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Autore: RobiSmolderhalder    12/08/2013    8 recensioni
Edward Cullen. Un uomo che per molti motivi potrà sembrare acido, freddo e crudele. Per altri dolce e indifeso. Il suo lavoro è quello che ha sempre sognato: pediatra, un lavoro per cui ha 'rovinato' la sua vita.
Dal testo:
Sono quella persona che se la conosci davvero la eviti, sono quella persona che potrebbe essere considerata spregevole, sono quella persona che vive, respira agisce per interesse.
Tutti umani.
Roby.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Embrace Me With Your Mind.

 

 

Finally Us.

 

 

Trattengo l’ennesimo conato di vomito, che preferirebbe uscire dal mio corpo una volta per tutte, eppure non lo fa, resta lì, come il senso di colpa, come la rabbia, come una delusione che rimane nel cuore per sempre. Il viso pallido e pieno di sangue di mio padre fa bella mostra di sé, è sdraiato per terra, dolorante e respira a fatica, le sue mani sono legate ad una corda abbastanza doppia da tagliare la pelle lì dove è situata. Mia sorella, quella che sembrava stesse per morire, è invece seduta in un angolino, con le mani negli occhi, sperando di non vedere il nulla, sperando forse di diventare cieca pur di non sopportare quella visione. Mia madre. Mia madre nuda tra le braccia di quel vile che qualche tempo fa credevo fosse l’uomo che mi aveva cambiato la vita, migliorandola. Il silenzio di mia madre è quello più agghiacciante, sta aspettando la sua ora, adesso, mentre lui tenta di slacciarsi la cintura.
«Lasciala andare!» Urlo finalmente, dopo qualche minuto che cercavo di dare vita alla mia voce che sembrava scomparsa nel nulla. Mi scaravento su di lui, non vedendo nemmeno i miei piedi muoversi, cercando in qualche modo di riuscire a farla finita per lui, adesso. Non appena lo spingo un urlo disumano lascia la gola di mia mamma. Ha una corda attaccata al collo, la cui cima è tra le mani di Denali, non appena tocchi lui, la corda si stringe nel collo di mia madre. Inizio a prenderlo a pugni, senza averlo deciso, senza rendermene conto, lui indietreggia e mia madre urla.
«Smettila Edward!» Urla Bella incazzata come mai prima d’ora. Si avvicina a noi con lo sguardo carico d’odio. Mi oltrepassa e avvicina il suo viso a quello del padre di Tanya.
«Sei un vile e lurido schifoso. Sei nato per rovinare la vita degli altri. Guardati.» Sussurra arrabbiata, indicandolo per poi guardare lo specchio che ha davanti. La sua faccia è schifata. «Fai schifo. Sei un bastardo. Che soddisfazione ci provi a fare cose del genere? Che senso ha vivere in questo modo malato?» Mormora con il cuore in mano, cercando di farlo ragionare, ma è tempo perso, è inutile. Lo sguardo di lui si perde per qualche attimo, per poi divenire malizioso e vile, come lui, come tutto ciò che lo riguarda. Con un ceffone colpisce il viso di Bella che cade per terra malamente. Gli sputo in faccia e inizio a prenderlo a pugni, non vedendo mia madre, né mio padre, non sento nemmeno gli altri che mi implorano di fermarmi. Continuo, colpendolo, fregandomene del suo sangue che schizza forsennatamente sulle mie dita piegate  a pugno. Colpisco, liberandomi dell’odio verso me stesso, sentendomi completo, sentendomi potente, non una  nullità come lui mi ha sempre fatto credere di essere. Sfogo la mia rabbia di tutti questi anni contro di lui, la mia disperazione causata gran parte per colpa sua, il mio animo chiuso in gabbia ha sciolto le catene ed è uscito, pronto per lui, per ucciderlo, annientarlo, farlo sentire debole e inutile, così come lui ha