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Autore: LoonyW    10/08/2013    2 recensioni
Prima di essere arrestato per una strage non commessa, Sirius ha visto tra la folla il volto di una persona scomparsa da molto tempo, la sua Stella Polare. Tra salti avanti e indietro negli anni è ambientata la complicata storia di un amore nato in guerra, che resiste sebbene i chilometri e le vicende gli siano contro. Riuscirà l’amore di Sirius e Mary a camminare ancora agli albori di una seconda guerra, nonostante gli anni di lontananza, le calunnie, e un futuro nebuloso?
"Ti troverò. Dovessi cercarti dalla Stella Polare all’infinito."
«Sirius rimane qualche minuto a fissare quel nome, perso in tutto ciò che significa per lui: che Mary è viva, che è in Inghilterra, che è diventata una giornalista. Ha mantenuto la sua promessa a metà, eppure non riesce a portarle rancore.
Una nuvola gentile si sposta leggera nel cielo notturno, e la Stella Polare finalmente appare, quieta e immobile dove è sempre stata, segnando il Nord.»
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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I dreamed a dream

 
 
 
 

«And still I dream he'll come to me,
That we will live the years together
But there are dreams that cannot be
And there are storms we cannot weather»
 
(E ancora sogno che lui torni da me,
che vivremo i nostri giorni insieme
Ma ci sono sogni che non si possono realizzare
E ci sono tempeste che non possiamo affrontare)

 
 
 
 
