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Autore: hale    10/08/2013    17 recensioni
“Voglio morire.” Sbuffai con un senso di stanchezza salendo una volta per tutte sul tetto.
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“Voglio essere quel che davvero sono, e non l’immagine che la gente ha costruito su di me.” Disse una voce poco distante da me.
“Esatto.” Commentai per poi sobbalzare. Mi voltai stordito, con il battito cardiaco accelerato. Nessuno poteva avermi sentito, nessuno poteva. Dovevo avere delle spaventose allucinazioni.
Mi alzai e analizzai il luogo da dove proveniva quella voce.
Trovai una ragazza nascosta in una parte del tetto, rannicchiata nel suo angolo. Mi si illuminò la vista nel vederla e mi si sciolse il cuore, era lei.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.

Hate.
 

 
 
 


Harry.

Odio te. Te che sei mio padre. Te che non ti stanchi mai del male che mi dai e del dolore che non fa altro che riempire la stanza. Te che non ti stufi mai del sangue e del sapore sbagliato che scivola sul mio corpo. Te che non hai mai provato ad incrociare questo mio sguardo, così arreso e finito. 
Odio te. Te che sei mia madre. Te che mi hai creato senza volermi, dando vita a questo mostro che ora sono diventato. Te che non mi hai mai fatto sentire amato, e mai mi hai fatto credere la perfezione che tutti pensano di vedere. Te che non hai avuto il coraggio di diventare quella madre che hai sempre desiderato di essere. 
Odio me. Me che sono un essere triste. Un’anima sola, rassegnata. L’oggetto abbandonato in fondo ad un piccolo cassetto, tutto impolverato, il meno considerato della stanza. Me che più mi guardo, più non mi accetto, più mi desidero morto, scomparso, andato. Me che sopravvivo lungo un’infinità di aspetti falsi, personalità sbagliate. 
“Avevo bisogno di te.” Sentivo da un orecchio.
“Ero con il mio ragazzo, Niall.” Sentivo dall’altro. 
Posai il capo sulle mattonelle gelide e bianche del bagno. Era come se mi stessero prendendo delicatamente da un braccio, mentre qualcuno mi strappava via tirandomi dall’altro.
L’immagine di lei era così perfetta, così piacevole. I suoi occhi chiari puntati addosso, la sua dolce presenza al mio fianco, la sua voce così calma e pacata, diversa dalle altre. La sua persona, lei, Julie. Volevo tenerla lì, tra le mie braccia e non farla andare via mai più. Perché lei sarebbe stata la mia più grande occasione. 
Però tutto veniva cancellato, solcato da uno sfondo nero pieno di terrori. Tutto veniva contrastato, tutto era invisibile a causa di lui. Gli urli, lo sguardo colmo di furore, l’immancabile cintura di pelle, i pugni. E quel sangue, così rosso, così vivo. 
Era insieme a me, nel mio letto. Volevo dormire ancora un po’, accompagnato dal suo lieve profumo. Ma lui sarebbe entrato, lui avrebbe saputo, lui avrebbe reagito. 
Era scomparsa senza dire nulla. Volevo preoccuparmi per lei, cercarla e chiederle se aveva qualcosa che non andava. E invece mi preoccupavo per lui, avrebbe scatenato la sua ira su di me, in ogni caso. 
Volevo piangere, volevo urlare. Ma non riuscivo, ero del tutto sotterrato dalla confusione. 
Pioveva, c’era vento, era tardi. Scesi le scale per andare in cucina, sperando che Michael e Susanne fossero già andati e chiusi nella loro camera. 
“Harry, ancora non dormi?” Una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare. Mi voltai di scatto, come se fossi appena stato beccato nel bel mezzo di un furto. 
“Anne.” A stento sorrisi. “No, non ho sonno.” Risposi con un filo di voce. La guardai, era l’unica persona con un’anima buona in quella casa, sempre con il sorriso sulle labbra. La invidiavo, pareva sempre felice, che tutto le andasse bene e che nulla potesse buttarla giù. Ero tentato di considerare più lei una madre, che Susanne. Era così buona, forse ero affezionato a lei. 
Forse le importava di me.
No, lavorava per me. Recitava, ero l’ennesima persona che doveva sopportare in quella casa. 
“Tra te e Julie non so chi abbia meno sonno.” Sogghignò lei mentre si ripuliva le mani al lavello. Avevo provato qualcosa nel sentire quel nome. Ulteriore odio? Non sapevo chi stavo odiando. Lei, forse. 
Oppure me, di nuovo. 
Abbassai lo sguardo e, a peso morto, mi sedetti su una sedia qualsiasi della cucina. 
“Tutto bene, Harry?” La donna posò malamente lo straccio giallastro sul mobile di marmo, per poi sedersi anche lei su una sedia. 
Stavo per scoppiare, stavo per venire a galla. 