fatto con altri. Le urla di mia madre mi fanno arrestare per qualche attimo e i suoi occhi implorano pietà. Guardo Denali, con gli occhi chiusi, il respiro accelerato e qualche gemito di dolore che sfugge dalla sua bocca chiusa prepotentemente, per paura che inconsapevolmente potesse chiedere pietà, e lui non la chiede, né la concede. Corro in cucina e afferro un coltello medio, taglio la corda dal collo di mia madre e le sussurro di andarsi a vestire. Mi avvicino a mio padre, afferro il suo polso e con due dita lo tasto. Sospiro. È vivo. Annuisco alla mia famiglia che mi guarda, in bilico. Tanya è seduta tranquilla, come se nulla fosse successo. Jasper mi guarda serio e annuisce, mia sorella fa lo stesso. Hanno capito ciò che voglio fare. Non importa se con questo sacrificherò ancora la mia vita, non mi interessa se soffrirò come un cane, sarà un piccola rivincita per me stesso, per i miei genitori, per Bella. Apro la porta lanciando uno sguardo d’intesa a Jasper e scendo in macchina.
Apro la porta e tutto è come poco prima. Afferro la pistola dalla tasca posteriore e senza rendermene conto, con un secco, freddo e  immediato colpo il proiettile si infila sulla testa del grande e stimato Denali, mettendo fine alla sua vita, alla nostra sofferenza. Tanya balza dalla sedia urlando, in un attimo gli occhi di Bella uccidono i miei, e per un millesimo di secondo mi pento di ciò che ho fatto, sentendomi un bambino con il suo giocattolo frantumato tra le mani. È come se tutta la sicurezza che fino a qualche attimo prima si era impossessata di me si fosse dissolta nel nulla.
«Che cazzo hai fatto?!» Urla Bella lanciandosi sul mio corpo per poi colpirlo di pugni continuamente. Inizia a piangere mentre io guardo tutti con gli occhi sgranati. Jasper mi guarda, mia sorella ha la testa sotterrata nel suo petto. Mia madre non è ancora uscita dal bagno, Tanya è distesa accanto suo padre e piange. Mi guardo le mani, una con l’arma ancora stretta tra le dita, le stesse mani che hanno saputo uccidere.
«L’ho fatto per noi…» Sussurro con una lacrima che rischia di scendere sul mio viso.
«No Edward! MARCIRAI IN GALERA! »
«SPIEGAMI CHE CAZZO DI ALTERNATIVE AVEVO?! » Urlo con tutto il fiato che ho in corpo, mentre le lacrime scoppiano sul mio viso. Mi prendo la testa tra le mani facendo scivolare la pistola per terra. Sento i tacchi di Tanya avvicinarsi a me e rimango immobile, adesso sì che ho perso tutto, per davvero questa volta. Appoggia una mano nella mia spalla e la stringe forte, il suo respiro si avvicina al mio orecchio per poi sussurrare: «Questa la pagherai cara. » Si avvicina alla porta ma Jasper la blocca.
«Non così in fretta sorellina.» Alzo la testa e guardo entrambi. Lei scoppia a ridere e lo colpisce con il suo sguardo freddo e duro, identico a quello del padre.
«Prendi questi.» Mormora dandole una busta gialla imbottita. «Sparisci, o finirà male anche per te.» Lo sguardo di Jasper fa paura, per qualche millesimo di secondo ha fatto uscire il Denali che è in lui. Tanya indietreggia e mi guarda con sguardo assassino. Resta in silenzio per qualche secondo e solo dopo averci guardati con sguardo pieno d’odio afferra la busta titubante, Jasper si sposta e lei scappa via. Mia madre sbuca dal nulla, avvicinandosi al corpo di Denali per poi allontanarsi immediatamente, ma solo dopo avergli sferrato un calcio sulle palle. Guardo Bella, che finalmente si è degnata di donarmi il suo sguardo. Mi guarda con disperazione, rassegnazione. Chiamo l’ambulanza per mio padre, andando in contro al mio destino ancora una volta.

 

Una settimana dopo.

