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Autore: Giuliascorner    11/08/2013    2 recensioni
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«E così...Edith» cominciò Harry, enfatizzando il mio nome con un cenno distratto della mano. «Praticamente sei venuta a fare la spia delle nostre vite, giusto?" disse, sistemandosi per bene sulla sedia.
«Te l'ho già detto, non sono una spia, ma una giornalista.» sospirai, rassegnata. «Un'aspirante giornalista, oltretutto.» aggiunsi.
«Non vedo la differenza.» soffiò piantandomi gli occhi in faccia.
«Non scriverò di tutte le ragazze che ti porti a letto, Styles, a me interessa solo il vostro lavoro, è di quello che dovrò parlare nell'articolo finale.»
«Ah sì? Niente vita privata?»
«Niente vita privata.»
«Prometti?»
«Non vedo come la tua vita privata potrebbe interessare a un professore universitario sessantenne!» esclmai sarcastica. Harry abbozzò una smorfia, ma incrociò le braccia al petto e mi fissò in attesa. Dio, quello sguardo. «E va bene, sì, prometto!» sbuffai.
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I giornalisti, si sa, sono i migliori alleati delle fans e spesso i peggiori nemici delle celebrità. Harry lo sapeva bene, e aveva imparato come difendersene; ma come potrà riuscirci quando sarà costretto a convivere con una di loro?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I. Why me?

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«Edith, togliti quella smorfia dalla faccia!» rise Lani avvolta nel suo pigiama blu navy mentre portava verso il divano le nostre due tazze di latte bollente.
Il nostro piccolo appartamento in affitto alle porta di Londra non si poteva certo definire una casa confortevole. Sebbene fossimo solo in quattro diciannovenni ad abitarla, il disordine che regnava sovrano sembrava essere il risultato di una festa con cento invitati o di un passaggio di barbari. Nonostante ciò, se c'era un posto che era sempre in ordine era la zona dei due divani rossi che io stessa avevo deciso di mettere.
«Guarda che quando ti ho detto in classe che non ti era andata così male dicevo seriamente!» esclamò Bell, dando una rumorosa sorsata al suo cappuccino al caramello.
«Sì, immagino.» ridacchiai, fingendo di guardarla male e affondando ancora di più nei cuscini del sofà.
«Vedila così: non ti annoierai. Magari ti piacerà, magari ti farà schifo, ma almeno non ti annoierai. È una bella opportunità per cavartela da sola e...»
«Dio, Lani, sembri mia madre! È ovvio che sia triste, si aspettava il The Mirror e deve andare ad ascoltare delle canzoncine di una boy band...oltretutto sempre le stesse, perché stanno registrando un disco e le proveranno miliardi di volte, e forse...»
«Uhm sì, grazie Bell, sempre d'aiuto.» la interruppe Lani con un'occhiataccia, il suo tentativo di consolarmi completamente fallito.
«Beh, è la verità...» fece spallucce Bell, tornando a sorseggiare il frappuccino. Le guardai sorridendo e scossi la testa.
Fra tutte le ragazze del college non avrei potuto trovare due amiche più diverse.
Erano come l'angelo e diavolo che compaiono, uno a destra e uno a sinistra, sulle spalle dei personaggi dei cartoni animati.
Alana, da tutti chiamata Lani, fra le due aveva decisamente il ruolo dell'angelo; inglese nata da genitori indiani, era sempre pacata, tranquilla e sorridente. Aveva un fisico minuto e un po' tondetto, la pelle color caramello, una testa di capelli neri e lisci, due grandi occhi marrone cioccolato con lunghissime ciglia e una bocca di denti bianchi e perfetti che risaltavano sulla carnagione scura. Era una ragazza seria, di sani princìpi; non che non sapesse divertirsi, ma aveva sempre la testa sulle spalle e la sua presenza era...rassicurante.
Lo stesso non si poteva dire di Bell, che era tutto fuorché rassicurante. Non avevo mai capito perché i suoi genitori, due ex figli dei fiori libertini e stravaganti, avessero appioppato alla loro figlia femmina un nome dolce e raffinato come Maybell. Un nome del genere fa subito pensare a una ragazza alta, bionda, tutta fiocchi, pizzi e tè delle cinque. In effetti Bell era sia alta che bionda, ma il suo stile di vita ricordava più quello dissoluto da bella e maledetta di Kate Moss piuttosto che quello di una principessa. Tatuaggi, qualche piercing, rasatura dei capelli solo da un lato, feste sfrenate e qualche canna ogni tanto erano i suoi segni distintivi. Non aveva nulla a che fare con me, ma in qualche modo i nostri caratteri s'intersecavano perfettamente ed eravamo diventate amiche la prima volta che ci eravamo rivolte la parola, un anno prima.