 
25 Febbraio 1979, Inghilterra
 
Sirius posò la piuma sulla scrivania, con sguardo pensieroso e le mani strette sotto il mento. La lettera che aveva appena scritto era il solito resoconto giornaliero che non avrebbe mai preso il volo per raggiungere il destinatario. In quelle lettere Sirius dava sfogo al flusso continuo di parole, opinioni, informazioni e battute che avrebbe voluto condividere con Mary, e che invece erano destinate a rimanere impresse su carta. Sarebbe stato rischioso e irresponsabile cercare di spedire lettere, oltre che impossibile, data la mancanza di un indirizzo cui inviarle. Questi erano stati i patti: niente contatti e nessun recapito, per prevenire attacchi di nostalgia. Nonostante tutto, Sirius non poteva impedirlo: quel tremendo mostro lo attaccava alle spalle, quando meno se lo aspettava, e non lo lasciava andare per ore sebbene cercasse di distrarsi.
Quella mattina l’Ordine della Fenice se l’era vista brutta: i Mangiamorte avevano attaccato Marlene Mckinnon, prendendo in ostaggio la famiglia. L’intervento tempestivo dei membri dell’Ordine e degli Auror era servito a poco: i Mangiamorte avevano sterminato l’intera famiglia, Marlene compresa, innescando una lunga battaglia che si era conclusa con molti feriti. Il giorno dopo ci sarebbe stato il funerale.
Erano distrutti. Marlene era la prima vittima all’interno dell’Ordine, la prima amica del gruppo a morire per mano dei Mangiamorte, la prima assenza con cui fare i conti. Lily, tornata a casa, si era chiusa nella sua camera e non era più uscita, finché nel tardo pomeriggio James si era rassegnato e aveva lasciato che Sirius tornasse a casa sua.
Da solo, l’appartamento gli sembrava troppo grande, troppo vuoto e silenzioso, quasi minaccioso. Aveva preso carta e penna, e aveva scritto a Mary, pronunciando ad alta voce le parole, immaginando di averla accanto e di parlare direttamente con lei. Quando alla fine Sirius si rassegnò all’idea che quel pezzo di carta scarabocchiato non l’avrebbe avvicinato a Mary, si buttò sul letto e cercò di addormentarsi, senza nemmeno mettersi il pigiama.
Fu un sonno irrequieto e agitato, che durò un paio d’ore. Sirius si svegliò nel bel mezzo della notte con il battito accelerato, reduce da un brutto sogno che l’aveva fatto gridare.
Stupido,pensò immediatamente il ragazzo, senza un preciso motivo. Immediatamente cominciò ad elencare le ragioni per insultarsi: aver comprato un letto matrimoniale, certo che ci avrebbero dormito due persone; aver lasciato partire Mary; non aver avuto il coraggio di sposarla come aveva fatto James con Lily…
Andò avanti così per mezz’ora, quando finalmente capì che era inutile piangersi addosso. Allungando la mano sul comodino, Sirius recuperò la bacchetta e rotolò fuori dal letto, chiudendo gli occhi e lasciandosi trascinare dall’impulsività.
Francia. Non sapeva dov’era Mary, ma in quel momento a Sirius sembrava poco improbabile trovare una persona in un paese sconosciuto. Pensò all’unica cosa che conosceva della Francia, la Tour Eiffel, e con quel pensiero si smaterializzò.
Riaprendo gli occhi, si ritrovò nel bel mezzo di una strada, di fronte a un bar gremito di luci e persone. Un colpo di clacson lo fece sobbalzare.
Un uomo si sporse dal finestrino e urlò qualcosa che Sirius non comprese, ma che ebbe l’effetto di spostarlo dal centro della strada.
In pochi si accorsero del fatto che un momento prima non c’era nessuno, e un momento dopo era apparso un ragazzo dal nulla. Sirius si voltò e vide a poca distanza la tanto nota Torre, luminosa e imponente, affascinante in modo singolare.
Sono a Parigi, realizzò incredulo Sirius.
Per un momento si sentì euforico, poi l’entusiasmo svanì. E adesso? Come la trovo?
Non aveva un indirizzo né un soldo. Solo l’impulsività che lo avrebbe sempre portato a infilarsi nei casini, fino alla fine.
Ripreso fiato, Sirius cominciò a fermare ogni passante, ripetendo la stessa domanda all’infinito: “Conosce Mary MacDonald?”, mostrando la foto che portava sempre con sé. Pochi si fermavano, nessuno rispondeva affermativamente. In qualche secondo Sirius capì che forse Parigi e l’intera Francia erano più grandi di quello che pensasse.
Camminò a lungo, spaesato, mormorando sottovoce come un folle finché senza rendersene conto si infilò in un vicolo. Brancolò nel buio, finendo contro un cestino della spazzatura e rovesciandolo a terra.
«Davvero romantico» commentò una voce alle sue spalle.
Tanto bastò a farlo sobbalzare. Portò immediatamente una mano alla bacchetta, perché certe voci non si dimenticano.
«Avery» bisbigliò Sirius, prima di buttarsi istintivamente di lato, riuscendo così ad evitare l’incantesimo scagliato dal Mangiamorte. Contrattaccò immediatamente, ma non centrò il bersaglio.
«Grazie per averci rivelato dove si trova la tua ragazza, idiota» lo canzonò Avery, creando uno scudo per difendersi dagli incantesimi di Sirius. «Dovevi immaginarlo, no? È da mesi che teniamo d’occhio gli spostamenti tuoi e dei tuoi amici per arrivare al luogo in cui si è nascosta la Sanguesporco»
«Maledetto!» biascicò Sirius, puntandogli contro la bacchetta, mosso dal desiderio di usare una Maledizione Senza Perdono.
Avery rise in modo convulso e infantile, dando i brividi a Sirius.
«Attento alle pulci» disse enigmaticamente prima di sparire, lasciando Sirius da solo a farsi domande e sensi di colpa.
Non avrebbe mai saputo che Mary non si trovava a Parigi e che, nonostante sapessero che si fosse trasferita in Francia, i Mangiamorte non sarebbero mai riusciti a trovare Mary nel piccolo paesino sperduto in cui si era stabilita.
 