«Potevamo essere felici Edward. Hai sbagliato tutto.» Mormora, dopo essermi seduto nella sala d’aspetto della stazione di polizia, dopo aver risposto all’ennesimo interrogatorio. È ormai una settimana che sto dentro un cella, ma lo sapevo. Non è ancora deciso nulla, se ci sono abbastanza prove vado fuori. E la mia è stata legittima difesa. Ogni essere umano, dopo aver visto quelle cose lo avrebbe ucciso. Sospiro guardando Bella negli occhi.
«L’ho fatto per noi Bella. Questa era l’unica alternativa.»
«Sei un assassino Edward.»
«NO! Non lo sono! Non ho mai pensato di uccidere qualcuno, sono stato costretto Bella! Cazzo! Non capisci niente. TU COSA AVRESTI FATTO? » Mi zittisco all’istante non appena un poliziotto sbuca dalla porta per intimarmi di non fare casino. Lei si alza e va via. Facendomi sentire un verme. Scuoto la testa rendendomi conto che forse scegliere questa strada, l’unica, non è stato giusto. In fondo è stata lei stessa ad implorarmi di fare qualcosa. L’ho fatto solo per lei. Perché se non mi fossi innamorato di lei il mio mondo non mi sarebbe stato poi così tanto stretto. Lei ha migliorato la mia vita, ma molte volte mi fa pensare che per lei non sono abbastanza e non lo sono mai stato. Tanya, la nuova Eveline Sokoli, si trova negli stati uniti, è andata via il giorno stesso. Denali è al cimitero, nel posto dove merita di essere, forse all’inferno imparerà il senso della vita che ha ormai perso. Jasper è andato subito a sistemare le cose con i documenti e aspettano che questa merda finisca per sposarsi. Mio padre è stato operato al torace e alla gamba destra, aveva parecchie ossa spezzate, ma si sta riprendendo, è forte. Mia madre non  si è ancora ripresa, ma fortunatamente quel giorno siamo arrivati in tempo, prima che lui potesse profanarla con la sua malvagità. L’unico che non si è ancora capito in quale sezione di vita potesse essere collocato sono io. Scuoto la testa e aspetto che il poliziotto venga con le manette per riportarmi nella mia cella. La galera è dura, anche per un solo giorno. Non si fa nulla, se non mangiare schifezze. C’è una lurida puzza dentro le celle e i letti sanno di muffa. Ogni notte, prima di chiudere gli occhi, sfiniti dalle lacrime, vedo il corpo di Denali steso sul suo stesso sangue. È una visione che non mi abbandonerà mai.
«Sei libero Cullen. Almeno fino alla data del processo.» Dice il poliziotto sorridendomi, facendomi credere che lì dentro oggi mi hanno creduto più di ieri. Afferro i miei vestiti tra le mani dell’appuntato e corro a cambiarmi.

 

«Era l’unica cosa, Edward.» Sussurra mio padre. Io annuisco e una lacrima bagna il mio pugno appoggiato sul letto di mio padre.
«Crede che sono un assassino.»
«Ma non lo sei figliolo.» Appoggia una mano sulla mia spalla e mi guarda fin quando non si addormenta. Accarezzo la mano di mio padre, così fragile per un uomo come lui. Penso a quando ero piccolo, ricordo che gli piaceva farmi arrabbiare, mi nascondeva tutti i giocattoli e li tirava fuori solo quando scoppiavo a piangere seriamente. Sorrido, pensando che forse non è andato tutto perso. Che forse la mia vita può iniziare da adesso. Mi alzo, facendo attenzione a non svegliarlo e mi dirigo nel mio studio. Apro la porta, ed è strano trovarsi qui. Afferro una scatola, buttando sullo scaffale l’acqua fisiologica che aveva dentro e inizio a metterci i miei effetti personali.
«Edward.» Mormora Ben con gli occhi sgranati. Lo guardo e gli sorrido, mentre continuo a fare ciò che stavo facendo.
«Ho letto, sui giornali.» Mormora, forse, non sapendo che dire. Io annuisco e sospiro.
«Hai fatto bene Edward. Solo, cerca di non entrare ancora lì dentro. » Dice mentre si avvicina e mi da una pacca sulla spalla, io scoppio a piangere per l’ennesima volta e lo abbraccio forte. Rendendomi conto che era da tempo che volevo farlo, abbracciare qualcuno che mi ha sempre compreso, oltre la mia famiglia, oltre Bella.
«Cercherò di non farlo credimi.» Sussurro con le lacrime agli occhi, sentendomi un piccolo agnellino smarrito nel bosco.

