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Autore: Rachel_Winchester    12/08/2013    4 recensioni
"Quando si cambia anche la più piccola cosa dal passato si possono avere riscontri catastrofici"
É possibile che con l'intento di migliorare il destino dell'umanità si possa portare ancora più velocemente all'Armageddon?
Dean e Sam. Due fratelli. Due cognomi diversi ... Due mine vaganti.
Divisi dal passato, riuniti dal destino ...
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Capitolo 1: The past come forward


Dean lasciò chiudere alle sue spalle le porte del Night club, mentre, con tutta la sua combriccola di amici, si dirigeva verso il palco per osservare più da vicino quegli angioletti coperti solo da uno striminzito bichini, che si muovevano sensualmente scatenando le loro fantasie perverse.
Dean, con uno sguardo che avrebbe fatto cadere alle sue labbra anche la più seria delle ragazze, fece cenno a una di loro di avvicinarsi, così che le loro labbra si ritrovarono a pochi centimetri le une dalle altre.
“Quando finisci il turno che ne dici di stare un po’ insieme?” le sussurrò  maliziosamente.
Lei, come approvazione, si strusciò sul suo possente e provocante collo come una gatta in calore.
I suoi amici lo guardarono perplessi: si conoscevano sin dalle elementari, ma ancora non avevano capito come riuscisse a fare sempre colpo sulle donne!
“Amico tu hai un dono naturale!” esclamò Derk, il suo migliore amico. Dean lo guardò con un sorrisino a metà tra la malizia e l’ironia: “Magari funziona anche con te!” e cercò di avvicinarsi a lui come se gli avesse voluto infilare la lingua in bocca. Tutti scoppiarono in una grossa risata e s’incamminarono verso il bancone per prendere una birra.
“Pago io!” esclamò vanitoso Dean. Lui sì che poteva permetterselo, non che i suoi amici vivessero nella miseria, ma non erano di così alto rango come lui.
 
I quattro ragazzi  stettero fino alle due di mattina nel locale, a bere e a ridere, poi Dean, quando il turno della ballerina che aveva preso di mira finì, si congedò assieme a lei diretto verso casa sua, deciso a far finire quella nottata con fuoco e fiamme.
Entrò silenziosamente, con l’intento di non farsi scoprire dal padre, che stava dormendo nel sonno profondo regalatogli dai sonniferi, e invitò la ragazza ad entrare in camera sua.
 
Erano quasi le 5.00 di mattina quando la “ballerina” si congedò.
Uscì dal lussuoso portone, e si diresse verso casa sua, dall’altra parte della città.
 
Ad un tratto un ragazzo  alto e giovane le andò addosso, facendola cadere a terra.
“Oh mi dispiace!” -si scusò desolato lui, aiutandola a rialzarsi- “Si è fatta male?”
La ragazza scosse la testa e senza neanche voltarsi riprese a camminare.
 
Sam arrivò correndo al lavoro. Era in ritardo: avrebbe dovuto iniziare il turno alle 4.30 e lui si era presentato alle 5.30.!
Si occupava di tutto: puliva, serviva i clienti … Ma la paga era oltre i limiti dell’impossibile: in un turno di ben dodici ore prendeva solo 20 dollari.
Lavorava lì da quando fuggì dall’orfanotrofio a 14 anni, da quel posto lugubre dove lo prendevano a bacchettate dal mattino alla sera.  Non avendo proseguito gli studi dopo la terza media, quello era davvero l’unico lavoro che poteva permettersi  e cercava di mantenerselo ben stretto.
Era già spuntato il sole quando finì di pulire tutto il locale, e mentre lo stava aprendo lo raggiunsero due ragazzi, più o meno della sua stessa età.
Jonson, il gigante, era di colore e portava solo dei blu jeans e una canottiera nera, che metteva in mostra i suoi possenti pettorali; l’altro, Stephen, che si poteva considerare un po’ più ristretto del primo, aveva capelli biondi cortissimi, occhi blu mare, carnagione chiara e rosea e muscoli talmente scolpiti da fare invidia persino a uno che a un culturista.
Sam gli si avvicinò con un sorriso da orecchio a orecchio, sul suo viso ancora i segni ben visibili delle botte che aveva preso il giorno prima. Si abbracciarono forte dandosi una sonora pacca sulla schiena, e Sam l’invitò ad entrare nel negozio di alimentari dove stava lavorando.
“Ehi amico, con chi hai fatto a pugni?” gli chiese Jonson un po’ preoccupato.
Sam sorrise: “Ah no, niente, è stata una piccola cosa con quelli della 18a strada”
“Piccola cosa? Cavolo direi che ti hanno conciato per le feste! Quelli lì sono cani rognosi! Mi chiedo come hai fatto a uscirne vivo!” intervenne Stephen, che fino a quel momento era stato a dare una sbirciatina alle riviste di PlayBoy.
“Diciamo che me la so cavare. Alla fine due erano a terra e ho potuto prendermela comoda con Jeck! Avreste dovuto vederlo! Sembrava una ragazzina!” si pavoneggiò sogghignando il bruno.
Gli altri due scoppiarono in una sonora risata e dopo essersi bevuti una birra e aver acquistato qualche pacco di sigarette, andarono a lavoro.
 
