo le orecchie e mi sforzo di mettere ulteriormente a fuoco in questa luce delicata.
«Dormi, da brava», sta sussurrando Peeta con tono conciliante, a pochi centimetri dal suo nasino. «Lasciamo dormire la mamma, stanotte... Ha bisogno di risposare, e anche tu dovresti farlo. Dormi, amore...».
Il pugnetto di Lilian stringe con forza l'indice di suo padre.
Si vede lontano un miglio che lui è deliziato da quel tocco. Ha una luce negli occhi che cancella la stanchezza dal suo volto, e lo fa sembrare di nuovo un sedicenne senza pensieri. Guardo il modo in cui le solletica la pancia, in cui le sussurra parole dolci. Per un attimo il mio stomaco si stringe, pensando a quanti anni ho fatto passare prima di prendere in considerazione i suoi desideri, lasciandomi pietrificare da una paura antica e feroce.
Nella stanza risuona un gorgoglio, che si trasforma presto in un lamento agitato. Dev'essere di nuovo ora di mangiare, per qualcuno.
«No, tesoro, no». Peeta comincia ad accarezzare la testolina di Lilian con le sue mani grandi. «Shh. Lily, non svegliare la mamma... Dai, dormiamo un po'».
Continuo a sbirciarli, immobile e intenerita nel mio bozzolo di lenzuola.
Sono così belli insieme, i loro volti così vicini che quasi si sfiorano. Sento l'amore e l'orgoglio in gola, in un nodo che non riesco a mandare giù, e che mi disegna un sorriso involontario sulle labbra.
I suoi sussurri persuasivi continuano, per cercare di farla addormentare senza disturbarmi. La sua premura è molto dolce, ma dubito che le sue doti di oratore servano a qualcosa di fronte ad una bambina affamata.
Infatti, come previsto, nel giro di qualche minuto i lamenti sommessi di Lilian si trasformano in sonore proteste che sarebbe impossibile non sentire. Peeta la culla e la accarezza, senza arrendersi, e poi arrischia una breve occhiata nella mia direzione.
Si accorge subito che li sto spiando attraverso i miei occhi socchiusi, e si avvicina un po' a me strisciando sul materasso, con Lilian tra le braccia.
«Scusa», sussurra quando siamo faccia a faccia. «Non volevo svegliarti».
Sto per rispondergli di non preoccuparsi, che non è stata colpa sua, ma le parole mi muoiono in gola. Peeta mi guarda perplesso, e non capisco cosa stia succedendo finchè non sento due grosse lacrime rotolarmi lungo le guance. Mi scappa anche una risata sommessa, mista ad una specie di singhiozzo strozzato, e mi rendo conto che mi sto comportando come una pazza.
Peeta è più confuso che mai, e mi guarda come se stessi per crollargli davanti. Alterna lo sguardo tra me, la moglie isterica, e Lily, la figlia in protesta, senza sapere cosa fare.
Alla fine tiene il rumoroso fagottino con un braccio e con l'altra mano mi accarezza il volto, asciugandomi le lacrime.
«Ormoni?», azzarda timidamente.
Io spero sinceramente che la sua sia un'ipotesi corretta, perché sto ridendo e piangendo contemporaneamente e non ci capisco niente.
«Non lo so», sussurro mentre sorrido, tirando su con il naso. «Però sto bene, tranquillo».
Peeta sembra sapere qualcosa che io non so, perché quando si avvicina al mio viso gli brillano gli occhi. Mi bacia sorridendo, ed io vengo avvolta dal sapore delle mie lacrime e la dolcezza del suo bacio ed il piccolo ingombro del corpicino di Lily tra noi, e su di me si infrange qualcosa che non posso contrastare perché è troppo bello, e mi riempie quasi con violenza il petto all'altezza del cuore.
Peeta non dice nulla e si limita a sorridere, guardandomi attraverso quelle sue ciglia chiare e lunghissime. Lo sa che non sono brava a gestire le mie emozioni, e giunta a questo punto penso che per lui sia impossibile non capire quanta positività io mi senta dentro in questo momento.
Nell'elettricità di questo attimo di silenzio fra noi, Lilian richiede di nuovo la nostra attenzione, cimentandosi in una lunga serie di strilli acuti.
Sospiro, avvicinandomi di più a Peeta. Da qualche parte, ritrovo la mia voce, anche se piegata dalle lacrime di prima.
«Ah, vediamo cos'ha quest'aquilotto».
Ci tiriamo un po' su dalla nostra posizione supina, e lui mi adagia delicatamente Lilian fra le braccia. È così piccola che ho quasi paura di spezzarla.
Peeta resta a guardare in silenzio mentre me la stringo al petto, nutrendola e proteggendola. L'aria frizzante di settembre mi danza sulla pelle, ora che dalla vita in su non sono più coperta neanche dalle lenzuola. Rabbrividisco, e un braccio caldo arriva subito a circondarmi le spalle. Mi ci appoggio, riconoscente, lasciando che mentre cullo Lilian ci pensi Peeta a prendersi cura di me.
Finisco di allattarla e, dopo il ruttino, la comincio a cullare lentamente nel tentativo di farla addormentare.
Per tutto il tempo, Peeta non ci toglie gli occhi di dosso.
«Posso?», sussurra quando le palpebre di Lilian cominciano a tremolare.
