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Autore: Pervinca Potter 97    10/08/2013    1 recensioni
E se la mano di Effie avesse pescato Peeta anche per la mietitura dell'edizione della Memoria, ed Haymitch si fosse offerto al posto suo?
Peeta/Katniss ed Effie/Haymitch, ma la storia è essenzialmente incentrata sulle dinamiche ed i personaggi
«Hey» sbotta «cosa diavolo stai facendo, dolcezza?»
Allargo gli angoli della mia bocca in modo spropositato, così che sia evidente la falsità del mio sorriso.
«Che domande, voglio solo abbracciare un mio carissimo amico...»
Haymitch indietreggia troppo e finisce per inciampare nelle lance, facendole cadere sparse con un fracasso che distrae lui e l'intera sala. Ne approfitto per stringerlo.
Annuso il suo collo alla ricerca di una conferma dei miei sospetti, ma il fragrante e spinoso odore di dopobarba mi impedisce di fare sentenze.
Sto per alzarmi delusa, pronta a riempirlo di domande quando mi rendo conto che Haymitch non ha mai usato dopobarba.
Solo costretto da Effie. E sempre ed esclusivamente tre gocce.
Nei circa tre secondi che mi rimangono prima che si renda conto di cosa sta accadendo serro la sua mascella fra le mie mani, facendo leva ed aprendogli la bocca.
La puzza penetrante e sconvolgente di liquore bianco mi avvolge, spingendomi al vomito.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gettato a forza nel mio stesso vagone, Haymitch non ha perso tempo per sdraiarsi sul grande divano di pelle nera che occupa mezza stanza.
Non proferisce neanche mezza parola.
Lo osservo per qualche secondo mentre si porta un ciuffo di capelli biondi dietro l'orecchio, e decido di non affrontarlo subito con le mie domande e prediche per concedere un addio silenzioso ai miei cari.
Penso alla coda della camicia di Prim, alle mani forti di Gale, agli occhi di Madge, al viso di mia madre, alle rughe che hanno cominciato a incresparsi sulla sua fronte, come le piccole onde di un ruscello.
Lascio penetrare tutti questi dettagli dentro di me per trarne la forza con cui poter uscire dall'arena.
Penso con piacere anche al sorriso dolce di Peeta, perché è salvo.
Non per merito mio, però....
D'istinto porto entrambe le mani alla bocca, spalancata per l'improvviso disgusto per me stessa che mi travolge quando mi rendo conto che Peeta è stato salvato da un mio caro che manca all'appello dei miei ricordi, probabilmente perché entro il finesettimana sarà morto.
Mi avvicino ad Haymitch che ha iniziato a sonnecchiare, del tutto indifferente alla mia, alla nostra situazione.
Mordendomi il labbro, esco dal vagone alla ricerca di Peeta.
Il mio nuovo mentore cammina incessamente avanti e indietro ad una cinquantina di metri da dove stavamo io ed Haymitch.
Vedendomi arrivare si ferma di colpo, e nonostante l'evidente irritazione non smaltita mi rivolge un flebile sorriso.
Mi spavento nel notare quanto gli Hunger Games lo abbiano cambiato anche fisicamente.
Dietro quel sorriso e le grosse occhiaie si nasconde tutto il dolore che so sta logorando la sua anima giorno dopo giorno.
Mi chiedo se sia lo stesso per me, se anch'io appaio così cambiata, così cresciuta.
«Peeta.» sussurro, allungando un braccio verso il suo, appoggiato sul fianco, la mano che tamburella la gamba artificiale.
«Katniss.» lo alza per prendermi delicatamente per il polso, e portare le mie dita alla sua guancia. È calda.
«Tu dovrai uscire viva da lì. E farò in modo che accada. Al costo di gettare me stesso in un paracadute.» sentenzia.
Sono sicura che si rivelerà davvero un ottimo aiuto.
Non faccio in tempo a rispondere che un'Effie curiosamente agitata irrompe nella stanza. Ci richiama alla sua attenzione battendo le mani.
«Ragazzi andate nelle vostre stanze a mettervi qualcosa di comodo che fra un'oretta c'è la cena.» squittisce. «Haymitch dov'è?»
La stretta di Peeta si irrigidisce.
«Ha trovato un divano e si è addormentato» rispondo io.
Inspiegabilmente il viso di Peeta si smorza in una smorfia di preoccupazione. Effie fa un cenno d'assenso ed esce dalla parte opposta.
Peeta porta di nuovo la mia mano presso di sé, poggiando questa volta i miei polpastrelli sulle sue labbra, e stiamo così, immobili, fino a quando il rumore delle rotaie non copre totalmente quello dei passi della nostra accompagnatrice.
«Ho una cosa da farti vedere» mi dice dolcemente, facendo gesto di seguirlo.
Mi porta nella stanza del televisore, e appena vedo le due scatole con settantaquattro anni di Hunger Games capisco cosa Peeta ha intenzione di fare.
«Come puoi pretendere di uccidere i tuoi nemici se non conosci i tuoi alleati?» mi dice, notando il brivido che mi ha percorso per tutta la schiena.