 
***
 
 
24 Dicembre 1993, Inghilterra
 
Silent night, holy night¹…
La carola di Natale si diffonde nella stanza, fioca e attutita, arrivando da chissà dove.
«..All is calm, all is bright» prosegue Mary, ricordando le parole del canto.
È così che capisce che il Natale si sta avvicinando, realizzando in qualche secondo che si trova lì da quasi due settimane.
Due settimane, pensa Mary esausta. Due settimane di prigionia.
Sleep in heavenly peace, prosegue la carola, dandole un po’ di conforto.
Poggiata a terra, affamata e infreddolita, Mary pensa che vorrebbe davvero riposare in pace, volare via dalla stanza buia e vuota in cui l’hanno rinchiusa. Ci sono giorni in cui viene lasciata in pace, altri in cui i Mangiamorte –sempre Avery e Mulciber, a volte accompagnati da altri uomini incappucciati- cominciano a farle domande sull’Ordine, su Sirius, su Harry Potter, su Silente, e per ogni domanda senza risposta c’è una tortura, quasi sempre una Maledizione Cruciatus.
E adesso è quasi Natale, e io sono rinchiusa qui nelle mani di questi maniaci. Senza bacchetta, né possibilità di fuga.
La prima settimana Mary ha provato a ribellarsi, a reagire, perfino a riprendersi la propria bacchetta, che Mulciber porta sempre appesa al collo con un laccetto, per farla arrabbiare e scatenare la sua reazione; ma ogni volta i Mangiamorte hanno la meglio.
La carola di Natale si spegne, e subito dopo ne segue un’altra, che Mary non riconosce.
Upon this holy night²…
Mary sbuffa, voltandosi su un fianco, finché un verso della carola illumina i suoi pensieri confusi.
Birds’ voices rise in song.
L’immagine di un uccello in volo si staglia nitida e fulminante nella sua mente, facendola sobbalzare. Un uccello, piccolo e leggero, in grado di passare tra le sbarre della finestra in alto e uscire di lì.
Sono anni che Mary cerca di trasformarsi in Animagus, senza ottenere risultati. Ora capisce cosa le ha sempre impedito di riuscire nell’intento: la scarsa determinazione. Ma in questo momento è più decisa che mai a fuggire e mettersi in salvo, perché sa che Sirius è ancora lì fuori, e che presto –quando finalmente si rassegneranno- i Mangiamorte la uccideranno.
Chiude gli occhi, ancora stesa a terra, e si concentra con tutte le sue forze sulla figura di un uccello libero, immaginando di trasfigurarsi e di far crescere penne sulla sua pelle, con le braccia che si allungano fino a diventare ali.
Non sa come né in quanto tempo, ma si ritrova in un corpo diverso, più piccolo e leggero. Prova, per la prima volta, la stranissima sensazione di avere un corpo che non è il proprio. Istintivamente apre le ali, senza sapere ciò che sta facendo. Non riesce a capire in cosa si è trasformata, ma percepisce di essere un uccello, quando finalmente si alza da terra di qualche metro.
Quando sente dei passi, si ritrova a terra, ancora incapace di usare bene quei nuovi strumenti così diversi dalle braccia umane.
La porta si spalanca e la stanza viene inondata di luce. Mulciber socchiude gli occhi, poi si precipita all’interno, incredulo, incapace di capire come sia possibile che la stanza sia vuota.
Alle sue spalle, Mary, appollaiata sullo stipite della porta, si fionda contro di lui, beccandolo su ogni centimetro che le capita a tiro e strappandogli dal collo la corda cui è legata la sua bacchetta. In un impeto d’ira, per vendicarsi del male che le hanno inflitto in quelle settimane, Mary dà un’ultima, forte beccata sul naso di Mulciber –lasciandogli un segno rosso e un livido che sarebbero durati per settimane- poi si infila tra le sbarre della finestra e vola via lontana e libera, stringendo la bacchetta nel becco.
 
