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Autore: I Fiori del Male    12/08/2013    5 recensioni
La mente si Soul lavora frenetica, mentre cerca di dare un nome a quella splendida creatura ricca di sfaccettature come un diamante, e sicuramente altrettanto preziosa ...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Tsubaki, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CIGNO NERO
Capitolo XI – affinché un cigno ferito torni a danzare ...

 
È una mattina serena, in cui il sole sembra voler avvolgere ogni cosa nella sua luce chiara e forte, e Soul cammina a passo spedito per le strade di Death City, diretto a scuola come sempre. Fa un caldo pazzesco e vorrebbe davvero rallentare il ritmo, ma se lo facesse non riuscirebbe ad arrivare in tempo per sottrarre Maka alla scuola e portarla con se.

Ha deciso, deve parlarle, e lo sconcerta non poco il fatto che sia stata la storia di Black Star, a fargli prendere quella decisione. Forse perché quello che è successo al suo amico gli ha dato l’impressione di essere un tipo di persona che si lascia sfuggire le cose quando gli stanno tra le mani. Ha continuato ad osservare Maka, senza parlarle, senza tentare di averla per se, malgrado l’amore che ancora gli brucia dentro, per un tempo infinito, come fosse sicuro del fatto che lei sarebbe rimasta lì. Ma lei non resterà per sempre, adesso se n’è reso conto. Una cosa qualsiasi potrebbe portargliela via, anche lo stesso amore che lo spinge a camminare più veloce, quindi è tempo che si confrontino.

A tratti Soul incontra gente che conosce, e alza un braccio per salutarle, stancamente. Da qualche parte un neonato sprigiona un pianto di protesta e una mamma gli si rivolge con dolcezza. Qualche donna stende i panni ad asciugare al sole, prima di uscire per il lavoro. Il postino gira in bici con l’aria mesta e stanca come la sua. Sembra tutto normale, ma di li a qualche ora, Soul lo sa, niente sarà più lo stesso, almeno per lui.

Passano dieci minuti, prima che riesca a vedere la Shibusen ergersi al di sopra delle case, con la sua struttura imponente e stravagante, nella quale si riversano come un fiume decine  e decine di ragazzi. Con un rapido sguardo, riesce ad individuare Maka: è appena fuori dal cancello, che parla con qualche amica.

Si ferma un attimo, nel tentativo di ricomporsi. Aggiusta la camicia, raddrizza il colletto, si asciuga il sudore dalla faccia con una manica, si annusa le ascelle, scoprendo con sollievo di non puzzare. Da una scrollata ai capelli e poi si decide ad avvicinarsi  a lei, tirando un sospiro profondo, per calmarsi.

Lei, prima ancora che lui le rivolga la parola, si volta e lo vede avvicinarsi. Sul suo volto sbuca evidente la sorpresa e anche una certa agitazione che comincia a pomparle il sangue più forte nelle vene. Le guance arrossiscono e lei sa che nel momento in cui aprirà di nuovo bocca la sua voce tremerà, come le sue ginocchia. Stringe la cartelletta più forte tra le mani, stropicciandola un po’, per evitare che tremino anche quelle.

Lui sorride leggermente, tentando disperatamente di darsi un tono.

“Ciao, Maka ...”

Con lei ci sono Crona e Kimina. La prima, alla vista di Soul, si nasconde istantaneamente dietro la seconda, stritolandole le spalle con le mani. Kimina sorride all’indirizzo di Maka, la saluta e se ne va, trascinandosi Crona dietro.

“c-ciao, Soul ..”

Lui si gratta dietro la testa, imbarazzato, cercando per un attimo le parole migliori.

“dovrei parlarti di una cosa importante.” Dice alla fine. “ti spiacerebbe saltare la scuola, per oggi?”

Maka resta interdetta dalla sua richiesta, per un attimo, ma Soul le ha messo curiosità e, deve ammetterlo, nel suo cuore si sta riaccendendo la speranza che questa cosa importante riguardi loro due.

“va bene ...”

Se ne vanno, diretti verso il parco vicino, quasi deserto tranne che per qualche studente intento a giocare a Basket. Appena arrivati si siedono su una panchina in penombra. Per un istante, entrambi si guardano attorno, come se volessero lasciare la parola all’altro. L’atmosfera si addensa pericolosamente finché Maka non chiede:

“di ... di cosa volevi parlarmi?”.

Mica facile!  Pensa lui.

“ecco ... “ prende un altro bel respiro. “volevo dirti che ... tu insomma ... ti amo!”

Maka rialza lo sguardo, fino ad allora tenuto basso, gli occhi spalancati fissi in quelli di Soul. Un altro momento di silenzio assoluto, se non fosse per i loro cuori, che battono con tanta forza da sentirsi con chiarezza. Poi Soul, trascinato da una qualche forza arcana e irresistibile, posa le sue labbra su quelle di Maka.