Non risposi e affondai le unghie nella mia pelle. 
“Perché non riesci a dormire?” Posò una mano sulla mia spalla. Non avevo neanche motivi per mostrarmi forte, non avevo più motivi per nessuna cosa. Ero davvero privo di resistenze. 
Feci un rumoroso sospiro. 
“Bevo troppo caffè, penso.” Eppure insistetti. Non volevo mostrarmi un malato, un debole dalle lacrime facili. 
Harry Styles, l’adorato figlio modello degli sposi Michael e Susanne Styles, non era depresso. Non vedeva il suo corpo morto in ogni angolo della sua mente. Non veniva maltrattato in ogni modo possibile dalla sua meravigliosa famiglia.
“Vai via da questa casa.” Mi guardò seria, ero così penoso a mentire? “E portati Julie.” Terminò. 
L’idea sembrava così bella.
Ma io ero destinato a quella vita, ad altre decisioni. 
Il giorno dopo la pioggia non aveva ancora abbandonato il limpido cielo californiano. Fu il rumore di un tuono a svegliarmi quella mattina. Quando aprii gli occhi, la mia camera non era accecante e accesa ma cupa e grigia. Mi misi seduto sul letto ed ammirai il paesaggio al di fuori della finestra, pioveva a catinelle. Sorrisi, adoravo la pioggia. 
il mio cellulare segnava le dodici passate e dei nuovi messaggi, i quali non ebbi voglia di leggere. Mi alzai, andai in bagno per sciacquarmi il viso e me ne scesi nuovamente in cucina per consumare non so quale pasto, o colazione o pranzo. 
Ma quando raggiunsi la sala da pranzo non mi sembrò di vedere la lunga e solita tavolata in legno, ma bensì la terza guerra mondiale sottoforma umana. 
Che diamine ci facevano a tavola i miei genitori, Julie, Caroline e i genitori di Caroline? 
Era un incubo. Doveva essere un incubo. 
“Amore!” Esclamò Caroline non appena mi vide. Io ero troppo preso a fissare il tutto con un’aria sconvolta. Caroline mi venne addosso, stringendomi forte. Ero appena sveglio, avevo i nervi alle stelle, l’avrei rasata a zero, insieme al suo stridulo ‘amore’. 
“Finalmente Harold, buongiorno!” Mi esordì John, padre di Caroline, se non migliore amico di mio padre, ergo l’ennesima persona che non riuscivo a vedere senza sputargli in un occhio. 
“Buongiorno..” Risposi confuso, facendomi accompagnare a tavola da Caroline. Capitai, come sempre del resto, di fronte a Julie. Non potevo dormire altre tre, quattro o cinque ore? Mi maledii. 
Stavano succedendo troppe cose contemporaneamente. 
Caroline che non faceva altro che sorridermi, prendermi la mano e chiamarmi ininterrottamente ‘tesoro, amore, cucciolo’. 
I miei genitori ripetevano la solita scenetta da famiglia perfetta, seguendo i modi di fare della famiglia Stewart, ossia quella di Caroline. 
Julie se ne stava lì, al suo posto, senza dire nulla. La stavo letteralmente fissando, anche troppo. Ogni tanto mi degnava di qualche sguardo, era decisamente a disagio. 
Non poteva esserci momento peggiore. 
Come se non bastasse, Caroline mi porse la forchetta per imboccarmi. Ma per chi cazzo mi avevo preso? Per il suo orrendo barboncino? 
Almeno Julie scoppiò a ridere, senza farsi notare. Dio, quanto la adoravo.
“Penso che sia ora di spiegare il motivo di questo ritrovo.” Sorrise mio padre Michael, dopo essersi ripulito con il fazzoletto. Roteai gli occhi, era ora. 
“Penso che sia giusto lasciarlo dire alla mia pargoletta.” Ribatté il Sig. John. 
Caroline sorrise illuminata, come se avesse visto la Madonna calare dal cielo. 
Lo riguardai male, la cosa si stava facendo fin troppo lunga. Presi il mio bicchiere per fare un sorso d’acqua. 
“Spero di non arrossire.” Si alzò Caroline. “Innanzitutto, grazie mille per averci invitato Signori Styles.” Ed iniziò il discorso, loro sorrisero. “E volevo dirvi che vostro figlio è l’amore della mia vita, sono davvero felice di dire che siamo ufficialmente una coppia.” Continuò senza freni. Sputai all’istante l’acqua e riguardai Caroline con gli occhi fuori dalle orbita. 
“Harold!” Mi rimproverò mia madre.
“L’ho colto di sorpresa, lo sapevo.” Disse soddisfatta Caroline guardandomi con gli occhi a cuoricino. 
“Esatto.” Mi ricomposi all’istante mostrandomi pateticamente contento. Ma che diamine stava succedendo? 
No, ci mancava il fidanzamento programmato. Ci mancava solo stare con una ragazzina che aveva fatto i capricci con il papà per avere questa relazione. Ci mancava quell’amore finto, costruito da altri, deciso da tutti tra che da te. Era la mia vita d’altronde, che mi aspettavo? Compagnia scelta, amore scelto. 