Dean si svegliò alle 2 di pomeriggio, per sua fortuna suo padre era dovuto andare a un’importante conferenza stampa alle 9.00 e quindi non l’aveva svegliato … E meno male che la sua camera da letto era chiusa a chiave! Chissà come avrebbe reagito se avesse visto il preservativo usato sul comodino e bottiglie di birra sparse per tutta la stanza!
Si alzò dal letto e stropicciandosi gli occhi, diede uno sguardo attorno a lui: solo in quel momento si ricordò di quella notte di fuoco.
Si lavò e si vestì con dei blu jeans, una camicia nera firmata Armani, e una vecchia giacca in pelle marrone consumata dal tempo, che stonava veramente tanto con il resto del costoso abbigliamento.
Uscì di casa, e dopo aver salutato il portiere si diresse verso un bellissimo esemplare di Excalibur.
Una volta sopra accese il potente motore, e con un rombo maestoso si diresse verso la periferia della città alla ricerca di un negozio dove comprare sigarette: in pieno centro tutti i proprietari di negozi conoscevano lui e la sua famiglia, e Dean, nonostante fosse ormai adulto e completamente libero di gestire la sua vita a proprio piacimento, non voleva che suo padre venisse a sapere che fumava.
Adocchiò ben presto un negozio mezzo sgangherato e scese dalla moto.
Tutti lo fissarono come se avessero visto un alieno -quel pezzo di città non veniva frequentato mai da gente ricca come lui- ma indifferente si diresse verso la sua destinazione.
 
Il suono del campanello fece sobbalzare  in una posizione un po’ più consona Sam, che fino a quel momento aveva tenuto i piedi sul bancone mentre si leggeva un quotidiano. Corrugò la fronte sorpreso: si notava lontano un miglio che il ragazzo che era appena entrato non era di quelle parti, il suo vestiario era indubbiamente troppo costoso.
“Salve, posso aiutarla?” gli chiese cortesemente Sam.
“Avete per caso delle sigarette?” gli chiese il biondo senza neanche alzare lo sguardo dalle riviste di PlayBoy che stava osservando.
“Sì, sono qui” gli rispose Sam.
Dean prese un giornalino e due pacchi di sigarette e le posò sul bancone.
“Fanno 10 dollari e 50”. Dean alzò lo sguardo per pagare e solo allora guardò Sam.
Lo guardò nel volto pieno di lividi e graffi, lo guardò negli occhi verdi come i suoi, nei capelli castani leggermente lunghi …

Guardò infine il cartellino che portava al petto: Sam Winchester.

Quel nome ... Lo stesso di ...
Il suo volto sbiancò e un brivido gli percorse tutta la spina dorsale.

Era mai possibile che quello che aveva davanti fosse suo fratello andato perduto più di 22 anni prima? Era possibile che per tutto quel tempo fosse stato così vicino a lui senza mai rendersene conto?
 
Dean ebbe un mancamento e si accasciò a terra. Subito Sam corse in suo aiuto.
“Ehi, ti senti bene? Vuoi che chiami un’ambulanza?”
“No no, va tutto bene …” cercò di tranquillizzarlo Dean, mentre nella sua  mente si facevano avanti una miriade di domande e di ricordi …
… DI QUEI RICORDI:  di quella notte, di lui che portava in salvo suo fratello dalle fiamme, delle urla di suo padre che stava venendo consumato dal fuoco nell’intento di salvare sua moglie, la madre dei suoi figli, senza alcuna speranza ormai … Gli riaffiorarono i ricordi dell’ultimo sguardo malinconico dato a suo fratello prima della divisione in due istituti diversi, dell’affidamento alla famiglia Cleverly.

Quello era davvero suo fratello?  O era solo un ragazzo che assomigliava incredibilmente a John e che portava lo stesso nome e cognome di suo fratello?

Dean aveva lo sguardo immerso nel vuoto, e i suoi occhi erano letteralmente imbevuti dal panico e dal dolore del passato, di tutto quello che aveva ormai sepellito nell'angolo più remoto del suo cervello.
Sam lo guardava ancora confuso e preoccupato mentre lo aiutava ad alzarsi:
“Sicuro che vada tutto bene?” gli chiese ancora.
Ma Dean, senza dire niente uscì di corsa dal negozio in preda alla confusione.
Prese la sua moto e si diresse verso casa.
  
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