Gliela restituisco, approfittandone per prendere una coperta dalla sedia accanto al letto ed avvolgermela intorno. Sul volto sento ancora una lacrima ormai asciutta ed il sorriso di prima che rimane tenace sulle mie labbra.
«Guardala». Il mormorio di Peeta è incredulo. «Non ho mai visto una cosa così bella».
Lily riposa tranquilla tra le sue braccia forti, con le labbra schiuse e rosee che sembrano un bocciolo.
Facendo attenzione a non scuoterlo, mi appoggio alla sua spalla e ci lascio un bacio.
«Ti somiglia tanto», commento.
Inclino un po' la testa per sbirciare la sua reazione.
«Nah, non direi», nega, anche se si vede che scoppia d'orgoglio. «Siete due gocce d'acqua».
Non ribatto. In realtà, c'è da dire che è difficile notare somiglianze eclatanti, in una bambina così piccola.
Ma c'è qualcosa nei grandi occhi azzurri di Lily, nella sua calma, che mi sembra sempre così dolce e profondo, e che non posso fare a meno di ricondurre a Peeta.
Fino a quando non si mostrerà scontrosa e diffidente, grazie al cielo, avrà preso il meno possibile da me.
«Dovremo aspettare qualche anno per esserne sicuri», replico.
Peeta comincia ad accarezzare piano la peluria scura che Lily ha sulla testolina rotonda.
«Sì, e sarà meglio che i ragazzi tengano le mani al loro posto. Sono passati tanti anni, ma so ancora il fatto mio nel corpo a corpo».
Una risatina mi esce sommessa dalle labbra. «Va bene, Peeta. La rinchiuderemo in cima a una torre e poi metteremo delle guardie a sorvegliare il portone».
Lui si alza con tutta la delicatezza del mondo e posa Lilian nella sua culla, a qualche passo dal nostro letto. Si sdraia di nuovo accanto a me e apre un po' le braccia, in un chiaro invito. Appoggio la testa sul suo petto nudo, mugolando soddisfatta. È sempre un caldo rifugio.
Sospira sonoramente. «Non suona troppo male».
«Cosa, la prigionia?».
«Sì... potrei mettermi a sorvegliare il portone insieme alle guardie». Incontra il mio sguardo divertito. «Beh, che c'è? Dovrebbero passare sul mio cadavere per entrare».
Nascondo un sorriso contro il suo petto. «Ah, non ho dubbi. Dai, cavaliere valoroso, cerchiamo di dormire un po', finchè non ricomincia».
Peeta mi lascia un bacio sui capelli, stringendomi bene a sé. Lilian riposa pacifica nella sua culla. Chiudo gli occhi, godendomi questo momento di pace estatica. Non ne voglio sprecare nemmeno uno.
«Sono fiero di te», sussurra Peeta nel silenzio. «So che non è stato facile. Ogni anno ti facevo la stessa domanda, e vedevo che la cosa ti faceva soffrire. Me ne rendevo conto, Katniss, non pensare che non fosse così».
Io sono impietrita contro il suo petto.
«Ma se te lo continuavo a chiedere era perché ogni volta che mi dicevi di no vedevo in fondo al tuo sguardo un desiderio represso, che rimaneva fiero e costante, e ogni anno mi ripromettevo di farlo uscire allo scoperto, se ci fossi riuscito».
So che sente le lacrime scivolare silenziose sul suo petto, ma di questo non dice nulla.
«So che quando hai accettato hai riposto in me una fiducia immensa, e ti devo ringraziare. Perché se tu non l'avessi fatto, io ora non potrei tenere in braccio Lilian. Quindi grazie, non perché mi hai dato un figlio, ma perché ora posso guardare questa bambina nella culla e pensare che sì, forse mi somiglia, ma soprattutto in lei vedo la donna che amo».
Il silenzio scende di nuovo sopra di noi, ed io non so cosa dire.
Ma sono certa che Peeta sa che da me non ci si possono aspettare grandi discorsi sussurrati nel cuore della notte, o fiumi e fiumi di parole che si srotolano come un lucido nastro di seta. Infatti mi bacia la fronte, mi accarezza i capelli, e spegne la luce.
Avvolta dal buio io mi asciugo le lacrime e con le dita mi spingo alla ricerca del suo viso. Sento che si china contro di me, e appoggio la fronte contro la sua.
Vicino al suo orecchio sussurro: «Ti amo», e so che questo, adesso, è tutto quello che c'è bisogno di dire.


_______________


Ehi, bella gente, buongiorno!

Gioia e tripudio, ho scritto una fluff. Forse. Più o meno.
Non saprei... com'è venuta fuori? Lo sforzo c'è stato, e spero che vi sia piaciuto soprattutto il mio amato Peeta in versione padre tenero e marito amorevole. Si avvisa la gentile clientela che da adesso sono aperte le ordinazioni per ottenere un Peeta Mellark personale, ad un prezzo speciale fino ad esaurimento scorte.

Che mi dite del nome Lilian, abbreviato in Lily? Vi soddisfa? A me è piaciuto molto il simbolismo di purezza del giglio, e l'ho visto come un nuovo, luminoso inizio per una coppia che, in fondo, ha conosciuto quasi sempre morte e sangue.

Ma adesso non ci pensiamo! Amore e allegria per tutti, chè già c'è la crisi.

Un bacione a quelli che sono passati di qui, e spero che la storia vi sia piaciuta^^

wip
  
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