 

Busso per l’ennesima volta ma niente, non apre quella dannata porta.
«Bella apri. Butto giù la porta! » urlo nel bel mezzo di una crisi di rabbia. Sono stanco di questa cosa, dobbiamo chiarirla una volta e per tutte. La porta si apre, rivelandola in lacrime per l’ennesima volta.
«Basta Edward, sono stanca. Ogni volta è sempre così. Io che mi incazzo, te vieni qui, fai casino, bussi mille volte finché non ti apro, parliamo, guardo i tuoi occhi e mi perdo in te, mi perdo nell’amore che provo nei tuoi confronti. Basta Edward, sono stanca di tutto questo, è sempre la stessa storia. Non eri costretto ad uccidere un uomo per stare con me.»
«Dio! Bella cosa dovevo fare? Uccidere mio padre? Dimmelo! Sarebbe stato peggiore! Falla finita Bella. Questa volta non ho nulla da farmi perdonare con te. Questa volta ho speso l’ultimo penny che avevo a mia disposizione per essere felice con te. Basta, sono stanco.»  Mormoro avvicinandomi a lei. Mi abbraccia e scoppia a piangere.
«Scusa…è solo che non voglio saperti in galera per colpa mia. Non voglio che la gente ti guardi come un assassino per colpa mia, per non aver saputo stare con te anche se stavi con un’altra.»
«Basta Bella. Finalmente siamo noi. Non pensarci.» Mormoro alzando la testa, per non permettere alle lacrime di scivolare sulle mie guance. Le sue mani come da copione si insinuano tra i miei capelli. La spingo dolcemente, mentre le nostre labbra si muovono a sincrono e la porto in camera da letto, ci stendiamo e ci guardiamo negli occhi.
«Sei la mia vita Bella. Non andare via da me. » Sussurro fondendo il mio sguardo con il suo.
«No Edward. Dopo tutto quello che è successo non posso andare via da te. Perdonami ti prego.» Mormora per poi tuffarsi ancora tra le mie labbra. Strappo la sua camicia da notte di Satin con passione, contando i secondi che mi separano dal fondermi con lei, con il suo amore, con il suo corpo, con il mio paradiso. Sfioro la sua intimità dalle mutandine in pizzo e mi sento perso. Roteo gli occhi per l’eccitazione e lei mi sorride maliziosa. Afferra la mia maglia e la butta via dal mio corpo con il mio aiuto, stessa cosa con i Jeans. Inginocchiati sul letto ci abbracciamo stretti, beandoci del calore dell’altro, dell’esistenza del nostro amore stesso. Un amore che per molti versi sembrava impossibile, ma un amore indissolubile e forte come il nostro non può essere impossibile, a tutto c’è una soluzione, ed io l’ho trovata. Uccidere una persona non è mai la cosa giusta da fare, ma sono stato costretto, la mia anima che, a quel tempo aveva firmato un contratto con Denali, sentiva il bisogno di compiere quel gesto. Mi sento un uomo libero, anche se forse non è la definizione esatta, mi sento finalmente quell’Edward Cullen ragazzo, buono e gentile con tutti, è come se uccidendo lui ho ucciso la parte peggiore di me. Ho ricavato la mia vita nella sua morte. Afferro gli slip di Bella e li faccio scivolare tra le sua gambe per poi lasciarli poltrire a terra, seguiti poco dopo dai miei boxer. Nudi e ansanti, desiderosi di noi come mai prima d’ora, consapevoli di essere l’uno dell’altra, senza interruzioni o presenze da parte di nessuno. Finalmente noi. Finalmente possiamo appartenerci, ore e per sempre. Accarezzo il suo corpo di profilo, prolungando questo momento che vorrei con tutto me stesso fosse infinito. La sua pelle ancora una volta morbida e diafana si lascia teneramente accarezzare dalle mie mani, quelle mani che non ti intendono lasciarla ma più , nemmeno per un solo attimo. Insinuo due dita dentro la sua intimità, gesto che la fa sobbalzare e immediatamente gemere, afferra le mie spalle, mi intima di fermarmi, ma come se fossi accecato dalla sua bellezza, dall’amore e dalla passione, che dal primo giorno mi hanno attratto da lei, lei è il polo ed io sono la calamita. Siamo noi, solo e irrimediabilmente noi.