Si stupisce lui stesso della propria delicatezza. Ricorda di aver baciato prima, ma lo ricorda diverso, invasivo, ricolmo di sesso, privo di rispetto per se stesso e per l’altra, che lo sta baciando.

Questo è diverso. È dolce, attento. È uno di quei baci che ti stampano, indelebile, il sapore dell’altro sulle labbra. È pieno di promesse, di cose non dette, inesprimibili anche con quel ti amo, ancora più speciale per Soul che lo dice per la prima volta, per Maka che non se l’è mai sentito dire e che si vede riportata indietro, a quando i suoi genitori stavano ancora insieme e c’era sempre almeno un ti amo tra le loro parole e i loro sguardi.

All’improvviso Maka posa le mani sulle guance di Soul, spingendo verso di se quel bacio con forza, e lo fa per evitare che la gioia che prova la sciolga in singhiozzi, anche se i suoi occhi già traboccano di lacrime. Se ne stanno così per un po’, un tempo già di per se corto, che diventa questione di secondi quando si separano e si rendono conto di non aver respirato, tesi ad ascoltare ognuno la canzone che l’anima dell’altro sprigionava.

Si dicono un sacco di cose, si raccontano delle loro vite, del loro passato. È necessario per soddisfare la curiosità bruciante che ognuno ha dell’altro, la necessità di sentirsi, anche solo attraverso un racconto, parte della storia della persona amata. Così Maka racconta della sua famiglia, che era felice e unita, e di suo padre, ormai conosciuto solo per le sveltine col personale scolastico, il padre che ha dimenticato all’improvviso come ci si occupa di una figlia. Gli racconta quanto è brutto nascere con la convinzione che lo studio sia importante in un’epoca di stolti, delle prese in giro che ha sempre dovuto subire, dell’ingiusta impressione che la gente ha di lei. Racconta e racconta ancora, vuole arrivare al punto in cui Soul, sazio dei suoi discorsi, inizierà a parlare di se.

E quel punto arriva, e Maka, in poco più di mezz’ora, si vede svelata la ragione per cui sul volto di Soul manca sempre il sorriso, quello vero, in grado di far brillare gli occhi cremisi. Poi Soul si riscuote da quella magia e, giacché sta parlando di se, decide di cominciare a parlare di Black Star, talmente tanto amico da essere una parte di se, così sciocco all’apparenza ma con pesi insostenibili sulle spalle.

“ecco, Black Star è proprio una persona da cui, in apparenza, non ti aspetteresti nulla di buono. La verità è che la vita è stata ingiusta con lui in un modo che ne io ne tu possiamo immaginare ... voglio raccontarti questa cosa, vorrei che mi aiutassi a renderlo felice. Ci stai?”

Maka annuisce solenne, e Soul va avanti.

“Hai presente la tua amica ... Tsubaki? “ così comincia.

Maka sa già di quella che è stata la vita della sua amica. Sa anche di Miyuki, e sa che parlare di lei, anche oggi, le fa un male assoluto e mortale, ma tutto si aspetterebbe di sentire da Soul fuorché il fatto che sia stato Black Star a uccidere Miyuki.

“il padre era una di quelle persone in grado di non lasciarti vie di fuga, proprio come il mio. In certi casi, è il carattere a fare la differenza. Io sono fuggito prima di finire per mettere in gioco me stesso, e questo perché già possedevo il carattere necessario per ribellarmi. Lui, a quell’età, aveva solo il profondo desiderio di vivere, che al culmine di tutto aveva trionfato sull’amore che lui provava per Miyuki. Se non altro, lei non lo ha visto in volto, non ha compreso, prima di morire, di esser stata uccisa proprio da lui ...”

Lo sguardo di Soul si fa grave, pesante, mentre prende le mani di Maka tra le sue, preparandosi a supplicarla anche, se necessario.

“Ora, Black Star ha finito per innamorarsi di Tsubaki. Tutto sommato, è logico. Probabilmente, se avesse potuto crescere, Miyuki le sarebbe somigliata molto. Ma tu non credi che, se lei sapesse cosa lui ha fatto, non riuscirebbe mai ad amarlo? Lo credo anch’io. Però ...”

Una sua mano si stacca da quella di Maka per frugare nella tasca dei pantaloni. Ne estrae il telefono.

“ascolta.”

La conversazione di quella mattina fra Soul e Black Star fuoriesce, chiara e forte, dal telefono, e se all’inizio Maka riesce a mantenere quasi un’espressione distante, alla fine, quando Soul si rimette in tasca il telefono, sta piangendo di nuovo, di commozione.

“ti prego, Soul ... aiutiamoli.”

 
   
 
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