Non sapevo se accoltellare tutti oppure semplicemente me per terminare il prima possibile questa sceneggiata. Mi sentivo come un burattino, guidato e tirato da fili retti dall’alto, da persone le quali avevano più potere di me e su di me. E giocare con me era dannatamente divertente.
Brindammo e Caroline mi baciò a stampo sulle labbra. 
Rimanemmo a parlare, mentre io me ne stavo silenzio, scambiando si e no qualche sorriso alla mia ‘fidanzata’. 
Guardai Julie. I suoi occhi erano chinati verso il piatto, il quale era quasi completamente pieno. Faceva quasi impressione vederla così. Era come se si fosse rintanata in un modo tutto suo, cose se non esistesse realmente. 
Perché stava male? 
Continuai a scrutarla fino a quando lei non se ne accorse. Alzò lo sguardo e lo posò timidamente sul mio viso attento e teso. Ci guardammo, finalmente, dopo giorni i quali parevano mesi. Ed era uno sguardo vero, desiderato. Mi godei l’azzurro dei suoi occhi, così grandi e curiosi, per poi farle un cenno con il capo. 
Lei scosse la testa e distrusse quel legame che si era creato. Diamine, lo adoravo così tanto. 
La famiglia Stewart tolse cortesemente il disturbo, per mia fortuna, poco dopo. Caroline mi salutò con i suoi sdolcinati modi di fare e con l’immancabile bacio.
Julie sparì ed io mi ritrovai solo con i miei genitori. 
“Qualcuno mi spiega questa novità?” Azzardai io fiondandomi in soggiorno, dove si trovavano comodamente seduti loro, presi a guardare un programma televisivo. 
“Harold, siediti pure.” Mi invitò Susanne. Erano così calmi, fastidiosamente calmi. Era una situazione così normale. Sì, era decisamente normale manipolarmi in tale modo, perché così avrei frequentato gente corretta, la quale non mi avrebbe mai cacciato nei guai. 
Mi sedetti sulla poltrona bianca di cotone, senza accomodarmi più di tanto, volevo andarmene il prima possibile. 
“Ti ama, hai finalmente trovato qualcuna disposta a farlo.” Incominciò Michael. “John non vorrebbe mai sentirsi dire che mio figlio ha spezzato il cuore della sua piccola figliola. Perciò, caro Harold, falle versare una sola lacrima e saremo noi due a fare i conti poi.” Finì, minacciandomi. 
Voleva spaventarmi, difatti i miei peggiori incubi e debolezze mi accerchiarono presto. 
Ma ero talmente a terra che, questi pensieri, non mi importavano già più. 
“Ossia? Se vuoi picchiarmi, fallo pure ora.” Mi alzai furioso dalla poltrona, i nervi risalirono nuovamente alle stelle. Stavo per scoppiare, avevo perduto ogni ragione, ogni paura. Era la prima volta che mi ribellavo, perché mi stavo rendendo conto che il mio odio era quello giusto, non il suo. Perché mi stavo rendendo conto che in una vita intera non ho fatto altro che subire, ed io non ne potevo più. Perché mi sentivo a pezzi, ed ogni parte di me rivolgeva odio verso qualcuno. 
“Puoi anche uccidermi Michael. Io non desidero altro.” Ammisi, fermo, impassibile. 
Susanne mi guardava, affranta. Era delusa, penso. Lei non aveva mai saputo di tutta quella violenza, o meglio, non ha mai avuto il coraggio di vederla. Era troppo perdutamente innamorata del marito, per vedere quale dolore potesse causare. Ed ogni volta che mi vedeva ferito, sanguinante, gonfio, si aggirava attorno ad un’altra teoria, ridicolamente falsa. Michael diceva che non sempre rispettavo le regole, a volte frequentavo gente sbagliata con la quale finivo nei casini più assurdi. A volte mi cacciavo in piccole risse davanti scuola, facevo a botte con quale mio amico oppure facevo le peggio cadute giocando a calcio con il vicino di casa. 
Ed io mi chiedevo quanta fantasia potesse avere un uomo.
Io ero solo e, l’unica motivazione del mio corpo distrutto, era lui. 
Ma Susanne si fidava ciecamente di lui. Di conseguenza, in quel momento stavo apparendo bugiardo? Un figlio che, pur per difendersi, dava la colpa al proprio genitore? 
La vidi sospirare ed andarsene via, come se non avesse più speranze per me. 
Rimanemmo soli io e lui. Se poco prima tremavo al pensiero della mano sul mio viso, in quel momento non desideravo altro che i peggio calci nel mio stomaco. Volevo farmi massacrare, fino a svenire. 
“Ti conviene fare il bravo, se non vuoi mettere in mezzo Julie.” Mi sorrise lui. 
Indietreggiai, quelle parole furono peggio di uno sparo. Serrai la bocca, abbassai lo sguardo. 
“Scusa papà.” Dissi con voce tremante. 
Lui sarebbe stato sempre più forte.
E io il più debole.
Ma non mi sarebbe importato. 
Lui non farà del male a Julie, non poteva.
 