Le sue dita esili si attaccano con forza ai miei capelli, facendomi eccitare in maniera inverosimile. Afferro i suoi fianchi e inginocchiandomi sul letto con una mossa repentina, la tiro verso di me, entrando dentro di lei con forza e velocità disarmante, i suoi capelli ondeggiano sul suo seno, facendomelo notare più del dovuto, con una mano la tengo stretta a me, mentre le sue mani accarezzano il mio viso e con l’altra sposto i capelli dal suo petto per poi baciarne un seno, turgido, perfetto per la mia bocca. Inizio a leccare, mordere accarezzare con la punta del naso mentre spingo sempre più a fondo, volendo entrare dentro di lei ancor di più, cercando ancora una volta di rendere tutto questo nostro e indimenticabile, voglio che ogni volta che mi vede pensi a tutto questo, a quello che realmente siamo, la nostra storia d’amore è iniziata in questo modo e voglio che continui così, a renderci indimenticabili, dipendenti l’uno dall’altra, perché se anche molte volte la dipendenza è un termine mostruoso per noi essere dipendenti è necessario, se lei respira io vivo, se io la amo lei respira, un circolo necessario, che potrebbe distruggerci in un attimo, rovinando tutto ciò per cui siamo cui in pochi attimi, ma questa è l’amore, e forse non c’è modo migliore di viverlo se non così. Affondo dentro di lei, i suoi respiri mi permettono di sorriderle per davvero. La sua bocca sussurra “Ti amo”, ne bacio ogni centimetro per poi sentire le sue pareti stringersi attorno al mio membro, continuo a spingere in lei, che sfinita si appoggia al mio petto, vengo dentro di lei, schizzando il mio seme all’interno del suo corpo, tingendolo ancora una volta del mio colore all’interno di lei. Mi stringe forte a sé, baciandomi il collo con dei piccoli e teneri baci. Stringo la sua pelle attorno alle mie dita, come se avessi paura che lei potesse scomparire da un momento all’altro. Ci sdraiamo sul letto, recuperando il respiro mozzato dall’amplesso appoggia la sua testa sul mio petto e sento la dolce sensazione dei suoi capelli che solleticano la peluria sul mio petto. Dopo qualche secondo, apro gli occhi sentendo la sua risata serena e leggera.
«Guarda.» Indica lo specchio di fronte a noi, dove siamo riflessi entrambi, mi metto seduto per guardarlo meglio e sorrido. Ci siamo noi, sereni, abbracciati e appagati.
«Ti amo Edward.» Mormora tuffandosi sulle mie labbra.
«Ti amo anch’io.» Le porgo la mano e confusa si alza dal letto insieme a me. Mi posiziono dietro di lei, adesso di fronte allo specchio e la guardo da lì.
«Guardaci Bella.» Mormoro baciandole l’orecchio.
«Siamo noi, Edward. Finalmente noi.»
 

 

 

 

Eccoci qui. Ultimo capitolo di questa storia.
Il prossimo sarà l’epilogo.
Non so quando aggiornerò, il 17 partirò per il mare, spero di riuscirci. Nel prossimo scriverò tutto ciò che c’è di necessario. Al momento godetevi il ferragosto e divertitevi.
Grazie mille, a tutte quante.
Un bacione

Roby <3

   
 
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