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Autore: Pervinca Potter 97    11/08/2013    1 recensioni
E se la mano di Effie avesse pescato Peeta anche per la mietitura dell'edizione della Memoria, ed Haymitch si fosse offerto al posto suo?
Peeta/Katniss ed Effie/Haymitch, ma la storia è essenzialmente incentrata sulle dinamiche ed i personaggi
«Hey» sbotta «cosa diavolo stai facendo, dolcezza?»
Allargo gli angoli della mia bocca in modo spropositato, così che sia evidente la falsità del mio sorriso.
«Che domande, voglio solo abbracciare un mio carissimo amico...»
Haymitch indietreggia troppo e finisce per inciampare nelle lance, facendole cadere sparse con un fracasso che distrae lui e l'intera sala. Ne approfitto per stringerlo.
Annuso il suo collo alla ricerca di una conferma dei miei sospetti, ma il fragrante e spinoso odore di dopobarba mi impedisce di fare sentenze.
Sto per alzarmi delusa, pronta a riempirlo di domande quando mi rendo conto che Haymitch non ha mai usato dopobarba.
Solo costretto da Effie. E sempre ed esclusivamente tre gocce.
Nei circa tre secondi che mi rimangono prima che si renda conto di cosa sta accadendo serro la sua mascella fra le mie mani, facendo leva ed aprendogli la bocca.
La puzza penetrante e sconvolgente di liquore bianco mi avvolge, spingendomi al vomito.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Arrivati a Capitol City Haymitch ed io facciamo in tempo a congedare Peeta ed Effie prima di essere divisi, ognuno diretto verso il proprio team di preparatori.
Il mio compagno, divincolandosi dalla presa di un senzavoce alto il doppio di lui, si lamenta di quanto lo aspetta: non riesco a trattenere una sonora risata pensando ai tre poveri disgraziati che dovranno spelare Haymitch come una patata per riuscire a renderlo attraente. Non mi stupirei se scoprissi che il suo ultimo bagno risale all'anno scorso, quando Peeta l'ha gettato a forza nella vasca.
L'ombra di sorriso che l'attacco di risa mi ha lasciato viene cancellata di colpo alla vista dei miei preparatori singhiozzanti.
«Oh Katniss, tu e Peeta, dopo tutto quello che avete passato...» piagnucola Ottavia, facendomi stendere e iniziando a cospargere di olio la mia faccia.
Flavius accanto a lei si scioglie in discorsi riguardo a come Capitol City si è affezionata a noi due, gli innamorati del distretto 12.
Venia inizia a farmi la ceretta alle gambe e, nonostante il dolore fisico che mi provoca ad ogni strattone, con il suo silenzio si sta guadagnando la mia stima totale.
Smetto di ascoltare gli altri due, pur ritrovandomi ogni tanto a dire frasi consolatorie.
La cosa mi irrita un po', dopotutto sono io quella diretta al macello, non loro. Ma si sono affezionati a me, e la cosa sotto sotto mi intenerisce.
Mentre Flavius mi immerge in una vasca di acqua bollente, Venia apre bocca per la prima volta, catturando la mia totale attenzione.
Le decorazioni dorate del suo viso si accartocciano mentre dice la prima cosa davvero interessante che abbia sentito dal mio arrivo in città.
«Mia madre avrebbe preferito che Abernathy restasse al suo posto, alla mietitura.»
Mi aspetto dei gridolini sdegnati da parte di Ottavia e Flavius, ma nella stanza è caduto solo un silenzio imbarazzato.
«Come mai?» dico indifferente, anche se inizio a sentirmi scombussolata. Gli abitanti di Capitol City si sono affezionati tanto a me e Peeta al punto di desiderarci entrambi di nuovo negli Hunger Games?
Rispondendomi Venia dà in qualche modo voce ai miei pensieri.
«Ha detto che...sarebbe stato più interessante.» ammutolisce.
Per qualche minuto lo staff continua a lavorare in silenzio, Ottavia e Venia mi massaggiano il corpo con diversi bagnoschiuma, Flavius sta a guardare soffiandosi ogni tanto il naso.
Sono esterrefatta. Possibile che la gente di città sia stata così tanto condizionata dagli Hunger Games da acquistare un gusto così forte per il macabro?
L'improvviso silenzio dei miei preparatori è in un certo senso la conferma, ma non riesco a crederci.
E se fosse dello stesso parere il presidente Snow, e decidesse di farla pagare a Peeta mentre io sono in arena e non posso difenderlo?
Ma è ridicolo, Panem adora il ragazzo del pane, e Snow non ha mai avuto interesse di fargli del male.
Sono stata io, a tirare fuori le bacche. Sono stata io a scatenare la ribellione, e non credo che il presidente pensi a Peeta come possibile leader, con me fuori gioco.
Lo ritiene debole perché è buono. Non lo punirà, gli ascolti non sono suo interesse adesso, l'importante è che muoia io.
Mi ci vuole ancora qualche minuto prima che riesca a mettere insieme tutte le tessere del puzzle, ma quando ci riesco il disegno completo mi terrorizza.
Peeta doveva venire agli Hunger Games perché io mi sarei sacrificata per tenerlo in vita. Per quanto bene possa volere ad Haymitch, già sul treno ho pensato di potere tornare a casa.
Dovrò aspettarmi chissà quali sorprese dagli strateghi, adesso. E pensare che l'anno scorso ho persino affogato il Capo nel punch.
Non sarà clemente come Crane, ora che saprà anche cosa si rischia.
Ho perso i Giochi già in partenza, e nemmeno nel nobile modo che avevo progettato.
Sento crescermi dentro risentimento verso Haymitch, quando mi vergogno del mio egoismo.
Peeta è salvo, e alla mia morte Snow non avrà nessun motivo di fargli del male, pensando che il dolore possa essere più efficace come punizione rispetto alla morte.
Ma qualcuno, forse Gale, potrà fargli capire che deve sfruttare il lutto e la mia scomparsa per mobilitare i distretti.
Probabilmente Haymitch l'ha capito, e si è offerto volontario affinché Peeta non si ferisse nemmeno per proteggermi nell'arena. In treno gli avrà detto di averlo fatto per fare uscire viva me.
La mia nuova missione mi è d'un tratto cristallina. Morirò, sì, ma non alle condizioni di Capitol City.
Io, Katniss Everdeen, morirò da ribelle.
«Ecco, finito.» dice Venia, una volta ricoperto anche l'ultimo dito del piede con lo smalto trasparente.
Ha le lacrime agli occhi: mi rendo conto che, più che la più insensibile, Venia è la più forte dei tre. Quasi sicuramente condivide lo stesso pensiero della madre, ma non penso proprio che sia contenta di vedermi di nuovo entrare nell'arena. E le sue parole sono state sicuramente più preziose di quanto pensi. Le sorrido.
Flavius mi aiuta a scendere dal lettino, addirittura mi bacia la mano una volta a terra.
«Non dirlo a Peeta» sussurra. Rido.
«Cinna ti aspetta nella stanza qui affianco» dice Ottavia, infastidendomi con il suo accento.
Cinna. Solo ora mi accorgo di quanto sia impaziente di vederlo.
  
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