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Autore: Bellatrix_Black_51    09/08/2013    2 recensioni
C'era un tempo ad Hogwarts, in cui i ragazzi discutevano per le proprie ideologie, senza mai farsi del male.
C'era un tempo in cui ognuno di loro considerava Hogwarts casa.
C'era un tempo in cui ognuno di loro considerava Hogwarts una famiglia.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mangiamorte, Sorelle Black, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort, James/Lily, Lily/Severus, Lucius/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Do You Remember the Time of Our Life?'
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Grazie a tutti *w* Buona Lettura!
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Cap 38


 
Passarono diversi giorni, e non vi furono grandi cambiamenti per i ragazzi.
Severus passava ormai molto tempo con i suoi compagni della casa di Serpeverde, trascurando Lily.
Il suo interesse per le arti oscure cresceva sempre di più, al punto di arrivare, alcuni pomeriggio, a chiudersi nella stanza delle necessità assieme a Lucius Malfoy e pochi altri per allenarsi.
Quel giorno era stato stabilito un allenamento ufficiale, con tutti i ragazzi presenti.
Severus, dopo tanto tempo assieme a Lucius, aveva imparato a conoscerlo, e ad ammirarlo.
Era, sempre e comunque, un viziato figlio di papà con la mania del sangue puro. Ma non riuscì a trattenere un sorriso nascosto, quando, dopo che Narcissa era finita a terra a seguito di uno schiantesimo, Lucius si era avvicinato a lei per sapere se stesse bene.
Assorto in questi pensieri, Severus evitò una maledizione di Bellatrix. Le lanciò uno schiantesimo, che lei parò.
-Expelliarmus!- disse la ragazza. Severus evitò l'incantesimo, e rispose.
-Crucio!- osò, e la colpì.
La ragazza cadde a terra, contorcendosi senza però emettere alcun suono.
Nella stanza cadde il silenzio, mentre i presenti smettevano di combattere per assistere alla tortura di Bellatrix Black, quella che ormai era considerata da tutti la cocca del Signore Oscuro.
Rodolphus, ghignando, si avvicinò a lui, e gli diede una pacca sulla spalla, infilandogli visibilmente in tasca un galeone d'oro.
Severus interruppe la maledizione.
-N... non...-
-Consideralo un favore- disse Lestrange, strizzando l'occhio. Non appena finì la frase, un lampo di luce rossa colpì il dodicenne, che cadde rovinosamente a terra e prese ad urlare e contorcersi.
Bellatrix, sdraiata a terra con i primi tre bottoni della camicia strappati, puntava la bacchetta verso di lui.
Rodolphus la disarmò con facilità. 
La giovane si alzò, guardando Severus a terra, irritata come poche volta in vita sua. Rodolphus guardò la camicia aperta, e notò un segno rosso acceso alla base del collo che a nessuno era sfuggito.
-Bella, ma cosa...- azzardò. La ragazza non rispose. Andò a recuperare la bacchetta, noncurante delle espressioni stupite di tutti coloro che avevano notato quel segno.
-"Cosa" cosa, Rodolphus?- sibilò, guardandolo con aria infuriata -Ora solo perch+ un pivellino mi ha colta alla sprovvista dobbiamo farne una questione di stato?- 
Il ragazzo abbassò il capo. -No, Bellatrix. Tranquilla, sappiamo che sei la migliore tra di noi- si limitò a rispondere, per accontentarla.
La primogenita purosangue annuì -Lo spero bene- Ringhiò, mentre si incamminava fuori dalla stanza non senza aver prima pestato una gamba di Severus.
Chiusasi la porta alle spalle, Rodolphus si era voltato verso Severus, così come Lucius. Gli si erano avvicinati per tirarlo su.
-E' fuori di testa- commentò Rodolphus, dopo che Severus tornò in piedi.
Il ragazzo fece spallucce. -Sto bene, non importa- mormorò.
-Rodolphus, tu stai bene? Percè da qui iniziamo a vedere un paio di corna- ghignò Amycus Carrow. Rodolphus si voltò di scatto verso di lui.
-Non è un mio problema chi si fa la mia futura moglie prima del matrimonio- sbottò, visibilmente irritato. 
Narcissa guardò Lucius, con sguardo preoccupato. Il ragazzo fece lentamente segno di no con la testa, e le prese la mano. 
-Ci vediamo in sala comune- avvisò gli altri, uscendo.
Si trovarono nel corridoio del settimo piano, e presero a scendere le scale.
-Lucius tu pensi che...-
Il ragazzo sospirò. Era così piccola, Narcissa, non era giusto sapesse quanto, in quel momento, sua sorella fosse corrotta.
Non era mai stata un'angelo, Bellatrix, Lucius lo ammetteva. Quando era entrata ad Hogwarts, il suo vero carattere l'aveva spaventato. Quando Tom Riddle era comparso nelle loro vite, Bellatrix sembrava peggiorata. In quel momento, quando corpo ed anima di Bellatrix sembravano ormai appartenere all'Oscuro Signore, quella ragazza sembrava essersi trasformata. Da grigia, a grigio scuro, a nera.
Questo era chiaro, nella mente di Lucius.
Ma come poteva spiegare a Narcissa, che lo guardava con i suoi grandi occhi azzurri, che sua sorella aveva l'anima sporca?
-Penso che Bellatrix si sia innamorata dell'unica persona verso la quale nessuno avrebbe mai dovuto provare amore- disse, prendendole la mano.
Narcissa si zittì, senza dire una parola per diversi minuti. 
Poi ruppe il silenzio che Lucius si era impegnato a rispettare. -Dobbiamo aiutarla- disse.
Lucius la guardò per alcuni istanti.
"Sei troppo buona, Cissy. Bellatrix ormai è persa, non vedrai più nient'altro che questa Bellatrix. Dimenticati quello che era prima, Cissy, Bellatrix è..."
-Ma è innamorata, non possiamo fare molto- constatò la ragazza, guardando verso di lui. -Quando una persona è innamorata non esiste persona al mondo che può farle cambiare idea- mormorò, parlando di Bellatrix, di Andromeda, di Severus, un po' di James ma sopratutto di sè stessa.
Lucius la guardò per un lungo istante.
-Già...- si limitò a rispondere, spiazzato dalle parole della ragazza. 
Si fermò, e lo stesso fece lei. La ragazza lo abbracciò di slancio, rendendosi conto solo in quel momento di non arrivare più in alto della sua spalla. 
La ragazza chiuse gli occhi, cullata dal battito veloce del cuore di Lucius.
Il ragazzo ricambiò l'abbraccio, baciandole i capelli biondi, poi sorrise.
Sapeva che parlava anche di sè, nel dire quelle parole. E in quel momento Lucius promise a sè stesso che non avrebbe permesso mai a nessuno di fare qualcosa di male alla sua Narcissa.
   
 
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