Prima di quel momento, Mary non avrebbe mai immaginato quanto un essere vivente potesse sopportare lo sforzo, il dolore e la fatica.
Nonostante la stanchezza e la fame, vola per ore e ore, attraversando città, colline, montagne, fino a sorvolare una vasta distesa di mare che sembra interminabile. Su questo mare brillante ringrazia il cielo di essere viva, e mentre le forze cominciano a mancarle si sente vacillare. Sbandando, riesce a trascinarsi fino alla terra ferma, abbattendosi su un porto e rimanendo inerme per molti minuti. Vorrebbe riprendere la forma umana, ma capisce che sarebbe incauto e da sciocchi: chiunque potrebbe vederla.
Dopo qualche minuto di pace, sente dei passi e una piccola folla comincia a radunarsi attorno a lei, punzecchiandola con un piede e chiedendo ad alta voce se sia morta. Mary tira un sospiro di sollievo nel costatare che le persone di quel posto parlano inglese, ma nota un accento diverso da quello anglosassone.
Qualcuno la afferra per le ali e la solleva, e Mary reagisce bruscamente: becca il braccio dell’ignoto e sbatte le ali per allontanare tutti. Capisce che deve andarsene da quel luogo in cui ha dato così nell’occhio e si rimette in volo, solcando i cieli di quel posto che non riesce a riconoscere.
Sorvola la città per un po’, ritrovandosi fuori da essa molto presto. Subito iniziano campagne, colline verdi e boschi, quasi interamente coperti da un manto di neve candida. È un posto meraviglioso, brillante e incredibilmente freddo. Mary è quasi tentata di rimanerci per sempre, ma continua a volare tra le nuvole scure e minacciose di pioggia e neve finché non scorge una foresta fitta e alta, decidendo di accamparsi.
È ormai notte fonda, e anche se buia la foresta appare ospitale e tranquilla, ovattata dalla neve che ricopre rami e foglie. Mary sceglie un albero cavo e vi deposita la bacchetta, sistemandosi poi dentro di esso per riposarsi.
Esausta, Mary prova a parlare ma le esce dal becco un verso strano e distorto, che subito riconosce come quello della civetta. Incredula, sbatte le ali per la sorpresa.
Tra tutti gli uccelli esistenti mi sono trasformata proprio in un civetta?, pensa sarcastica. Decide di riderci su, immaginando quanto la prenderebbe in giro Sirius se lo sapesse.
Dalla sua postazione, riesce a scorgere un cartello situato metri più in basso, che annuncia l’ingresso nel paese Lullymore. In un lampo, Mary ricorda dove ha già sentito quel nome: è arrivata in Irlanda.
 
 
 
 
¹ La canzone in questione è “Silent night” ovvero la versione inglese di “Bianco Natal”.
 
² La carola è “Carol of the birds”, una canzone quasi sconosciuta che però era adatta per l’occasione XD
 
 
 
 
 
 
Note: Hola! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ringrazio Ginevra 0002 e lietome_ per le loro instancabili recensioni che mi rendono sempre tanto felice! E, per una volta, voglio chiedere un’ opinione anche dalle tante persone che leggono e seguono la storia in silenzio, per sapere cosa ne pensano :)
P.s. se siete curiosi di sapere perché ho scelto proprio la civetta per Mary, vi rimando alla spiegazione che ho trovato su un sito di simbologia animale:
“La Civetta insieme al gufo rappresentano la chiaroveggenza, associati spesso a maghi e indovini, simboleggiando la comprensione, la luce dopo la soluzione di un problema. Essendo animali notturni evocano l’oscurità come sinonimo di tenebre e di morte, ma mentre la Civetta, con il suo sguardo acuto penetra il buio, personificando la luce come uscita dalla tenebre indicando la rivelazione, al gufo spetta un significato negativo, come uccello del malaugurio, annunciatore di morte.”
Grazie a tutti :*
 
  
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