I modi di Bell erano un po' troppo sfrontati e sbrigativi; ormai però avevo imparato a conoscerla e per questo motivo non mi stupii più di tanto quando, quella serata di fine Novembre, arraffò la mia borsa nell'ingresso e prese per sé il fascicolo che mi aveva dato il professor Sumner.
I suoi occhi lessero il programma distrattamente fino a quando non li vidi strabuzzare alla vista delle ultime righe del foglio. Bell alzò la testa e sventolò in aria un foglio.
«Allora, fammi capire bene: tu cominci domani mattina alle 8 e alle 23 sei ancora stravaccata su quel divano a poltrire?» esclamò, senza smettere di muovere il foglio davanti al mio naso.
«Non ho più 5 anni, penso di potermi permettere di andare a dormire dopo mezzanotte...» le risposi, prendendo il foglio e togliendolo dalle mani assai poco delicate di Bell, che sbuffò e si girò verso Lani.
«Ma vedi che proprio non capisce?» disse accennando a me con la mano e parlando come se non ci fossi. Lani fece spallucce.
«Devi conoscere la boy band più famosa del mondo e non ti stai preparando! Cioè, non stai correndo da una parte all'altra della casa per metterti in ordine!» continuò Bell, enfatizzando i "non".
«Andiamo, sarò nascosta in un angolo dello studio con una biro e un taccuino in mano, non vado a sfilare da nessuna parte!» risi, sorpresa dall'entusiasmo di Bell.
«No, non ci siamo!» decretò la mia amica. «Hai fatto la ceretta? E le sopracciglia, eh? I capelli, come pensi di pettinarli? Hai già scelto i vestiti? Gli accessori? Oh, e la borsa! E non mi dirai che ti terrai gli occhiali, vero?»
Le mie dita corsero istintivamente a sfiorare la montatura dei miei adorati occhiali, i classici neri, spessi e quadrati della Ray Ban, proprio da giornalista un po' nerd.
«A parte il fatto che non so cosa ci sia di male negli occhiali, comunque sì, sono a posto, e no, non ho scelto i vestiti e penso che li sceglierò in dieci secondi come tutte le mattine.»
«Oh, fai come vuoi. Ma io domani mattina voglio vederti uscire di casa impeccabile.» decise Bell.
«Sai chi mi sembri? Mia sorella Scarlett.» annunciai dopo qualche secondo.
«Le hai detto che lavorerai con gli One Direction?» chiese Lani, sapendo che Scarlett era una Directioner incallita. Non potei fare a meno di trattenere una risata al solo pensiero.
«Sì, penso che avesse la tachicardia mentre glielo dicevo, ci ha messo un po' per realizzare...anche lei mi ha subito raccomandato di mettermi in tiro e "far finta di essere molto chic"» aggiunsi, scuotendo la testa.
Sembravo l'unica a non essere ancora fuori di testa per questa storia.

Prima di addormentarmi, per l'ennesima volta controllai l'indirizzo della sala di registrazione. Stavo per impostare la sveglia quando il mio sguardo si posò sulle immagini di quell'importante palazzo. Il portone era immenso, mi sembrava alto come quello della mia Università, e la struttura imponente mi trasmise un senso di agitazione. Mi immaginai lì dentro, a conoscere persone così famose -diciannovenni, d'accordo, ma sempre molto famosi...

Sembravo l'unica a non essere ancora fuori di testa per questa storia, ma chissà come mai quella notte mi rigirai per ore nel letto prima di riuscire finalmente a chiudere occhio.
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Ehi! (:
Dunque, questa è la prima ff che scrivo, quindi chiedo scusa in anticipo per qualche errore di grafica o cose simili, sono un po' impedita ahah...ma prometto di imparare più in fretta che posso e di migliorare! ;) xxx

G.

  
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