 
 



Buonasera cari lettori.
Finalmente ho aggiornato questa fan fiction, perdonatemi se sto diventanto sempre più lenta. Non voglio tendere ad essere una lumaca, è solo che è davvero complicato entrare nella mente di questi personaggi. Tra Julie e Harry, non so chi sia il più a pezzi, mi faranno cadere in depressione. Allora ammetto che ho fatto di tutto per rendere il capitolo meno drammatico possibile, difatti a metà svolgimento si può cogliere un pizzico (davvero piccolo) di ironia. E' impossibile fare una scena tranquilla, o forse sono io piuttosto tragica. Ad ogni modo, Harry è una sottospecie di misantropico, dentro di te ha un odio così grande che non riesce più a trattenere, eppure non lo tira fuori perché non ne trova i motivi e le forze. Immagino con quanta allegria accoglierete la nuova coppia. La tenera Caroline, tenera si fa per dire, è una tipica figlia di papà che riesce ad ottere ogni singola cosa. E' alquanto patetica. E, ovviamente, il signorino Styles non può ribellarsi. Julie si dimostra strana. Chissà cosa avrà eheh.
Scusate se ci sono errori, ma ho riletto veloce visto che in tv è iniziato 17 again, lo devo assolutamente vedere.
Datosi che il umore non è uno dei migliori (penso che si noti dalle cose deprimenti che scrivo in questi capitoli) spero di ricevere sempre le vostre amorevoli recensioni, vi amo tanto. Spero che vi piaccia questo capitolo, forse è un tantino corto ma mi farò perdonare.


Un bacio, hale. xx
twitter - @pianorauhl

  
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