«L'anno scorso mica ti conoscevo.» sbotto.
Peeta tira fuori lo stesso dal mucchio la cassetta della seconda edizione della Memoria, la cassetta di Haymitch.
«Godiamoci l'unica marcia in più che questi Giochi ci hanno concesso, no?» mi risponde in modo triste, stanco, così poco da Peeta.
Mi ritrovo costretta ad annuire, ed ad affogare l'istinto di abbracciarlo, come amara consolazione.
Ci pensa lui a cingermi la vita con un braccio mentre a malincuore ci immergiamo nei cinquantesimi Hunger Games. E ne usciamo più sconvolti e confusi di prima.
Stanca e nervosa filo dritta in camera mia, con il solo desiderio di riposare un po', e l'utopia di potere non pensare a nulla.
A cena non parla nessuno. Peeta ha indossato di nuovo la sua maschera di indifferenza e fa in modo di non incrociare mai lo sguardo di Haymitch.
A dire la verità si comporta come se non esistesse, nonostante quanto abbiamo appena visto su di lui.
So bene che in realtà la registrazione l'ha turbato ancora di più di quanto abbia sconvolto me, e forse proprio per questo il suo silenzio comincia ad irritarmi, mentre invece sembra divertire Haymitch, che se ne approfitta per rubare porzioni dal piatto di Peeta.
Sembrano due bambini di sei anni.
Decido di parlare quando mi accorgo della difficoltà con cui Haymitch alza la brocca da due litri per versarsi succo di arancia nel bicchiere. È debole.
Ringrazio mentalmente Peeta di averlo, in qualche modo, almeno disintossicato dall'alcool nelle scorse settimane, anche se sono molto dubbiosa sui risultati effettivi.
«E così tu dovresti consigliarci...» ridacchia Haymitch spezzando finalmente il silenzio.
Mi ritrovo ad emettere una risatina anch'io, ricordando di avere pronunciato io quelle parole ad Haymitch stesso, un anno fa.
Peeta invece sembra non capire, immerso nel suo pasticcio di carne. Prende un pezzo di pane dalla cesta per intingerlo un po' il brodo.
«Ve lo do subito, un consiglio. Restate vivi.» dice dopo un po' in tono autoritario, senza alzare gli occhi dal piatto.
Scoppia a ridere persino Effie, ma pur avendo suscitato la nostra ilarità il ragazzo del pane non batte ciglio.
«Perché lo hai fatto.» dice invece, quasi sbraitando, rivolto ad Haymitch. Stringe forte la sua forchetta, tanto da imbiancarsi le dita.
«Personalmente non ho niente da perdere, a parte voi due.» risponde tranquillamente Haymitch «E poi Peeta tu l'anno scorso mi hai rubato tutta la fama di vincitore del 12, volevo riprenderne almeno un briciolo offrendomi volontario.»
La nota di sarcasmo ha restituito essenza di Haymitch alle due parole, ma non posso fare a meno di restare scioccata.
«Lasciateci un po' da sole a chiacchierare, dolcezze.» aggiunge infine.
Anche se non abbiamo finito il nostro pasto, io ed Effie ubbidiamo immediatamente spostandoci nella stanza del divano, davanti alla TV.
Mentre aspettiamo il servizio con le mietiture, Effie si lima le unghie e me approfitto per pensare a cosa Haymitch intendesse dire con quelle parole.
Ciò che ha siamo io è Peeta, questo vuol dire che è entrato in gioco per avere la certezza di salvare almeno uno di noi due? Peeta, il volto perfetto per la ribellione? Questo vuol dire che devo morire per rafforzare la forza e la voglia di libertà dei distretti?
O è possibile che stia discutendo con Peeta per salvare anche me? Pur di tenerci in vita è disposto a sacrificarsi? Perché?
Ripenso a ciò che ho cercato di cancellare per tutto il pomeriggio da me stessa, Mayselee e il cinquantesimi giochi.
Come farò ad uccidere Haymitch? E anche solo a vederlo morire?
Con grande delusione trovo solo domande dentro di me. Vorrei essere rimasta a cena, non mi sento nemmeno sazia.
«Effie, tu perché pensi di Haymitch si è offerto volontario?» dico senza nemmeno pensarci, per riempire il silenzio un po' fastidioso che si è alzato fra me e la mia accompagnatrice.
«Oh» risponde lei, sospirando «ma è ovvio» sospira ancora «per fare sposare te e Peeta» l'ultimo sospiro si trasforma in un mezzo singhiozzo, e il suo accento di Capitol City diventa così acuto da farmi drizzare le orecchie. «Non è romantico?»
«Suppongo di sì.» mugugno.
Pochi minuti dopo, Peeta ed Haymitch arrivano e si accomodano silenziosi. Cerco di scrutare i loro visi cercando di indovinare i loro discorsi, ma entrambi sono di nuovo impassibili.
Sospiro io, e trovando il coraggio accendo il televisore per vedere le mietiture della giornata.
  
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